I Guerrieri Perduti

By KenAgostini

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N.B. Sto andando a rilento perché ho trovato una insegnante di scrittura creativa e come parte della didattic... More

-Capitolo 1-
-Capitolo 2-
-Capitolo 3-
-Capitolo 4-
-Capitolo 5-
-Capitolo 6-
-Capitolo 7-
-Capitolo 8-

-Capitolo 9-

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By KenAgostini

<<Una luna cremisi – presagio di morte ma un elemento naturale prima di una battaglia>>.

<< E' una sorta di divinazione o semplicemente un modo per dirmi che lo scontro è vicino?>>.

Yoshitsune sorrise beffardo. <<Entrambe le cose, giovane spadaccino>>.

Sbuffai. <<Non sono uno spadaccino per scelta>>.

<<Sapere combattere permette di potere scegliere di combattere, quindi direi che hai avuto la fortuna di diventare libero di scegliere>>.

<<...>>, comprendevo la logica del discorso ma non ero in vena di sentirmi discorsi da mentore. <<Perché mi avete portato qui? Cosa volete da me??>>. Era notte fonda ed eravamo entrambi reduci della serata al Tempio dell'Illuminazione: le danze e le bevute erano continuate a lungo e poi Yoshitsune aveva richiesto che lo seguissi fuori; avevamo lasciato lì Kaguya, Souten e la donna dai capelli argentati, che si era rivelata essere la compagna del nobile risvegliato. Mi aveva quindi guidato fino ad un campo circolare d'addestramento. circondato da un anello d'acqua intorno – dentro notai delle carpe koi nuotare placide.

<<Che domande>>, fece sogghignando, <<Siamo qui per fare uno scambio di opinioni marziali con le nostre spade>>.

<<Purtroppo la mia tecnica è piuttosto grezza; non so se sarò all'altezza>>.

<<Allora è un'occasione in più>>,affermò soave; posò quindi lo sguardo sul mio bokken sul fianco destro. <<Per uno che usa la katana singola avrebbe più senso mettere la seconda spada sempre sul fianco sinistro... ah, capisco...>>, sbuffò, <<Stai imitando il tuo amico...>>

<<... E' anche il mio mentore. Devo averlo fatto senza pensarci>>. L'osservazione mi aveva infastidito, ma mi aveva anche fatto sinceramente notare la cosa – celai il mio imbarazzo prontamente.

<<Anche se la mente non sempre è presente, il cuore lo è sempre nelle nostre azioni>>.

<<Cosa volete, nobile Yoshitsune?>>, ripetei spazientito.

Non appena finii la frase, l'altro scattò quasi a scomparire, per poi attaccarmi con un bokken. Io estrassi istintivamente la mia katana vera e parai, ma il colpo venne deviato ed io mi ritrovai capovolto a mezz'aria da un colpo di ventaglio. Il terreno non era troppo duro, ma rimasi senza fiato per l'impatto sulla schiena; mi rialzai rapido e presi la distanza mettendomi in guardia.

<<Si vede che hai imparato direttamente sul campo>>, commentò Yoshitsune. Aveva abbassato la spada di legno e con la mano sinistra teneva il ventaglio davanti alla sua bocca.

Rinfoderai quindi l'arma, scambiandola con quella da allenamento.

<<Occasioni per scambiare colpi con eroi del passato non capitano tutti i giorni>>, quindi mi slanciai fluido con un affondo; Yoshitsune si avvicinò intercettandomi col suo bokken. Stavo giusto aspettando quel momento per deviare la sua spada, ma il risvegliato tolse la pressione dal punto di contatto e mi ritrovai improvvisamente disarmato – bokken a mezz'aria - e poi a terra; stavolta rotolai disperdendo la forza di caduta.

<<Hai talento ed una buona volontà in superficie...>, cominciò a commentare l'altro, <<tuttavia il tuo cuore non ha la giusta tempra>>. Afferrò quindi la mia arma e me la passò. <<Dimmi: per cosa combatti?>>.

<<Che domande. Per vivere>>.

<<Mi sembri piuttosto vivo anche adesso... persino più di me>>. Questa frase mi fece ricordare il fatto di avere comunque una differenza fondamentale con quell'uomo: lui era già morto una volta.

<<Allora per essere libero>>.

Yoshitsune sbuffò: <<E da cosa? Cerchi di liberarti dalla morte, per poi essere schiavo della vita>>.

<<Che cosa intendi?>>, quelle parole mi scombussolarono, come se avessero scoperchiato a metà dei dubbi, che avevo sigillato via via che si formavano spontanei nel combattere quotidiano, prima ancora di metabolizzarli consciamente.

<<Una lama che anela alla vita arrugginisce, mentre una lama che anela ad un ideale, accettando sia la vita che la morte, si affila costantemente. Tuttavia, essendo vita e morte due facce della stessa moneta, le battaglie continue possono indurre alla confusione>>.

Abbozzai un sorriso poco convinto. <<Yukimura direbbe che non si nasce guerrieri e non tutti hanno la stoffa... direi che mi toccherà improvvisare>>.

Il risvegliato mi ricambiò con un sorriso genuino. <<Vero>>, quindi mi attaccò con una scarica di fendenti, che io riuscii ad evitare a malapena. <<Per quanto riguarda la libertà...>>, sembrò tentennare, <<La vita e la morte possono serbare inaspettati risvolti, che vanno oltre l'immaginazione: ad esempio, io mi sono sentito molto più libero dopo essermi privato della vita ed essermi ricongiunto in questo posto con la mia amata Shizuka: la sua natura demoniaca mi permetteva di incrociare il mio cammino col suo ma non di perseguire la stessa strada insieme. E' buffo come io abbia ricominciato a dedicarmi completamente alla vita dopo la morte>>.

