I Grandi 7

By GiulSma

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•Secondo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• «Giulia, lui ti vuole morta» sibilò Shirley... More

Prologo
1|Chiamata improvvisa
2|Una vecchia conoscenza
3|Mistero
4|Drake e i suoi problemi di cuore
5|Chiacchierata con Athariel
6|Ametron e Tenebris
7|Una nuova compagna
8|La mia compagna di banco è odiosa
9|Pallottola nel petto o nella fronte?
10|Un lontano passato felice
11|I poteri del guardiano dell'Albero Dorato
12|È ufficiale: odio le caramelle viola
13|Cena con gli Slave
14|Racconto intorno al falò
15|Tre ragazzi e un vampiro
16|Una missione per la strega e il midvam
17|Richiesta di aiuto
18|Ti odio più di quanto odi me stessa
19|Poteri vampireschi
20|Mi alleno con Marta
21|Il giorno in cui la persi...
22|Lacrime nel bosco
23|Federico Flores
24|Torneo
25|Isabelle e la boccetta di sangue
27|Anche Shirley ha un cuore
28|Supercattiva
29|In mezzo alla neve
30|Coppia improbabile
31|Primo giorno da guardia del corpo
32|L'altra sponda
33|Noi... siamo ancora amici?
34|Battle of the Bands
35|Diamine, Isabelle!
36|Sangue, vampiri e castelli
37|Che ci fa lei qui?!
38|Dolci scuse
39|Mr. Slave
40|Stasera farai il cameriere
41|Incoronazione
42|Drake... russa
43|Guerra al Consiglio
44|Un po' di calma... forse
45|Guerra al Campo
46|I Grandi 7
Epilogo
⚜️Curiosità sul Mondo Nascosto⚜️
Ringraziamenti

26|Salve... madre

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By GiulSma

Shirley rimase a fissare il soffitto. Dopo essere stata confinata in casa sua aveva avuto modo di riflettere sulle sue visioni del passato ed era giunta a una conclusione: doveva andarsene da quella casa. Era diventata una prigione, un inferno terreno, non voleva passare più nemmeno un minuto lì. Ecco perché aveva escogitato un piano di fuga perfetto ma prima le servivano le informazioni necessarie su dove viveva la sua vera famiglia.

Infatti aveva furbamente delegato Nicholas di ottenerle riuscendo ad inviargli un messaggio in codice fatto con delle piccole incisioni sulla teglia rovinata dove le veniva dato il cibo.

Una mossa geniale fatta da una persona geniale. Caspita, riesco a sentire da qui i mugolii soddisfatti di Shirley mentre lo scrivo.

"Ancora un po'..." si fece coraggio. "Ancora un po' e sarò fuori di qui"

Un foglietto passò sotto la fessura della sua porta e la ragazza lo lesse attentamente. C'era l'indirizzo di casa sua.

Guardò la telecamera per un attimo e se ne andò in bagno dove lasciò che l'acqua sciogliesse la carta e l'inchiostro e infine lo buttò nel cestino.

Mossa astuta. Se lo avesse bruciato il fumo avrebbe attivato l'allarme e allertato le guardie che sarebbero entrate nel giro di dieci secondi nella sua stanza rovinandole i piani.

Era deciso: quella notte sarebbe scappata di lì, aiutata dall'oscurità e dai suoi poteri da strega.
Con lei sarebbe venuto anche Nicholas, ma solo per un pezzo, per proteggerla e parlarle.
Anche se lui non aveva altri posti dove stare, di certo non voleva rimanere in balia dell'ira di Slave per il resto della sua vita, così si era trovato una sistemazione sul terrazzo di una casa il cui proprietario era in vacanza.

Shirley ripensò al suo fratellino, alla sua piccola vocina da bambino. Doveva avere circa cinque o sei anni a quei tempi. Era cresciuto e probabilmente non si ricordava nemmeno di lei. Ma era sicura che sua madre l'avrebbe riconosciuta e riaccolta in casa, o almeno ci sperava.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Arrivò il momento della fuga. Nicholas era sotto la sua finestra e le aveva fatto appena un cenno per indicare che stava avvenendo il cambio di guardia.

Shirley si concentrò e mise le mani davanti a lei creando un portale che arrivasse proprio di fianco al suo amico. Del fumo rosso si addensò sul suo muro e si espanse con un movimento a spirale fino ad essere abbastanza grande per lei. Infine, una volta completato, ci saltò dentro.

Sentì il freddo pungerle le guance mentre due braccia la sorreggevano prima che potesse cadere.

«Dobbiamo sbrigarci, non ci vorrà molto prima che si accorgano della nostra scomparsa» bisbigliò Nicholas, preoccupato per la sorte di entrambi.

Senza permetterle di rispondere, la prese in braccio e corse via da lì a una velocità così alta che solo un occhio allenato avrebbe potuto scorgerli nell'oscurità della notte.

Finalmente erano entrambi liberi.

Respirarono la fresca aria di smog e anidride carbonica emessa dagli alberi. Una vera e propria delizia per i polmoni...

