Lucilla

By NatashaCanova

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La storia di un legame speciale tra due anime molto diverse. Lucilla è bellissima e disinibita. Elena è intro... More

Prologo
Parte prima - Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Parte seconda - Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Parte terza - Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Epilogo

Capitolo 20

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By NatashaCanova

Il convegno si dimostrò da subito piuttosto interessante. Lo fu per tutti tranne che per me. La mia testa era altrove, si limitava ad annuire ogni tanto fingendo di starsene davvero sopra le spalle.

Vincenzo in pausa pranzo al buffet cominciò a parlarmi dei suoi dubbi su ciò che aveva ascoltato cercando in me un valido confronto. Lo lasciai parlare incapace sia di ribattere che di confermare. E dire che ero stata proprio io ad insistere per partecipare.

Pensavo solo a lei. Se avevo fatto quel sogno la mattina era solo perché l'avevo sentita, dentro di me sapevo già che lei era lì.

Una spiegazione assurda e per nulla scientifica. Era molto più probabile che l'avessi intravista o avessi udito la sua voce senza farci caso e che il mio cervello avesse registrato l'informazione lasciandola poi elaborare dal subconscio.

Un organo complesso il cervello, fin troppo. Perciò avevo scelto il cuore.

Il cuore era semplice?

Proprio il cuore mi aveva fatto bruttissimi scherzi in passato... e ancora me ne stava facendo. Batteva forte al pensiero di Lucilla nei paraggi.

Eppure non c'era traccia di lei.

Non era forse la responsabile dell'organizzazione?

Vedevo hostess, camerieri e addirittura addetti alla sicurezza, ma di lei nemmeno l'ombra.

Come poteva seguire l'organizzazione? Possibile che mi avesse presa in giro?

Dopo pranzo mi allontanai da Vincenzo per andare alla toilette... e ne approfittai per investigare. Mi avvicinai ad una giovane ragazza intenta a sistemare dei depliant.

- Scusi. Mi sa dire chi è il responsabile dell'organizzazione?

La poveretta colta di sorpresa si guardò attorno sperduta. Non sapeva rispondermi. Probabilmente perché dell'organizzazione non se ne occupava una persona soltanto, ma una ditta che aveva poi delegato diversi fornitori per ambito.

- Guardi... non so cosa dirle.

- Non si preoccupi, capisco.

Per me era come una conferma. La mia carissima amica mi aveva mentito e mi bastava per smettere di pensare a lei. La falsa e bugiarda non lo meritava.

- Era qui poco fa... ora non la vedo più. Una ragazza di bell'aspetto.

La certezza che mi ero fatta vacillò.

- Di bell'aspetto?

- Sì... non ricordo il cognome... le consiglio di andare alla reception, chieda direttamente di Lucilla.

Sbiancai.

- Grazie...

- Si figuri.

Una disfatta completa. Me la meritavo.

Finii quindi per prendermela con me stessa.

Che bisogno c'era di mettere in dubbio le parole di Lucilla? Avevo davvero bisogno di trovarle un difetto?

Il problema era mio, non suo.

Il pomeriggio non andò in modo molto diverso dalla mattina. I relatori erano personalità della cardiologia. Non riuscivo ad ascoltarli... a fatica li riconobbi.

Questo mi suscitava ansia e rabbia. Sempre più rabbia.

Il malessere crebbe fino a che non fui costretta ad allontanarmi per prendere una boccata d'aria. Non ci volle molto a convincere Vincenzo a rimanere, lui era piuttosto preso e io potevo cavarmela da sola... sarei tornata subito. Uscii.

Faceva caldo, ma non troppo. Si stava bene.

Respirai profondamente concedendo ai miei polmoni un po' di quell'aria salubre ricca di iodio.

Senza pensarci mi incamminai verso la piscina.

Era quasi vuota. C'era poca gente, la maggior parte degli ospiti erano medici. Qualcuno si era portato la moglie, in tanti invece ne avevano approfittato per stare lontani dalla moglie... tra questi c'erano anche degli sfrontati che avevano osato farsi accompagnare da sexy bamboline, le "nipoti".

In piscina c'erano un paio di queste nipotine che prendevano il sole con bikini ridottissimi.

- Troiette.

Sussurrai osservandole.

Per la seconda volta venni sorpresa alle spalle dalla voce di lei.

- Eh sì. Hai ragione. Sono proprio delle troiette.

Mi girai inquieta.

- Anche se probabilmente preferiscono essere chiamate luxury escort.

Lucilla in due frasi sintetizzò la realtà dei fatti. Pensai che ne avesse la competenza... poi mi vergognai di averlo pensato.

- Io... non intendevo dire...

- Sì che lo intendevi e io ti ho dato ragione.

Era un argomento imbarazzante.

Dissi la prima frase che mi venne in mente pur di cambiare conversazione.

- Non mi aspettavo di trovarti qui.

- Stavo facendo una telefonata in tranquillità.

Lucilla mi rispose avanzando di un passo verso di me. Io arretrai e lei si fermò.

- Non qui in piscina. Intendevo dire qui... come organizzatrice.

- Elena...il mio è un lavoro come un altro.

- E' un lavoro importante invece.

- Pensi che io non sia in grado e non me lo meriti.

Forse lo pensavo. Sapevo di sbagliare. Sapevo che Lucy era una ragazza con delle capacità, ma l'ultima volta che ci eravamo viste lei per vivere faceva ricorso ad altri suoi talenti. Quasi una nipote.

Mi aveva fatto soffrire per quello e l'avevo odiata. Sì... e credevo di averlo superato.

- Probabilmente lo meriti e sarai certamente bravissima.

- E tu Ele? Sei brava?

