Golden 𝟚

By dyrneromance

8.3K 620 229

quando la morte mi prenderà per mano con l'altra stringerò te e ti prometto di trovarti in ogni vita - Rupi K... More

Disclaimer ⓘ
Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Epilogo
Extra -
Nuova Storia.

Capitolo 11

199 17 16
By dyrneromance

Un'ora più tardi Elijah ed io ci ritroviamo faccia a faccia seduti ad un tavolo giro-panca di un ristorante di cui nemmeno conosco il nome. Non c'è molta gente nonostante sia l'ora di punta qui a Londra, questo però facilita la situazione, semmai volessi alzarmi e scappare ciò non sarebbe sotto gli occhi di un intero ristorante.

Il cameriere termina di prendere i nostri ordini e, con un sorriso cordiale, ci lascia soli. Mi muovo a disagio sul posto, guardando ovunque tranne il suo viso. Dopo la mostra e la chiacchierata con William ho deciso di prendermi un po' di tempo e di aspettare fuori dall'edificio, ovviamente dopo averlo avvisato con un messaggio. Ora però non ho scuse e, finalmente dopo mesi di silenzio, credo di essere pronta ad ascoltarlo.

«Volevo ringraziarti per le ortensie», dico poggiando il mento alla mano.

«Ti sono piaciute?» Annuisco e gli chiedo come ha fatto a sapere del mio indirizzo.

«Connor, lo sai che non sa nascondermi niente.»

«Forse dovremmo parlare», propongo di cambiare discorso appesantendo solo di più la tensione che già c'era. Elijah annuisce e inizia per primo.

«Da dove vuoi iniziare?» Parla porgendomi una domanda che mi riporta indietro all'ottobre scorso.

«Come vi siete lasciati?» Sembra confuso, probabilmente non capisce perché voglio sapere di loro due se il problema principale siamo noi due.

«Sul serio? Ti ho già detto cos'è successo e non capisco cosa c'entri con tutto il resto.» Sbotta poggiando i gomiti sul tavolo, semplicemente non rispondo perché so benissimo che, per lui, il mio silenzio è peggio delle mie urla. Perciò sospira, incrocia le braccia sul tavolo e riprende a parlare. «L'ho trovata a letto con un altro, poco dopo il matrimonio di Connor e Keith. L'ho lasciata ed è finita così.»

«L'hai lasciata ed è finita così? Così nel senso che poi vi siete rivisti proprio quando c'ero io di mezzo?» Alzo un sopracciglio guardandolo scuotere la testa.

«Quando siamo andati a St Davids, io e lei ci eravamo già lasciati da un mese. Nonostante ciò, lei non smetteva di chiamarmi e di contattarmi. Così, quando sono tornato a Dalmwin le ho risposto e detto chiaramente che non ne volevo più sapere.»

«Però tieni a lei, ecco perché siete rimasti in contatto e tu hai preferito accantonare il tradimento, giusto?» Fingo di capire ma dentro di me c'è solo rabbia, tristezza e tanto rancore.

«Non ho accantonato nulla. Se lo avessi fatto probabilmente in questo momento starei con lei, no?.» Precisa con un tono misto tra il sarcastico e il saccente.

«Certo.» Sbuffo una risata ironica portandomi le braccia al petto e poggiando la schiena alla sedia. «Perché sei andato da lei? Non sapevo nulla, né che ti sentissi ancora con lei né che tornassi a Londra prima di raggiungere i tuoi. Perché mi hai mentito?» Continuo mentre la mia mente torna a dicembre e ricordo cose che avrei dovuto ricordare ancor prima di decidere di presentarmi qui. «Aspetta...», Elijah ha ancora la fronte corrugata ma sa benissimo cosa sto per dire, cos'ho capito e il suo sguardo rassegnato me lo conferma. «Tu, il giorno della vigilia sei andato da lei...»

«Sì, sono passato a Londra per prendere dei regali che avevo lasciato a casa e l'ho trovata fuori alla porta.» Ammette spostando lo sguardo sul bordo del tavolo, sembra solo ora consapevole della grande stronzata che ha fatto.

