Chapter six.

8K 474 692
                                    

Harry 

Le colazioni a casa Tomlinson non erano niente male. 

Louis, da super riccone qual era, forniva la tavola di qualsiasi cosa possibile ed immaginabile: c’erano bacon e uova strapazzate appena uscite dalla padella, pane caldo e croccante, pancake imbevuti di miele fino a gocciolare sul piatto, spremuta d’arancia, ciambelle colorate e decorate in tutti i modi e poi ancora burro d’arachidi, Tè fumante, marmellata, frutti di bosco, waffel, tisane di tutti i tipi. Insomma, non si privava di nessuna cosa. 

Peccato che, però, Louis non venisse mai a fare colazione. L’avevo visto solo una volta di mattina, ed era stato il giorno dopo il nostro secondo incontro serale: 

Mi ero appena svegliato e, quella mattina, i miei capelli avevano un’orribile forma. Ero sceso giù dal letto, rigorosamente a piedi scalzi, per dirigermi direttamente nell’immensa sala pranzo che Esmeralda utilizzava per imbandire la colazione. Sentivo già il tipico odorino di cibo ed ero abbastanza impaziente ma, deciso ad aiutare la cameriera con il trasporto dei piatti, mi ero costretto ad andare in cucina. Non immaginavo che l’avrei trovato lì: Louis, a differenza mia, la mattina sembrava in splendida forma. Era appoggiato all’isola della cucina. Teneva una tazza di caffè bollente in una mano e, con l’altra, reggeva un quotidiano. Una camicia chiara color pastello, lasciava intravedere gli enigmatici tatuaggi che gli costellavano il petto. La blusa era stretta dentro dei pantaloni neri larghi sui fianchi e stretti alle caviglie; fasciavano perfettamente le sue gambe incrociate. Il suo outfit sembrava costare più di quanto avrei guadagnato in un anno di lavoro. I capelli non erano alzati, ma ricadevano sulla fronte in un ordinatissimo ciuffo morbido che risaltava il loro tono castano chiaro. Mi vergognai a morte di essere un semplice Harry Styles con addosso soltanto i pantaloni – larghi – del pigiama. Con per giunta dei capelli orrendi. 

Come previsto, trovai Esmeralda in cucina piegata nel raccogliere qualche foglia di basilico dalla piantina che,  puntualmente, curava e nutriva. Il tavolo spoglio di tutte le pietanze già trasportate in sala da pranzo. La mia presenza in cucina si rivelò inutile. 

Lei parve non accorgersi nemmeno di me, al contrario del ragazzo che mi trovavo di fronte. 

“Buongiorno” emisi cercando di non guardarlo, e la mia voce sembrò più spezzata e roca del solito. 

“Esmeralda, puoi lasciarci un attimo soli?” aveva detto lui, ed il mio cuore aveva iniziato a palpitare più velocemente. 

Non ero fan degli attacchi cardiaci di prima mattina, e nemmeno in generale. 

“Sì, padrone. Volevo ricordarle che la sacca è vicino alla sua golf car. Ho inserito i suoi guanti puliti” 

Louis le fece un breve cenno con il capo, poi lei andò via. 

Posò lentamente la tazza con ancora un bel po’ di caffè all’interno e poggiò il giornale sul tavolo. Poi si avvicinò a me, mantenendo un passo misurato e quieto.

“Harry” mi richiamò, puntando nuovamente il suo gelido sguardo su di me. 

“Mh?” riuscii ad emettere. 

“A casa mia è d’abitudine usare i capi d’abbigliamento. Quindi, gradirei che tu indossassi una maglietta la prossima volta”

Arrossii visibilmente mentre lui non abbandonava la sua espressione congelata. 

“Oh, io… voglio dire. Certo, Louis, scusami non volevo turbar-“

“Preferirei che le tue clavicole siano in bella vista solo nella mia camera da letto”

Crystal Cage.Where stories live. Discover now