Split

Blacksteel21 द्वारा

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Brooklyn. Le vite di un gruppo di giovani ragazzi si intrecciano nella città piena di luci mentre cercano di... अधिक

1. Stranger in a Strange Land
2. Upper than You
3. Hypnotic
4. Damage
5. Vanishing Point
6. Tragically in love
7. Crime and medicine
8. Two sides of an argument
9. Our way to fall
10. Loveless, heartless, shameless
11. Disorder
12. The Reason Why
13. Black Heart
14. You don't know me
15. Open Wound
16. You, me and the other people
17. Long-lasting
18. Trick or Treat
19. Reckless
20. Another way to hurt yourself
21. Despair
22. The other side
23. Useless
24. Sweet Loneliness
25. Devil's in detail
26. Special Needs
27. Alive
28. Wrong Technique
29. Sinner
30. All you can hate
31. Our Waterloo
32. Rebel Yell
33. Burning Fire
34. Please stay with me
35. The end is the beginning
36. Welcome Home
37. Remedy
38. Deal
39. Surrender
40. In memory of us
41. Too much to loose
42. Everytime we lose
43. These memories
44. War of Worlds
45. Blind Trust
46. Time after time
47. Fuel to fire
48. Fight, fight, fight
49. Is what it is
50. Push
51. Bitter
52. In time
53. The eventual truth
54. Lost and Found
55. Into your arms
56. A way to follow
57. Let them free
58. Can you ever forgive me?
Epilogo

59. The life round here

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Blacksteel21 द्वारा

"Judicia Dei sunt ita recondita ut quis illa scrutari nullatenus possit:"
gli scopi di Dio sono cosi' astrusi che nessuno puo' scrutarli. Cicerone

AIDEN

Keno era stato ferito.

Non riuscivo ancora a capacitarmi della cosa mentre tornavo in piedi e percorrevo a passi agitati l'intero perimetro del padiglione. Che diavolo poteva essere successo? Eravamo al letto insieme un minuto prima, poi quella telefonata e la voce rotta di Noah. Mi ritrovai a guardarlo di nuovo

- N-non capisco ... perché avrebbero dovuto sparargli? Chi è stato? Io ... perché è scomparso senza dirmi niente?

Ero confuso e agitato, volevo soltanto vedere Keno immediatamente, ma non me lo permettevano ancora.

- Te l'ho detto, l'ho trovato in spiaggia ed è svenuto prima di potermi spiegare. Ha detto soltanto che gli altri erano annegati ...

- Chi? – chiesi ancora, sempre più trafelato – che cazzo di storia è questa?

Noah era smarrito almeno quanto me, lo vidi scuotere la testa – Non ne ho idea, Aiden. Mi dispiace, non posso esserti utile. Devi stare calmo, ok? L'operazione è andata bene e potrai vederlo presto. Non è tutto quello che conta?

L'unica nota positiva in una nottata da incubo. Era così che si era sentito Keno mentre io lottavo tra la vita e la morte? No, molto peggio, pensai, il suo dolore si era protratto per mesi e mesi, sorretto dal pensiero terribile che non mi sarei più svegliato. Sentivo un groppo in gola che mi impediva quasi di respirare.

- Grazie ... - parlai a fatica – per essere stato lì al momento giusto. Se non lo avessi soccorso in fretta, lui forse adesso non sarebbe ... forse non lo avrebbero neanche trovato in tempo e lui ...

Non volevo pensarci, non osavo mettere a voce quei pensieri. Era troppo. Sentii la mano di Noah sulle mie spalle in una stretta che avrebbe dovuto darmi conforto. Dovevo fare un profondo respiro e calmarmi un attimo, perché Keno era sempre stato forte per me e io non potevo mostrarmi come l'essere terrorizzato e piagnucolante che ero.

- C'è tua madre, sta venendo di qua, forse ha notizie di Keno.

Lei era appena apparsa sul fondo del corridoio, notai immediatamente che aveva messo il camice verde da lavoro e che sembrava più trafelata di quanto non lo fosse prima.

- Mamma? Che c'è?

I suoi occhi erano puntati su Noah – C'è stata una brutta sparatoria in centro, stanno portando molti feriti qui. E' un'emergenza e stanno richiamando il personale.

L'altro non se lo fece ripetere due volte – Certo, corro subito in corsia.

Una sparatoria? Non riuscivo più a credere a quello che sentivo. Noah era corso via in fretta, mentre mia madre si affiancava a me e mi stringeva tra le braccia.

- Tesoro, mi dispiace ... non posso rimanere qui, serve il mio aiuto giù. Ho lasciato un messaggio sulla segreteria di Andrew, sono certa che verrà presto, così non dovrai rimanere qui da solo. Cerca di non preoccuparti troppo, Keno sta bene, ho parlato con i medici, tra poco lo sposteranno dove potrai vederlo. Fatti forza, devo correre.

Mi diedi un bacio veloce prima di sparire oltre il corridoio. Il via vai di medici si fece serrato nel giro di pochi minuti. Mi sentivo talmente confuso che per un attimo mi estraniai dal mio stesso corpo, non avevo niente con me, la chiamata di Noah mi aveva terrorizzato così tanto che non avevo neanche pensato di prendere con me il cellulare. Ero tagliato fuori da qualsiasi cosa stesse succedendo nel mondo esterno, mentre allo stesso tempo non mi permettevano di vedere Keno.

