Split

By Blacksteel21

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Brooklyn. Le vite di un gruppo di giovani ragazzi si intrecciano nella città piena di luci mentre cercano di... More

1. Stranger in a Strange Land
2. Upper than You
3. Hypnotic
4. Damage
5. Vanishing Point
6. Tragically in love
7. Crime and medicine
8. Two sides of an argument
9. Our way to fall
10. Loveless, heartless, shameless
12. The Reason Why
13. Black Heart
14. You don't know me
15. Open Wound
16. You, me and the other people
17. Long-lasting
18. Trick or Treat
19. Reckless
20. Another way to hurt yourself
21. Despair
22. The other side
23. Useless
24. Sweet Loneliness
25. Devil's in detail
26. Special Needs
27. Alive
28. Wrong Technique
29. Sinner
30. All you can hate
31. Our Waterloo
32. Rebel Yell
33. Burning Fire
34. Please stay with me
35. The end is the beginning
36. Welcome Home
37. Remedy
38. Deal
39. Surrender
40. In memory of us
41. Too much to loose
42. Everytime we lose
43. These memories
44. War of Worlds
45. Blind Trust
46. Time after time
47. Fuel to fire
48. Fight, fight, fight
49. Is what it is
50. Push
51. Bitter
52. In time
53. The eventual truth
54. Lost and Found
55. Into your arms
56. A way to follow
57. Let them free
58. Can you ever forgive me?
59. The life round here
Epilogo

11. Disorder

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By Blacksteel21

Quod tibi deerit, a te ipso mutare

Quello che ti manca prendilo da te stesso. (Catone)