Avevo sentito da Yukimura di come, tradito dal fratello maggiore, Yoshitsune avesse fatto harakiri, suicidandosi mentre Benkei gli faceva guadagnare tempo trattenendo da solo i soldati nemici, arrivando addirittura a morire in piedi per non lasciare passare nessuno – Nobushige si era mostrato molto eccitato a raccontarmi questa storia.

<<Beh, allora voglio essere libero di decidere la mia vita e la mia morte>>.

<<Questo è bene>>. Scambiammo un altro paio di colpi.

<<E quindi con tuo fratello...>>, cominciai con titubanza. Non finii nemmeno la mia domanda che ricevetti la risposta: <<Lui ha vinto ed io ho perso – lo accetto. Come conseguenza ho raggiunto la pace qui...>>, mulinò pesantemente la spada facendomi sbalzare via nonostante la mia parata, <<Tuttavia i legami fraterni vanno oltre il sangue ed oltre lo spirito... questo imminente scontro è qualcosa in cui dovrò combattere non solo per proteggere i miei cari, ma soprattutto per me... e per lui, Yoritomo>>. Nei suoi occhi non c'era tanto la rabbia ma piuttosto una forte determinazione quasi primordiale.

<<Una seccatura, oserei dire>>.

Yoshitsune sbuffò. <<Pensa che a partecipare a questa lite fraterna altrui puoi ottenere ciò a cui aneli nel presente>>,

<<Eh, giusto...>>.

Continuammo ad allenarci per un'oretta, per poi notare che avevamo Kaguya e Shizuka – che poi scoprii essere la figlia di Sojobou - come spettatrici. Quindi andammo a coricarci per recuperare le forze.

Il mattino seguente i corvi, famigli dei tengu - tornarono dalle loro ricognizioni con la notizia dell'arrivo dell'esercito di Yoritomo fino alle stanze abbastanza vicine al monte Kurama; il problema era l'avvistamento di un battaglione nemico in delle stanze che potevano fungere da percorso alternativo.

<<Quindi ci sarebbero due Yoritomo a capo sia del battaglione, che del reggimento...>>, ripeté seccato Benkei la notizia principale della riunione di guerra. <<Entrambi diretti qui alle nostre case>>.

<<Sembra proprio una delle trovate di quella volpe di Yoritomo>>, fece Yoshitsune con una nota sprezzante.

<<Sì, non mi sembra nello stile di Masamune. Non cercherebbe di prendere in ostaggio i civili>>, fece Yukimura.

<Sì, concordo>>. I demoni tendono ad essere abili combattenti, ma non abili soldati, quindi anche tattiche semplici risultavano efficaci se in sinergia con la magia demoniaca. Questo risultava nel grosso delle battaglie eseguite in stanze con campi aperti o in castelli; sembrava fosse insolito il cercare di spostare lo scontro direttamente nei villaggi.

Il re dei Tengu ci invitò a bere un altro sorso di tè. <<E' chiaro che l'intento principale è quello di dividerci per sfruttare meglio il loro vantaggio numerico>>, osservò sereno, <<Bene, organizziamoci su come dividerci allora>>. Al che, i tengu anziani cominciarono a discutere su come suddividere i vari guerrieri più giovani nei loro squadroni.

Conseguentemente venne deciso che io sarei andato ad intercettare il battaglione nemico con Benkei ed altri tengu, ad una radura da cui si poteva raggiungere velocemente la pianura dove l'esercito principale nemico aveva montato l'accampamento – pianura dove si sarebbero diretti gli altri, tra cui Yoshitsune e Yukimura.

<<Che il vento della vittoria ci assista!>>, esclamarono i tengu a fine riunione.

<<Fortuna in battaglia, amico mio>>, mi fece Yukimura.

<<Fortuna a te...>>, esitai. <<Se dovessi incontrare Masamune...>>.

Il mio collega mi appoggiò una mano sulla spalla. <<Noi possiamo solo fare il nostro dovere e rimanere fedeli al nostro onore>>, quindi si voltò come a guardare in lontanaza – come se cercasse con lo sguardo qualcuno. <<Anche lui farà lo stesso>>.

Alzai un angolo della bocca. <<Pensavo fosse il Dokuganryu quello con l'occhio mistico>>.

<<Beh..,>>, fece spallucce l'altro, <<Infatti io uso gli occhi del cuore>>.

<<Ci proverò pure io allora>>. Ci salutammo, andando poi a prepararci.

<<Appena sei pronto raggiungici all'arena delle armi alternative>>, mi avvertì Benkei, riferendosi al campo dove si riunivano quelli che si cimentavano nell'uso ed allenamento di armi diverse dalla spada.

Yukimura si era diretto a discutere sulle formazioni da tenere in battaglia, quindi io mi diressi al nostro alloggio per indossare l'armatura – armatura che osservai bene ricordandomi nuovamente del mio ruolo di guerriero in quel posto. Non era la prima volta che andavo in battaglia, anche se in modalità diversa, ma ebbi un leggero mancamento ed ebbi la necessità di sedermi un attimo – un attimo che mi permettesse di metabolizzare un minimo le ultime vicende.

<<Un cuore inquieto può offuscare la vista>>, mi sentii dire <<Vuoi condividere con me questa inquietudine?>>.

Quelle parole serene mi tranquillizzarono come per magia. Gli occhioni di Kaguya brillavano di luce materna.

<<Che domande>> risposi giocoso, <<Il mio cuore è già con te. Sarebbe difficile non condividere qualcosa... poi mi hai già schiarito la vista con le tue parole>>.

Lei ridacchio coprendosi la bocca con la manica del kimono. <<Attento, potrei prenderti sul serio e chiedere in dono il tuo cuore>>.

<<L'attenzione è certamente importante, ma ci sono rari casi in cui ne farei anche a meno>>. Ci guardammo qualche secondo negli occhi come se entrambi fossimo in attesa di qualcosa... e poi scoppiammo a ridere di gusto.