Fu un'ora lunga e terribile, vidi barelle di feriti sfrecciare da una sala operatoria all'altra e fu soltanto dopo un tempo incalcolabile che finalmente venni raggiunto da un'infermiera. Scattai in piedi, dimenticando per un attimo che non potevo ancora muovermi tanto in fretta, infatti fui costretto a reggermi al muro e ad afferrare la stampella.

- Sei Aiden, vero? Il figlio di Camille?

Annuii – Posso vedere Keno? Può portarmi da lui, per favore?

- Vieni. Si è svegliato da poco e ha subito chiesto di te. Avrà bisogno di un po' di cose per la sua degenza.

- Me ne occuperò io – ero trafelato, volevo soltanto vedere che stesse bene con i miei dannati occhi.

- Hai dieci minuti. Dopo deve essere sentito dagli agenti ... non so cosa sia successo, ma hanno parecchia fretta di parlare con lui.

Non l'ascoltavo neanche, lasciai che la donna aprisse una porta dall'altra parte del corridoio, poi mi fiondai dentro e corsi da lui.

Era pallido come non lo avevo mai visto e vederlo lì era straziante. Il mio cuore batteva talmente in fretta da sembrare un martello penumatico nelle mie orecchie.

- K-keno, mi hai fatto prendere un colpo, dannazione.

Era più forte di me, volevo abbracciarlo a tutti i costi, ma non potevo rischiare di fargli male. Così mi limitai a stringere la sua mano nella mia, mentre mi abbassavo per baciargli la fronte e stringergli il viso. Lui era immobile e il suo viso esprimeva un terribile dolore che non aveva nulla a che fare con la ferita. Mi strinse forte la mano e si aggrappò alle mie spalle per tenermi ancora lì.

- M-mi dispiace ... ho fatto una cosa tremenda, Aiden.

- Che cosa stai dicendo? I-io ... Noah mi ha chiamato nel pieno della notte, dicendomi che ti avevano sparato.

Keno scosse la testa, vidi il panico nei suoi occhi – E' colpa mia. Ho provato a fermare Callum ... lui mi ha telefonato dicendo che sarebbe andato via con il suo ragazzo, che dovevano lasciare la città per un po'. Quel tipo e-era un criminale, Callum aveva anche raccolto delle prove che lo avrebbero incastrato ... io volevo solo aiutarlo. Volevo farlo ragionare.

Niente di tutto quello aveva senso per me, ma lo shock di Keno era così evidente da terrorizzarmi.

- E' stato il suo ragazzo a spararti?

Annuì a fatica. La preoccupazione stava lasciando il posto ad una rabbia sorda dentro di me.

- Che cazzo ti ha detto la testa? Sei scappato da casa per andare ad incontrare quei tipi? Perché non mi hai detto niente? Ti sei chiesto che cosa diavolo sarebbe successo se quel bastardo ti avesse colpito da un'altra parte? O se Noah non ti avesse seguito in spiaggia e tu fossi rimasto lì da solo a dissanguarti per ore e ore fino a crepare! Che cosa avrei fatto io dopo, Keno?

Mi sollevai da lì in fretta, soltanto pensare a quell'ipotesi mi faceva tremare. Stavo davvero male ormai, avevo bisogno di sedermi di nuovo.

- Lo so, non avrei dovuto. N-non volevo farti passare questo ... i-io non potevo immaginare che sarebbe finita così. Non avrei mai voluto che Callum ...

La sua voce si spezzò, lo guardai negli occhi per scoprire che c'era dell'altro.

- Keno, cos'è successo? Dov'è Callum? Noah ha parlato di gente annegata in mare ...

Non volevo crederci. Come poteva un ragazzo della nostra età morire in quel modo?

Lui faceva fatica a parlare, avevo lo sguardo perso e le mani ancora protese verso di me. Le afferrai e le strinsi alle mie.

- Dopo che Alencar mi ha sparato Callum ha provato a fermarlo ... lo ha colpito credo, lo ha ucciso in qualche modo. I-io ero a terra, stavo malissimo, ma li ho visti ... Callum ha trascinato il suo cadavere verso la riva. Si è suicidato ed è tutta colpa mia. Se non gli avessi chiesto di vederci ... lui adesso sarebbe ancora vivo.

Rabbrividii. La mia mente si rifiutava di processare quanto avevo appena sentito. Strinsi Keno contro il mio petto e mai prima di quel momento mi sentii tanto responsabile per lui. Aveva bisogno di me, perché capii che quella volta la sua forza spaventosa sarebbe venuta meno. Mi stava mostrando la sua fragilità e toccava a me prendermi cura di lui adesso.

- Andrà tutto bene ... tu non potevi saperlo. Hai soltanto provato a fare la cosa giusta per il tuo amico. Tenevi a lui ... volevi solo il suo bene. – parlavo a fatica, con Keno stretto contro il mio petto ed il suo corpo che tremava.

