I Grandi 7

By GiulSma

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•Secondo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• «Giulia, lui ti vuole morta» sibilò Shirley... More

Prologo
1|Chiamata improvvisa
2|Una vecchia conoscenza
3|Mistero
4|Drake e i suoi problemi di cuore
5|Chiacchierata con Athariel
6|Ametron e Tenebris
7|Una nuova compagna
8|La mia compagna di banco è odiosa
9|Pallottola nel petto o nella fronte?
10|Un lontano passato felice
11|I poteri del guardiano dell'Albero Dorato
12|È ufficiale: odio le caramelle viola
13|Cena con gli Slave
14|Racconto intorno al falò
15|Tre ragazzi e un vampiro
17|Richiesta di aiuto
18|Ti odio più di quanto odi me stessa
19|Poteri vampireschi
20|Mi alleno con Marta
21|Il giorno in cui la persi...
22|Lacrime nel bosco
23|Federico Flores
24|Torneo
25|Isabelle e la boccetta di sangue
26|Salve... madre
27|Anche Shirley ha un cuore
28|Supercattiva
29|In mezzo alla neve
30|Coppia improbabile
31|Primo giorno da guardia del corpo
32|L'altra sponda
33|Noi... siamo ancora amici?
34|Battle of the Bands
35|Diamine, Isabelle!
36|Sangue, vampiri e castelli
37|Che ci fa lei qui?!
38|Dolci scuse
39|Mr. Slave
40|Stasera farai il cameriere
41|Incoronazione
42|Drake... russa
43|Guerra al Consiglio
44|Un po' di calma... forse
45|Guerra al Campo
46|I Grandi 7
Epilogo
⚜️Curiosità sul Mondo Nascosto⚜️
Ringraziamenti

16|Una missione per la strega e il midvam

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By GiulSma

«Com'è possibile che una ragazzina sia sfuggita a te, Nicholas, Lidia e al Mezzosangue?» Slave urlò contro sua figlia incredulo e furioso.

Non solo aveva fatto brutta figura col suo finanziatore ma si era lasciato sfuggire una persona che credeva essere una strega degli elementi tanto potente quanto scaltra.

Modestamente al tempo ero furba e col passare degli anni la mia arguzia è cresciuta ma non voglio vantarmi troppo delle mie abilità, ho fin troppi difetti che le compensano.

Tornando alla narrazione, Mr. Slave era su tutte le furie e Shirley sapeva benissimo quale sarebbe stata la sua punizione.

Fu rinchiusa in una camera insonorizzata senza cibo o acqua e rimase lì per un giorno intero.
Dato che sapeva che prima o poi sarebbe successo, si era preparata imparando un incantesimo per sentirsi sazia e un altro per sentire dei suoni rilassanti tipo le onde del mare che si infrangono sulla riva o lo scrosciare delle foglie in un giorno di vento e pioggia.

Shirley era una ragazza incredibilmente intelligente per la sua età ma usava le sue abilità in modo sbagliato. Obbediva a suo padre, certo, ma quante persone avrebbe dovuto uccidere ancora per renderlo totalmente felice?

Finita la sua punizione venne portata dalle guardie al cospetto di suo padre che la aspettava seduto sulla poltrona di pelle dietro la sua scrivania nel suo ampio studio dove aveva infisse al muro le sue molteplici lauree e coppe gremite di medaglie.

Nella sua vita aveva avuto così tanti successi che si era dimenticato che a volte le persone potevano fallire e così scaricava tutte le sue colpe sulla povera figlia che considerava il suo più grande fallimento da quando l'Accademia era andata distrutta.

Aveva cercato di mascherare la cosa dandole dei poteri e facendola allenare con Lidia ma ogni volta che la vedeva si ricordava di ogni suo fallimento e la odiava per questo.

Shirley entrò nella stanza a testa china, con le labbra serrate e i capelli neri legati in una treccia perfetta.