<<Certo che sai come allentare la tensione anche prima di una battaglia>>.

<<Non sottovalutare mai ciò di cui è potenzialmente capace una donna>>.

Il nostro rapporto era migliorato in quei mesi e ne ero davvero contento dato che percepivo una sensazione di famiglia, diversa da quella fratellanza che provavo per Masamune e Yukimura. Cominciavo a pensare che i fondo quella esperienza del labirinto stregato aveva qualcosa di buono. Ricordai il discorso di Yoshitsune della sera prima e bloccai i miei pensieri, per  poi tornare a concentrarmi sul presente.

<<Grazie Kaguya>>. Lei ricambiò le  mie parole con un sorriso genuino.

<< Nobile Ren, i preparativi sono pronti. Mancate solo voi>>, arrivò ad avvisarmi Souten.

<<Eccomi>>, gli feci.  <<Vado allora>>, aggiunsi rivolgendomi alla principessa.

<<Vai e onorevolmente torna>>.

Corsi: non volevo soffermarmi su alcuno stimolo di rallentamento, non solo fisico.

<<Ce ne hai messo di tempo>>.

<<Le mie scuse>>. Benkei non sembrava infastidito, ma mi fece giustamente presente il mio ritardo.

<<Beh, partiamo allora>>, annunciò. <<Se ci va bene riusciremo a tornare in tempo per il tramonto>>.

<<Nobile Benkei, una affermazione fatta da voi è rassicurante>>, fece uno dei tengu vicini.

<<Come mai? Hai abilità profetiche?>>, domandai curioso: in fondo ormai in quel posto mi aspettavo di tutto.

<<Eh, per fortuna no, ma ho una cocciutaggine che non conosce limiti>>, rispose il monaco con un vocione bonario – abbastanza forte da farsi sentire da tutti.

<<Il nobile Benkei ha perso la vita, in piedi per non lasciar avanzare i nemici nemmeno da morto>>, mi spiegò a bassa voce Souten. Ne avevo già sentito parlare da Yukimura.

"Una persona con una fortissima forza di volontà", pensai apprezzando mentalmente tale qualità, che superava anche la morte. Quindi una porta venne evocata, per poi passarci tutti quanti diligentemente. Subito le mie narici vennero stimolate dalla fragranza di fiori – fiori che notai sparsi qua e là, persino sugli alberi, che si trovavano equidistanti fra di essi abbastanza da permettere duelli di armi lunghe in mezzo.

<<Bene, piantiamo le radici>>, ordinò Benkei. La frase era un comando specifico che indicava l'azione di inserire dei shakujo - pastorali buddhisti con anelli in cima - dentro gli alberi da parte dei tengu superiori; il metallo incantato dei shakujo penetrò il legno come se venisse inglobato dai tronchi.

<<Questo ci permetterà di proteggerci dalle illusioni ed indebolirà gli attacchi magici di chi ci rivolge intento omicida>>, spiegò il piccolo karasu tengu.

Finiti i preparativi, ci mangiammo delle polpette di riso in vista dello scontro, per poi appostarci per fare l'imboscata al nemico; Benkei mi fece cenno di posizionarmi vicino a lui.

<<Allora, nobile Ren>>, cominciò, mettendosi comodo. <<Il piano sarebbe di combattere difensivamente, se becchiamo il vero Yoritomo, ed aspettare i rinforzi. In caso contrario dobbiamo vincere velocemente, per poi andare ad assistere il resto dei nostri compagni>>. Al che io annuì. <<Tuttavia, nel caso scoprissimo che si tratta di un vero kagemusha... tu vai via subito e raggiungi gli altri>>. Con vero kagemusha era inteso il sosia con cui molti signori feudali del passato evitavano rischi in specifiche situazioni; il termine Kagemusha usato per i soldati non morti era più che altro in senso quasi letterale del significato di "guerrieri ombra".

<<Mi stai dicendo di lasciarti da solo?>>. L'altro rise con voce greve.

<<Ma non sono solo, e poi ho fiducia nella mia forza>>, rispose senza mostrare arroganza ma sicurezza. <<Tu va col cuore in pace, e lascia a me questo posto>>, il suo sguardo si fece affilato, <<Non lascerò passare nessuno, dovessi anche morire>>.

<<E' soltanto una ipotetica eventualità>>, sottolineai, ricordandomi delle parole di Souten. <<Quel che accadrà lo si risolverà a tempo debito>>.

<<Sei rassicurante con la tua positività, tuttavia non mi fido di quel cane di Yoritomo, e non riesco a non pensare alla possibilità di finire col danzare sul palmo della sua mano... manco fosse Buddha!>>.

<<Pensi che il fatto di averci fatto dividere sia parte di un piano per una mossa specifica>>. Le mie supposizioni erano semplici, ma in battaglia niente era certo: dividere l'esercito nemico era una strategia basilare e noi non avevamo nemmeno molta scelta, tuttavia non era da escludere la presenza di un piano del risvegliato avversario per  colpirci molto duramente dopo averci divisi.

<<Ho un brutto presentimento, e voglio che il nobile Yoshitsune abbia tutto il supporto di cu i necessita>>.

<<Ma non sarebbe meglio che andassi tu allora?>>, mi resi conto a frase compiuta della mia domanda sciocca.

L'altro sorrise comprendendo probabilmente la mia espressione contrastante con le mie parole. <<A me sono stati affidate le vite di questi guerrieri e le vite di coloro rimasti al villaggio... se potessi spaccherei in due la mia anima e la mia persona per poter andare dal mio signore, ma la cosa giusta è affidare tale compito a te>>.

<<Affideresti la vita del tuo signore ad uno, conosciuto fino a ieri?>>, domandai sbalordito. Al che il monaco sbuffò.

<<Ho fiducia nel mio intuito ed ho tastato il tuo animo vedendoti combattere. Riconosco la tua forza e la tua determinazione>>.