- A-avrei potuto perderti di nuovo ...

Non volevo pensarci, provai a sorridere. Volevo che vedesse la speranza sul mio viso, che si rincuorasse con quella visione

- Ma non è successo. Tu sei qui e io sono qui e siamo qui insieme – tentai di ridere davvero, ma non so se ci riuscii – e a quanto pare ci siamo proprio affezionati a questo ospedale. Il personale è così gentile e preparato. Credo che dopo lascerò una recensione da cinque stelle.

Dovevo sdrammatizzare di fronte agli occhi gonfi e intrisi di lacrime di Keno. Era distrutto.

Iniziai ad accarezzarlo piano, poi scesi a baciarlo. Non c'era cura più bella, pensai, mentre sentivo le sue labbra schiudersi per me e la sua lingua sfiorare appena la mia. Dovevo trovare la forza di reagire, Keno era vivo e stava bene. Era tutto ciò che contava e doveva bastarmi. Non potevo permettere alla mia mente di vagare oltre fino a quando ero lì.

Poi la porta della stanza si aprì improvvisamente. Mi ritrovai a fare un balzo indietro, con il cuore in gola per il disagio. L'infermiera che mi aveva lasciato vedere Keno era tornata, sembrava piuttosto in imbarazzo, ma assunse in fretta un'aria professionale quando si rivolse a lui.

- Gli agenti insistono per parlare con te. Ti senti abbastanza in forze? Devo farli accomodare.

Vidi Keno annuire con convinzione, ma poi i suoi occhi tornarono su di me. Non voleva lasciarmi andare e neanch'io volevo lasciare lui a dirla tutta.

- Tornerai?

- Solo il tempo di passare a casa a prendere la tua roba e sarò subito qui. Promesso.

Andai a baciarlo di nuovo, incurante della presenza dell'infermiera dietro di noi.

- Racconta tutto quello che devi ... - dissi in un sussurro, prima di lasciare la sua mano.

- E' quello che intendo fare.

Andai via da lì a malincuore. Non potevo negare che quella vicenda mi aveva scosso a livelli così profondi da fare fatica perfino a riordinare i miei pensieri. Callum era morto ...

Ero talmente perso nei miei pensieri da non notare l'arrivo di Andrew alle mie spalle. Mi voltai, rincuorato di poter finalmente parlare con qualcuno che non avesse passato una serata infernale, ma mi bastò guardarlo in viso per capire che mi ero sbagliato. Andrew era perfino più sconvolto di me, il suo viso era pallidissimo e stanco, la camminata svelta e nervosa, di chi aveva bevuto troppi caffè e fumato troppe sigarette in un lasso di tempo brevissimo.

- Andrew ...

- Cos'è successo? Ho trovato il messaggio di tua madre e sono corso qui – mi incalzò, prima ancora che avessi potuto formulare poche parole sensate.

- Keno ... gli hanno sparato, ma è fuori pericolo – dissi in fretta e sentivo che respirare risultava già più semplice – tu sembri a pezzi, che cosa diavolo è successo? Stanno portando una marea di feriti, c'è stata una sparatoria in centro ... io non ho neanche il telefono, sono completamente tagliato fuori dalla civiltà. Che cosa ne sai?

Il suo viso si era incupito ulteriormente, era chiaro che le brutte notizie non fossero finite lì per noi.

- C'è stato uno scontro in un club. Sono morte delle persone ... - qui fece una lunga pausa dolorosa – e il fratello di Levin è stato preso. L-l' ho dovuto lasciare con i suoi genitori, sono corsi dal loro avvocato ... io ... ho un mal di testa che mi sta uccidendo.

In quel preciso momento raggelai nel realizzare che Levin ed Andrew dovevano ancora apprendere la notizia della morte di Callum. Qualcosa nel mio viso dovette allarmare Andrew, lo vidi fermarsi davanti a me, scrutarmi con attenzione.

- Che c'è? Che altro c'è, Aiden?

Lacrime amare solcarono il mio viso, pensai che ironicamente la vita sembrava accanirsi proprio contro quelli che lo meritavano di meno, contro chi aveva già sofferto troppo e per troppo tempo. Mi asciugai le lacrime con un gesto rabbioso del braccio, mentre Andrew mi afferrava più saldamente per le spalle.

- Callum è morto stanotte. Si è ucciso.

Lui non ebbe neanche la forza di parlare. Vidi il mondo crollargli addosso ancora una volta, ma non era rimasto nulla del vecchio Andrew in quello sguardo risoluto, quasi di fuoco ormai. Capii che qualsiasi brutta notizia non lo avrebbe terrorizzato, capii che quello che avevo davanti era un uomo che aveva combattuto guerre ben più terribili di quelle. Ed ero certo che avrebbe fatto di tutto per tirare fuori Levin da quell'orrore.

Si ricompose in fretta invece, mi sembrò che fosse pronto a combattere ancora più di prima.

- Devi tornare a casa a prendere un po' di cose per Keno, immagino. Andiamo subito, poi dovrò tornare da Levin.

Non obiettai, gli andai dietro quasi ipnotizzato da quell'uomo che un tempo avevo creduto di conoscere bene, ma che adesso si stava rivelando qualcosa di totalmente nuovo.

