Oltre

By FlorenceMaxwell

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Scoprirsi, perdersi e ritrovarsi oltre il tempo, oltre il dolore, oltre una lontananza che strappa l'anima. More

Oltre - Capitolo 1 - Prologo
Capitolo 2 - Primavera (Sei anni prima)
Capitolo 3 - Bollori (Sei anni prima)
Capitolo 4 -Kiss me (Sei anni prima)
Capitolo 5 Complimenti Adrien! - (Sei anni prima)
Capitolo 6 - La cura (Sei anni prima)
Capitolo 7 - Amici, confidenti e supereroi (Sei anni prima)
Capitolo 8 - Interludio (Sei anni DOPO)
Capitolo 9 - Marichat/Noirette (Sei anni Prima)
Capitolo 10 - Togheter is better than alone (Sei anni Prima)
Capitolo 11 - Genitori&Genitori (Sei anni prima)
Capitolo 12 - Chiarimenti (?) - Sei anni prima
Capitolo 13 Adrienette/Mad-rien - Sei anni prima
Capitolo 14 Semplicemente WOW (Sei anni prima)
Capitolo 15 - Il rito dei kwami (6 anni dopo)
Capitolo 16 - Il tempo delle mele (sei anni prima)
Capitolo 17 - Proprietà privata (Sei anni prima)
Capitolo 18 - Tutti pazzi per Mari (Sei anni prima)
Capitolo 19 - Novità
Capitolo 20 - Allo scoperto (Sei anni prima)
Capitolo 21 - Control (Sei anni prima)
Capitolo 22 - Altalena (Sei anni prima)
Capitolo 23 - Tutto l'orrore che c'è (Sei anni prima)
Capitolo 24 - Il piano di Adrien (Sei anni prima)
Capitolo 25 - Partita a scacchi (Sei anni prima)
Capitolo 27 - This is the End (Sei anni prima)
Capitolo 28 - Caccia
Capitolo 29 - Lettere
Capitolo 30 - Paused
Capitolo 31 - Appuntamento al Buio
Capitolo 32 - Drops of Life
Capitolo 33 - You're mine
Capitolo 34 - Panta rei
Capitolo 35 - Feste, contrattempi e preparativi
Capitolo 36 - Epilogo

Capitolo 26 - Non è un addio (Sei anni prima)

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By FlorenceMaxwell



"La signorina Marinette Dupain-Cheng è desiderata in presidenza con la massima urgenza"

Il messaggio passato sull'altoparlante nel corridoio lasciò tutti di stucco. La Signorina Bustier interruppe la sua spiegazione e spostò lo sguardo sulla sua alunna preferita che, inevitabilmente, era impallidita: gli occhi azzurri terrorizzati sembravano enormi su quel piccolo viso triste e stanco.

-Vai-, disse semplicemente la professoressa, mentre nell'aula era calato il silenzio: era molto infrequente che venissero trasmessi messaggi di quel genere e le rarissime volte che era accaduto non era mai stato per qualcosa di buono.

Alya strinse la mano dell'amica mentre scivolava silenziosa via dal suo banco: perfino Chloé Bourgeois rimase zitta, esterrefatta per quella situazione decisamente inusuale.

Marinette chiuse silenziosamente la porta alle sue spalle e iniziò a correre con il cuore in gola, domandandosi cosa stesse accadendo e perché proprio lei, che era la paladina della giustizia a Parigi, si stesse trovando in quella situazione.

-Stai tranquilla, Marinette, vedrai che non è nulla di grave-, pigolò Tikki, facendo capolino dalla sua borsetta.

-Tikki ha ragione, tranquilla, Marinette!-

Più che le parole, più che la voce, furono le mani calde che la trattennero dalla vita in un rapidissimo abbraccio rubato, che fecero tremare Marinette di una paura e al contempo di una felicità estrema, tanto che si lasciò andare a un pianto rumoroso, con la testa affondata nel petto di Adrien.