«Spero che tu ti sia pentita di avermi disonorato»
«Lo sono, padre»
«Eccellente. Ora torna nella tua camera e rimanici. Non pensare che io abbia finito qui. Per riscattare il tuo onore, oltre che al mio, dovrai dimostrarti degna di averlo e quindi verrai mandata in missione per recuperare delle rispose utili al miglioramento di un piccolo progetto a cui sto lavorando»

La figlia rimase in silenzio, aspettando che le concedesse di parlare ma non accadde.
Aspettati invano i soliti trenta secondi nell'attesa che dicesse qualcos'altro come di suo solito, uscì dallo studio e si diresse nella sua stanza.

Durante il tragitto incontrò Nicholas, che, preoccupato per lei, la strinse in un abbraccio e la accompagnò dentro.

«Come ti senti?» le chiese accarezzandole le braccia.
«Come al solito: uno schifo. Non sai cosa darei per...» Si guardò intorno e abbassò la voce. «...andarmene da qui»
«Ma Mr. Slave è tuo padre, lo abbandoneresti davvero?»
«Se potessi lo farei volentieri. Non hai idea di quante cose orribili mi abbia fatto quell'uomo. È mio padre sulla carta ma il mio cuore non troverà mai posto per un uomo così spregevole»

Nicholas lasciò che Shirley si sfogasse affondando la sua testa nell'incavo del suo collo e piangendo tutte le lacrime che non era riuscita a buttare fuori in tutti quegli anni.

Incredibile ma vero, anche lei era una ragazzina e come tutte aveva dei sentimenti che venivano volentieri calpestati quotidianamente da Mr. Slave.

Dopo tre anni passati così, gli unici che riusciva a ricordare, era difficile trattenere tutta quella tristezza.

Mentre piangeva Nicholas la cullava dolcemente come si soleva fare a un neonato e le accarezzava la treccia intonando un dolce "shh" che pian piano riuscì a calmarla.

Era ormai notte fonda quando la ragazza era stata rilasciata ed entrambi erano stanchi morti.
In missione ci sarebbero andati il giorno dopo, in quel momento dovevano occuparsi di riposare, specialmente Shirley.

Quando si calmò, Nicholas la appoggiò gentilmente sul suo letto spostandole una ciocca di capelli che era sfuggita alla treccia e le diede un bacio sulla fronte rimboccandole poi le coperte.

Quella ragazza aveva bisogno di amore, vero amore, e stava iniziando a dubitare che lui avrebbe potuto darglielo.
Erano una bella coppia, la passione non mancava... ma Shirley era davvero la ragazza con cui voleva passare il resto della sua vita insieme?

Stava iniziando a dubitarne ma non voleva darle ulteriori dispiaceri in quel periodo. Doveva meditarci su, proprio come doveva studiare un piano per portare a termine la missione che era stata assegnata a Shirley e, di conseguenza, anche a lui.

Si sdraiò con la ragazza cingendole le braccia attorno alla vita e si addormentò sereno.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Il sole entrò prepotente nella stanza dove i due stavano dormendo.
Erano le otto e non era suonata alcun tipo di sveglia. Nemmeno i maggiordomi erano venuti a svegliarli.

La villa era immersa in un silenzio spettrale dove tutti stavano riposando eccetto Mr. Slave che si torturava le mani mordicchiandosele nervosamente mentre passeggiava avanti e indietro per il suo studio.

Stava silenziosamente pianificando ogni dettaglio della missione per sua figlia e ogni cinque minuti esatti cambiava azione: i primi cinque passeggiava pensando, quelli dopo scriveva quel che aveva pensato, quelli dopo ancora rileggeva la sua produzione e infine ritornava da capo.

Continuò così per un'ora o forse di più nella speranza di calmare il suo animo irrequieto. Scorci del suo passato lo avevano tormentato per tutta la notte e aveva dovuto prendere una delle sue pillole speciali che aveva brevettato su Drake, in grado si cancellare la memoria di un determinato lasso di tempo in base alla quantità che si assumeva.

Quelle pillole le metteva spesso nel cibo di sua figlia per farle dimenticare le parti inutili della sua vita.
Doveva concentrarsi sugli allenamenti, non sul suo passato. Quello che faceva era per il bene della sua cara, piccola e odiata Shirley.