ANDREW
- Cazzo, stavi per rompermi i denti! Che diavolo ti prende?
Le parole concitate di Alec mi fecero tornare in me. Le mie braccia erano doloranti così come i muscoli delle gambe. In fretta e furia lanciai lontano i guantoni di boxe e sputai fuori il paradenti. Vidi Alec massaggiarsi piano la mandibola nel punto in cui il mio pugno lo aveva raggiunto. Stavo perdendo il controllo e con quello anche la testa. Odiavo quando le cose mi sfuggivano di mano.
- Scusami, mi sono lasciato andare – afferrai una degli asciugamani ai piedi del tappeto da boxe e me lo passai sul volto sudato e stanco. Stavo cercando di tenermi impegnato come meglio potevo prima della mia partenza, ma l'effetto ottenuto non era quello che avevo sperato. Mi avvicinai ad Alec e gli controllai il viso, a volte mi faceva venire il voltastomaco quel mio modo di reagire alla vita.
- Ti fa male? Adesso ti porto del ghiaccio ... non volevo colpirti così forte
- Lascia perdere. Vedi solo di trovare un'altra valvola di sfogo la prossima volta.
Era così chiaro che ne avevo bisogno? Da un paio di giorni a quella parte mi sentivo come un dannato leone in gabbia. Avrei voluto qualcuno che mi stesse vicino, ma apparentemente al mio ragazzo non importava poi molto di me. C'era qualcosa di strano nell'aria, non mi stava più addosso, era come se le cose fossero precipitate senza che me ne accorgessi.
Dopo la doccia osservai il cellulare quasi per caso, ormai non mi aspettavo più niente, ma fu con enorme stupore che trovai alcune sue chiamate e qualche messaggio. Dovevo esserne quanto meno sollevato, ma non fu del tutto così, c'era anche una buona dose di rabbia in me dopo quel silenzio che si era protratto per tutto il fine settimana. Sarei partito a giorni ed il mio ragazzo aveva deciso di farsi venire il ciclo proprio in quel momento.
- Perdi ancora il tuo tempo con lui?
Alec lesse qualche frase da sopra la mia spalla. Lo guardai in cagnesco, di rimando ottenni uno dei suoi soliti sorrisi spensierati. Eravamo entrambi nudi, dopo una doccia rigenerante negli spogliatoi della palestra. A volte avevo pensato che avrei potuto avere Alec in qualsiasi momento, a lui sarebbe stato bene, in effetti non aveva mai chiesto altro. Ma quella sorta di rispetto per Aiden mi aveva sempre frenato dal farlo ... aveva avuto senso trattenersi per tutto quel tempo? Cacciai via quei pensieri inutili qualche istante dopo, era l'astinenza e la rabbia a farmi venire in mente certe cose. Tutto ciò che desideravo era che Aiden mi rendesse le cose più semplici, non avevo bisogno di drammi nella mia vita, ma stavo chiedendo troppo apparentemente.
Mi ero rivestito in fretta e avevo salutato gli altri ragazzi prima di dirigermi ai parcheggi della palestra. Aiden mi stava aspettando lì e non c'era gioia nei nostri visi quando ci avvicinammo l'uno a l'altro per salutarci.
- Quindi eri vivo. Buono a sapersi – dissi con un tono distaccato. Stava fumando e quello mi faceva incazzare quasi più del resto. Lo faceva di proposito, ne ero sicuro
- Già. C'è un motivo particolare per cui mi cercavi? – era freddo come un ghiacciolo, perfino i suoi occhi sembravano spenti e distanti.
- Non so, deve esserci un motivo particolare per farmi venire voglia di vedere il mio ragazzo? – gli chiesi di rimando, stavolta sentivo di stare per perdere la pazienza
- Che strano ... deve essere una voglia insolita per te – butto lì, poi rise
- Che cazzo vuoi dire?
- Perché non sei ancora partito? Non sei riuscito a trovare una missione che ti permettesse di svignartela ancora prima del normale? – il suo sorriso di scherno si era tramutato in qualcosa di ancora diverso, era incazzato adesso.
- Mi spieghi di cosa diavolo stai parlando? Perché Cristo, non ti capisco!
- Sei sicuro di non capirmi? Sono certo che puoi arrivarci se ti impegni. Ti do un piccolo indizio ... il tuo ragazzo non è idiota come pensi
Scossi la testa, quel gioco mi aveva già stancato – Sai che ti dico? Ci vediamo al mio ritorno se sarò ancora vivo
- No, fanculo. Ho saputo tutto, Andrew. Il tuo amico è venuto a spiattellarmi in faccia quello che c'è dietro la tua partenza! So che sei stato tu a volerla! Mi hai preso per il culo per tutto questo tempo o almeno era quello che credevi.
Era tutto chiaro adesso, la rabbia di Aiden mi travolse come uno tsunami.
- Sono stanco di essere la tua dannata ruota di scorta! Come credi che mi faccia sentire sapere che preferisci rischiare la vita in missione piuttosto che startene qui per un po' di tempo? Dio, ti fa così schifo stare con me? Perché diavolo non mi hai ancora lasciato allora?
- Tu non c'entri un cazzo, Aiden! Non sei tu il punto – urlai di rimando
- Ah no? E quale sarebbe, Andrew? Perché da quello che vedo non c'è un solo motivo che mi spinga a restare con te! Tu non hai bisogno di me ... la mia presenza nella tua vita è una fottuta seccatura. Vado bene solo per una cosa, no? Non ci sei ancora arrivato? Se vuoi fare sesso c'è Alec che non vede l'ora di accontentarti!
- Chiudi quella dannata bocca, Aiden. Lascialo fuori da questa conversazione almeno per una cazzo di volta nella vita
- Che c'è? Ti fa male ascoltare la verità? Sei talmente abituato a nasconderti dietro le tue balle che adesso ti è insopportabile sentire qualcosa di vero? – Il bel volto di Aiden era deformato dalla rabbia – ma io sono stanco di farmi usare da te. Sto aprendo gli occhi, Andrew ...
- Dici solo un mucchio di stronzate. Ho rischiato la galera per stare con te, moccioso! Potrei avere chiunque ma ho deciso di rimanere con te. Cos'altro vuoi?
- Oh, com'è gentile da parte tua! Grazie per la concessione. Ma ti senti quando parli? Sembra che tu mi stia facendo un favore a non piantarmi per il primo che passa.
- Non è quello che intendevo dire, smettila di mettermi parole in bocca che non ho mai detto – ero furioso, Aiden sapeva sempre come mandare a puttane una giornata già difficile di suo. Era benzina pura, benzina che non vedeva l'ora di mischiarsi con qualcosa di altrettanto pericoloso ed esplosivo. Ed io mi sentivo particolarmente infiammabile in quel momento.
- Finiamola qui, Andrew. Finiamola qui prima di mandare a puttane anche quel poco di affetto che è rimasto tra noi due
Quelle parole mi lasciarono attonito – Affetto? Tutto qui? Solo affetto? Ma ti senti?
Avrebbe voluto annuire, ma non ne aveva la forza. Neanche Aiden era così stupido da mentire fino a quel punto. Era ferito e questo potevo capirlo, ma non gli avrei permesso di uscire di scena in quel modo.
- Se vuoi finirla posso accettarlo, ma non tirare fuori stronzate del genere. Non smetterai di avere bisogno di me neanche tra un secolo, Aiden. Nessuno può darti quello che ti do io ... forse non ti piacciono i miei modi, è quello che dici almeno, ma guarda per un attimo in faccia la realtà ... chi ti resta all'infuori di me?
Nessuno. Nessuno contava abbastanza per lui, non quanto me. E lo sapevamo entrambi. Mi diressi verso di lui a passi decisi, non avevo neanche dovuto battermi per poter sfiorare il suo viso freddo ed assente. A volte lo odiavo, spesso lo volevo fuori dalla mia vita ... non erano reazioni normali le mie, lo sapevo bene, dovevo avere qualcosa che non andava.
Volevo baciarlo, il suo corpo non mi stancava mai. Gli passai una mano sotto il maglione leggero per incontrare il calore del suo corpo.
- Non voglio ... - disse in un sussurro flebile