-Signorina Dupain-Cheng, si tranquillizzi...-, udendo la voce del Preside Damocles che si stava avvicinando, Marinette alzò gli occhi e si costrinse a tornare forzatamente alla realtà: -Ho usato l'interfono per chiamarla perché mi sembrava che l'urgenza del Signor Agreste nel parlare il prima possibile con lei, fosse ben motivata...-, l'uomo incrociò le mani dietro alla schiena e attese che Adrien si spiegasse.

-Aehm... mio padre ha fissato un'intervista esclusiva con Nadja Chamack tra mezzora nel suo studio televisivo... L'intervista... Dai, Marinette, ce ne aveva parlato...-, Adrien spalancò gli occhi sperando che la ragazza, sebbene frastornata, gli reggesse il piano, del quale lei non sapeva nulla.

-Ah... Ah! Ma certo! L'intervista! Come dimenticarsene!-, stirò le labbra in un sorriso forzato verso Damocles e sperò che Adrien continuasse per lei.

-Se può scusarci, Monsieur Damocles, la mia auto è già qua: non vorremo fare aspettare la Signora Chamack, giusto?-, Adrien prese Marinette per le spalle, spingendo lievemente perché la ragazza iniziasse a camminare.

Damocles rimase per un istante interdetto, poi scosse il suo testone canuto e comprese: -Certamente Signor Agreste: mi raccomando, fate presente alla tivù che la nostra scuola ha subito ingenti danni e che... mi capisce... non è giusto che sia solo suo padre a impegnarsi per la ristrutturazione come mi ha appena annunciato...-, allungò le mani avanti a sé, agitandole per cancellare le ultime parole dette: -Non che non sia un gesto di infinita gentilezza da parte di suo padre, non mi fraintenda! Tutti noi siamo infinitamente riconoscenti per la impareggiabile proposta che mi ha appena riferito, ma...-

-... vuole che si sappia che la scuola è stata presa di mira da un akumizzato, che non c'entra niente, che è parte lesa e che anche il Ministero deve fare la sua parte come minimo segno di indennizzo per tutti i disagi occorsi-, completò per lui Adrien.

Damocles serrò la bocca e annuì vigorosamente, sull'attenti: -Esattamente!-, disse solamente, lasciando sfilare davanti a sé i due giovani e guardandoli sparire oltre il portone della scuola. Non era da lui consentire che una minorenne lasciasse senza opportuna autorizzazione della famiglia l'edificio, ma... c'era la tivù, la Chamack... e Adrien Agreste era senza dubbio un ragazzo molto, molto affidabile.

-Che sta succedendo???-, domandò Marinette tirando per una mano il suo ragazzo, una volta che ebbero chiuso dietro di loro la porta dell'edificio. Era tutto così strano, esigeva una spiegazione, o almeno sperava di averla... Esigeva anche un bacio, quello sì, ma la tristezza nel suo animo sapeva che era finito il tempo dei baci.

-Taaa Daaan!-, esclamò Adrien, mostrando rapidamente la sua mano destra alla ragazza: sul dito anulare faceva di nuovo mostra di sé uno scintillante anello argentato. Marinette strinse la mano del ragazzo tra le sue, portandola al petto: -L'hai riavuto!? Come hai fatto!-, era emozionata, tanto che Adrien poteva sentire attraverso la stoffa il cuore che le batteva furiosamente.

Il ragazzo portò la mano alla nuca, alzando lo sguardo verso destra: -Beh, alla fine sono suo figlio... E' bastato chiederglielo civilmente...-, sciorinò velocemente.

Marinette aggrottò per un attimo le sopracciglia, vagamente perplessa.

-Hai affrontato da solo Papillon?-, domandò liberando la mano di Adrien, -Un'altra volta?-, esasperata sul punto di scoppiare, si voltò di spalle al ragazzo.

-Non l'ho affrontato, gli ho semplicemente parlato-, le disse lui, posandole una mano sulla spalla con tono addolcito e di colpo serio; -E adesso vorrei parlare a te...-, confidò mentre Marinette si voltava verso di lui, di nuovo con il cuore in gola.

-Andiamo sulla nostra panchina-, le disse abbozzando un dolce sorriso e la prese per mano, facendo cenno all'autista che poteva andare via, mentre passarono davanti all'auto di famiglia Agreste.