Continuava a sfidarmi.

- Diventerò un'ottima cardiologa.

- E per farlo non dovresti stare dentro?

Non volevo più accettare le sue provocazioni. Attaccai senza alcuna pietà.

- Hai ragione. Questo non è il mio posto... mentre tu probabilmente ti senti più a tuo agio.

Con un cenno della testa lasciai intendere in compagnia di chi. Lucilla fece una smorfia, ma non si scompose. L'avevo comunque ferita. Sorrisi della mia perfidia.

- Forse è stato un errore proporti di cenare assieme domani sera.

- Sì, credo sia stato un errore.

Concordai duramente.

Lucilla sistemò con grazia seducente i capelli vicino all'orecchio e poi fece per andarsene. Avevo vinto. Potevo esserne fiera.

Si girò verso di me un'ultima volta.

- In ogni caso mi sono permessa di far preparare per te e il tuo fidanzato una suite con vista mare. Potete spostarvi quando lo preferite.

Non avrebbe fatto colpo su di me con attenzioni del genere.

Finalmente mi diede le spalle. La guardai allontanarsi.

Forse ero stata un po' sgarbata, ma era mio diritto. Avevo sistemato tutto ed era ciò che più era importante.

Allora perché il cuore cominciò a battermi selvaggiamente?

Tremai.

Mossi un passo verso Lucilla che stava per scomparire dietro l'angolo... e anche dalla mia vita.

L'ultima volta quella scena l'avevamo vissuta a ruoli invertiti.

"Elena! Elena! Non andare via. Elena!"

C'era una differenza... lei quella volta mi aveva chiamata, mentre io l'avevo appena scacciata.

All'improvviso i miei occhi si riempirono di lacrime.

- Lucy...

Sussurrai incerta.

- Lucy!

Gridai poi con voce rotta.

Mi sarei meritata di essere ignorata. Invece lei si fermò. Non si voltò. Continuò a darmi le spalle... ma si fermò. Come se, a differenza di me anni prima, non fosse in grado di farmi il torto di abbandonarmi.

Mossi un passo e poi un altro. Poi corsi.

Arrivai da lei. Mi arrestai alle sue spalle.

Le parole non le scelse la mia testa.

- Lucy... perdonami.

Parlai col cuore.

Rimase immobile.

Aveva tutto il diritto di "mandarmi a quel paese" e tirare dritto per la sua strada.

Si girò. Mi affrontò con gli occhi vagamente lucidi e il mento alto. Orgogliosa e stupenda.

- Ti perdono Ele.

Fu per me impossibile trattenermi. Mi scagliai su di lei e con tutta la forza che avevo l'abbracciai.

Rischiai addirittura di farla cadere, ma la tenni stringendola a me. Ridacchiò divertita e poi le sue braccia risposero ricambiando il mio gesto d'affetto.

- Su su... che ci guardano.

Era davvero cambiata se si imbarazzava a dare spettacolo. Avrei dovuto darle tregua, ma stavo così bene stretta a lei. I suoi grandi seni sodi premevano sul mio petto molto meno prosperoso regalandomi un senso di calore e sicurezza che in tutta la vita solo lei era riuscita a trasmettermi.

Non volevo più lasciarla. Non l'avrei più lasciata.

Dopo anni di sedute dallo psicologo ero giunta a due fondamentali conclusioni.

Non ero lesbica ed ero in grado di condurre la mia vita senza Lucilla.

Ritrovarla non significava mettere in discussione i due postulati. Anzi.

Forse potevo vivere la nostra amicizia in modo più sano.

Eravamo cresciute. Eravamo diverse. Eravamo finalmente pronte. Potevamo godere entrambe di un rapporto pulito che ci avrebbe solo arricchite, ci avrebbe rese migliori. L'amicizia che in passato non eravamo state in grado di donarci.

Con un bel sorriso mi staccai da lei. La osservai rispondere lieta alla mia felicità.

- Lucy! Come stai? Tutto bene?

- Tutto bene.

- Davvero ti sei sposata?

- Sì... e quel tuo Vincenzo? Fate sul serio.

- Abbastanza sul serio.

Fu come se solo in quel preciso istante ci fossimo tornate ad incontrare dopo anni. O forse no. Era più come se fosse passata solo una settimana ed in sette giorni fossero cambiate completamente le nostre vite.

Non era neppure così... era molto complesso da comprendere... ma era semplicemente bello.

La giornata migliorò notevolmente.

Riuscii così anche a godermi le ultime ore scientifiche del pomeriggio.

Mantenni il segreto sulla suite fino al nostro rientro in camera. Una sorpresa per Vincenzo. Elettrizzati preparammo le valigie e ci spostammo.

E la suite si rivelò fantastica.

C'era tutto ciò che si poteva immaginare si potesse trovare in una suite.

Collocata all'ultimo piano aveva anche una stupenda vista sul mare. Ci godemmo il tramonto distesi su comodi lettini a sdraio del terrazzino della stanza.

Tardammo a cena.

Io avevo voglia di fare all'amore su quel gigantesco letto dalle lenzuola profumate.

Mi imposi e mi misi io di sopra. Evento raro.

Cavalcai il mio fidanzato ad occhi chiusi scuotendo nell'aria la testa. Lo sconvolsi per l'energia che dimostrai.

Addirittura arrivai al piacere prima di lui e con largo anticipo.

Ancora vivace gli procurai l'orgasmo regalandogli un servizio orale non meno insolito di tutto il resto.

- Scoiattolina... cosa ti è preso stasera? Sembravi una furia.

Mi sussurrò mentre abbracciati riposavamo. Non gli risposi. Ero solo felice.

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