«Quindi mi hai mentito anche su tua sorella, per coprire lei.» La voce mi trema e le labbra si curvano, sono ancora più delusa di prima.

«Non ti ho mentito su mia sorella, ho semplicemente usato la scusa di Emma per non farti preoccupare. Quando l'ho rivista, Chrystal, abbiamo parlato, le ho spiegato che non provavo più nulla e che doveva lasciarmi stare.» Spiega raddrizzando la schiena e sporgendosi un po' più verso di me per convincermi.

«E il maglione? Perché aveva il maglione che tu hai indossato a Natale? Cosa ci facevano i suoi libri a casa tua?.»

«Quando ci siamo presi una pausa sono tornato a Londra perché non riuscivo a studiare. Non potevo andare in caffetteria, in quell'appartamento c'erano ancora le tue cose e lo sai anche tu che quel luogo è più nostro che mio.» Guardo le mie mani fare in piccoli pezzi il fazzoletto di carta che ho scelto come sfogo. Non voglio alzare il volto, ho gli occhi umidi e sento le guance arrossirsi a furia di trattenermi. «In qualche modo ha saputo che ero tornato e ne ha approfittato per vedermi ancora. Quel giorno pioveva, lei mi ha chiesto di prestarle qualcosa e non sapevo che altro darle a parte quel cazzo di maglione.» Quando capisce che a momenti potrei scoppiare si alza e si avvicina a me, prendendomi le mani tra le sue pur di farmi smettere di strappare quel fazzoletto. Alzo lo sguardo verso il suo, è dispiaciuto e quasi esausto.

«L'avete fatto? Siete andati a letto insieme?» Finalmente gli chiedo sperando con tutta me stessa che la risposta sia negativa.

«No..» scuote la testa prendendomi il viso tra le mani. «Oralee non ti avrei mai fatto una cosa del genere.»

Annuisco provando a convincermi che sia così, provando a credergli e a riprendermi prima che arrivi il cameriere con i nostri piatti. Alzo gli occhi al cielo come per scacciare via le lacrime, eppure una scappa via e, prima che possano scenderne altre, lui la raccoglie per poi sorridermi leggermente.

Il pranzo non è così male come pensavo. C'è un po' di tensione ma entrambi proviamo a nasconderla con battute e parlando del più e del meno. Ora siamo su una panchina del parco di Bankside ed entrambi sentiamo che c'è ancora altro di cui vogliamo parlare.

«Ho ripreso ad andare in Accademia, ho finito il primo anno», spiego mentre guardiamo dei ragazzi passare davanti a noi mentre fanno jogging.

«Sempre allo stesso indirizzo?» Chiede ed io annuisco spostandomi una ciocca da davanti agli occhi.

«Tu? Stai lavorando?»

«Sì, sto per aprire un'agenzia fotografica che si occupa di eventi d'arte contemporanea.»

«Sembra bello.»

«Già» mi risponde sorridendo sinceramente. Sono felice che parte dei suoi sogni si stiano realizzando, dopotutto se lo merita.

«Io ho iniziato a lavorare per gli uffici della segreteria accademica.» Aggiungo e lui mi guarda stupito.

«È fantastico, Oralee.» Sorride mentre scuoto le spalle non volendo sembrare modesta con la mia risposta.

«Non è molto, ma mi pagano.» Commento facendolo scoppiare a ridere. Così gli risposi un po' di tempo fa, quando mi vide per la prima volta al Beachwood e mi chiese cosa ci facessi lì.

«Sono felice di sapere che stai meglio.» Ammette guardandomi in cerca di una risposta concreta nei miei occhi, perché lui sa che se non è la mia bocca a parlare, allora è al mio sguardo a cui deve rivolgersi.

«Dipende da quale punto di vista.»

«Mi dispiace, mi pento di ogni singola cosa. Di non avertene parlato e di averti tenuto nascoste quelle inutili cose.»