In quei pochi minuti che trascorsero prima di giungere al giardino vicino alla scuola, dove si erano scambiati le prime vere promesse d'amore e dove si erano ritrovati al termine della furiosa battaglia contro Nathaniel, entrambi rimasero in silenzio. Adrien stava pensando alle parole migliori per far accettare alla ragazza la sua decisione, Marinette invece aveva una paura matta che tutto stesse per finire. In un attimo, in una bugia, in qualcosa di inspiegabile e troppo, troppo atroce.

Le ci vollero pochi minuti per comprendere che le sue paranoie erano reali.

-Ho convinto mio padre a lasciar perdere la caccia al tuo Miraculous-, esordì il giovane, sedendosi a cavalcioni della panchina di pietra, vicino a lei, -Lui... mi ha spiegato il vero motivo della sua ricerca e io non posso che comprenderlo-, ammise abbassando lo sguardo.

-E quindi?-, domandò Marinette, sentendo la voce uscire dalla sua bocca fin troppo nitida e cristallina, in netto contrasto con la tempesta che stava agitando il suo cuore. Papillon l'aveva irretito, ecco quello che era successo davvero, mentre lei dormiva, andava a scuola, viveva una vita normale! Maledizione... Lei era Ladybug, doveva proteggere la sua città e quelli che amava, non dormire e fare la brava ragazza!

-E quindi... Il libro: te lo ricordi il libro di mio padre?-, chiese Adrien mostrando un palmo verso l'alto, Marinette si sentì avvampare: come faceva Adrien a sapere che lei sapeva del libro di suo padre?

-Lo so che avevi dubbi sulla sua identità già da tempo, credi che non ricordi il nostro scontro con Il Collezionista? Io e Plagg parliamo, e Plagg parla anche con Tikki... Insomma, il libro...-

Era inutile fingere di cadere dalle nuvole a quel punto, Marinette annuì, il ragazzo riprese: -Sul suo libro c'è scritto che se... userà due Miraculous in un luogo prossimo alla cosa che si desidera, quella potrà apparire davanti a lui: e lui ha già due Miraculous, il suo e il mio-, si inventò Adrien, cercando di apparire il più convincente possibile.

Marinette rimase zitta, fissando un punto davanti a sé: si sentiva come nell'occhio del ciclone, era l'attimo della calma, del riprendere il fiato, della consapevolezza: Adrien mentiva.

-E quindi?-, ripeté, in tono molto più lugubre e vide il ragazzo agitarsi sul suo posto.

-E quindi... per un po' di tempo dovrò andare via assieme a lui per... per fare questo rito nel posto dove si suppone sia...-, dapprima si interruppe, poi la guardò aprendo le mani davanti a lei, scuotendole, enfatizzando le sue parole: -Facciamo tutto per mia madre, Marinette!-, si scoprì.

Marinette rimase immobile e in silenzio, per un attimo, ad occhi chiusi indecisa se urlare quanto fossero false tutte le cose che le erano appena state dette o cercare di accondiscendere Adrien.

-Tua madre?-, domandò riprendendo fiato e coraggio, dopo un po'. Aveva riaperto gli occhi e le lacrime li stavano appannando completamente.

Adrien alzò lo sguardo al cielo, stizzendosi. Era facile bluffare con suo padre, quasi impossibile farlo con quella ragazza: -Non fare così adesso! Marinette!-

-Scusa...-, rispose lei abbassando la testa e torturandosi un'unghia con quelle dell'altra mano, mentre tirava su col naso.

-Non devi scusarti-, Adrien, scosse la testa e strinse forte i pugni: stava sbagliando tutto, eppure era la cosa che sentiva a più giusta per proteggere quella ragazza e la sua stessa esistenza.

-Non è colpa tua se mia madre è sparita, né mia, né di mio padre forse: ma non si trova, forse è morta o forse no, e forse, forse, abbiamo una traccia e sappiamo dove trovarla. E' solo questione di un po' di tempo: andiamo lì, facciamo questa "magia", dopo torniamo e staremo per sempre insieme, ok?-, le prese le mani tra le sue, erano gelide.