- Ne sei sicuro? – avevo sussurrato ad un centimetro dalle sue labbra – a me sembra l'esatto opposto, mi desideri perché mi ami e non puoi fare a meno di me. Qualsiasi cosa succeda, tu rimarrai qui ad aspettarmi fino a quando non mi odierai abbastanza da sbattermi fuori dalla tua vita. E' forse arrivato quel momento? Se è così sparirò per sempre dalla tua vita stasera stessa
Nessuna risposta, Aiden non era capace di reagire. Così forte all'apparenza e così debole dentro.
- Quindi? Cos'è che avevi detto? Di chiuderla qui prima che anche l'affetto che proviamo l'uno per l'altro si esaurisca? – lo canzonai, ridendo contro il suo orecchio – quindi non sarebbe un problema per te se io adesso decidessi di andarmene via, magari con Alec. Prima ho anche fatto un pensierino a questo proposito, devi vederlo nudo ... verrebbe voglia anche a te
Ero pronto al peggio, ma non successe niente di quello che avevo immaginato. Un tempo delle parole del genere sarebbero state seguite da uno scatto di ira incontenibile, Aiden mi sarebbe saltato alla gola come un felino impazzito, mi avrebbe fatto male ... quella volta non andò così. Era immobile tra le mie braccia, tanto che per un attimo mi chiesi se fosse davvero Aiden quello che stavo stringendo a me.
Guardai in basso, in direzione del suo viso ancora nascosto contro il mio petto ed improvvisamente mi vidi per quello che ero davvero: una creatura misera e schifosa, pronta a scontarsela con l'unica persona al mondo che non aveva fatto altro che amarmi e starmi vicino.
- M-mi dispiace ... non volevo dire ... - non riuscivo neanche a parlare, strinsi Aiden più forte che potevo e baciai i suoi capelli chiari. Avrei dovuto proteggere il mio ragazzo ed invece non avevo fatto altro che trattarlo alla stregua di una bestia indesiderata. C'era davvero qualcosa di sbagliato in me.
- Andiamo a casa, va bene? So che non me lo merito, ma ho davvero bisogno di stare un po' con te, Aiden. Oggi ... oggi abbiamo ricevuto pessime notizie dal fronte, due dei nostri sono morti in uno scontro a fuoco a Tripoli e altri quattro ragazzi sono gravemente feriti. Non è una giustificazione ... non avrei mai dovuto dirti quelle stronzate. A volte perdo la testa
Eravamo in auto, lo sguardo di Aiden non era mai stato così lontano. Era lì con me, eppure non c'era del tutto. Sfiorai il suo viso liscio e fresco in una carezza tenera. Trattarlo di merda mi faceva sentire bene di solito, ma soltanto per qualche attimo ... poi finivo per stare peggio che mai. Quella volta avevo esagerato.
- Mi dispiace
La sua voce era flebile e lontana
- Cosa? Perché? –ero incredulo
Vidi una lacrima solitaria solcare la sua guancia pallida - Se non sono abbastanza, se ti faccio venire voglia di vedere altra gente o startene lontano da me ...
- Aiden, non sei tu. Tu sei perfetto. Non devi starmi a sentire, in quei momenti voglio soltanto ferirti, ma non faccio sul serio. Non penso niente di tutto quello che ti ho detto – il mio cuore mancò un battito, ero riuscito nel mio intento schifoso di farlo sentire una nullità.
- Però è quello che penso io – Ammise dopo qualche istante di silenzio assoluto – penso di non essere in grado di renderti felice. Se non vuoi startene qui è perché niente ti lega davvero a questo posto ... me compreso. Però, se tu fossi almeno sincero, se non fossi costretto a scoprire la verità dalla bocca degli altri
- Ci torno sempre qui, Aiden. Forse non sono capace di restare, ma tornerei sempre da te. Lascia perdere Alec ... capisco perché abbia deciso di giocarsela in quel modo, vuole colpirci entrambi, forse spera davvero che senza di te avrebbe la strada spianata con me. Devo dire che l'ho aiutato in questo, avrei dovuto dirti tutto sin dall'inizio, anche a costo di litigare, ma sapevo già che non avresti capito o sentito ragioni. Anche i miei non hanno saputo che ho deciso spontaneamente di arruolarmi.
Quello era un bisogno che gli altri non avrebbero mai potuto capire, nessuna persona sana di mente avrebbe preferito gli orrori della guerra alla perfetta serenità di Brooklyn. Eppure era tutto così tremendamente finto e vuoto lì ... quella non era la mia vita, era soltanto un sogno che sarebbe crollato di fronte alle prime luci dell'alba. Ed io non avevo mai voluto crogiolarmi nella finzione. Ma nessuno vedeva il mondo con la stessa lucidità con cui lo vede un uomo costretto a fronteggiare tragedie ed orrori ed Aiden era troppo innocente e giovane per capire.
Lo portai a casa mia, dove avrei potuto stringerlo a me e baciarlo per il resto della notte. Mi sarei preso cura di lui, perché era quello che meritava.
Il suo sguardo era spento e lontano come sempre, si lasciava accarezzare come se i miei tocchi non potessero scalfirlo. La sua mente era altrove, non si era mai estraniato così tanto da me.
Lo stavo perdendo? Quand'è che era iniziata quella lenta ma inesorabile discesa verso l'inferno? Qual era stato il mio primo e imperdonabile passo falso che lo aveva spinto a prendere le distanze per proteggersi? Dovevano essere stati i miei silenzi, forse il mio volto parlava molto più delle mie parole ... la mia voglia di fuggire da lì, di isolarmi perfino da lui. Avevo mai mostrato gratitudine o affetto nei suoi confronti?
Non di recente. A volte mi sembrava che quella storia fosse già finita, anche se nessuno di noi due aveva la forza di ammetterlo. Nonostante tutto continuavamo entrambi ad aggrapparci a quel sogno ... non eravamo inclini ad accettare un fallimento di simile portata.
Che senso aveva parlarne in quel momento? Aiden non era in sé ed io avevo troppi pensieri per poter concentrarmi a dovere sulla mia storia con lui. Ma forse al mio ritorno tutto sarebbe stato diverso. Avrei dovuto trovare la forza di affrontarlo o chiudere e basta.
- Andrà tutto bene, Aiden ... alla fine andrà tutto al suo posto
Rimasi a fissare il volto triste e allo stesso tempo serafico di quello che era ancora il mio ragazzo. A volte mi chiedevo se avessi mai amato davvero qualcuno...il fatto che non trovassi una risposta poteva essere già di per sé una risposta. Attrazione, affetto, possessione, gelosia: era tutto ciò che conoscevo. Sentimenti degni di qualsiasi animale semisviluppato che ci circondava, ma cosa c'era oltre?
Niente.
Gli occhi di Aiden erano umidi di lacrime e mi fissavano adesso. Portò una mano al mio viso e mi accarezzò piano
- Perché continua ad importarmi così tanto?
Quelle parole mi fecero male, erano pesanti come macigni. Il tono stesso con cui aveva parlato, sembrava quello di un condannato a morte senza possibilità di salvezza.
- Anche a me importa, Aiden
Non sapevo dove la menzogna si fosse unita alla verità. Non era mai stato chiaro per me capire davvero i miei sentimenti verso il resto della gente, ma quella notte non avrei lasciato vedere ad Aiden neppure una crepa nella maschera. Aiden aveva bisogno di credere alle mie parole almeno quanto io stesso avevo bisogno di pensare che forse c'era ancora qualcosa di salvabile in me.
Poi scesi su di lui e unì le mie labbra alle sue. Feci quello che sapevo fare meglio, confondere i miei tentativi maldestri di essere tenero con i baci e il sesso. Lo spogliai piano e mi presi cura di lui nell'unico modo che conoscevo, l'unico che davvero mi interessava.
Ero un uomo vuoto. In me non c'era spazio per i sentimenti.  