Era stato l'amore per Levin a renderlo così? O forse l'amore di Levin? Probabilmente entrambe le cose. Anche Keno era cambiato ... ero stato io a condizionare ogni suo comportamento? Ero stato davvero capace di inspirare anche cose positive in qualcuno?

- Andrew, io sono fiero di te. – lo dissi di getto, quando ormai avevamo raggiunto gli ascensori che ci avrebbero portato ai parcheggi.

Il suo sguardo era smarrito, non si aspettava niente del genere da me, capii.

- Non stai scappando, sei rimasto qui per prenderti cura di un'altra persona e nonostante la paura non andrai via. Non sei mai stato più umano di così.

- E più vulnerabile ... - la sua voce era bassa, quasi spezzata. Aveva addosso il peso del mondo e quel piccolo cedimento era tutto ciò che poteva permettersi. Lui non poteva crollare o si sarebbe portato dietro macerie che avrebbero investito anche Levin.

- Gli starò accanto, farò di tutto ... starà bene, lo farò stare bene anche a costo di investire tutta la mia dannata vita in questo progetto.

Capii che lo avrebbe fatto sul serio. Era pronto a camminare a piedi nudi nelle fiamme dell'inferno pur di riportare Levin fuori da quell'incubo infinito.

LEVIN

Mi ero perso di nuovo. L'estraniamento poteva essere durato pochi istanti o forse ore intere, ma lentamente il volume del mondo stava tornando alto, si scontrava violentemente contro i muri che si erano sollevati in automatico e che adesso scivolavano giù, incapaci di tenermi dentro anche per un solo istante in più.

Mi ritrovai ancora e sempre lì, alla centrale di polizia, con il viso rotto dalla disperazione di mia madre e il passo pesante e agitato di mio padre davanti agli occhi.

- Che cosa abbiamo fatto di male? Che cosa abbiamo fatto di male? – i singhiozzi di mia madre erano una litania bassa e costante, quelle parole bruciavano come fuoco sulla carne. Nessuno riusciva a rispondere, perché nessuno aveva una risposta per quella domanda.

Scattai in piedi, avevo bisogno di respirare e forse anche urlare. Non era normale il modo in cui deviavo i pensieri, portandoli lontano dal dolore, fino quasi a rinnegare quello che avevo vissuto fino a poche ore prima. Continuavo ad estraniarmi come a voler dimostrare che quella non poteva essere la realtà dei fatti, spingevo via la verità e gli impedivo di entrare nella mia pelle, di contaminare ogni cellula del mio corpo fino a spezzarmi. Era una lotta snervante e inutile, prima o poi il dolore della realizzazione sarebbe arrivato comunque e con la forza di un'esplosione atomica mi avrebbe spazzato via dalla terra.

Yael non c'è più.

Lo avevo pensato, avevo quasi urlato quelle quattro parole nella mia mente come se avessi voluto sentire meglio il dolore che quel pensiero doveva portarsi dietro. Non stava succedendo niente, doveva esserci qualcosa che non andava dentro di me. Dovevo accettare la verità ed il dolore, dovevo piangere e stare male come mia madre, come mio padre e chiunque avesse perso una persona importante.

Non funzionava, era come se la mia stessa mente si rifiutasse di credere che tutto quello fosse successo sul serio.

Yael è morto e tuo fratello è in carcere con accuse pesantissime a suo carico.

Riprovai ancora e ancora a ripetere quelle parole nella mia mente, ma più le ripetevo più sembravano perdere senso e sfumare in un ritornello che portava i miei pensieri altrove. Eppure non pensavo a niente.

Mi estraniai di nuovo.

Passò del tempo, il dolore non arrivava e alla fine vennero degli agenti per parlare con noi. Stavano parlando con mio padre, mentre mia madre stringeva la mia mano e piangeva, disperata. Non riuscivo a concentrarmi sulla conversazione, capii soltanto che mio padre era di nuovo furioso e mia madre sempre più distrutta dai singhiozzi.

- Anche in queste condizioni si rifiuta di vederci ... vuole vedere solo te

Mi misi in piedi di nuovo e seguii in automatico i due poliziotti.

- Dii a tuo fratello che il nostro legale sta arrivando. Ricordagli di non parlare se non in sua presenza. Hai capito, Levin? – mio padre parlava concitatamente, stava ancora cercando di salvare il salvabile, senza capire che ormai tutto era andato in fumo. La sua posizione ci aveva fornito trattamenti di vantaggio, ci aveva spianato molte strade, macchiando anche la sua figura di politico integgerimo. Non lo era più, i suoi stessi figli avevano sancito la sua lenta e continua discesa verso il baratro.

Annuii soltanto, tutto sembrava scivolarmi addosso ormai. Perfino ritrovarmi nella stessa piccola stanza in cui Kai era tenuto sotto manette e controllato a vista non provocò nulla in me. Ero freddo e distante come se fossi anch'io rimasto ucciso in quella sparatoria.