Marinette sfilò una delle sue mani da quella tiepida stretta e la avvicinò al volto bellissimo del ragazzo; lasciò una carezza dolce e si soffermò sfiorando con il pollice le labbra rosa. Sorrise mesta e allontanò la mano.

-Il modello: Adrien, lìmitati a fare il modello-, prese aria e si alzò, dando ancora le spalle al biondo che era rimasto piuttosto confuso dalle ultime parole. Adrien la vide allontanarsi appena e sentì il vuoto attanagliarlo al cuore: avrebbe dovuto essere forte, più forte che mai per perseguire il suo scopo, anche se faceva così male. Marinette prese aria, scosse impercettibilmente la testa e improvvisamente si voltò verso di lui; una lacrima rigava il volto pallido su cui risaltava il blu cupo dei suoi occhi umidi.

-E se usassi il mio Miraculous? Se lo facessimo noi due insieme?-, propose in un estremo tentativo la ragazza. Adrien sospirò: se l'aspettava quella domanda, avrebbe dovuto affondare ancora e ancora il coltello nel petto della sua piccola Marinette, prendendola in giro e allontanandola sempre di più da sé.

-Non possiamo farlo insieme perché dovremmo essere vicini al luogo dove si suppone che sia mia madre-, tentò di convincerla.

-E se fosse morta?-, quella era una domanda a trabocchetto, Marinette sapeva come sarebbero andate davvero le cose, o stava bluffando?

-Non è morta-

-Dovresti parlare con Maestro Fu prima di fare mosse affretta...-

-Ci ho parlato: so perfettamente come funzionano i Miraculous-, Adrien si morse la lingua nell'istante in cui rispose a Marinette. Nei suoi occhi lesse la delusione sorgere dietro il velo delle lacrime: le aveva promesso che sarebbe andato insieme a lei, che avrebbe agito con lei, e invece... Invece... Avrebbe avuto ragione se si fosse veramente arrabbiata.

-E allora come fai a credere a quello che dici che c'è scritto nel grimorio di tuo padre!?-, Marinette era ormai esasperata, senza capire a che gioco davvero stesse giocando il ragazzo che credeva di conoscere e che aveva disatteso la promessa della sera prima.

-Avevi detto che ci saremmo andati insieme da Fu-, riprese lei, incrociando le braccia al petto, -Non ti lascio, Adrien: faremo questa cosa insieme, per Dio!-

-Tu non puoi venire-, tagliò corto Adrien, sentendo le fibre del piccolo cuore della ragazza iniziare a lacerarsi.

-Senza il mio Miraculous la vostra ricerca sarà vana-, la voce di Marinette si stava affievolendo, il dolore stava prendendo il sopravvento su di lei.

-Con il tuo Miraculous la ricerca potrebbe essere fatale. E tu lo sai-, fu il turno di Adrien di mostrarsi irritato di fronte ai tentativi disperati di Marinette di non lasciarlo andare via.

-Dammelo-, Marinette si avvicinò a lui, allungandosi verso la sua mano destra, il volto contratto e gli occhi spalancati.

Adrien si ritrasse, sbalordito da quella mossa inattesa.

-Ma che...?-

-Dammi il tuo Miraculous, per favore-, di nuovo la ragazza allungò la mano con il palmo aperto verso il suo interlocutore.

-Che ci vorresti fare?-, Adrien stringeva il pugno destro nel sinistro, come a proteggerlo.

-Lo faccio io: io rappresento la creazione, no? Posso farlo io. Non evaporerò come neve al sole e non morirò di schianto qua davanti a te-, lacrime salate rigavano il volto della ragazza mentre con tutta la sua forza cercava di proteggere da qualcosa di troppo pericoloso e sconosciuto colui che amava davvero.

-Dammi il tuo, piuttosto, e lo faccio io!-, replicò il giovane con le pupille ridotte a spilli dalla tensione e la paura che qualcosa potesse andare storto.

-No-, Marinette abbozzò una risata tra le lacrime, -No Adrien... Non lo avrai mai il mio Miraculous, non metterai mai in così serio rischio la tua vita...-, alzò la testa come a cercare la forza nel cielo; -Lo faccio io-, un singhiozzo spezzò il fiato sull'ultima parola e la piegò in due.