Lei, il suo fallimento, doveva trasformarsi nella sua più grande vittoria e non gli importava se per farlo l'avrebbe dovuta trasformare in un mostro.
C'era in gioco il suo onore e su quello nessuno poteva dirgli nulla, nemmeno il Mezzosangue che però non si interessava affatto dei suoi disturbi mentali o dei suoi problemi familiari.

Quello era uno dei pochi casi in cui io e quell'idiota di un Madrigale eravamo simili. Non ci importava del passato degli altri a meno che non ci toccasse direttamente.

«Mr. Slave» lo chiamò Lidia ridestandolo dai suoi pensieri. «Il suo finanziatore vuole parlarle»
L'uomo alzò i suoi freddi occhi azzurri verso la strega. «E dov'è al momento?»

L'apparente diciassettenne fece il suo ingresso nello studio. Il suo cappotto nero appoggiato sulle spalle svolazzava come un mantello e il suo dolcevita aderente del medesimo colore lasciava intravedere il suo fisico perfettamente allenato.

Per quanto magro potesse essere quel ragazzo era la persona più potente della Terra e Slave lo sapeva bene.

Un sottile strato di fumo nero lo avvolgeva dandogli l'aspetto di un vero e proprio cattivo.
Quel ragazzo era il male puro e tutti ne erano terrorizzati, persino i guerrieri più valorosi come Athariel e Gadreel, il capo di tutti loro.

«Voglio che mi porti quella ragazza» ordinò il Madrigale passeggiando distrattamente per lo studio. «È necessaria per portare a termine il mio piano»

«Ma, mio signore» A quel "ma" il Mezzosangue si girò di scatto preparandosi a scagliargli contro la sua furia. «Non so dove si sia cacciata»
«Sai dove vive, portamela»
«È vero, lo so, ma non è a casa sua, avevo già mandato i miei uomini a controllare. Credo che sia nel Mondo Nascosto»

Il ghigno del ragazzo si spense e il suo sguardo diventò cupo e minaccioso. «Forse non hai capito. Devi portarmela, altrimenti mi vedrò costretto a sospendere i fondi per i tuoi progetti. Ti do tempo una settimana. Se non ci riuscirai sai bene cosa accadrà, mio caro burattino»

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Shirley e Nicholas si svegliarono insieme e per poco non si presero un infarto nel guardare la sveglia.
Erano le dieci del mattino ed erano cinque ore in ritardo.

Mr. Slave non li avrebbe mai perdonati.

Essendo già vestiti non dovevano nemmeno sprecare tempo a farlo.
Si precipitarono giù dalle scale e videro l'uomo con la testa fra le mani che parlava da solo con il volto totalmente rosso.

Accanto a lui c'era una bottiglia di gin per metà vuota. Era troppo presto per bere, cosa gli era successo?

Lidia si mise davanti ai due ragazzi distogliendo loro lo sguardo dalla vista di quell'uomo completamente perso nei suoi pensieri.

«Non guardatelo e non avvicinatevi, oggi non è giornata» disse accompagnandoli nella sala da pranzo per fare colazione. «Dato che per il momento Mr. Slave non è reperibile sarò io a esporvi il piano da lui ideato per la missione. Ora sedetevi che mentre mangiate ve lo dico»

Rivolse uno sguardo compassionevole a Shirley e poi ritornò la solita e fredda Lidia.
Non era del tutto malvagia come il Mezzosangue, ma non bisognava mai farla arrabbiare o sapeva distruggere qualsiasi cosa in un nano secondo.

Affrontarla all'epoca per me sarebbe equivalso a morire sette volte. Pensate che sia impossibile? Fidatevi di me, quella strega era capace di tutto.

Lidia mise sul tavolo la piantina di una vecchia fabbrica di armi abbandonata.

«Qui è dove dovrete andare» spiegò Lidia. «La vostra missione è recuperare una boccetta contenente il sangue di quello che si presume essere di Lilith, la regina dell'inferno. È piccola, della dimensione di un tubicino di colla, ma il liquido che contiene è estremamente prezioso oltre che raro»

Schioccò due dita e apparvero delle versioni in miniatura di una cinquantina di soldati che si muovevano sulla mappa come pedine. Fuori c'erano due piccoli Shirley e Nicholas.