- Finalmente lo avete mandato a chiamare! Ve la siete presa comoda, figli di puttana – commentò mio fratello con il suo solito tono spavaldo, di chi non temeva nulla. Vidi i poliziotti trattenersi a stento dal picchiarlo, ma non ero certo che quel trattamento pacato gli sarebbe stato garantito anche in carcere.

- Adesso andatevene a fare in culo e fatemi parlare con mio fratello.

- Non ce ne andremo da qui. – ribatté uno degli uomini.

- Ah, no? Come se non sapessi che qui dentro è pieno zeppo di telecamere! Andate a spiarci dal vostro buco. Sono ammanettato, cazzo. Cosa pensate che potrebbe succedere? Non sono il fottuto Houdini!

Alla fine cedettero ed io andai a sedermi sull'unica sedia disponibile. Gli occhi di Kai erano ancora intrisi di sangue, i suoi vestiti sporchi e strappati, aveva un lungo graffio sul viso e un occhio nero che non avevo notato prima.

- Questo? E' un bel regalo dei nostri poliziotti – si indicò il viso, poi rise, sprezzante come sempre – li abbiamo liberati del più grosso spacciatore e pezzo di merda della città, ma ehi, invece di ringraziarmi mi pestano e vogliono mettermi dentro! Ecco cosa si ottiene dal fare il lavoro sporco, quello stesso lavoro che avrebbero dovuto fare loro! – la sua voce salì di un'ottava, stava fissando la telecamera per meglio imprimere la forza del suo messaggio.

Non dissi nulla, non sentivo nulla. Non provavo pena per quel ragazzo che avevo davanti. Avevo combattuto così duramente per sottrarlo da carcere che adesso mi sentivo semplicemente svuotato di ogni cosa. Avevo fallito su tutti i fronti, non c'era una sola cosa che non fosse andata di merda quella notte. Morti e sangue.

- Ehi, sei qui?

Annuii stancamente.

Kai sembrava aver recuperato la calma, qualcosa nel mio viso doveva averlo preoccupato, lo vidi agitarsi ma in un modo completamente diverso da prima. Sembrava combattere contro dei demoni che avevo conosciuto bene anche io.

Sensi di colpa.

- L-lui è morto proprio come ha vissuto. Ha sempre fatto il cazzo che voleva, sempre libero, sempre senza paura ... ha scelto lui come finire la sua vita e so che nel suo modo distorto di vedere le cose lo avrebbe trovato anche poetico.

E tu che cazzo ne sai delle paure degli altri, avrei voluto chiedergli. Che cazzo può esserci di poetico nel crepare a vent'anni. Eppure rimasi in silenzio.

- N-non lo dimenticheremo ... così forte, così coraggioso ... cazzo, non ho mai conosciuto nessuno come lui. E so che fa male, so che ti distrugge dentro, big bro. Ma tu sei libero, tu meriti una vita diversa da quella che abbiamo avuto io e lui. Tu ti sei tirato fuori in tempo.

Voleva essere una consolazione, capii, quelle parole che avrebbero dovuto pacificare i miei sensi di colpa, in realtà, forse avrebbero dovuto lenire il suo, di dolore. Anche quelli come Kai piangevano, si stava piegando davanti a me come un bambino che lotta strenuamente contro le lacrime per paura di apparire vulnerabile. Non ce la fece, pianse a lungo, si disperò, capii che stava piangendo per la sorte che si era scelto, per il carcere che lo attendeva, ma, più di ogni altra cosa, stava piangendo Yael.

C'era un blocco dentro di me, il dolore opprimente intorno alla figura di mio fratello non mi toccò, ancora una volta sembrava avviluppare ogni cosa, eccetto me.

- Nostro padre mi ha detto di dirti che l'avvocato sta per arrivare. Non dire nulla di inappropriato senza prima aver parlato con lui. – dissi soltanto

- Me ne fotto del nostro avvocato! Non lo voglio il nostro fottutissimo avvocato! Dii pure a quei due che me la caverò senza di loro così come ho sempre fatto! Non ho bisogno della loro misericordia di merda! Che mi dimentichino una volta per tutte. Non sono più loro figlio!

L'urlo rabbioso di Kai squarciò l'aria, tanto da sancire la fine della nostra conversazione e il rientro dei poliziotti che avevano atteso fuori.

- E a te che cazzo ti prende? N-non ti riconosco neanche

Lo guardai dritto negli occhi – Sono stanco

Fu tutto ciò che riuscii a dire, nessuna parola che conoscevo avrebbe potuto descrivere esattamente il vuoto che sentivo dentro di me.

Uscii subito dopo, avevo detto quello che dovevo e adesso avevo soltanto voglia di andar via da lì, lontano dal caos della centrale, dalle urla di mio fratello e dal pianto incessante di mia madre. Con sorpresa, notai che Andrew era davvero tornato in fretta e furia dopo la chiamata di Camille. Gli andai incontro, lo strinsi forte tra le mie braccia come se fosse l'unico punto fermo in un universo caotico e crudele. In realtà lo era.

Lui mi strinse con altrettanta forza, rimasi un attimo lì a godere del suo profumo familiare e confortante. Leniva tutto. Soltanto un attimo dopo ricordai che doveva essere stato chiamato per una ragione in particolare, così mi sganciai dal nostro abbraccio e lo guardai

- Cos'è successo? Che problemi aveva Camille?