Adrien si avvicinò lesto a lei e la abbracciò stretta stretta tenendo il volto bagnato sul suo petto e posando lievi baci sui capelli neri.

-Shh, calmati amore mio...-, sussurrò sulla sua testa.

Amore mio...

-Non chiamarmi così... tu mi vuoi lasciare! E' per colpa mia, Adrien? Ho... no... io... io sono la nemica di tuo padre, è così? E' per quello che sono, che vuoi...-, fu più un lamento che parole vere e proprie, ma arrivarono dritte alle orecchie e al cuore di Adrien, che la strinse di più e la baciò.

Voleva baciarla da giorni, voleva che le cose non fossero mai cambiate, voleva sentire sempre il sapore salato delle sue labbra bollenti e tremanti, voleva non allontanarsi mai e poi mai da lei. Voleva passare tutto il suo tempo a perdersi negli occhi grandi e azzurri come il mare e come il cielo, voleva sentire sotto le sue mani quel corpo esile eppure forte come un uragano, voleva annusare il profumo dei suoi capelli e della pelle morbida e lattea, voleva baciarla ancora e ancora...

Ma non poteva.

Non poteva...

-Devo farlo, Marinette...-, la guardò con sguardo ferito e disperato, tenendo il volto pallido tra le sue mani grandi, -Devo partire, devo andare via a cercare mia madre. E' importante, cerca di capirmi... devo salvare la mia famiglia, devo salvare la mia mamma... Non è per causa tua o perché tu sei Ladybug o... tu non c'entri-, la strinse ancora al petto e baciò la fronte imperlata di sudore freddo, sperando che non comprendesse mai che il vero motivo per cui la stava abbandonando era per proteggere lei.

-Tornerò quando l'avremo trovata-, un altro piccolo bacio, -E dopo non me andrò mai più.-

Si perse negli occhi azzurri dolci e sofferenti e diede fiato a tutti i suoi veri sogni, forse per la prima volta nella sua vita,

-Marinette... Tornerò, te lo prometto, e verrò subito da te e staremo insieme, andremo al cinema insieme, e poi anche... anche a Eurodisney! Ci vuoi andare a Eurodisney con me, Marinette? Io non ci sono mai andato, lo sai? Vuoi scappare insieme a me e nasconderci in un posto sicuro che sia solo per noi? Ti preparerò una cena sulla Tour Eiffel e dopo... dopo... Quando saremo più grandi partiremo insieme e...-, non ce la faceva più a parlare e riuscì solo ad abbracciarla così stretta da impedire al suo petto di sussultare per i singhiozzi e al fiato di uscire spezzato. Le voleva fare davvero quelle cose con lei, voleva davvero passare la sua esistenza con lei, ma prima doveva metterla in salvo.
Inspirò profondamente il profumo dei capelli del suo amore unico: non lo voleva dimenticare mai e spalancò al cielo gli occhi, perché le lacrime si seccassero da sole e non lo tradissero.

-Tornerò presto da te, Marinette. Te lo prometto: tornerò prestissimo e staremo per sempre insieme-, la baciò ancora una volta e poi si allontanò da lei per fissarla con occhi verdi velati di lacrime.

-Non farlo, ti prego. Non escludermi dalla tua vita-, disse soltanto Marinette, coprendosi la bocca con una mano, come a contenere il dolore che premeva per uscire. Tu non c'entri: Adrien aveva chiuso il suo mondo e l'aveva lasciata sola. Era quello che più di tutti temeva.

-Tu sei la mia vita e io tornerò da te. Questo non è un addio, Marinette... devi credermi-, il cellulare nella sua tasca vibrò e Adrien lesse rapidamente il messaggio che gli era arrivato. Doveva andare.

-... ma è ora di andare...-, lo anticipò lei, stirando le labbra.

-Già...-, gli rispose Adrien arruffandosi i capelli sulla nuca.

In lontananza un clacson richiamò la loro attenzione.

-Allora... se non è un addio... a presto...-, disse Marinette a un passo dalla disperazione più nera.

-Sì... a presto...-, Adrien mosse appena la mano verso di lei, ma non poteva. Si sforzò di sorriderle, si voltò e corse via, senza guardare indietro.