«Ciao, piccolo me!» disse il ragazzo salutando se stesso in miniatura.

Shirley e Lidia lo ignorarono e quest'ultima continuò a spiegare.

«Vedete il loro schema? All'entrata ci sono turni di guardia lunghi dieci minuti e tra un cambio e l'altro ci sono solo trenta secondi. Troppo poco tempo per un Normale per penetrare ma abbastanza per due Creature della Notte, o quasi» Si vide il personaggio di Shirley evocare un quadrante magico. «Shirley dovrà fare un incantesimo che renda invisibili entrambi e appena li vedrete scambiarsi entrerete nella struttura. Lì ci saranno una trentina di soldati armati intorno a un grosso piedistallo contenente la fialetta. La proteggono in attesa che arrivi il loro capo, un certo Robert Hunter, il capo di un'organizzazione chiamata Cacciatori del Paranormale. Hanno intenzione di usare quel sangue per trasformare una persona ma dovremo arrivare noi prima di loro»

Shirley e Nicholas si guardarono preoccupati. La streghetta era ancora una principiante con gli incantesimi e non sarebbe durato molto.
Dovevano fare tutto con velocità e precisione e, diciamocelo, Shirley poteva anche cavarsela ma Nicholas era tutt'altro che preciso.

«Una volta dentro sostituirete la fialetta con quest'altra» Tirò fuori dalla tasca una boccetta contenente un liquido nero e viscoso che doveva essere qualcosa di molto simile allo slime. «Ci penserà Shirley a farlo utilizzando l'incantesimo di scambio. Nicholas invece dovrai prepararti alla fuga. Dovrai essere l'esca che distragga tutti mentre Shirley entra nel furgone e scappa con la fialetta»

«Un momento, e io che fine farò?!»

«Sei un vampiro, o meglio, un mezzo vampiro, ma hai comunque i suoi poteri. Sei in grado di correre a cento chilometri orari senza stancarti, riusciresti benissimo a fuggire da quelle persone»

Shirley alzò la mano. «Ma se vedono Nicholas non pensano che abbia rubato qualcosa? E quindi lo scambio sarebbe un po' inutile»

«No, dobbiamo far pensare che siano riusciti a difendere la fiala. Ma allo stesso tempo bisogna farli andare in paranoia»

«Che piano contorto» Notò Nicholas grattandosi il capo.

«Lo ha ideato Mr. Slave, io non c'entro nulla» Lidia alzò le mani rassegnata. «Voi attenetevi al piano, se riuscite a non farvi beccare sarebbe meglio»

I due annuirono e si misero nella biblioteca della villa, vasta abbastanza da contenere diecimila volumi antichi sulle Creature della Notte e il Mondo Nascosto, a ripassare il piano.

Shirley sfogliava un grimorio di magia di base, quella che stava attualmente imparando, con voracità come se volesse assolutamente assimilare qualsiasi cosa ci fosse dentro.

Leggeva, provava l'incantesimo, le veniva e andava avanti. Oppure, se non veniva, si focalizzava su di esso finché non ci riusciva e così fece per buona parte del grimorio esercitandosi soprattutto sugli incantesimi richiesti per la missione.

Si fece sera in un attimo. Mr. Slave non si era visto in giro per tutta la giornata e Shirley non poteva che esserne sollevata.
Ogni volta che vedeva suo padre veniva rimproverata o doveva subire le solite procedure di "potenziamento parsimonioso" dove le iniettavano parte di quel liquido che le aveva donato i poteri.

Si mise una divisa da combattimento che consisteva in una maglietta e dei pantaloni termici aderenti e rigorosamente neri. Poi lei ci aggiungeva un giacchino di pelle corto, senza nulla di brillante che potesse attirare l'attenzione e compromettere le missioni.
Mentre la tuta di Nicholas sembrava una muta da sub perché era un pezzo unico.
Di solito sopra ci metteva dei vestiti normali, la tuta serviva solo per proteggersi dal fuoco ed era dotata di una notevole impermeabilità nonostante il tessuto fosse morbido.