Andrew mi diede le spalle quasi casualmente, ma allungò un braccio indietro, pronto ad accogliere la mia mano nella sua. Mi stava portando lontano dalla calca, verso i bagni alla fine del corridoio.

- Andrew?

Ecco che tornavo a sentire qualcosa, il mio stomaco si stava risvegliando, così come il mio cuore sembrava essere tornato in vita.

- Hanno sparato a Keno stanotte, sono stato in ospedale per aiutare Aiden a gestire la cosa.

- A Keno? Hanno sparato a Keno? Come? – ripetei quelle informazioni nella speranza di trovare un senso al tutto. Cosa diavolo era successo quella notte per stravolgere anche la vita di Keno ed Aiden?

- Lui è stato coinvolto in una tragedia... l'importante è che adesso stia bene. Guarirà, è stato trovato in tempo e l'operazione è andata bene.

Ero confuso, avevo mille domande in testa e l'impressione che ci fosse di più oltre quello che Andrew aveva detto. Lo guardai in attesa, cominciavo a sentire addosso il peso del suo sguardo che si faceva ogni istante più pressante, come se stesse cercando delle parole che non trovava, qualcosa per rendere quella conversazione meno terribile e straziante.

- Non so come dirtelo, Levin. Non vorrei mai darti notizie del genere ... giuro che ti aiuterò a portarne il peso in tutti i modi che conosco, ma non c'è altro che possa fare purtroppo

Senza rendermene conto stava stringendo le mie mani nelle sue da chissà quanto tempo, quella presa divenne improvvisamente più salda mentre si faceva ancora più vicino e la sua voce diventava bassa, cauta.

- Ieri notte Alencar ha sparato a Keno ... c'era anche Callum lì, non so cosa sia successo di preciso, ma pare che Callum abbia ucciso Alencar e che poi si sia tolto la vita.

Il dolore attutito in quelle ultime ore arrivò tutto insieme, mi sommerse con violenza, senza alcun tipo di preavviso, mi avviluppò con forza fino a mozzarmi il respiro e stringere in una morsa ferrea le mie viscere. Le ginocchia mi cedettero, soltanto la presa pronta di Andrew mi impedì di crollare a terra e spezzarmi. Stavo urlando di strazio, ma non usciva un solo suono dalla mia bocca.

Poi li vidi tutti. Momenti casuali, i sorrisi sfrontati di Yael, quelli bonari e un po' timidi di Callum, il volto raggiante di Kai il giorno in cui i nostri genitori ci portarono al Disney Resort, le paure di Callum e poi la speranza ... quella voglia di essere accettato e amato. Ce l'aveva quasi fatta.

Quasi.

Ma nessuno di loro era riuscito a sfuggire da quello che si portavano dietro.

Vittime e carnefici di loro stessi. E quello che lasciavano dietro erano macerie ... io ero macerie.

KENO

Quegli occhi mi fissavano con una ferocia pietrificante, vedevo il metallo scintillare nonostante la poca luce di quella spiaggia tetra e deserta. Non riuscivo a muovermi, sentivo i miei piedi affondare nella sabbia, quello sguardo freddo che improgionava il mio e poi ... il dito che affonda nel grilletto.

Scattai a sedere prendendo un grosso respiro, il mio cuore batteva così forte che sembrava volermi spaccare il petto, mi passai una mano sulla fronte ed era matida di sudore. Era buio intorno a me ma non c'era nessuna spiaggia, non c'era il mare e non c'era quella pistola.

Era solo un sogno, mi servirono altri pochi minuti per capirlo davvero, quella notte era stampata così a fuoco nella mia mente che mi sembrava di poterla rivivere ogni secondo. Non era la prima volta che vedevo quella pistola nei miei sogni e capii che quella paura non mi avrebbe abbandonato tanto presto. Insieme al terrore, però, poco dopo si espandeva nel mio petto la gioia di essere ancora vivo, qualcosa che quella notte non avevo provato fino a quando non avevo visto il volto di Aiden. La sua stretta, il suo bacio, le sue parole, erano la certezza che ero davvero vivo, che in qualche modo avevo lasciato quella spiaggia.

Non era stato così per tutti, il dolore tornava appena quella consapevolezza mi afferrava il petto, i miei ricordi si faceva vaghi a quel punto, lo shock per lo sparo mi aveva fatto perdere i sensi ma una cosa l'avevo vista. L'espressione sul volto di Callum mentre trascinava se stesso e Alencar verso il mare, i suoi occhi accecati dalla disperazione, dal dolore, dalla consapevolezza di essere solo. Avrei voluto dire qualcosa, fargli segno di fermarsi, che io ero ancora lì, che non era finita e che c'erano persone che avevano bisogno di lui.

Ma non l'hai fatto, non sei riuscito a muovere un muscolo.

Il dolore era paralizzante, non riuscivo a parlare e dovetti assistere inerte alla sua morte, poco dopo tornò il buio. Poi Noah, le sue parole allarmate ed io che faticavo a pensare, riuscivo solo a dire ciò che avevo ancora impresso davanti agli occhi.