E quindi?

Quindi era finita.

***

Le ci era voluto poco: Nathalie sciolse la sua trasformazione e immediatamente aprì una bustina di tè per il suo piccolo pavone.

-Non capisco perché tu non lo beva, come fanno tutti-, gli domandò attraversando a grandi falcate il corridoio di Villa Agreste,

-Se lo mangi è più buono-, rispose Dusuu, con il becco pieno.

-Sono gusti...-, replicò la donna alzando le sopracciglia; nel frattempo arrivò la risposta al messaggio che aveva appena inviato.

"Sto tornando, ma non ho il Miraculous"

Nathalie soffocò una lieve imprecazione sbuffando come un toro: sarebbe toccato pensarci a lei, ancora una volta. Se le avessero dato il suo Miraculous mesi prima, quanto lavoro in meno ci sarebbe stato da fare a Parigi!

-Dusuu, dobbiamo ricominciare a breve, vuoi un'altra bustina di te?-, domandò al suo kwami.

-Darjeeling, per favore-, le rispose il pavone. Nathalie lo guardò meravigliata: -Iniziano le richieste speciali, vedo...-, e deviò verso la cucina della villa, prima di uscire per accogliere Adrien.

Dusuu stava strappando una bustina di tè pregiato, quando Adrien li raggiunse in cucina.

-Ho quasi fatto-, dichiarò il kwami.

-Non c'è fretta, per il momento-, lo tranquillizzò il ragazzo e si avvicinò impaziente a Nathalie.

-Ce l'hai?-, chiese a bruciapelo. La donna annuì ed estrasse dalla tasca della giacca un involto, porgendolo ad Adrien.

-Non ho trovato la scatola-, disse la donna, ma poco importava al ragazzo, che svolse il fazzoletto e vide brillare tra le sue mani l'anello del Gatto Nero.

-Finalmente-, sussurrò e lo posò un istante sul tavolo di cucina, per sfilarsi l'anello d'argento che somigliava tanto al Miraculous e che aveva ingannato persino Marinette. Lo lasciò cadere a terra e indossò prontamente il suo.

Plagg apparve davanti a lui in un bagliore, sgranò gli occhietti felini e gli si buttò al collo!

-Adrien! Quanto mi sei mancato!-, una simile dimostrazione di affetto era a dir poco inattesa.

-Anche tu, Plagg-, il ragazzo tenne il kwami sulla sua mano, avvicinandosi al frigorifero, -Quale luogo migliore per un ritorno trionfale sulle scene!-, scherzò con la morte nel cuore: l'aver ritrovato il suo amico, però, aveva in minima parte lenito il dolore che lo stava soffocando da quando si era voltato e aveva salutato Marinette.

-Attento Adrien!-, scattò Plagg, mentre il ragazzo stava cercando del formaggio nel frigorifero, -E' lei la traditrice!-, sentenziò indicando Nathalie con un dito.

Adrien sorrise e lo stesso fece Nathalie: -Calma, lei è dei nostri-, gli spiegò il ragazzo, mettendo sotto al naso del kwami una fetta di camembert.

In breve Adrien, Nathalie e Dusuu spiegarono all'ignaro Plagg tutto quello che era accaduto nel poco tempo in cui lui era rimasto intrappolato nell'anello.

-...e quindi ho comprato quest'anello che avevamo visto tempo fa in quel negozio e che era così simile al tuo Miraculous. Marinette non si è accorta di nulla...-, al kwami non sfuggì lo sguardo perso del suo amico nel raccontare di come aveva detto addio alla sua amata. Che avrebbe potuto fare per lui? Aveva ormai già stabilito ogni cosa.

-Non ho capito però Gabriel che sta facendo in questo momento-, domandò l'esserino nero inghiottendo l'ultimo boccone di formaggio.

-Dorme placido come un bambino nel suo letto di raso-, disse d'un fiato Nathalie e agli occhi maliziosi di Plagg quelle parole lasciarono sottintendere tante, tante cose non dette.