I due ragazzi entrarono nella macchina alle undici di sera precise e sfrecciarono verso la vecchia fabbrica di armi abbandonata dove si trovava il loro obbiettivo.

«Tutto bene?» le chiese Nicholas notando il suo sguardo assorto.
«Sì, tranquillo, ho solo bisogno di riflettere un po'»
«È per il fatto che vorresti... andare?»
«Sì. Pagherei oro per sfuggire a mio padre anche solo per un giorno... ma non è possibile. È ossessionato da me. Continua a rimproverarmi, a spronarmi a fare di più, a punirmi e non so sinceramente se mi voglia bene o se mi odi. Io... io non voglio un padre come lui...»

Nicholas si avvicinò alla sua fidanzata e la abbracciò dolcemente lasciando che si sfogasse.
Il conducente non poteva sentire nulla, per fortuna c'era un vetro insonorizzato che li separava e potevano parlare di qualsiasi cosa volessero.

«Shirley...» la chiamò accarezzandole la guancia mentre la guardava direttamente nei suoi occhi celesti, gli stessi occhi di Slave. «Tu sei diversa da tuo padre e lo sai bene. Sei potente, intelligente, abile e soprattutto... sei molto più gentile. Ora non dico che hai un cuore d'oro, so quanto questo ti faccia arrabbiare perché ogni volta lo prendi come un insulto, ma fidati di me se ti dico che sei migliore di quell'uomo»

La ragazza sorrise lievemente prima di dargli un bacio, ma di quella passione che cercava non trovò nulla. Nicholas si era allontanato subito dopo il primo contatto e lì aveva capito cosa stava succedendo.

Si mise una mano in fronte dandosi mentalmente della stupida mentre la macchina continuava a sfrecciare per le strade.

«Grazie, Nick, sei davvero un ragazzo fantastico. Ora però concentriamoci sulla missione»

Il fidanzato le prese dolcemente la mano e gliela baciò sorridendo. I canini aguzzi fecero capolino rendendolo buffo in quel momento. «Va bene, come vuoi tu. Basta pensieri negativi per oggi, vedrai che si sistemerà tutto»
«Lo spero, Nicholas, lo spero davvero»

La macchina si fermò. Il primo ad uscire fu il mezzo vampiro che tenne la portiera aperta alla sua dama.
Sarà stato pure un citrullo ma un po' di galateo lo conosceva.

Per prima cosa Shirley recitò l'incantesimo per rendere invisibili entrambi e ci riuscì.
Come conferma passarono di fronte all'autista facendogli delle linguacce ma lui non li vide.
Peccato, era un uomo antipatico, non quanto Slave ma si avvicinava. Era sempre arrabbiato e ogni volta prendeva apposta le buche e le strade più tortuose per infastidire i due ragazzini che non sopportava.
Ma non osava mai farlo in presenza di Lidia.
Lei lo terrorizzava a morte.

«Pronto?» gli chiese Shirley notando che stava per avvenire il cambio della guardia.
«Pronto»

Essendo invisibili potreste pensare che sarebbe stato molto semplice entrare e non farsi vedere, ma è dei Cacciatori del Paranormale che stiamo parlando e loro sanno più cose sul Mondo Nascosto di quanto possiate immaginare.
E così tutte le guardie hanno un caschetto con dei visori termici che avrebbero facilmente potuto individuare i due ragazzini.

Così Shirley non aveva solo dovuto usare un incantesimo di invisibilità ma anche uno che li nascondesse totalmente da quel tipo di radar.
Per ora erano come due fantasmi. Nessuno poteva vederli eccetto loro stessi che si potevano guardare reciprocamente anche se erano invisibili.
È una logica insolita, lo so, ma funziona così.

Approfittarono del cambio della guardia per sgattaiolare dentro e trovarono, come nella simulazione con i mini ologrammi, una trentina di guardie armate che passeggiavano attente a difendere il loro bottino che presto sarebbe stato ritirato dal loro capo: Robert Hunter, e dalla sua assistente che lo aveva aiutato a fondare l'organizzazione dei Cacciatori.

"Ora tocca a te" disse Shirley nel linguaggio dei segni.

