Chapter eight.

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Louis

Sollevai le gambe e le intrecciai sul tavolo di legno perfettamente ordinato. Portapenne di metallo colmi di biro stilografiche, fogli di carta impilati in un angolo del piano di lavoro, in attesa di essere bruciati, il caffè nero che fumava nella tazza di porcellana costellata di fiori.
Impugnai una penna nera ed aprii frettolosamente la mia agenda rilegata in pelle. Sfogliai decine di fogli prima di giungere alla lista.

Kevin

Scott

Robert

Richard

Lucas

Joseph

Christian

Justin

Jonathan

Maximilian

Ben

Harry

Chiusi con un tonfo sordo il libriccino, interrompendo la lettura della lista che avevo stilato con tanta attenzione svariato tempo prima. Non mi rimaneva quasi più niente.

Dopo aver annullato il debito di Richard prima della scadenza concordata, la stessa cosa mi era successa con molti altri uomini.
Avevo bruciato, stracciato, rovinato qualsiasi cosa di compromettente possedessi su di loro.
Avevo ritirato la loro condanna e firmato la mia.

Conservai l'agenda all'interno del cassetto e mi sistemai meglio sulla poltrona, portando la testa indietro sullo schienale e sospirando pesantemente. Io stabilivo le regole e facevo in modo che chiunque entrasse in casa mia le rispettasse.
Ma se adesso io per primo trasgredivo le norme da me precedentemente imposte, come potevo pretendere che i miei ospiti non facessero lo stesso?
Scossi la testa. Eppure doveva esserci un danno di fondo. Una crepa che andava ad ingigantirsi sino a rompere del tutto la lastra di vetro. Ripensai agli occhi di Richard quando lo avevo allontanato dalla mia camera. Occhi curiosi e sconvolti. E alla sua risata amara nel momento in cui aveva realizzato di non possedere l'energia in grado di scuotermi. Ecco qual era stato il principio di tutto. La sua consapevolezza di non possedere ciò di cui avevo bisogno e la mia di avere bisogno di qualcosa che lui non possedeva.
Sino a quel momento, non mi ero mai reso conto di necessitare di alcunché che non fosse semplice piacere.
Avevo dovuto assaggiare quella sensazione travolgente, per capire che avrei voluto assaporarne la dolcezza ancora.

Un paio di colpi sulla porta mi fecero ridestare.

"Entra pure, Esmeralda"

Il corpo minuto della mia cameriera fece capolino sull'uscio. La donna si asciugò più volte le mani sul grembiule, prima di "Mi perdoni se la disturbo, volevo solo ricordarle che il signorino Edward la sta aspettando in camera sua" informarmi, tenendo il capo chino sul pavimento.

"Certo" risposi, sollevandomi e camminando verso l'uscita. "Riferiscigli che sarò lì in pochi minuti"

Dopo aver sostituito la mia mise da lavoro con un paio di pantaloni ed una maglia, raggiunsi a passo svelto la mia camera, indugiando qualche secondo sull'uscio prima di entrare.

Non appena entrato, trovai Harry steso a pancia in giù sul letto. Il suo corpo nudo, fatta eccezione per i boxer neri che gli fasciavano il sedere, occupava una piazza del mio letto.
Stava giocherellando con la federa ricamata del cuscino e sembrò non accorgersi della mia presenza sino a quando "Harry" non lo richiamai.

Il ragazzo piegò leggermente la testa di lato per riuscire a guardarmi.

"Ciao, Louis" mi sorrise poi, mettendosi velocemente in posizione supina.

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