Correvo a perdifiato nel bosco, cercando di evitare ogni tipo di ostacolo che poteva determinare la mia fine. Potevano essere le radici degli alberi spuntare dal terreno, oppure cespugli pieni di rovi, non mi importava. Correvo, correvo e correvo. Tanto da avere i polmoni bruciare in cerca di ossigeno. Ricordo ancora che mi lamentavo per le lezioni di educazione fisica, quando ci facevano fare 10 giri del campo. Rimpiango non essere mai stata molto sportiva. Dovevo essere più veloce di lui, dopo quello che avevo visto avevo paura. Era assurdo come l'unica notte in cui i colleghi mi invitavano ad uscire, mi ero ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ogni tanto cercavo di girarmi a vedere se mi stava seguendo davvero, ma nel buio fitto del bosco riuscivo a stento a riconoscere la forma degli alberi stessi. Era una densa nuvola nera. Uscita dalla folta boscaglia, mi ritrovai nel parco cittadino immerso nella luce dei lampioni, dove si potevano notare solo qualche coppietta appartata e un barbone steso sopra una delle panchine sotto uno dei sei lampioni che circondavano la piazza con al centro la fontana spenta dal ricircolo dell'acqua. Tutti incuranti di quello che accadeva nel fitto bosco che delimitava la circonferenza del parco. Non potevo sapere che quella sera avrebbe cambiato la mia vita. Non sapevo che, da lì a poco avrei incontrato la persona che avrebbe fatto rinascere la vera me...