Nicholas non lo capiva perfettamente come lei e di certo non riusciva a parlare con esso ma solo col banale alfabeto muto.
Tuttavia riusciva a intuire alcune cose.

Fece un "ok" col pollice alzato e scattò in azione.

Con la sua velocità da vampiro raggiunse la teca dove era stata riposta la fialetta e iniziò pian piano ad alzarla ma subito scattò l'allarme.

A quello non avevano pensato.

«Al diavolo la precisione!» disse Nick a denti stretti.

Gettò via la teca e prese la fialetta. Immaginate lo sguardo stupito delle guardie nel vedere una boccetta piena di liquido fluttuare nel nulla.

«Dobbiamo andare!» gridò Nicholas alla ragazza che si mise una mano sulla fronte disperata.

Quel ragazzo era un citrullo a tutti gli effetti oltre che a un ingenuo.

Corse da Shirley evitando tutte le pallottole e la prese in braccio senza nemmeno darle la possibilità di creare un portale per andarsene.
Ormai aveva preso l'iniziativa e nulla poteva fermarlo.

Fece un balzo di tre metri ed atterrò sopra una balconata con i muri fatti interamente da finestre infrangibili.
Provò a romperle ma erano a prova di vampiro.
Allora lasciò giù Shirley nella speranza che lei potesse portarli fuori di lì ma non riusciva a concentrarsi per fare un portale.

L'ansia del momento la mandava in confusione.
Non era come Lidia, non sapeva azzerare le sue emozioni come lei.

Si sentì un lento applauso provenire da sotto e videro un uomo dai capelli ramati vestito con uno smoking bianco.
Se si guardava da più vicino, sul taschino aveva una spilletta dorata a forma di C.
Lo stesso valeva per la sua giovane assistente che invece indossava un camice bianco e si guardava intorno freneticamente in cerca della fiala.

«Ma che bravi, davvero bravi» disse l'uomo smettendo di applaudire. «Siete riusciti a rubare la fiala, ma ora come farete ad uscire?»

Nicholas e Shirley rimasero nella balconata cercando di non fare il minimo rumore.
La situazione era delicata e se li avessero individuati avrebbero sparato a vista.

L'uomo si voltò verso la sua assistente. «Virginia, segna sul rapporto che Slave ha ora due soldatini codardi. Oltre che traditore è persino un vigliacco! Non mi stupisce che lo siate anche voi, ragazzini»

Robert Hunter sapeva di Shirley e Nicholas, aveva le sue spie all'interno del laboratorio di Slave che gli riferivano qualsiasi cosa facesse o pianificasse.

La dottoressa cominciò a scribacchiare velocemente sulla sua cartellina. «Fatto, signore» disse con una vocina stridula e timida.

L'uomo si voltò per un attimo verso la balconata e sorrise soddisfatto di averli individuati.
Vedeva le loro ombre proiettate sui muri.

«Forza ragazzi, scendete e ridatemi il giocattolino. Da bravi... forza» li incitò.

Shirley tentava freneticamente di evocare un portale mentre Nicholas faceva silenziosamente il tifo per lei. Non potevano rimanere bloccati lì! Non con quei Cacciatori che li avrebbero analizzati in laboratorio o peggio, dissezionati.

«Signore, vuole che mandi le guardie?» chiese l'assistente.
«No, dottoressa Hoover, va benissimo così. Voglio che siano loro ad avvicinarsi. Sono come dei cervi impauriti, ricorda, loro fiutano la paura... e non solo»

La strega continuava a fare tentativi su tentativi ma nessuno di questi riusciva nel suo intento.
Allora Nicholas la prese per le spalle e la scrollò.

«Guardami, Shirley, devi guardarmi negli occhi. Tu sei Shirley Slave e un giorno sarai la strega più potente del mondo, te lo assicuro. Ora calmati, prendi un grosso respiro e concentrati. Nessuno ti sta correndo dietro, be' non ancora, ma non importa. Elimina tutti i pensieri che hai nella mente e concentrati»

La ragazza annuì decisa, prese un grosso respiro e ci riprovò. Nel creare un portale l'incantesimo che li rendeva invisibili si assopì lentamente.