-Già che c'eri non potevi prenderti anche il suo Miraculous speciale?-, ammiccò rivolto alla donna, ma Nathalie, mantenendo tutto il suo aplomb, gli spiegò che aveva fatto sì che Gabriel non ricordasse di aver mai avuto l'anello, ma soltanto la sua spilla viola.

-E ora che si fa?-, domandò ripulendosi un dente con uno stuzzicadenti, disteso pancia all'aria fluttuando a due passi dal suo amico.

Adrien lo fissò indeciso se proseguire sul suo piano o meno, socchiuse gli occhi, espirando lentamente e li riaprì di scatto: -Rubiamo gli orecchini a Marinette-.

***

Non era raro che a maggio ci fossero temporali improvvisi e quello che colpì Parigi in quel grigio pomeriggio non sorprese nessuno degli abitanti della città, eccezion fatta, forse, per Monsieur Dupain e Madame Cheng, che non avevano avuto ancora notizie della figlia. Avevano saputo da Alya che Marinette era stata richiamata dal preside Damocles verso la fine della mattinata e il preside in persona li aveva chiamati per informarli che la ragazza si era recata presso lo studio di Nadja Chamak per un'intervista, ma, una volta che Sabine aveva cercato Nadja, sua vecchia amica, lei aveva negato ogni cosa.

L'ipotesi più probabile, visti anche i fatti occorsi negli ultimi tempi e certe rassicurazioni che aveva fatto loro Alya, era che Marinette fosse insieme al suo ragazzo per una "fuga d'amore". A Tom questa cosa non piaceva per niente.

La ragazza non rispondeva al cellulare e, con buona probabilità, la sua era una scelta deliberata.

Non si era mai comportata a quel modo prima di allora, Marinette!

-Aspettiamo ancora una mezz'ora, poi la cerchiamo da quell'Agreste-, aveva proposto Tom, stringendo in un abbraccio la moglie.

-In fondo la scuola è finita solo da un'paio d'ore, sicuramente ne starà approfittando per passare del tempo con Adrien-, si convinse la donna, guardando la pioggia battere sulle vetrine della loro boulangerie.

Non lo potevano sapere, ma Marinette era molto, molto più vicina a loro di quel che potessero immaginare: sola, fasciata nella sua tuta rossa a pois, osservava Parigi dall'alto di una delle due torri di Notre Dame e mischiava le sue lacrime con la pioggia che la bagnava, ma non lavava via il dolore che sentiva forte nel suo animo.

Adrien l'aveva confusa, fatta volare in un mondo magico mentre le raccontava dei suoi sogni e poi precipitata nella disperazione più cupa, andandosene via senza aggiungere altro. Era in pericolo, era da solo, non avrebbe retto alla forza di persuasione di Gabriel Agreste, prima ancora di quella di Papillon. In qualche modo doveva proteggerlo.

-Si farà akumizzare-, sussurrò alla pioggia, -Oppure lo farò io-, abbassò gli occhi e, scuotendo la testa disperata, si buttò giù.

***

-Non percepisco Tikki: Marinette è trasformata in Ladybug-, annunciò Dusuu lasciando a bocca aperta Plagg.

-Tu "senti" Tikki?-, domandò esterrefatto.

Il pavone alzò gli occhi al cielo: -Lo avresti potuto fare anche tu e da parecchio tempo, se solo ti fosse ricordato di come ci possiamo espandere per trovare i nostri simili e di come possiamo semplicemente "ascoltare" il mondo che ci circonda-, spiegò con aria spocchiosa Dusuu.

-Ma figurati! Plagg ha sempre e solo pensato al suo formaggio e al formaggio e anche... aspetta? Ah, sì, al formaggio!-, Adrien incrociò le braccia al petto, indispettito: se solo quello sciocco di un kwami avesse fatto il suo lavoro, avrebbe scoperto l'identità di Marinette molto, molto prima.

-Comunque, in questo momento posso fare poco per aiutarvi-, concluse Dusuu.

Adrien ripensò alla lezione impartitagli dal maestro Fu la notte precedente e chiuse gli occhi, inspirando lentamente e lasciando che le sensazioni e l'energia del suo potere lo avvolgessero come una coperta sottile.