LEVIN
Le urla dei miei genitori raggiungevano tonalità così alte che non era più possibile finire di leggere l'ultimo passo del mio saggio. Stavo per sollevarmi dal letto e filarmela dalla finestra com'ero solito fare fino a pochi anni prima, quando sentii chiaramente mio padre chiamarmi dal piano di sotto.
La maggior parte della gente diceva che ci somigliavamo parecchio, in effetti avevamo la stessa corporatura e perfino lo stesso timbro di voce basso, ma caratterialmente ero molto più simile a mia madre, in fondo entrambi avevamo una sorta di vena artistica e molta più sensibilità rispetto a mio padre. Non che Jonathan Eickam fosse una brutta persona, anzi per essere un politico se la cavava anche abbastanza bene come genitore.
Quella sera c'era stata una grossa lite, mia madre se ne stava contro il bancone della cucina, un bicchiere di vino rosso tra le dita magrissime, aveva chiaramente avuto una delle sue crisi nervose a cui mio padre non era riuscito a rimediare.
- T-tua madre! Ha continuato a passare dei soldi a Kai nonostante le avessi proibito di farlo! Cristo, sono l'unico a capire come diavolo spende quel denaro? Volete vederlo morto in qualche vicolo schifoso di Brooklyn o in una sparatoria tra bande?
Kai. Ancora Kai ovviamente.
- Dannazione Jonathan, che cosa avrei dovuto fare? S-sai anche tu che troverebbe il modo di procurarsi quei soldi comunque. Non voglio che si faccia male ... è nostro figlio! Siamo responsabili per lui – mia madre stava tremando di rabbia
- Perché? Credi che tu lo stia aiutando nascondendo la testa sotto la sabbia? E' arrivato a derubarci, Anna! Ha derubato i suoi stessi genitori per pagarsi la sua cazzo di dose o quello che diavolo prende! Ti rendi conto di come si è ridotto?
Mia madre era furente, avanzò verso mio padre e per un attimo pensai che lo avrebbe colpito con uno schiaffo, ma tentennò
- Forse se tu fossi stato più presente! Se non avessi messo la tua carriera davanti a tutto il resto! Forse tutto questo non sarebbe mai successo
- Ah, quindi adesso è tutta colpa mia se nostro figlio ha deciso di buttare la sua vita in questo modo! La solita scusa del genitore poco presente che vizia i figli! Quando inizierai a prenderti delle responsabilità anche tu? – con un gesto furioso lasciò cadere la sua valigetta a terra – ti ho già detto che cosa dovremmo fare! Per quanto mi faccia schifo l'idea, sai anche tu che questo è l'unico modo per farlo uscire dal giro!
- N-non denuncerò mio figlio. N-non possiamo costringerlo a farsi curare e sai anche tu che in queste condizioni finirebbe in carcere ... non puoi pensare che quel luogo possa aiutarlo! G-guarda Levin! Credi che il Crossroads gli abbia fatto bene?
Mia madre era in lacrime ancora una volta, poi i suoi occhi si posarono sul sottoscritto. Mio padre era a pezzi
- Ok, va bene. Permettiamogli ancora di rovinare la sua e la nostra vita, se è quello che preferisci. Ma non venire a piangere da me quando Kai farà una fine peggiore! I-io ci sto provando almeno! Tu cosa diavolo stai facendo a parte piangere e bere?
- Smettetela – il mio era solo un sussurro debole. Mio padre si voltò verso di me un istante dopo, sembrava avermi notato solo in quel momento.
- E tu Levin, stammi bene a sentire. Non dovrai passare a tuo fratello neanche un centesimo da questo momento in poi. So quello che fai per lui! So che è difficile voltargli le spalle, ma dobbiamo farlo per il suo bene. Mi hai sentito? Basta rischiare per lui, basta lasciarti coinvolgere nei suoi problemi. Kai ha scelto di voltare le spalle a noi e al nostro aiuto, quindi da ora in poi dovrà cavarsela da solo.
Adesso mi fissava in attesa di una risposta. Se solo avessero saputo quanto mi fossi lasciato trascinare nella suddetta merda di Kai ...
Poi la sua voce perse determinazione - So che il nostro primo istinto è quello di aiutarlo ed accontentarlo. Anch'io per primo ho cercato di dargli tutto ciò che desiderava, ma guardate dove siamo finiti ... non frequenta più la scuola. Il Preside della Bushwick mi ha chiamato questo pomeriggio. Dice che Kai si è presentato soltanto due volte in questo ultimo mese e in quelle poche occasioni è riuscito perfino a provocare una rissa. Che cosa diavolo dovrei fare? Non possiamo costringerlo a curarsi, né possiamo denunciarlo evidentemente. Quindi cosa resta da fare? Se qualcuno ha una risposta bene, perché io non ce l'ho – detto questo crollò sulla sedia. Si passò una mano sul volto furente ... da tempo non lo vedevo in quelle condizioni.
E pensare che avevano desiderato Kai più di qualsiasi altra cosa al mondo. Dopo la mia nascita mia madre era stata operata d'urgenza all'utero per alcune complicazioni durante il parto; il medico curante non le aveva lasciato nessuna speranza riguardo una gravidanza futura, il danno era irrimediabile. Alla fine, dopo numerosi colloqui e peripezie, erano riusciti ad adottare un bambino che proveniva da una famiglia disagiata. Doveva essere stata la loro più grande gioia in passato. Adesso, sempre più spesso, avevo l'impressione che i miei genitori si fossero pentiti di quella scelta. I problemi che Kai aveva dato alla nostra famiglia superavano di gran lunga le gioie ... eppure rimaneva comunque un Eickam. Il pensiero che mio fratello fosse indesiderato mi disturbava parecchio, sapevo che anche i miei genitori dovevano amarlo, eppure mi sentivo l'unico idiota al mondo rimasto al suo fianco. Ma quanto ancora avrei retto?
- Levin, ti prego. Per quanto sia difficile, cerca di non assecondarlo più. Forse, se davvero arrivasse a trovarsi in difficoltà, magari tornerebbe qui a casa. Soltanto in quel modo potremmo aiutarlo
Mio padre non era mai stato un illuso, ma quando si trattava di Kai anche lui finiva per cedere terreno alle suppliche di mia madre. Mio fratello non sarebbe tornato da noi, non con le buone. L'unico modo per arrestare la sua discesa verso il fondo prevedeva delle decisioni così drastiche e spaventose che nessuno di noi intendeva prendere. Quante volte avevamo discusso riguardo il futuro di Kai? Troppe. Era tutto inutile, lo sapevo.  