Sono nell'acqua, vi prego non lasciateli lì.

Poi ancora un lungo oblio e alla fine la luce abbagliante della camera dell'ospedale, il tocco caldo di Aiden, la sua presenza e il suo profumo, insieme alla consapevolezza che ero sopravvissuto, anche se dentro di me quella domanda esisteva:

Lo merito davvero?

Quando la polizia si presentò in camera mia capii che avevo davanti una scelta, potevo fare un unico gesto per loro anche se non gli avrebbe restituito nulla di quello che gli avevo tolto. Dissi che non ricordavo nulla, non sapevo chi avesse sparato e perché, quando mi chiesero se sapevo di un possibile collegamento fra loro due e la sparatoria al night club negai. Non volevo che il cadavere di Alencar fosse trattenuto e sottoposto ad autopsia insieme agli altri in vista del processo, non volevo separare i loro corpi come avevo separato le loro vite.

- Keno? Keno! – la voce di Aiden mi chiamava insistentemente e, quando mi toccò un braccio, mi risvegliò da quel loop che era partito nella mia testa.

Sei nel suo letto, sei al sicuro e starai bene.

- Scusami ... ci sono – dissi schiarendomi la voce e spostando lo sguardo verso di lui.

- Lo hai sognato ancora? -continuò preoccupato.

- Non preoccuparti, mi passerà -tantai di tranquillizzarlo ma lui non mi credeva, sapeva fin troppo bene cosa si agitava nella mia mente.

- Sei sicuro di farcela oggi? Io starò con te ma se non te la senti ...

- No, devo andare – dissi frettolosamente e mi sollevai dal letto - comincio a prepararmi.

Era proprio arrivato quel momento, erano trascorsi cinque giorni da quella notte in spiaggia e ora Callum e Alencar dovevano trovare pace, almeno i loro corpi. Fissai quel completo per il funerale e dovetti ingoiare l'ennesimo boccone amaro ma lo indossai senza esitazione. Sapevo che Aiden mi stava tenendo d'occhio anche se gli davo le spalle, da quando ero rientrato dall'ospedale sentivo la sua presenza costante.

Grazie per non permettermi di annegare insieme a loro.

- Sei pronto? – chiesi voltandomi e notai subito che lo era, anche lui vestito con abiti scuri.

- Te la senti di giudare? Possiamo chiedere a mia madre – disse vendomi vicino e stringendo forte la mia mano.

- Va tutto bene

Il cielo era grigio quella mattina, non ricordavo di aver mai visto un colore tanto intenso e non era certo per lo smog, l'aria era fredda e pesante, come poco prima di una tempesta. Quel cielo e quelle nuvole in subbuglio mi ricordarono gli occhi di Callum, così pieni costantemente di qualcosa difficile da decifrare.

I miei passi si arrestarono solo quando arrivammo alle salme, la notizia di quanto si era verificato ormai aveva fatto il giro della città e certamente anche a scuola lo avevano saputo, eppure non c'era nessuno. Le sedie erano quasi del tutto vuote, niente compagni di classe, niente professori, niente parenti.

Il prete aveva cominciato a dire alcune preghiere e, a qualche metro da lui, nella prima fila di sedie, c'era un uomo robusto e con l'aria contrita. Capii che si trattava del padre di Alencar, lo stesso uomo che avevo visto di sfuggita nelle foto a casa di Callum. Andai alla ricerca di una figura femminile ma non la trovai, sua madre non era presente, non riuscivo a comprenderne il motivo ma dalle poche parole che Callum aveva usato per descriverla forse non dovevo stupirmi del fatto che non si fosse presentata. O forse semplicemente c'era molto più di quanto potessi immaginare dietro quel gesto.

Spostando ancora lo sguardo scorsi una figura appoggiata ad un albero, si trattava di un ragazzo giovane ma con un'espressione che lo faceva sembrare maturo e pericoloso. Stava fissando intensamente nella direzione del prete, tratteneva le lacrime con prepotenza e fatica, capii d'istinto che doveva essere lì per Alencar.

Infine, tra le ultime file, c'era Levin, la sua espressione era ancora chiaramente sconvolta, stava ancora elaborando e scendendo a patti con quella realtà sconvolgente. Andrew era accanto a lui, gli teneva la mano.

La sopravvivenza può essere dura quanto la morte?

E ora toccava a me, mi ero trascinato fino alla terza fila di sedie, non volevo stare lontano ma sentivo che se mi fossi avvicinato di più alle loro bare il mio corpo si sarebbe sgretolato. Avevo bisogno di tenere una distanza di sicurezza mentre finalmente spostavo lo sguardo dritto davanti a me, su di loro, su quei resti accuratamente foderati di mogano e fiori freschi.

Erano lì, l'uno accanto all'altro, relegati nel silenzio e presto nel freddo terreno di Brooklyn, i miei occhi non smettevano di fissare quel momento eppure mi sembrava qualcosa di totalmente surreale, come se fosse la scena di un film.

Ma in un film loro sarebbero vivi, nelle storie l'amore trionfa sempre.

Questa è la vita.