Percepì immediatamente Nathalie, accanto a lui, e poco distante, nella parte più riservata della villa, l'aura addormentata di suo padre: evidentemente, nel sonno, la sua barriera cadeva. Espanse i suoi sensi ancora di più e si concentrò più che poté, scandagliando come un radar la città attorno a lui. Di nuovo sentì prossima la nuova forza che aveva scoperto quella notte stessa, ma Marinette non era lì. Forse avrebbe fatto prima a trasformarsi e cercarla, ma non volevo più mostrarsi a lei, non voleva riproporre ancora un nuovo addio. Stava per rinunciare alla sua missione, quando eccola: un'aura appena pronunciata, debole e sbiadita, nei pressi di Notre Dame.

-L'ho trovata-, avvertì gli altri e piantò il suo sguardo in quello di Nathalie.

-Fai quello che ti ho detto, per favore-, la implorò.

La donna lo guardò preoccupata: -Non è necessario che tu le infili in testa quelle idee, Adrien... non... non rovinare tutto quello che c'è stato tra voi con queste falsità. Ti prego.-, prese le mani del ragazzo tra le sue, due occhi verdi la fissavano grandi e spauriti. Stava per compiere il passo del non ritorno.

-Non deve per nessun motivo credere che lo stia facendo per lei. Non deve mai, mai, pensare di venire a cercarmi. Non deve più rischiare per causa mia-, le disse.

-E puoi farlo in un altro modo, Adrien...Non è necessario scomparire dalla sua vita facendole credere che tu sia una brutta persona che non ha alcun interesse in lei. Marinette può capire le tue vere motivazioni, le preoccupazioni, può comprendere perché lo fai e sostenerti, ne sono certa e se le spiegherai che non le stai davvero dicendo addio, forse potrebbe perdonarti-, riprovò a convincerlo la donna.

-L'unico modo e che lei arrivi a detestarmi. Io la conosco, lei vorrà ritrovarmi in ogni modo! Deve sentirsi abbandonata, rifiutata, considerata come qualcosa che io ho solo usato e preso in giro. Devo spezzarle il cuore perché lei non mi cerchi più e non metta a repentaglio la sua vita. Non ci sono vie di mezzo.-, spiegò spiccio e si alzò, -Andiamo-, e, con un cenno, entrambi si trasformarono in Chat Noir e Le Plume Bleu.

***

-Io non ho un bastone che si allunga e mi catapulta a centinaia di metri, Chat Noir!-, le proteste della mora nuova supereroina arrivarono lontane all'orecchio di Adrien che, a grandi falcate, attraversava la città per raggiungere la sua amata.

Sotto a lui, balzando più lentamente tra un tetto e l'altro, Nathalie Sancoeur si dava da fare per stargli dietro, nonostante avesse una certa età.

-Ci mettevi meno in auto!-, la sbeffeggiò Adrien, sentendo scorrere nelle sue vene la verve che lo contraddistingueva quando vestiva i panni di Chat Noir e guardava il mondo attraverso quella maschera che permetteva al suo vero io di uscire allo scoperto,s enza remore, senza filtri dati dal suo nome, senza freni.

-Occhio ragazzo, che potrei riprendermi anche il tuo Miraculous-, lo sfidò la donna, con un leggero fiatone.

-Ci siamo-, Chat Noir arrestò la sua corsa e balzò accanto a Le Plume Bleu; la guardò negli occhi indicandole un punto indistinto in basso, in uno dei vicoli più stretti dell'Ile e posò una mano sulla sua spalla: -Fallo-.

Natahlie provò a dissentire ancora una volta, ma, aumentando la pressione sulla sua spalla, Chat Noir ripeté: -Fallo-.

-Sii consapevole che così la ferirai a morte, le toglierai ogni fiducia in se stessa e la farai soffrire per tutta la sua vita...-, disse la donna ficcando lo sguardo in quello del ragazzo, che non batté ciglio.

-Lo farò-, Nathalie si arrese e si congedò, dirigendosi verso Ladybug, mentre il sole sprofondava oltre il transetto della cattedrale, perdendosi tra le nuvole che lo inghiottirono e resero subito più cupo il crepuscolo su Parigi.

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