  La mattina seguente mi svegliai con un grosso cerchio alla testa. Tra la miriade di pensieri e preoccupazioni che mi assalivano, non avevo avuto modo di pensare alla sparizione di Aiden della sera prima. Non avevo creduto seriamente alle sue intenzioni di vedermi, c'era qualcosa in lui che mi atterriva e costringeva a guardarmi intorno con attenzione, mi sentivo sul punto di commettere un passo falso dal quale non sarei potuto tornare indietro.
La pioggia cadeva battente lungo le vetrate della Tech, rendendo l'atmosfera dell'aula di disegno ancora più tetra e desolante. La mia tela era un trionfo di grigi depressivi, forse stavo disegnando la mia vita senza neanche rendermene conto. Ero tornato a farmi con una cadenza regolare, ma spietata. Cercavo di non pensare che fossi stato io a mettere Kai su quella fottuta strada dalla quale non riusciva più a venire fuori, mi stordivo pur di tenere lontano il dolore che quella dannata verità mi provocava, ma niente era abbastanza forte da impedirmi di pensarci ventiquattro ore al giorno su ventiquattro. Ero un tossico anch'io, ma al momento riuscivo a mantenere il controllo sulla mia vita.

Mi rifugiai in bagno, se non fossi sembrato pazzo avrei immerso la testa sotto il getto d'acqua gelida e mi sarei accasciato direttamente lì, sulle piastrelle macchiate del cesso. Non c'era pace per quelli come me, non in quella dannata Tech del cazzo. La porta era stata aperta qualche istante dopo, non avevo bisogno di voltarmi per rendermi conto di chi fosse venuto a farmi una visita. La sagoma di Aiden mi fissava a qualche metro di distanza, sperai che si sbrigasse a tirare fuori qualsiasi scusa avesse avuto voglia di inventarsi.
- Ehi, se non sei in cortile, sei al cesso. Stai diventando prevedibile – il suo sorrisetto canzonatorio si era gelato istantaneamente nel notare la mia espressione
- Senti, Aiden. Non sono dell'umore adatto per queste stronzate. Dimmi cosa vuoi stavolta e finiamola qui in fretta
Ci mise poco a riprendersi – Che ti prende? Vedi che ieri volevo passare, ho avuto degli intoppi
- Perché non inizi a parlare chiaro? – ribattei – smettila, tu non mi devi niente, ma quanto meno non insultare la mia intelligenza. C'è qualcun altro, no? Mi sta anche bene ... non mi aspetto di avere l'esclusiva con te. Sii soltanto sincero, cazzo. Non sono il tuo ragazzo, né voglio essere qualcosa in più di quello che sono adesso, ammesso che sia qualcosa
Lo avevo confuso, in realtà mi ero confuso da solo. Aiden abbassò il capo, il suo sguardo era finito sulle scarpe
- Sto chiudendo una storia con qualcuno. Hai ragione – ammise dopo qualche attimo di silenzio. Tornò a fissarmi subito dopo – avrei dovuto avvertirti ieri. Ho passato la notte con lui
- Bene, ci voleva tanto a dirlo? Quindi? Che intendi fare?
- Non lo so – scosse la testa, sembrava perso più che mai. Capii che avrebbe voluto dirmi molto di più, sembrava sul punto di parlare, però qualcosa continuava a trattenerlo. Non ero un suo amico, ero soltanto la quasi scopata di una notte ... cosa potevo pretendere?
- Non intendo complicare le cose, te l'ho detto. Ho già fin troppi problemi a cui pensare, non mi serve altro al momento. Non mi importa abbastanza di questa storia per starci male ... non hai di che preoccuparti con me. Possiamo salutarci e far finta che non sia successo niente. Mi sta bene, l'importante è non farne un dramma, perché non ne posso più
Stavo andando via quando Aiden mi afferrò per il braccio e mi costrinse a fermarmi. I suoi grandi occhi azzurri erano tornati a fissarmi con la stessa intensità di sempre, erano quelli di un predatore che non intendeva lasciar sfuggire la propria preda
- Mi hai attirato dal primo istante in cui ti ho visto, Eickam. Forse è vero che a te non importa abbastanza di me da preoccuparti sul serio, ma se io adesso ti lasciassi andare me ne pentirei, ne sono sicuro – ammise. Non c'era cedimento nel suo sguardo.
- Beh, fattela passare allora. Prendi una decisione e mantieniti fermo, non so neanche perché cazzo continuiamo a parlarne. Hai un ragazzo, non dovresti rompere le palle a me – ero stato diretto finalmente.
- Quindi non hai per niente voglia di conoscermi meglio
Feci spallucce – Non prenderla a male, ma non ho proprio voglia di niente.
Incredibilmente lo vidi accennare ad una risata; mi stava deridendo?
- Quindi se ti dicessi che voglio farmi perdonare mi respingeresti? – un guizzo di malizia nei suoi occhi, la sua voce si era fatta bassa e provocante
Avevo avuto tutto il tempo per tirarmi indietro o spingerlo via, avevo visto il suo viso avvicinarsi al mio quasi a rallentatore, allungai le braccia fino a posarle sul suo petto
- Non fare stronzate di cui potresti pentirtene. Io, a differenza tua, non ho niente da perdere – lo avvertii
- Ah, allora non mi hai capito. E' proprio perché non voglio alcun rimpianto che intendo fare tutto ciò che voglio con te. Cazzo, dimmi che non ti eccito ... dimmi che non hai pensato a quello che potremmo fare io e te se ci lasciassimo andare solo un po'
Ero in difficoltà, lo sguardo di Aiden sembrava incatenarmi a lui con la potenza di un magnete. La sua mano aperta scivolò quasi casualmente sul cavallo appena gonfio dei miei pantaloni, fino a farmi risvegliare del tutto.
- Fanculo. – non ero io a dovermi preoccupare della sua relazione. Per una volta tanto potevo anche essere egoista.
Qualche istante dopo la sua lingua sfiorò la mia prima che la sua bocca si chiudesse con violenza contro le mie labbra, rendendo quel bacio nient'affatto dolce, ma intriso soltanto di voglia e passione. Lo spinsi contro la porta, posizionando il mio ginocchio tra le sue gambe divaricate. Il sapore di Aiden era inebriante, così come il profumo della sua pelle ed i piccoli sospiri che si lasciava sfuggire tra un bacio più violento ed uno più delicato. Eravamo entrambi eccitati, talmente tanto che lo avrei spogliato immediatamente, incurante del luogo in cui ci trovavamo.
- Lascia che ti mostri quanto sia pentito per ieri
Gli avrei permesso qualsiasi cosa, una sola parola ed Aiden avrebbe avuto tutto ciò che desiderava. Cadde sulle sue ginocchia qualche istante dopo, le sue dita esperte ci misero un attimo a tirare giù la mia zip e i jeans, lasciando la mia erezione libera e decisamente pronta. Stavo tremando, la sua lingua vagava sulla pelle tesa e sovreccitata della mia eccitazione, fino a quando la sua bocca non si serrò del tutto. Stavo gemendo. Continuava a fissarmi senza interrompere quei movimenti perfetti che lo spingevano a scendere a fondo quanto più poteva per poi risalire in fretta. Le sue guance erano imporporate e le labbra gonfie e rosse, umide di saliva. Stava cominciando ad aiutarsi con la mano, era un assalto vero e proprio alla mia resistenza.
- D-dove hai imparato così bene?
Volevo che fosse mio, del tutto. Stavo iniziando a muovermi anch'io, spingevo il mio bacino contro la sua bocca bollente e stretta a caccia del ritmo perfetto che mi avrebbe permesso di raggiungere l'orgasmo. Ed Aiden mi stava dietro alla perfezione. Tutto quello era troppo, il suo viso rosso ed eccitato, il rigonfiamento nella sua tuta da ginnastica e quei gemiti bassi e strozzati, di chi adorava quello che faceva.
Esplosi nella sua bocca senza che potessi dire o fare nulla per preannunciarlo. Era stato forte, forse anche più del primo in piscina. Aprii gli occhi per notare l'espressione soddisfatta sul volto ancora arrossato di Aiden. Presi respiro, sapevo che non eravamo al sicuro lì dentro e quello era l'unico motivo per cui non avevo ancora ricambiato le sue amorevoli cure. Vedere Aiden eccitato e stanco era un'immagine impossibile da cacciare via.
- Spero di essermi fatto perdonare in parte. So che non cerchi niente ... possiamo non cercare niente insieme
Lo guardai ripulirsi le labbra sotto il getto d'acqua fresca, i suoi occhi mi fissavano attraverso lo specchio, in cerca di risposte. Stare con una persona senza volere nulla in cambio, eccetto il sesso e qualsiasi altra forma di divertimento. Sembrava semplice metterla in quel modo, una proposta che molti ragazzi non avrebbero visto l'ora di accettare, forse anch'io potevo concedermi un periodo di leggerezza.
- Del resto mi preoccuperò quando arriverà il momento. Giuro che non ti darò più problemi
Aiden sembrava aver deciso anche per me. Con un ultimo baciò suggellò quel patto. Poi la campanella suonò e i primi ragazzi si riversano in corridoio, pronti ad assalire i bagni. Forse prima o poi sarei riuscito ad andare fino in fondo con lui, avrei mentito a me stesso se non avessi ammesso che avevo voglia di spingermi oltre.
Me lo leggeva dentro? Lasciammo il bagno insieme e senza aggiungere nulla, lo vidi tornare dal suo gruppetto con un sorriso appena accennato sul volto.