Presero un autobus, il più neutro possibile e nascosero i loro volti con cappuccio, cappellino e sciarpa. Ottimo modo anche per stare al calduccio.

La sera lì, in città, faceva molto più freddo e loro non avevano messo delle magliette termiche. Esse contenevano il marchio della fabbrica che faceva parte dei possedimenti di Mr. Slave e non volevano avere più nulla a che fare con lui, specialmente Shirley.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Arrivarono finalmente di fronte alla casa della ragazza, o meglio, di sua madre. Era dentro una piccola palazzina di al massimo quattro piani. Non era di certo spaziosa come la sua villa ma riusciva già a sentire una sensazione familiare.

Fu lì che i due si separarono. Shirley affrontò il suo destino, mentre Nicholas... be', vedrete adesso in cosa andrà ad immischiarsi.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Il midvam si arrampicò agilmente sopra la ringhiera di un balcone e raggiunse il terrazzo dove avrebbe passato il resto delle sue notti finché non si sarebbe trovato un modo per guadagnare dei soldi, magari come killer mercenario.

Nessuno avrebbe mai sospettato di un ragazzino, era perfetto. Aveva esperienza sul campo, sapeva fare il suo lavoro...

Scosse la testa. No, non aveva senso andarsene via e continuare a fare lo stesso "lavoro" di prima. Doveva dare una svolta alla sua vita, ma come?

«Nicholas Casanova, giusto?» disse qualcuno dietro di lui.

Il cuore gli balzò in gola e si voltò di scatto. Un uomo vestito con un elegante completo rosso gli stava rivolgendo un sorriso inquietante da dove spuntavano i suoi canini.

«Chi sei tu?»

L'uomo passeggiò intorno a lui tenendo le mani dietro la schiena come sono soliti fare gli anziani mentre vanno fuori a fare due passi. «È consuetudine rivolgersi utilizzando il pronome "voi" quando si parla a sua maestà Zerafor Biorach Von Fuil I, sire di tutti i vampiri presenti in tutto il Mondo Nascosto, e questo vale anche per i midvam come te, esseri con poteri di vampiro nonostante non siano non-morti»

Nicholas lo guardò confuso per pochi secondi, poi spalancò gli occhi quando ebbe realizzato e si inchinò.

Odiavo i suoi modi di fare da lecchino, anzi, sinceramente non mi piacevano i lecchini in generale. Ma sono tutti punti di vista. A volte chi fa così è perché ha bisogno delle attenzioni di qualcuno a causa della scarsità di queste che ha avuto durante il corso della sua vita.
Anche se c'era modo e modo di fare le cose. Un conto era adulare costantemente una persona baciando la terra su cui camminava, un altro era mettersi al suo servizio senza spiccicare parola.
La seconda era ciò che stava facendo lui, forse era la meno terribile.

«Vedo che sai riconoscere l'autorità quando ti si presenta davanti» commentò acido Zerafor.
«Mio sire, cosa vi ha spinto a venire da me?»
«Ho sentito parlare di te e del tuo passato. Mi spiace che i tuoi genitori siano morti nel campo di battaglia»

Nicholas digrignò i denti trattenendosi dal picchiarlo. La ferita dei genitori era sempre aperta. Gli mancavano tremendamente ed era geloso di chiunque potesse passare del tempo con loro. Avrebbe venduto la sua anima pur di riaverli con sé. «Erano militari... Quello era il loro lavoro. Sono morti da eroi»

Il vampiro ridacchiò. «È questo ciò che ti hanno raccontato, quindi?» Ghignò mostrando i suoi denti aguzzi e perfettamente bianchi. «Allora credo che non abbia senso raccontarti un'altra versione di come stanno le cose»
«Che cosa state dicendo?»
«Nulla, ragazzo» Fece un gesto con la mano come a scacciare una mosca. «Ma torniamo a noi. Sono qui per darti un incarico di massima importanza. Tu avrai l'onore e il dovere di proteggere la mia erede al costo della tua vita»

Il midvam alzò un sopracciglio, incuriosito. «Ma nel Mondo Nascosto ci sono molti midvam e vampiri più potenti, perché tra tutti vuole proprio me?»

Zerafor smise di passeggiargli intorno e gli scoccò un'occhiata intimidatoria. I suoi occhi rossi avrebbero pietrificato dalla paura chiunque, persino dei guerrieri (non come Athariel o Gadreel ma i nuovi arrivati sì). «Perché, a quanto ho sentito dalle mie spie, la mia erede ti conosce già»

Ora sì che era curioso di scoprire chi fosse la bella fanciulla che avrebbe presto preso il posto del re. Ma la vera domanda era: chi poteva conoscere?
Scavò nei suoi pensieri. Vi trovò qualche sua ex con cui avrebbe preferito non parlare.

Non vuole ammetterlo ma sa benissimo che ne avesse incontrata una lo avrebbe riempito di botte nonostante avesse dei poteri; non si sottovaluta mai il potere di una ex arrabbiata.

