12|È ufficiale: odio le caramelle viola

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Vi siete mai trovati in una situazione assurda dove l'unico pensiero che riuscivate a fare era: "Ma sono scemo o mangio sassi?"
Io sono scema, e ho mangiato una caramella, immagino che sia lo stesso.
Non che mangiare una caramella sia un reato, ovvio, il problema è che... nah, non capireste se ve lo dicessi così. È meglio che vi racconti tutto per bene.

Attenzione: non mi assumo la responsabilità di nessun dolore alla testa per i troppi facepalm che vi tirerete.

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Shirley era assente da due giorni ormai.
Una parte di me, la più ingenua ma tenera, voleva che lei tornasse e stesse bene, l'altra parte, quella più razionale, voleva che mi restasse lontana.

Lei aveva un talento naturale per provare odio nei confronti di chi la feriva. Io l'avevo ferita psicologicamente e fisicamente, quindi mi sarebbe arrivato il doppio della punizione.

Sia io che Shirley eravamo state stupide a modo nostro: lei per la sua testardaggine, io per la mia impulsività.

E nonostante tutto, entrambe non avevamo ancora capito che alle nostre azioni si sarebbero susseguite delle conseguenze che potevano essere disastrose per entrambe. Ma dato che lei aveva effettivamente il pugnale dalla parte del manico, probabilmente sarei stata io quella a doverne soffrire di più.

Guardai Eleonora. La testa leggermente inclinata mentre prendeva appunti, la linguetta che sporgeva leggermente dalla bocca mostrando il suo impegno e la sua passione per ciò che stava facendo, il banco perfettamente in ordine. Avrei potuto guardarla per ore senza mai stancarmi. Era perfetta in tutto ciò che faceva e la ammiravo.

Io invece ero disordinata, distratta e sciocca. Ero confusa, perché sentivo che mi mancava un tassello importante: la verità.
Io volevo sapere la verità su di me, su quel che ero veramente in grado di fare, sui miei compagni di battaglia, su quella società misteriosa di cui facevo parte e sul perché proprio io ero stata scelta per affrontare una guerra che avrebbe fatto vittime su vittime, me compresa.

E sentire che mi mancava questo tassello, mi confondeva la mente. Mi distraevo facilmente, perdendomi tra i miei pensieri nei momenti più sbagliati, e non riuscivo mai a prendere la decisione giusta al momento giusto.
Ero come schiavizzata dalla mia stessa stupida mente.

Eleonora schioccò le dita di fronte ai miei occhi, liberandomi dal sortilegio lanciato dai miei pensieri.
Era intervallo e neanche me n'ero accorta.

«Buongiorno, la scuola è iniziata tre ore fa» disse ironicamente.

Poi si sedette accanto a me, nel posto di Shirley, e mi sorrise.
Dovevo essere grata per il fatto di averla lì vicino a me. Specialmente dopo che aveva passato dei giorni in agonia con la febbre alta.
I suoi genitori, ad un certo punto, volevano portarla al pronto soccorso perché non si abbassava.
Poi invece era scesa, Eleonora si era ripresa ed era tutto tornato alla normalità.
Anche se i suoi sensi erano intorpiditi dal suo piccolo periodo di malattia, il suo sorriso era sempre presente.

Il suo sorriso...

Mi sforzai di ricambiarlo. Fu un tentativo tanto fallito quanto miserabile.

«Ehi, cosa succede?» La sua mano si appoggiò gentilmente sulla mia.

«È che Shirley mi preoccupa. Non è tornata per fare la bella scolaretta, ha altri piani e non so come fermarla»

I Grandi 7Where stories live. Discover now