  Le sorprese non erano finite quel giorno, all'uscita da scuola mi resi conto che qualcuno mi stava pedinando. Kai mi seguiva quasi a passo umano, su un'auto di grossa cilindrata, nuova di fabbrica.
- Ehi big bro! Come te la passi? – mi salutò, tirando giù il finestrino e mostrandomi il suo migliore sorriso indolente
- Dove diavolo hai presto questa auto?
- Se non vuoi sentirti raccontare delle balle è meglio se non chiedi! – lo trovava anche divertente a giudicare dalla risata che seguì le sue parole.
- Bene. Allora ti saluto.
- Ehi, aspetta, aspetta! Perché fai tanto il sostenuto con me? Volevo presentarti una persona speciale! Dì ciao a June!
C'era una ragazza seduta al posto del passeggero. La vidi sventolare in aria una mano ingioiellata. Le lanciai una seconda occhiata e mi bastò quella per capire che non era la solita tossica rimorchiata in qualche pessimo locale.
- June, questo è il mio fratellone. Quel figo di Levin di cui ti parlo sempre. Non è figo? Guarda quanto è corrucciato! Te lo dicevo che ha sempre quest'aria da bad boy!
- Kai, perché non vai a farti fottere?
- Dio, come siamo scontrosi! Peggio che mai. Perché non vieni con noi a farci un drink? Possiamo aggiornarci un po' sulle nostre vite
- Perché preferirei venire investito da un camion carico di letame
Continuava a ridere, niente sembrava intaccare il suo ottimo umore. Mi chiesi dove avesse trovato una ragazza del genere ... ad ogni modo immaginai che avesse già sperperato tutti i soldi guadagnati nella rapina con l'intento di mantenere quella tipa.
- Ok, ok. Ho capito l'antifona! June cara, lo conoscerai un'altra volta, quando il caro Levin si sarà fatto togliere l'enorme manico di scopa che ha su per il culo!

