Scott e gli altri si erano divisi.
Non voleva perdere anche lui. Lui no. Allison se ne era andata. Ricorda benissimo il dolore che ha provato, perchè lo prova ancora ora. E non smetterà mai di provarlo. Forse si attenuerà col tempo, ma brucia, come una lancia nel petto. E lui non vuole un'altra pugnalata. Non vuole vedere suo fratello morto.
Erano passate 4 ore. Lo sceriffo continuava a fare telefonate a chiunque in cerca di aiuti o indizi. Scott era con Kira vicino al bosco quando il suo cellulare squillò. Il numero era sconosciuto. Ma rispose velocemente.
"Pronto?" la sua voce era ferma
"Scott, giusto?" dall'altra parte parlava una voce rauca e adulta.
"Si. Chi sei?" Il tono nella sua voce fremeva, voleva sapere chi era e cosa voleva. Magari sapeva qualcosa di Stiles e poteva aiutarlo.
"Ciao Scott McCall. Sei l'amico di Stiles che ho visto in centrale?" E solo a quel punto il cuore di Scott sprofondò. Capì che non aveva intenzione di aiutare. Che quello dall'altra parte era l'uomo che lo aveva rapito. Che aveva rapito il suo migliore amico e che lo avrebbe anche ucciso se non lo avessero trovato in tempo.
"Sai," continuò l'uomo "Il tuo amico qui non fa altro che lamentarsi, puoi venirlo a prendere?" Il sarcasmo di quel tizio era irritante.
"Cosa gli stai facendo?" il telefono scricchiolava sotto la sua presa. La tristezza che provava prima si trasformò in rabbia. Sentiva fremere le mani dalla voglia di trovare l'uomo e farlo a pezzi. Non aveva mai provato una sensazione simile, neanche con la luna piena. Sentiva solo il dovere di proteggere suo fratello, non gli interessava il prezzo da pagare.
"S-Scott..?" La voce era quella di Stiles. E di nuovo la rabbia si sciolse trasformandosi in tristezza. La sua voce tremante diceva tutto. Piena di dolore e stanchezza. "Io sto b-bene. Scott, non posso dirti dove sono. N-non posso. Però sto bene. E' t-tutto quello che posso dirti. Ascolta. Acolta e-e ripeti. La mia voce non ha importanza. Ascolta e ripeti... No, no ti prego no NO!" La voce di Stiles si interruppe. Si sentì un gemito di dolore. E si chiuse anche la chiamata. Scott rimase immobile, gli occhi fissi nel vuoto. Abbassò il cellulare lentamente mentre la mano gli tremava.
"Chi era?" chiese Kira. Scott non rispose. Non riusciva a rielaborare ciò che era appena successo. Come se il suo cervello fosse andato in Standby. "Scott, cos'è successo?"
Scott la prese per un braccio e iniziò a correre. "Scott!!!" urlò Kira. Come poteva spiegarglielo? Come poteva farlo? Avevano poco tempo. Si fiondaro verso la moto, mentre Kira continuava a fare domande a cui non otteneva risposta. Saltarono sopra il mezzo a due ruote e partirono.
Arrivarono alla centrale di polizia. Quando lo sceriffo li vide si alzò in piedi.
"Novità?" chiese vedendo che erano sudati e che Scott era pallidissimo
"Quel tizio...mi ha chiamato.."disse tra un sospiro e l'altro.
Lo sceriffo sgranò gli occhi. "E-e cosa ha detto?"
"Non...non lo so" gli veniva da piangere. Si sentiva stupido. "Non ho capito..diceva di ascoltare e ripetere e poi quel..quel...uomo lo ha colpito e io-io-"
"Scott, calmati. Dammi il telefono. Posso riascoltare la chiamata" Scott lo tirò subito fuori e glielo porse. Lo scefiffo chiamò un paio di poliziotti, tra cui Parrish e chiese di controllare le chiamate. Dopo pochi minuti Parrish richiamò lo sceriffo "Ho trovato l'ultima chiamata. Posso fargliela ascoltare"
"Okay, veloce, la faccia partire" Ascoltarono in silenzio tutta la chiamata. Scott voleva strapparsi le orecchie. Non voleva riascoltare quella telefonata infernale.
"Cosa intende con 'ascolta e ripeti'?" domandò Parrish
"Non lo so" disse Scott scuotendo la testa
"Forse dovremmo riascoltare"
Così la riascoltarono. Ma continuarono a non capire. "Forse-" iniziò Scott, ma fu interrotto da Lydia che arrivò con il fiatone spalancando la porta. Dietro di lei c'era Malia. "Ascolta e ripeti. La mia voce non ha importanza. Ascolta e ripeti' Dovete eliminare la sua voce, e riascoltare."