<<Mi affidi un peso inaspettato, monaco>>, tuttavia avevo le mie curiosità: <<Perché una tale fedeltà ed una tale convinzione? Purtroppo il posto da cui provengo non mi permette di comprendere bene certe cose>>.

<<Un posto che non invidio>>, commentò scuotendo la testa. <<Io mi sono temprato come monaco guerriero in gioventù, ma avendo sangue di oni nelle vene, sono sempre stato considerato un demone. Quindi ho intrapreso un viaggio per diventare a tutti gli effetti un feroce demone, cominciando ad uccidere innumerevoli guerrieri per poter offrire le loro spade ad un singolare fabbro, che mi aveva promesso una armatura demoniaca in cambio di mille di esse>>.

<<Kokaji Munenabu...>>, il fabbro di cui avevano parlato alla riunione, come uno dei servitori di Yoritomo. Evidentemente Benkei era un mezzo yokai, ed uno dei suoi genitori doveva essersi trasformato in un demone prima del suo concepimento o qualcosa del genere.

<<Sì, esatto>>, confermò l'altro. <<Al mio millesimo duello incontrai proprio il nobile Yoshitsune, che sconfisse il mio demone interiore, invitandomi poi a condividere con lui la mia nuova vita da guerriero>>. Rimasi ad ascoltare in silenzio. Non sapevo spiegarmi come mai, ma percepivo di poter comprendere come doveva essersi sentito Benkei.

<<Quindi io...>>, il monaco si zittì all'improvviso. <<Arrivano>>, aggiunse rivolgendosi a tutti i presenti.

Volsi lo sguardo oltre la radura e lentamente notai una specie di nebbia violacea strisciare sul suolo, avvicinandosi gradualmente verso di noi. Uno alla volta cominciai a notare nella nebbia i kagemusha ed aguzzando lo sguardo compresi che la nebbia proveniva dai loro corpi, tuttavia tale nebbia cominciò a divenire contenuta intorno ai loro corpi dopo che si avvicinarono abbastanza agli alberi dove erano stati piantati i shakujo.

<<Te l'avevo detto, fratello Mezu, che li avremmo trovati qui>>.

<<Eh, hai vinto la scommessa. Vorrà dire che ti cederò qualche anima della mia parte dopo che avremo ucciso i nostri nemici, fratello Gozu>>.

A parlare furono due yokai umanoidi dal fisico taurino: sulla sinistra c'era Gozu, un demone dalla testa di bue, con corazza e falda rossi, ed armato di alabarda; a destra c'era Mezu, un demone dalla testa di cavallo, con corazza e falda blu, ed armato di una grossa sciabola. Erano delle specie di guardiani degli Inferi, da quel che ricordavo dei racconti di Yukimura.

<<Preparatevi all'attacco>>. Dietro di loro apparve Yoritomo, con dei kagemusha ai lati.

<<Nobile Yoritomo, vedo che siete venuto ad offrirmi la vostra testa>>, disse beffardo Benkei.

<<Oh, sei Benkei. Non dovrei avere problemi ad uccidere un uomo di cui ho già causato la morte>>. Yoritomo estrasse la sua spada – una specie di larga katana scura con crepe da cui si scorgeva un materiale cristallino color indaco, che pulsava di sinistri bagliori.

Non vidi Masamune, quindi era probabile che si trovasse sull'altro fronte. Tramutai la mia katana.

<<Attaccate>>. Quando Yoritomo ordinò i suoi soldati, pure i tengu attaccarono, a spada tratta come se fossero delle grosse frecce alate. Benkei caricò come un toro inferocito a testa bassa verso Yoritomo, il quale rimase fermo con un sorriso che trasudava sicurezza.

<<Un avversario dall'anima succulenta!>>, estasiato lo yokai Gozu intercettò il monaco, caricando a sua volta. Le lame delle loro naginata si scontrarono provocando un forte tuono, che sentii le foglie circostanti vibrare. Io saltai sopra il mio alleato per sfruttare la copertura iniziale della sua carica, ma dopo pochi passi mi ritrovai di fianco Mezu pronto a sciabolare la sua arma verso il mio fianco. Cambiai direzione di movimento con fluida istantaneità; schivai il primo fendente per poi contrattaccare, ma, nonostante la stazza superiore, l'avversario schivò a sua volta con una piroetta. La forza centrifuga gli permise di attaccarmi con un secondo fendete ancora più forte – fendete che parai. Venni sbalzato indietro ma piantai prontamente un piede a terra e subito scattai a lama protesa. Mezu allora nitrì e calciò il suolo buttandosi contro di me mulinando la spada. "Uno attacco sutemi", pensai in quel attimo a rallentatore – si trattava di un attacco privo di difesa, solitamente usato in casi estremi al fine di uccidere l'avversario al prezzo della propria vita.

Cambiai il mio attacco in un fendente all'ultimo e finimmo a premere ciascuno contro l'arma avversaria.

<<Sei pazzo>>, pensai a voce alta.

<<Sì, lo sono>>, rispose l'altro con occhi deliranti.

Gozu urlò sbattendo la sua arma a terra, ma il monaco schivò al centimetro il colpo, ma con aria composta.

Volsi l'attenzione alla globalità della situazione per un attimo, e notai che stavamo in una situazione perfettamente in stallo - troppo.

<<Osi distrarti contro di me?>>, lo yokai dalla testa di cavallo nitrì rabbioso e  si slanciò mulinando la sciabola orizzontalmente.

Io sorrisi. <<Giusto per distrarre te>>. In quel momento il piccolo Souten sbucò al nostro lato ; Mezu accelerò il colpo ma io gli bloccai la lama. Il karasu tengu tranciò il fianco del demone con grande maestria.

<<Piccolo tengu bastardo!>>, Mezu lasciò il contatto con la mia lama ed impulsivamente attaccò Souten. L'attimo dopo la sua arma volò via ed il suo braccio dominante rotolò per terra, con la ferita intrisa di aura venefica, che cominciava a sciogliere lentamente la carne.