«Non sono tanto inutili per me, lo sai no?»

«Pensavo che sarebbero state solo un altro peso, qualcosa che ti avrebbe solo fatto solo sentire più male di quanto ne provassi già.» So che lo pensa davvero ma so anche che non potrebbe mai capirmi. Vorrei ci fosse un modo per farlo entrare nella mia testa perché credo che solo così lui riuscirebbe a capire come mi sono sentita e come mi sento tutt'ora.

«Ti ho amato così tanto..» la voce mi trema mentre lo guardo ferirsi con il passato delle mie parole. «La rabbia e la delusione che mi ha fatto provare sono immense.»

«Smettila» mi ferma scuotendo la testa, si alza e si passa una mano tra i capelli ed io so già cosa sta per succedere. «Smettila di parlare al passato e smettila di non volermi capire.»

«Sei tu che non mi capisci, questo è il problema.»

«No, Oralee ti capisco perfettamente. Lei è stata per me quello che Seth è stato per te.» Schiudo la bocca quando realizzo ciò che ha detto, non posso neanche credere a quello che sto sentendo.

«Tu non puoi fare questo paragone, non devi nominarlo neanche.» Mi alzo per fronteggiarlo, aspettando che ribatti dicendo un'altra stronzata.

«Io ho dovuto sopportare e vederti soffrire per lui, mi sono messo in secondo piano perché avrei mille volte preferito soffrire per te che vedere te soffrire per lui. Ho provato ad aiutarti, ti sono rimasto accanto nonostante i nostri alti e bassi, ti ho portata da Mitchell, ho voluto che tu stessi ogni secondo e istante con me perché sapevo che se ti avessi lasciata da sola, molto probabilmente saresti scomparsa da un momento all'altro.» Sto per ribattere ma lui non me lo permette, continua il suo sproloquio senza fermarsi e senza darmi agio di rispondergli. «Ti sei allontanata, io ti ho riavvicinata. Quella sera sei scappata via, mi hai bloccato e non hai permesso di spiegarmi. Se non ci fossimo incontrati da mio fratello, molto probabilmente non ci saremmo più visti. Saremmo scomparsi dalle vite dell'altro come se non fossimo mai esistiti. Non parlare al passato, non dire che mi hai amato perché se oggi, ora, sei qui allora un motivo c'è.»

«Non sono qui perché ho intenzione di tornare con te, non sono qui neanche per sentirmi rinfacciare ciò che un fidanzato normalmente dovrebbe fare senza sentirsi in obbligo di ricordarlo alla sua fidanzata ogni volta che inizia una discussione.» Sto urlando, le poche persone che passano accanto a noi ci guardano incuriosite e vorrei tanto che questa conversazione l'avessimo avuta a casa.

«E allora perché sei qui? Perché hai accettato di vedermi?» Si avvicina di più, siamo a soli due passi l'uno dall'altra e devo con forza reprimere la voglia di rifugiarmi tra le sue braccia.

«Perché volevo avere la conferma di ciò che ho ipotizzato negli ultimi mesi.»

«E cioè?»

«Che stiamo meglio da soli.»

Continue Reading

You'll Also Like

2.5K 134 26
Una ragazza che si trasferisce dall'altra parte del paese per inseguire il suo sogno. Un ragazzo che si trasferisce dall'altra parte del paese per fu...
168K 5.4K 83
[COMPLETA] Vincitore di #UnseenGemsAward 🏆 EVENING Se dovessi incontrarmi di nuovo? Una sera come le altre. Una sorpresa inaspettata. Sentimenti...
6.1K 149 49
Sequel di "Persuade | H.S." Sono trascorsi più di quattro anni dall'ultima discussione di Harry e Yiddish ed entrambi hanno intrapreso strade diverse...
8.3K 453 13
Lea ha 24 anni ed é rimasta orfana dei genitori qualche anno prima. Improvvisamente si ritrova senza lavoro e per sbaglio invia un curriculum in uno...