Lo guardai in cagnesco, poi sollevai il medio e mi diressi verso l'entrata della metro. Kai. Che enorme testa di cazzo.


CALLUM
Era così strano andare avanti, quasi surreale. Mi sforzavo di fare finta che nulla fosse successo eppure quando ripensavo agli avvenimenti dei giorni passati mi riconoscevo a stento.
Ero andato a letto con lui. Come avevo potuto farlo? Perché? Non erano domande che potevo porre ad alta voce. Quando i suoi occhi si erano posati sul mio viso appena sveglio avevo capito subito che era meglio tacere. Non mi aveva dato il permesso di fare domande, di chiedere spiegazioni né a me stesso né a lui per quel gesto. Forse c'era della bontà dietro, forse era il suo modo di tirarmi fuori dall'abisso in cui ero scivolato, ma niente di più.
Ora puoi camminare sulle tue gambe.
Sapevo cosa voleva da me adesso, lo avevo capito quando si era sollevato dal letto senza dire una parola e si era chiuso in bagno. Io dovevo sparire, tornare ad essere quello di prima, qualcosa che non contava niente, per un bene superiore. Dentro di me sapevo che era giusto così, d'altronde era per lei che lo aveva fatto, era evidente. Alencar era stato con me per proteggere Celia, per assicurarsi che il suo involucro non perdesse del tutto la testa. Nessuno avrebbe mai potuto colmare la disperazione che provavo, nessuno mi avrebbe mai amato per quel fallimento che ero, non mi restava altro che trovare da me qualcosa di degno in me stesso.
Calpestando il vialetto di casa notai che finalmente la macchina di mia madre era sparita, qualcosa si distese dentro di me, mossi ancora qualche passo e controllai dalla finestra l'interno della casa, era deserto.
- Cosa diavolo ci fai ancora qui?! Non mi hai sentito?
Quelle urla mi fecero sobbalzare, per un attimo mi guardai intorno pensando che quelle parole fossero dirette a me. Non vidi nessuno.
- Questa è anche casa mia!
- Ti ho detto di andartene o chiamo la polizia!
- Avanti paparino, tanto non hai le palle
Potevo percepire perfettamente due voci, una delle due apparteneva ad un uomo adulto, mentre l'altra ad un ragazzo più giovane, stavano litigando alla grande, così mi scostai leggermente dall'ingresso di casa mia per cercare di capire da dove provenissero le urla.
- Sono stanco di te, della tua distruttività. Stai annientando questa famiglia – continuò a urlare l'uomo – non farti vedere più fino a quando non avrai intenzione di disintossicarti!
Arrivai al limitare del recinto del giardino, dove le piante che dividevano le proprietà si facevano più rade e irregolari, gettai una timida occhiata e mi resi conto che era in corso una grossa lite. Non fu questo a sorprendermi davvero, ero abituato a vedere famiglie farsi a pezzi, la cosa davvero singolare fu incrociare lo sguardo di Levin dall'altra parte del giardino. Se ne stava appoggiato al muro, apparentemente stanco di sentire quei due urlarsi addosso accuse su accuse. Poi anche lui sembrò notarmi e capii che doveva essere sorpreso almeno quanto me.
- Fammi salire! C'è la mia roba lì sopra – ringhiò ancora una volta il ragazzo giovane. Era biondo ossigenato come Levin, potevo vedere la sua testa muoversi furiosamente da lì
- Vattene Kai, non avrai più niente da noi. Non farmi ripetere – continuò l'uomo con tono fermo.
La lite stava ancora degenerando, il biondo si era chinato in preda alla furia e aveva preso qualcosa da terra che poi aveva lanciato contro il padre. Rumore di vetri infranti e urla.
Levin sembrava aver bisogno di una scialuppa di salvataggio, me ne intendevo più di quanto mi sarebbe piaciuto ammettere. Così gli feci segno di venire dalla mia parte, potevo capire che avesse bisogni di fuggire anche se nulla nella sua posa lo facesse intuire. Quello non se lo fece ripetere, con due grandi falcate lasciò quella zona nascosta del suo giardino e passò nel mio, poi ci allontanammo per andare a sederci sul vialetto.
Era sceso il silenzio dopo che entrambi avevamo sentito una porta sbattere con violenza, né io né Levin sapevamo cosa dire o fare, ognuno troppo perso nel suo personale disagio. Tirai fuori le sigarette dalla tasca e gli porsi il pacchetto ancora in silenzio, lui ne sfilò una e io feci lo stesso. Fu lui poi ad accendere la sua e porgermi la fiammella, poi osservammo le nuvole di fumo intrecciarsi sopra le nostre teste.
- Bella casa – disse ad un tratto – è parecchio silenzioso qui
- Solo perché nessuno resta nella stessa stanza abbastanza a lungo da rivolgersi la parola – risposi con un leggero sorriso – siamo allo step successivo
Vidi il suo viso riempirsi di stupore, evidentemente non credeva che qualcun altro potesse capire la sua condizione o conducesse un esistenza tanto simile alla sua.
- E' tuo fratello quello? – chiesi aspirando un'altra boccata di fumo.
- Già ... quello che resta dopo la droga, i furti, le menzogne e il suo carattere del cazzo – mormorò -un tempo credevo che sarebbe potuto cambiare ma inizio a credere che sia una sorta di flagello divino
Io sorrisi consapevole – capisco come ti senti
- Hai anche tu un fratello tossico che sputtana tutti i suoi soldi in droga e ti incasina la vita? – chiese, c'era quasi una punta di sarcasmo dietro lo spesso strato di amarezza.