<<Sì, sei proprio un pazzo sconsiderato>>, mi scappò quel commento. E quindi la sua testa finì a rotolare per terra.  Proprio in quel attimo una manica di kagemusha mi arrivò intorno mulinando le katana dall'alto in contemporanea. Proprio come Mezu, feci una piroetta e tagliai di netto i torsi dei miei assalitori con un unico movimento.

<<Nobile Ren!>>, il piccolo tengu fece per avvertirmi, ma i miei nervi allenati mi permisero di aspettarmi il dopo: Yoritomo era davanti a me a slanciarsi in un affondo. Compressi l'aura venefica nella lama della mia arma e mirai all'arma avversaria. La sua katana si spezzò di netto. Yoritomo apparve interdetto, ma io subito gli tirai un pesante calcio al petto, scaraventandolo contro un albero vicino. Stavolta feci io un'espressione interdetta, dato che lo specchio sulla sua corazza si incrinò.

<<Alla faccia del tesoro sacro>>. Appena dette quelle parole, vidi Gozu spinto indietro di una decina di metri, quindi Benkei mi raggiunse.

<<Beh, è un falso infatti... come quel finto Yoritomo>>.

Osservai allora bene il risvegliato nemico e notai i lineamenti del suo volto sciogliersi, come il gelato al sole, finendo quindi per rimanere completamene privo di occhi, naso, bocca e tutto il resto.

<<Ma cosa...>>.

<<E' un Noppera-bou. Uno yokai senza volto>>.

<<Quindi abbiamo beccato il vero kagemusha>>.

<<Esatto, e sai cosa significa questo>>.

Guardai Benkei non nascondendo il mio conflitto interiore. Il monaco ricambiò lo sguardo, e la ferrea volontà che traspirò dai suoi occhi mi convinsero.

<<E va bene>>.

Intanto il Noppera-bou si era rialzato barcollando.

<<Anche se avete capito l'inganno, rimarrete comunque bloccati qui, ed il fratello minore, Minamoto no Yoshitsune, verrà sicuramente ucciso dal nostro signore, Minamoto no Yoritomo>>, esclamò misteriosamente lo yokai nonostante l'assenza della bocca. Il suo atteggiamento era completamente cambiato insieme alla sua faccia.

Benkei sembrò trattenere la rabbia e si posizionò come se fosse un battitore  di baseball, con la naginata al posto della mazza.

<<Vi distruggo!>>, fece Gozu, sbuffando come un toro inferocito.

Io mi posi accanto a Benkei e saltai appoggiando i piedi sul piatto della sua lama; quindi mi catapulto con forza sovrumana, ed io spintonai con le gambe al momento giusto per fiondarmi ancora più veloce ed ancora più lontano.

<<Cosa?>>, disse il finto Yoritomo incredulo, mentre seguiva il mio volo nonostante non avesse gli occhi.

Atterrai alle spalle del contingente nemico di parecchi metri e cominciai a correre fino al punto interessato; una volta arrivato evocai la porta scorrevole e la superai, senza voltarmi. Mi ritrovai quindi su un ponte di pietra e lo attraversai per evocare un'altra porta magica. Ripetendo il processo un altro paio di volte, giunsi ad una larga pianura – pianura frastagliata di frecce, con dei grossi shakujo piantati caoticamente. Diverse erano le tracce di sangue violacee, ed altrettanti erano i tengu feriti. Non potevo sapere se  ci fossero state perdite nostre, dato che quel labirinto trasformava in fumo i cadaveri, ma fortunatamente non mi sembrò esserci una riduzione di numero notabile fra le nostre fila. Cercai con lo sguardo; individuai allora Yukimura. Era a combattere contro un plotone di samurai mezzi granchio: la pelle biancastra della testa aveva uno strato di carapace arancione che poteva essere scambiato per un elmo se non fosse stato per le ciocche di capelli che spuntavano fuori insieme a zampe e chele piuttosto agitate. Tirai un sospiro di sollievo a vedere la scioltezza con cui li affrontava il mio amico; continuai quindi a cercare Yoshitsune – ancora sentivo nella mia testa le parole di Benkei. Lo individuai: stava combattendo contro Masamune. Sentii una fitta allo stomaco. Mi diressi allora verso il nostro comandante, Sojobou; il conflitto interiore poteva aspettare.

<<Immagino che ti abbia mandato qui Benkei>>, mi disse il re dei tengu senza nemmeno voltarsi: aveva lo sguardo concentrato sul campo di battaglia, combattendo però in contemporanea contro i nemici di fronte a lui. Mi unii a dargli man forte.

<<Sì, da noi c'era un falso Yoritomo>>.

<<La sua ossessione verso il nobile Yoshitsune non è cosa comune. E' comprensibile che voglia lo scontro diretto>>.

<<Come volete che mi muova?>>

<<Va pure a dare man forte al tuo amico. Gli Heikegani tendono a prenere di mira gli umani in fondo>>.

<<Gli Heikegani?>>, domandai. Non ne avevo sentito parlare dai miei amici.

<<Si tratta di demoni nati dalla rabbia ed il risentimento dei soldati del clan Taira, che morirono nella battaglia nella baia di Dan-no-ura contro i soldati del clan Minamoto>>.

<<Cioè...>>

<<Cioè Yoritomo deve averli mistificati, veicolando il loro odio dal suo clan a suo fratello solo. Usati dal loro nemico per una lotta fratricida... ironico sotto più aspetti...>>.

Rimasi un attimo stupito. Come poteva esserci tanto odio e tanta violenza tra fratelli di sangue? Sojobou mi lanciò un'occhiata significativa.

<<Vado>>, dissi laconico. Balzai per il campo schivando il caos che imperversava in quella pianura, e raggiunsi Yukimura.