Il prete finalmente aveva smesso di parlare a vanvera, di dire quelle preghiere che non avrebbero risollevato gli animi di nessuno, di sputare sentenze sulla vita di persone che non aveva mai conosciuto.

Era così banale.

Quella era la parte che mi feriva di più, che un ragazzo straordinario come Callum fosse ricoperto da tante banalità, seppellito da un uomo che non conosceva il suo valore e si permetteva di giudicare unicamente il suo gesto. Persino l'epitaffio inciso sulla sua lapide era tremendamente insulso e falso. Uno squallido: Figlio amato, i genitori tristemente posero.

Nessuno in quella casa aveva amato Callum un solo giorno se non il ragazzo morto al suo fianco, nessuno si era davvero comportato da genitore lì altrimenti quella tragedia si sarebbe potuta evitare. Se qualcuno avesse amato Callum davvero, forse lui avrebbe trovato la forza in se stesso per vivere davvero la vita.

Tutto quello per cui aveva vissuto, la persona che aveva amato di più al mondo, era lì, pronto ad essere seppellito con lui e solo in pochi conoscevamo la reale forza di Callum e dell'amore che provava.

Qui giace un cuore solitario che ha trovato nell'amore una ragione per vivere e per morire.

Sì, erano quelle le parole giuste.

In una manciata di minuti la cerimonia si era conclusa, le bare erano state ricoperte di terra e con loro due esistenze erano sparite per sempre. Sentii la mano di Aiden sfiorarmi e finalmente staccai lo sguardo dalle lapidi, vidi che anche Andrew e Levin si stavano avvicinando a noi.

- Che ne dite di entrare nel caffè all'angolo? – chiese Andrew anche se sembrava più un affermazione – abbiamo tutti bisogno di sederci un momento

Mi sembravano le parole più sensate che avesse mai detto da quando lo conoscevo, nessuno di noi ebbe da ridire e ci dirigemmo in silenzio alla caffetteria.

Prendemmo posto in un tavolo ed io mi accomodai accanto alla finestra da dove riuscivo ancora un po' a scorgere gli alberi del cimitero.

Devi lasciarlo andare.

- Sapete cosa viene ora, vero? – fu nuovamente Andrew a parlare – dovete andare avanti. Questo non vuol dire dimenticare, ma serve comunque coraggio

- Lui mi ha salvato la vita – disse Levin finalmente, in un sussurro flebile.

- Anche a me – mormorai – ed io non ho salvato la sua

- Nessuno di noi è un eroe – esclamò Aiden, intromettendosi con tono sicuro – non lo era nemmeno Callum ma si è preso cura delle persone a cui teneva. Penso che dovremmo fare lo stesso adesso, lui vorrebbe questo, che ci prendessimo cura gli uni degli altri

- Non ha mai chiesto niente, non ha mai nemmeno fatto chissà quale gesto plateale. Lui ... riusciva semplicemente ad essere lì – ricordai con nostalgia.

- Non mi sono nemmeno reso conto che era diventato mio amico – continuò Levin, anche lui perso nei ricordi – ad un tratto faceva parte della mia routine come se ci fosse sempre stato.

E fu così che cominciammo, una parola alla volta, un'immagine alla volta, un ricordo alla volta, i ricordi, le risate, il suo sorriso timido, quelle frasi brevi ma potenti. Tutto di lui aveva ricominciato a vivere in quel tavolo e anche nella morte il suo ricordo ci aveva salvati di nuovo.

Avevo compiuto diciotto anni solo qualche mese fa, sentivo di sapere perfettamente come andava il mondo fino a quel momento, sentivo di avere tutte le risposte e aver scoperto ogni segreto della vita. Poi tutto era andato in pezzi, io ero andato in pezzi, mi ero sentito perso e frammentato, diviso da ciò che credevo di sapere e ciò che c'era davvero intorno a me e dentro di me. Ero passato dal conoscere ogni cosa al non sapere più niente ed ora probabilmente avevo ancora più dubbi che soluzioni.

Ma andava bene così, finalmente potevo accettarlo, forse era proprio quella la risposta.

La verità è che non esiste una verità.

E sentivo di dover ringraziare Callum anche per quello.

I ricordi a quel tavolo si erano fatti più piacevoli, avevano smussato la perdita e forse ciò che Callum aveva lasciato in noi, prima o poi, ci avrebbe dato la forza di superare anche il fatto che non ci fosse più.

Intanto quel cielo grigio si faceva sempre più intenso e scuro, fuori da quella caffetteria aveva cominciato a piovere.

ANGOLO AUTRICI:

Sappiamo che molti di voi ci davano per morte, ma ehi, non lo siamo XD dopo una lunga assenza torniamo finalmente con l'ultimo capitolo di split. Ci dispiace avervi fatto aspettare ma speriamo ne sia valsa la pena. Così si conclude la nostra storia e ci auguriamo che vi piaccia questo finale. A seguito di questo ci sarà l'epilogo ambientato alcuni mesi dopo che metterà la parola fine a questa lunga avventura. Come sempre siamo curiose di sentirvi e aspettiamo i vostri commenti, un bacio.

BLACKSTEEL



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