«Quindi ti farai carico di proteggere la mia erede» Non era una domanda, era un'affermazione che non ammetteva di essere smentita.
Il ragazzo abbassò il capo e accettò l'incarico senza dire nulla.
«Bravo ragazzo, è così che si fa» si rivolse a lui come se fosse un cagnolino obbediente. «Il suo indirizzo è in un foglietto nella tua tasca. Vai da lei, ora»

Infilò una mano nella taschina laterale dei suoi jeans blu scuri e ne estrasse un foglietto nero con i bordini e la scritta in oro, sul retro c'era lo stemma del regno dei vampiri: due corna di cervo che formavano un cerchio quasi perfetto.

Lesse l'indirizzo passando il pollice sulla carta pregiata e quando alzò lo sguardo per individuare la strada Zerafor era sparito.

"Ottima uscita di scena, mio re" pensò ironicamente mentre sorrideva soddisfatto.

Finalmente il destino aveva iniziato a soffiare dalla sua parte e gli aveva dato ciò che gli serviva.
E se fosse entrato nelle grazie dell'erede avrebbe avuto così tanti privilegi che avrebbe potuto vivere nel lusso senza far molti sforzi.

"Sto arrivando, mia cara miniera d'oro".

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Il piccolo Eddy, che ormai aveva cinque anni e si apprestava a compierne sei a febbraio, se ne stava sul tappeto colorato della sua stanza a giocare con le sue macchinine.

Aveva creato un tracciato servendosi dei suoi Lego Duplo, che erano abbastanza grandi e quindi ottimi per quello scopo, e stava facendo gareggiare un paio di macchinine.

La grigia era in testa, l'azzurra faceva un po' più fatica ma presto raggiunse l'altra e si scontrarono per poco. E proprio quando erano a pochi "metri" dall'arrivo, la grigia la fece sbandare e il piccolino fece il verso di un'esplosione per indicare che la macchinina era stata distrutta.
La grigia vinse e presto si levarono applausi da parte del pubblico, ossia dai tantissimi pupazzi che aveva radunato intorno alla pista.

Aveva appena finito di mangiare e a quel punto anche di giocare. Guardò l'orologio e si accorse che erano già le otto passate. Aveva appena imparato a leggerlo, aiutato da sua madre. Lei sosteneva che sarebbe diventata un piccolo prodigio. D'altronde nel suo sangue c'era anche quello di Slave, il suo padre biologico, un vero genio che però utilizzava la sua mente in modo totalmente sbagliato.

Rimise tutto a posto, come gli era stato insegnato. Mise accuratamente le macchinine nella loro scatolina e ordinò i pupazzetti sul letto dal più grande al più piccolo, mettendo quelli piccoli davanti in braccio a quelli dietro.

Era preciso e ordinato, proprio come suo padre, ma questo non poteva saperlo.

Corse in soggiorno a chiamare sua madre.
«Mamma! Mamma! Ho messo a posto i miei giochi. Posso guardare la tv ora?»
La madre diede una rapida occhiata alla stanza e poi sorrise al suo bambino. «Va bene, ma alle nove e mezza ti voglio a letto, chiaro?»

Il bambino le sorrise innocente mostrandole la piccola finestrella che gli si era creata dopo aver perso il suo incisivo e corse sul divano.
Rimbalzò un paio di volte prima di stabilizzarsi, si avvolse in una coperta a quadri e accese la televisione ridacchiando felice mentre seguiva il suo cartone animato preferito.

La donna tornò in camera sua sorridendo e si avvicinò a una piccola botola nascosta dietro al suo comodino. La aprì e tirò fuori una foto, come faceva ormai ogni giorno da tre anni, da quando suo marito aveva portato via sua figlia.

"Ti prego, Signore, riportala da me..." pregò per l'ennesima volta.

Ripose infine la foto nella botola e sistemò il suo comodino in modo che la nascondesse.
Prese un romanzo rosa dalla sua libreria e lo iniziò a leggere mentre sentiva il sottofondo di un cartone animato che stava vedendo suo figlio.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Bussarono alla porta. La madre aprì gli occhi. Si era addormentata col libro sopra la pancia e la luce ancora accesa. Era mezzanotte e suo figlio aveva spento la tv, messo a posto e si era infilato nel letto dopo aver amorevolmente rimboccato le coperte alla sua cara mamma.

Si alzò notando che era mezzanotte passata e andò a vedere chi fosse la persona che aveva disturbato il suo sonno.
Guardò dallo spioncino, ma il corridoio era buio.
Sospirò sconsolata e si arrese all'idea di aprire leggermente la porta e di sbirciare chi fosse.

Di fronte alla sua porta trovò una ragazzina con lo sguardo tra il felice e l'incredulo.
La donna aprì incredula tutta la porta e la guardò nei suoi occhi di ghiaccio, proprio come quelli dell'ex marito.
Si tappò la bocca trattenendo le lacrime e ringraziò silenziosamente il Signore, da brava credente qual era.

Shirley abbozzò un sorriso lasciando che le emozioni presero il sopravvento su di lei. «Salve... madre»

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