<<Bello rivederti, amico mio>>, mi accolse  mostrando un sorriso sgargiante nel bel mentre di una piroetta con la lancia che tranciava i nemici circostanti. Con un salto, io fiondai invece addosso a due heikegani colpendoli facilmente con un largo fendente orizzontale; non feci in tempo ad inspirare che subito altri tre mi balzarono addosso con ferocia ferale.. Subito indietreggiai, difendendomi.

<<Ma che...>>

<<Hanno totalmente perso il lume della ragione appena mi hanno visto>>, mi spiegò Yukimura.

<<Uomini del clan Minamoto!>>

<<A morte i Genji!>>

In mezzo ai loro versi disumani si sentivano ogni tanto delle frasi di senso compiuto. Genji era in pratica un sinonimo per indicare i soldati del clan Minamoto, come Heike era per indicare i membri del clan Taira – clan che venne sconfitto dai due fratelli, anche per vendicare il loro defunto padre.

<<Ora capisco...>>, mormorai.

<<Rimaniamo concentrati>>, mi ammonì il mio amico. Contro avversari che usano attacchi sutemi, non dando importanza alla propria sopravvivenza, devono essere affrontati con tattiche molto difensive – cosa che avevo imparato dai miei colleghi. Ogni tanto però il mio occhio si posava su Masamune e Yoshitsune. Il loro scontro era qualcosa di intenso ed elegante al tempo stesso; le loro doppie spade danzavano nell'aria scontrandosi con fluidità serpentina.

<<Devi avere fiducia>>, mi disse Yukimura.

Tirai un sospiro e decapitai un heikegani. Mi scappò una nuova occhiata verso i due duellanti – che stavano a distanza ravvicinata premendo a vicenda le proprie lame su quelle avversarie – e, mentre stavo per riportare la totale concentrazione sul mio di scontro, notai con la coda dell'occhio una fitta pioggia di frecce pregne di aura purpurea abbattersi sui due.

<<No!>>, urlai d'istinto.

Ci fu un lampo ed una esplosione, con un muro di polvere a coprire la visuale. Subito scattai in quella direzione. Doveva trattarsi di un errore; doveva essermi sfuggito qualcosa.

<<Ahahahaha, mio fratello è sempre un ingenuo. E quel giovane guerriero si è rivelato molto utile>>, Yoritomo rise sardonico mostrandosi compiaciuto mentre appoggiava una mano sulla spalla di un arciere kagemusha. <<E' una cosa veramente giusta che i fratelli maggiori siano superiori a quelli minori>>.

<<Non stavolta>>. Da una nuvola di polvere sbucò allora un raggio di vento scuro, da cui sbucò Yoshitsune con le katana pronte a colpire. Yoritomo sbuffò e prese il kagemusha più vicino lanciandolo contro il fratello, per guadagnarsi il tempo di estrarre la sua spada – una spada nera che sembrava una zanna, con crepe che risplendevano di luce di colore indaco. Era molto simile a quella del noppera-bou, ma a vedere questa si capiva che l'altra era solo una brutta copia. Subito i due cominciarono a duellare, allora io osservai speranzoso il punto in cui precedentemente c'era stato il lampo. Masamune apparve dalla polvere che si diradava. Mi scappò un sorriso.

<<Mi hai fatto preoccupare>>, gli dissi una volta raggiuntolo.

<<Sei ancora cento anni troppo in anticipo per poterti preoccupare per me>>, rispose lui con giocosa arroganza.

<<Mi devi delle spiegazioni>>, feci serio.

Masamune sospirò. <<Ancora non abbiamo imparato eh? Yoritomo è un freddo calcolatore ossessionato dal fratello minore. Capisco i tipi come lui, e sapevo che avrebbe fatto di tutto... tipo sacrificare una pedina poco sicura come me per poter aumentare le sue probabilità di successo nel tentare di uccidere Yoshitsune>>.

<<Quindi te gli hai dato quel pretesto per poter prevedere meglio le sue mosse>>.

<<Bravo. Ed ora che mi ha tradito lui per primo, non ho più nessun obbligo nei suoi confronti>>.

<<Ma Yositsune...>>.

<<Yoshitsune ha capito subito ed ha collaborato>>. Evidentemente dovevano aver scontrato le loro energie demoniache per creare una esplosione controllata e respingere le frecce. Mi sono sentito in imbarazzo a non aver intuito tutto prima – ero ancora ingenuo in quelle cose.

Il grosso degli arcieri kagemusha cominciò a mirarci.

<<Beh, andiamo a guadagnarci la nostra ricompensa, Masamune>>.

<<Non c'è bisogno di ricordarmelo>>.

Corremmo contro le fila nemiche e cominciammo a fare stragi. Ormai la vittoria sembrava quasi certa, quindi mi permisi di controllare la situazione dei due fratelli del clan Minamoto.

<<Pensi di potermi essere superiore?>>, gridò Yoritomo.

<<Non ho bisogno di pensarlo, dato che lo sono!>>, rispose Yoshitsune con una rabbia parzialmente repressa.

Yoritomo tese un braccio ed emanò un teschio scuro ricoperto da un'aura sinistra, che traslò in avanti come se fosse un proiettile. Yoshitsune lo tagliò in due.

<<Cosa te ne pare del mio Mekurabe? Per ottenere questo potere ho dovuto sacrificare le anime di molti soldati caduti in battaglia. E' stato divertente portare alla pazzia il nostro nemico – Taira no Kiyomori – usando i miei teschi moltiplicanti demoniaci>>.

<<Non è un potere che ti meriti, fratello>>.

<<Perché tu ti meritavi invece le tecniche dei tengu ed il potere demoniaco che hai ottenuto per puro caso?>>

Yoshitsune mulinò le sue due spade in contemporanea tracciando una croce davanti a se, così facendo formò un tornado scuro che investì il suo nemico. Yoritomo venne sbalzato via, ma riacquistò l'equilibrio e rallentò conficcando la lama a terra.

