Mi sentivo fragile, solo e impaurito, come fossi un bambino al primo giorno di scuola a cui era stata promessa una ricompensa, una merendina per la buona condotta, ma che avrebbe solo desiderato rimanere a casa, nel porto sicuro delle braccia della propria mamma. Il mondo fuori era caotico, c'era freddo, avevo lo stomaco sottosopra e non riuscivo a sgomberare la mente neanche per pochi secondi. Facevo dei lunghi respiri, riempivo i polmoni fino a sentirli come una busta piena d'acqua pronta a scoppiare, poi lasciavo scorrere via, attraverso il naso, lentamente, tutta l'aria che avevo immagazzinato, mi aiutava a svuotare la testa, mi calmava. Il freddo mattutino, che anticipava l'imminente arrivo dell'autunno mi creava sempre un senso di totale smarrimento.
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