«Eccovi qua!» disse Robert Hunter aprendo le braccia come se volesse abbracciarli.

Ma i due non erano intenti a rimanere.
Shirley riuscì ad aprire un portale sotto agli occhi stupiti di tutti e prima che se ne andasse si affacciò alla balconata e guardò Robert Hunter dritto negli occhi.

«Mio padre potrà pure essere un traditore bastardo che non sa gestire la rabbia, ma tu... tu lo superi di brutto» lo insultò con un sorrisino di scherno e gli lanciò la fialetta finta che si spezzò a contatto con lo smoking dell'uomo sporcandoglielo di nero.

Entrò nel portale seguita da Nicholas e si ritrovò davanti alla macchina con cui erano venuti.

Non riusciva ancora a creare portali che la portassero molto lontana quindi aveva optato per finire lì.

Entrarono di corsa con la fialetta in mano e ordinarono all'autista di partire in fretta.

Si ritrovarono ben cinque macchine alle calcagna che stavano sparando nella loro direzione.
Il vetrino di dietro era stato danneggiato del tutto e i due erano stati costretti ad abbassarsi per cercare di proteggersi coi sedili.

Erano Creature della Notte ma non erano immuni a quei proiettili progettati proprio per loro.

Un proiettile colpì la nuca dell'autista che morì sul colpo lasciando che la macchina sbandasse.

«Tieniti forte, Shirley!» gridò Nicholas avvolgendo la ragazza col suo corpo.

La macchina sbandò fuori strada e si ribaltò tre volte prima di fermarsi.

Al suo interno, in quel momento, vi erano un cadavere e due corpi incoscienti.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

«Vuoi giocare, Eddy?» chiese una piccola Shirley di appena dieci anni.

Il bambino davanti a lei, un piccolo fagottino di due anni dai capelli biondi come quelli della madre e dai caldi occhi blu con delle pagliuzze castane, rise felice applaudendo con le sue manine.

Shirley lo prese in braccio e se lo mise davanti, sopra alle sue gambe incrociate, e iniziò a giocare con lui costruendo una fattoria con i Lego Duplo che avevano preso al fratellino per il suo compleanno.

«Shasha» ripeteva il bambino mentre sbatteva un mattoncino contro un povero cavallino di lego.

«Sì, sono io Shasha»
«Shasha!»
«Che c'è?»

Il piccolino le sorrise e le diede un bacio bavoso sulla guancia.

«Ew Eddy!» ridacchiò la bambina asciugando la bocca del fratellino con un fazzoletto.

Il piccolino si alzò traballante facendo attenzione ai mattoncini per terra e uscì dalla cameretta dirigendosi verso la cucina da dove provenivano due voci litiganti.

Shirley corse a prenderlo, sapeva quanto potevano diventare violenti i suoi genitori quando litigavano, specialmente suo padre, e non voleva che accadesse nulla al suo caro Eddy.

Lo prese in braccio e si girò per andare verso la cameretta ma non riuscì a fare a meno di ascoltare il discorso dei suoi genitori.

«Ha solo dieci anni! Non puoi volerle fare questo! Ma che ti prende?» chiese la madre singhiozzando.
«Lei starà con me, hai capito? Ha del potenziale. Potrebbe diventare l'erede del mondo intero! Io potrei dominarlo! Hai visto, il mio piano sta funzionando»
«Smettila! Smettila Jonathan! Non puoi farlo! È tua figlia»
«Tu non capisci. Nessuno mi capisce! Sei inutile proprio come Fred. Quel lurido traditore ha quasi mandato a monte tutto quanto!»
«Amore, smettila di parlare così. Spaventi i bambini e spaventi anche me. Perché sei cambiato così tanto? Tu eri un uomo dolce e amorevole. Cosa ti ha fatto tuo padre, Jonathan?»
«Mi ha aperto gli occhi e io farò lo stesso con Shirley»
«No! Non te lo permetterò!»

Slave tirò fuori una pistola da sotto la giacca.
Shirley si accorse di quel suono che aveva spesso sentito nei film e corse nella sua camera per nascondere suo fratello nella piccola tenda-igloo dove erano solito giocare agli eschimesi di tanto in tanto.

