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Il giorno dopo, subito dopo scuola ritornai direttamente a casa, Beatrice mi aveva invitata a stare da lei ma dopo la chiacchierata avuta con James avevo tanti dubbi che mi salivano in mente, sono piena di domande senza risposta, devo andare affondo di questa storia.
Appena tornata a casa cercai mio padre, guardai in tutta la casa ma non lo trovai, solitamente a quest'ora era già tornato da lavoro ma proprio oggi non lo vidi, andai in salone da mia madre, forse lei sapeva dove fosse o se sarebbe tornato presto.

<< mamma dov'è papà? >> gli domandai

<< è a lavoro, se ti serve qualcosa dimmi pure >>

<< ah, no, tranquilla >>

<< Ellen, dimmi >>

<< voglio sapere l'identità del ragazzo che mi ha salvata >>

<< lo abbiamo cercato ma non ha lasciato un recapito in ospedale >>

<< ok >>

<< perché questa curiosità? È passato ormai un anno >>

<< lo so, era solo semplice curiosità >>

<< ok, Ellen oggi vai a letto presto, domani devi andare a visitare Harvard >>

<< lo so mamma, me lo ricordo >>

<< ok, Ellen >>

Era impossibile che non aveva lasciato un nome, lui aveva chiamato i soccorsi, era obbligatorio dare nome e cognome, era così insolita quella situazione. Mentre riflettevo mi venne in mente un'idea, forse se chiedevo direttamente in ospedale qualcuno sapeva descrivermi almeno com'era fatto.
Non mi tolsi neanche la divisa scolastica, presi le chiavi, il telefono e uscii subito di casa, presi la macchina e andai verso l'ospedale.
Appena arrivata mandai un messaggio a Beatrice per informarla di cosa stavo per fare, mi aveva chiesto di avvertirla se ci fossero state novità, poggiai il telefono nello scompartimento della macchina, tolsi le chiavi e andai verso l'entrata dell'ospedale.
Appena misi piede dentro l'edificio, tutti i frammenti di ricordo che avevo dell'incidente mi risalirono in mente, era come se mi avessero lanciato in testa un mattone pesante, non avevo paura degli ospedali in generale, ma di questo si, non la chiamo paura, solo brutti ricordi che non amo rivivere.
Andai verso la segretaria e chiesi di darmi il modulo dov'era segnato tutto quello che era successo quella sera del 17 Luglio, << lei è minorenne signorina Ellen Brown, deve avere il consenso di un genitore per ritirare questo tipo di referto >> mi rispose, << ho guidato fin qui, ci dev'essere un'altro modo >>, << sono spiacente, non posso dare questo tipo di documento in mano a una minore >>, << la prego, mi legga solo il nome del ragazzo che ha chiamato i soccorsi >>, << vuole sapere solo questo? >> mi chiese, << si, ormai è passato un anno e voglio sapere chi mi ha salvata >>, << sembra una buona cosa, il nome che è stato trascritto è James Allen >>, << c-cosa? >>, << James Allen >>, << la ringrazio, arrivederci >> risposi uscendo di fretta dall'ospedale.
I miei mi avevano detto che non sapevano nulla di lui, che l'ospedale non aveva nessun nome, perché l'hanno fatto? Perché nascondere una cosa del genere...
Mi appoggiai contro il muro, scivolai verso il basso, misi le mani sulla faccia e crollai in un pianto che sembrava non finire mai.
James Allen mi ha salvata, il professor Allen mi ha risollevata e fatto capire cos'è l'amore, in fine James mi ha resa la ragazza che sono ora, la ragazza che fa ciò che la rende felice senza dar conto hai pregiudizi della gente, era lui, è sempre stato lui!
Andai verso la mia auto, presi il telefono e chiamai mio padre, da lui non mi sarei mai aspettata una cosa del genere...

<< Ellen, tutto bene? >>

<< si >>

<< sono a lavoro, se non è urgente ne parliamo quando torno a casa >>

YES, PROFESSORWhere stories live. Discover now