<<Ormai hai perso, fratello>>, annunciò Yoshitsune con una nota di sollievo nella voce. Dalla espressione sembrava accingersi a togliersi un peso - non era difficile da capire.

Yukimura aveva raggiunto me e Masamune, scambiando un cenno col capo con quest'ultimo.

Una risata sinistra echeggiò nella pianura.

<<Sei proprio un ingenuo, Yoshitsune>>. A quel punto lo specchio sul suo petto si illuminò ed apparvero centinaia di sfere di luce violacea per tuta l'area – fluttuavano in mezzo a noi. Improvvisamente queste si convogliarono nello specchio, e da questo si riversarono nella terra.

<<Ma cosa...>>. Rimasi interdetto dalla situazione e la serietà nel volto di Yukimura non lasciava presagire nulla di buono. Dalla terra fuoriuscirono quindi delle colonne di nebbia scura, proprio come quella che rilasciavano i morti in quel castello; queste colonne si accumularono intorno a Yoritomo per poi sprofondare sotto i suoi piedi.

Yoshitsune traslò su una corrente di aria scura e mulinò le spade. Una gigantesca mano scheletrica fuoriuscì dal suolo fermandolo; cercò di afferrarlo ma l'altro schivò indietreggiando. Una alla volta, spuntarono tre paia di braccia fatte di ossa scure, ed intorno a Yoritomo si formò enorme teschio con dei tizzoni purpurei per occhi, e sotto un busto collegato agli arti. Pare si trattasse di un demone chiamato Gashadokuro, in pratica uno scheletro gigante, ma a posteriori rinominai quella variante con sei braccia come Asura Gashadokuro.

<<E' arrivato il momento>>, dichiarò Yukimura.

La sua lancia venne pervasa dal suo potere demoniaca e tramutò: la lama a croce divenne scarlatta ed a forma di fiamma stilizzata, con tre picchi che fungevano da punte di pseudo tridente, se non fosse stata per la lama centrale più lunga.

Masamune fece lo stesso e le sue due katana tramutarono: le lame divennero scure con crepe dorate sopra e le forme divennero quella di una via di mezzo tra katana ed artigli, con le punte rivolte in avanti.

Mi concentrai; la mia determinazione stimolò la mia spada tramutandola nello spadone dalla lama larga e nera, con squame viola nella parte centrale.

Lo scontro che avvenne non aveva più nessuna parvenza di umano, tanto che mi resi davvero conto che a combattere contro un tale mostro eravamo dei mostri pure noi: fulmini, fuoco, aura venefica, torbido vento scuro. L'enorme gashadokuro roteava le braccia barbaramente ed ogni tanto vomitava teschi luminescenti dalla bocca. I vari tengu si unirono alla battaglia, ma era palese che si trovassero in difficoltà, con la tecnica – il loro punto di forza – limitata contro un essere di tali dimensioni.

<<Benkei al vostro servizio!>>

Benkei e gli altri tengu sotto il suo comando ci avevano finalmente raggiunti, e lui subito incrinò una costola al demone nemico con un attacco caricato. Cosa che risollevò subito il morale generale. Tuttavia il problema principale era la capacità di rigenerazione ossea dell'avversario.

<<Dobbiamo cambiare approccio>>, fece Date Masamune.

<<Allora basterà distruggere il nucleo della sua forza, Yoritomo>>, dichiarò Yoshitsune. <<Benkei!>>, aggiunse voltandosi verso il suo braccio destro. Il monaco si mise in posizione – conoscevo quella posizione. Yoshitsune balzò sul piatto della lama della sua alabarda e venne catapultato. Finì sula fronte del teschio gigante e cominciò a sferrare una serie frenetica di fendenti, con una ferocia tale da sembrare posseduto.

<<Non perdere la pazienza, Yoshitsune!>>, lo ammonì Sojobou, ma il risvegliato continuò incurante del pericolo. Venne sbalzato via con un braccio, andando a schiantarsi al suolo.

<<No!>>, Souten – che era lì vicino – si buttò a proteggerlo. Dovevo fare qualcosa. A ruota, pure io mi fiondai lì, ponendomi davanti a Yoshitsune ed al karasu tengu di qualche metro. Subito arrivò un enorme pugno, ed io posizionai la mia spada per resistere l'impatto. I miei piedi affondarono nel suolo e di miei muscoli vibrarono come se dovessero esplodere. Non feci in tempo a riprendermi, che subito due pugni giganti arrivarono al lati.

<<Devo resistere!>>, pensai a voce alta. La mia armatura si illuminò ricoprendosi di energia demoniaca, e, appena questa venne assorbita dal metallo, la forma tramutò: la superficie si ricoprì di squame scure, alcune decorazioni dorate ed una gemma viola sul petto, che poteva quasi sembrare un occhio. Incassai bene i colpi con questa nuova armatura, quindi spaccai le mani di ossa con la mia spada. Yoshitsune si rialzò molto velocemente, quindi ci allontanammo insieme a Souten.

<<Prestami la tua aura venefica, Ren>>, mi chiese il risvegliato. Non compresi la richiesta ma emisi aura dalla mia spada senza perdere tempo a pensarci; l'aura cominciò a roteare intorno alle lame di Yoshitsune , unendosi a piccoli vortici scuri.

<<Andiamo tutti insieme stavolta>>, dissi deciso. L'altro annuì, ed ero sicuro che Yukimura mi avesse letto nel pensiero e che Masamune mi avesse letto il labiale. Attaccammo di nuovo tutti insieme, con Yoshitsune catapultato e noi tre mercenari all'attacco delle sei braccia convogliando tutta la nostra energia demoniaca nelle nostre armi. Yoshitsune si conficcò nuovamente sul cranio demoniaco; fece pressione e riuscì a sfondare il muro osseo. Da oltre il buco Yoritomo cominciò ad inondarlo di teschi demoniaci ma Yoshitsune resistette. Un passo alla volta, con le lame protese in avanti, si avvicinò al fratello.