«Rimani qui. Io tornerò tra poco» sussurrò Shirley.

Il piccolo Eddy non voleva che lo lasciasse solo e iniziò a piangere.
La bambina lo prese in braccio cullandolo mentre cercava di calmarlo.

«Tranquillo Eddy. Non succederà niente»

Ma persino lei faceva fatica a crederlo. Nell'ultimo periodo suo padre era diventato totalmente un'altra persona.

Un tempo era dolce, gentile, simpatico e amorevole. Li portava al lago ogni fine settimana ed era sempre disposto a giocare insieme a Shirley e Eddy appena ritornava da lavoro, ma quei tempi erano finiti.

Suo nonno, il padre di suo padre, era uno scienziato e aveva voluto che Slave seguisse la sua stessa strada. Così l'uomo si era laureato ma invece che lavorare nel laboratorio di famiglia si era innamorato, aveva avuto dei figli e aveva iniziato a lavorare come impiegato in un posto che lo pagava abbastanza da permettersi una casa in un piccolo condominio svizzero.

Ma il nonno, furioso con lui, gli aveva fatto sicuramente qualcosa perché era impossibile che di punto in bianco fosse cambiato così radicalmente.

Ormai il vecchio era morto e aveva lasciato tutta la sua eredità al figlio nella speranza che la usasse con lo scopo di far progredire la scienza.

Così Slave aveva formato, insieme a Robert Hunter e alla dottoressa Virginia Hoover, suoi colleghi che lavoravano nel laboratorio di suo padre, un'organizzazione in grado di sfruttare le creature del mondo nascosto per cercare di trovare delle cure a delle malattie come il cancro.

Ma ben presto la sua sete di potere aumentò e pochi mesi dopo fece costruire un'Accademia per formare dei soldati dal quoziente intellettivo superiore alla media e quel giorno era venuto da sua moglie per mostrarle fiero il suo progetto, ma lei lo aveva rinnegato.

Shirley andò in cucina furiosa. «Lascia stare la mamma!» urlò correndo verso di lui.
Slave la strattonò per il braccio. «Eccoti finalmente»
«Jonathan! Lasciala stare!» urlò sua madre.

Lui le tirò la pistola sulla tempia e la donna cadde a terra svenuta.

«Mamma!» urlò Shirley singhiozzando.
Slave rivolse uno sguardo folle a sua figlia. Gli occhi iniettati di sangue la stavano terrorizzando a morte. Ma cosa era successo a suo padre?
«Non avere paura. Dopo che avrai ricevuto lo stesso trattamento che mi fece mio padre per rimuovere tutti i ricordi superflui... sarai una persona migliore»

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Shirley si risvegliò di soprassalto con le lacrime che le scendevano copiose sulle guance.

Lidia le mise una mano sulla fronte misurandole la temperatura con un incantesimo e in quel momento la streghetta si accorse di essere nell'infermeria del laboratorio di suo padre.

Nel lettino di fianco a lei c'era Nicholas, con la testa e il busto fasciati perché aveva protetto la ragazzina col suo corpo.

«Nick» sussurrò portandosi una mano alla bocca.

«Tranquilla, starà bene» la rassicurò Lidia.
«Ma cosa è successo?»
«Avete subito un grave incidente mentre fuggivate. Il conducente è morto mentre guidava lasciando che la macchina si ribaltasse fuori dalla strada con voi dentro. Nicholas ti ha protetta ma siete stati feriti entrambi dall'impatto» La strega si alzò in piedi rimettendosi i guanti di pelle. «Per fortuna vi stavo tenendo d'occhio e appena ho visto la scena vi ho aiutati. Chiunque fosse su quelle macchine è morto, questo è poco ma sicuro»

Shirley aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Non riusciva a concentrarsi sul discorso si Lidia, ormai la sua testa era invasa da ricordi che credeva avere perduto per sempre.

Le erano ritornati perché era stata a digiuno e perché quando aveva mangiato suo padre non le aveva messo nessuna sostanza nel piatto.

Quindi tutto quello che aveva visto era vero e soprattutto... lei aveva una madre e un fratellino.

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