- Il figlio del compagno di mia madre ... all'inizio ci andava giù pesante, quando sono venuto a vivere qui era davvero ingestibile. Poi ... ha smesso – dovetti fare una pausa, non ricordavo cosa fosse successo, c'era un grande vuoto nella mia memoria, qualcosa che mi aveva sempre spaventato – ma le cose non sono migliorate molto, ora non si droga ma comunque è in un giro pessimo
- Come ci sei finito in questo posto del cazzo? Mi sembra che tu abbia ereditato i casini di qualcun altro – commentò ed io mi stupii.
Guardai Levin per la prima volta da quando avevamo iniziato quella conversazione stentata e mi resi conto di quanta attenzione dedicasse alle mie parole, era strano che qualcuno mi ascoltasse così.
- Sei la prima persona che mi fa una domanda del genere – replicai, tornando con lo sguardo basso – perché ti importa?
Lo vidi gettare a terra il mozzicone e pestarlo sotto il piede con frustrazione – suppongo di essere uno che non impara mai la lezione. Mi ero ripromesso di essere distaccato, di non lasciarmi coinvolgere da niente e nessuno, ma guarda poi ... - lo sentii sbuffare – sto qui a chiederti dei tuoi problemi pensando di poterti essere d'aiuto e poi mi lascio coinvolgere da quel ...
Non terminò la frase, mi voltai e lo vidi coprirsi il volto con le mani in un gesto di profonda stanchezza. Capii in quel momento che Levin era uno dei buoni, uno dei pochi rimasti con quell'altruismo che finiva sempre per fotterlo in qualche modo, per certi versi mi resi conto che eravamo agli antipodi. Mi chiesi cosa avrebbe pensato di me se gli avessi raccontato tutta la mia storia, se gli avessi detto quanto ero stato egoista e quanto ancora fossi alla ricerca di qualcuno che non mi lasciasse solo nella mia disperazione.
Così bloccato, spaventosamente preso d'assalto dal mio passato ogni volta che chiudevo gli occhi.
- Andare contro la propria natura non è semplice, anche io non voglio smetterla di attaccarmi a chiunque mi dia della considerazione – mi venne in mente Alencar e quello che era successo qualche giorno prima, ero persino arrivato a tanto – hai conosciuto qualcuno di complicato? Una ragazza?
- Ragazzo – disse quasi con un certo biasimo, segno che doveva essere un tipo tutt'altro che piacevole da gestire.
- Oh, mi sembra di capire sia un osso duro
- Non dirmi che anche tu sei gay e hai una relazione complicata, la nostra vita sta diventando pericolosamente simile – replicò tentando di metterci del divertimento nella voce.
Io sorrisi e tacqui inizialmente. Ero gay? Mi venne quasi da ridere al pensiero della mia vita sentimentale, in realtà non credevo di aver mai davvero provato attrazione per qualcuno, non ne avevo mai avuto il tempo. Le ragazze non mi erano mai interessate, forse per via di quello che era successo a mia sorella, e con i ragazzi non avevo avuto molta esperienza. C'era un ragazzo prima del mio trasferimento a Brooklyn, quasi un secolo fa, ma non c'eravamo spinti oltre un bacio, era stato lui a farlo prima che io sparissi dalla sua vita. Dopo quel momento c'era stato solo Alencar, poco importava se a me andasse bene o meno, lui e Celia erano diventati negli anni sempre più morbosi.
- Suppongo che gay e complicato possa andare bene come definizione temporanea – dissi alla fine strappandogli un lieve sorriso – spero che riuscirete ad aiutare tuo fratello ma non dimenticarti che deve essere lui a volerlo. Non sentirti responsabile per la sua condizione, facciamo tutti delle scelte alla fine
Altro silenzio, avevamo entrambi finito di fumare e ci lasciammo rabbrividire dal vento fresco per qualche altro minuto, poi lo vidi sollevarsi e fissare per un momento in direzione di casa sua.
- Meglio che rientri adesso, vediamo un po' cos'è rimasto di mio padre e cosa di Kai - poi si immobilizzò un attimo - vorrei dire che è stata una bella chiacchierata ma siamo entrambi abbastanza messi male credo – mormorò.
Io gli dedicai un sorriso sincero, era la prima volta che mi ero ritrovato a parlare con qualcuno in quel modo, forse Levin era il primo legame che avevo allacciato e che fosse fuori dai miei tormenti quotidiani. Era stato bello, mi ero sentito quasi normale.
- Grazie Levin – dissi e lui parve stupito.
- Di cosa?
- Di aver parlato con me – risposi e probabilmente dovevo sembrargli pazzo – non mi capita spesso di chiacchierare con qualcuno così
Lui scosse le spalle – beh, probabilmente questo tradisce il mio supremo proposito di stare fuori dai casini degli altri, ma noi Eickam amiamo mandare a puttane tutto. Se avessi ancora voglia di parlare con qualcuno sai dove vivo
Annui – Non so come uno come me possa aiutarti, però, se fossi stanco di tutto quel baccano, sappi che qui c'è tanto silenzio

Lo vidi andare via senza dire altro e capii che anche a me toccava ritornare nel silenzio di quella casa. Però, per la prima volta, avevo avuto l'impressione che anche io potevo vivere come una persona normale. Forse, per una volta, potevo smettere di avere paura e provarci davvero.  

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