<<Yoritomo!>>

<<Yoshitsune!>>

Ricoperto da tutte le ferite per i teschi, Yoshitsune trafisse il fratello al cuore con entrambe le armi. Lentamente il gashadokuro smise di muoversi ed altrettanto lentamente cominciò a dissolversi in fumo.

Ci avvicinammo tutti e vedemmo Yoritomo fra le braccia del fratello.

<<Finalmente abbiamo raggiunto la conclusione della nostra storia anche in questa vita>>. Stranamente Yoritomo sembrava in pace.

<<Avrei preferito una conclusione diversa, fratello>>.

A vedere quella scena faticavo a ricollegare i due ai guerrieri che fino ad un attimo prima cercavano ossessivamente di annientarsi a vicenda.

<<No, va bene così. Ho scelto io questo destino e quindi accetto le conseguenze>>.

Yoshitsune osservò il fratello senza aggiungere altro.

<<Finalmente posso morire da guerriero...>>, con quelle ultime parole il risvegliato si dissolse il fumo, lasciando lo specchio divino.

<<Purtroppo temo che non sarai il solo>>, mormorò finalmente Yoshitsune, cadendo a terra. Era ricoperto di ferite, e non si muoveva nemmeno più; non sembrava nemmeno reale dalla espressione serena che aveva.

<<No!>>, Benkei raggiunse il suo signore  inchinandosi al suo fianco. Per la prima volta lo vedevo la sua espressione scurirsi.

<<Benkei, amico mio, mi piacerebbe tanto bere del saké sotto al chiaro di luna di nuovo insieme a te, ma temo che sarà impossibile>>.

<<Lo faremo di nuovo, se non in questa vita, nell'altra>>.

Il risvegliato sorrise. <<E' la seconda volta che me lo dici>>.

Il monaco gli rispose con un sorriso ma si vedeva che era forzato.

I tengu intorno divennero come alberi in una foresta vuota; gli occhi – pure quelli dei tengu meno umani – trasmettevano un misto di tristezza e di una sorta di apatia – quella che deriva dalla abitudinarietà. Persino dei demoni mostravano in questi frangenti l'incoerente duplicità propria dei sentimenti umani. Questo fatto provocava ulteriore senso di vicinanza... ma no, per me era insopportabile quella situazione, perché io non ero come loro – non ancora.

Mi avvicinai pure io. Non potevo accettare quel finale; non dopo tutto quello passato. Imposi le mie mani sul petto di Yoshitsune e cercai di ricordare i dettagli della spiegazione di Kaguya sul reiki – l'arte curativa. La parte difficile era purificare la mia energia demoniaca, ma dovevo tentare qualcosa; in fondo si trattava semplicemente di condividere la mia energia vitale.

<<Ti ringrazio Ren, ma ormai è tardi: conosco il mio corpo. Sono già stato fortunato ad avere avuto una seconda possibilità, risegliandomi in questo luogo  grazie alla benedizione di Ho-ou, che mi ha donato potere demoniaco>>. Ho-ou era una creatura mitologica simile alla fenice, e quindi a sentirgli dire ciò cominciai invece a sperare ancora di più che potesse in qualche modo sopravvivere.

<<Tu non puoi morire! Non dicevi di essere finalmente diventato libero al prezzo di morire una volta? Vuoi perdere tutto? No, tu vivrai!>> Digrignai i denti dallo sforzo mentale per la tecnica che stavo cercando di usare; per la prima volta maledissi l'ironia di avere un potere demoniaco legata al veleno, che mi rendeva la persona meno adatta ad usare il reiki.

Convogliai tutta l'energia che avevo raffinato in me e la diressi a Yoshitsune. Non funzionava. Insistei ma non funzionava.

<<Vivi!>>. Yoshitsune chiuse gli occhi. Benkei mi posò una mano sulla mia spalla – una mano pesante e vuota.

Improvvisamente una piuma luminosa color tramonto apparve sopra Yoshitsune, e poi svanì in particelle luminose. Accettai l'avvenimento come un buon segno e convogliai nuovamente la mia energia. Il corpo del guerriero umano si illuminò di luce, ed il grosso delle ferite si rimarginò. Yoshitsune riaprì gli occhi, e lentamente si rialzò a sedere con aria incredula; si guardò il proprio corpo e poi intorno.

I volti dei vari tengu persero gradualmente i tratti della tristezza per mutarsi in quelli della gioia. Ci furono dei leggeri mormorii, ma sembrò che questi avessero accettato la novità della vita salvata con la stessa mentalità con cui accettavano la abitudinarietà della morte.

<<Nobile Yoshitsune!>>, Benkei si chinò nuovamente al capezzale del suo amico e signore, e poi lo aiutò a rialzarsi. Il monaco era vistosamente commosso e sembrava combattuto tra la sincerità delle emozioni e la rigidità da monaco guerriero. Fui felice anche per lui ma soprattutto perché Benkei mi aveva affidato la vita di Yoshitsune, ed io aveveo mantenuto pulito il mio onore; forse cominciavo a capire i meccanismi propri degli uomini di quelle epoche passate – gli uomini di valore.

Yoshitsune si girò a vedere il punto in cui era mutato in fumo suo fratello poco prima e rimase un attimo in silenzio; si girò quindi verso gli altri ed abbozzò il suo sorriso sereno che era solito mostrare sempre.

<<Beh, direi che stasera si può festeggiare allora>>.

Tutti esultarono, quasi come se quel breve momento drammatico non fosse mai accaduto. Non capii cosa fosse successo e nemmeno se le mie azioni avessero avuto un qualche effetto decisivo ma anche il mio cuore traboccava di gioia.

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