In Another Life

By Kim_Holly_

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"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. M... More

Prologo.
1. Parker
2. Parker
3. Parker
4. Johnson
5. Parker
6. Parker
7. Parker
8. Parker
9. Johnson
10. Parker
11. Parker
12. Johnson
13. Parker
14. Parker
15. Johnson
16. Parker
17. Parker
18.Parker
19. Johnson
20. Parker
21. Parker
22. Johnson
23. Parker
24. Parker
25. Johnson
26. Parker
27. Parker
28. Parker
29.Johnson
30. Parker
31. Johnson
32. Parker
33. Johnson
34. Parker
35.Parker
36. Parker
37. Johnson
38. Parker
39. Parker
40. Johnson
41. Parker
42. Johnson
43. Parker
44. Parker
45. Parker
46. Parker
47. Parker
48. Johnson
49. Parker
50. Parker
51. Parker
52. Parker
53. Parker
54. Parker
55. Johnson
57. Parker
58. Johnson
59. Johnson
60. Parker
61. Johnson
62. Parker
63. Johnson
64. Parker
65. Parker
66. Parker
67. Parker
Epilogo
Sequel.
In This Life
Nuovo Libro ‼️

56. Parker

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By Kim_Holly_

C'era una così grande confusione nella mia testa che credevo di cedere da un momento all'altro, ma non potevo demordere ora, non potevo proprio.
Credo che in questi giorni se non fosse stato per Madison sarei impazzita per davvero. Strano da dire ma mi era stata accanto.

Quando tornai a casa quel giorno avevo bisogno di qualcuno e non so il perché ma chimai proprio lei. Ci vedemmo per parlare e fui felice di sapere che aveva seguito il mio consiglio e che aveva tenuto testa ai suoi per poter stare con suo fratello.
Avevo passato svariate ore a fare visite in ospedale e per fortuna ero riuscita ad evitare i prelievi così da poter nascondere a tutti che continuavo a usare la cura. Si, non avevo mai smesso di ignettarmela e credo sia stata una delle scelte migliori della mia vita, mi sentivo molto meglio e prima di partire mio padre aveva esaminato la mia ultima tac affermando che ero migliorata a vista d'occhio e credo si stia iniziando a ricredere sulla sua decisione.
Sta di fatto che i casini non smettevano di arrivare, speravo davvero che questo viaggio mi aiutasse a calmarmi perché ultimamente ero un fascio di nervi.

Flashback

Il professore mi lasciò fuori la segreteria che oltrepassai per andare verso la porta dell'ufficio del preside. Prima che potessi bussare, bloccai la mia mano giusto in tempo per poter sentire quelle parole che suonarono come lame infuocate alle mie orecchie
"Mi raccomando di non farne parola con nostra figlia, è molto ferma sulla decisione di non farlo sapere a nessuno. Teme che tutti potrebbero guardarla con compassione e non lo sopporterebbe" era mia madre a parlare
"Tranquilli e poi dopo quello che John ha fatto per mio nipote salvandogli la vita vi dovevo un bel favore, spero di aveva aiutata con quel piano di Jamiee, giusto la settimana scorsa è venuta qui per essere aggiornata e le ho mostrato la foto sul giornalino scolastico, sembrava contenta" sorrise il preside
"Sinceramente Mark non approvo la decisione di Jamiee ma vedendo Hol ora posso dire che l'ha aiutata molto finire con Johnson, sono contento che li abbia fatti finire in punizione insieme quel giorno, hanno legato molto e sembra più serena ora" esclamò sicuro mio padre

C-cosa? Ma di che cosa cazzo stanno parlando?

Perché mio padre e il preside erano tanto in confidenza e che cos'era questa storia di Jamiee e di Dylan?
Entrai senza bussare per poi ritrovarmi gli occhi di tutti e tre puntati addosso. Ero furiosa e spero che l'idea che mi stava sorgendo nella mente fosse sbagliata e che la verità fosse un'altra.
"Che significa?" Tremai dalla rabbia "Cos'ha fatto Jamiee? E cosa significa la storia della punizione con Dylan?"
"Tesoro" sussurrò la mamma "Di cosa parli? Avrai sentito male" si agitò sulla sedia dov'era seduta davanti alla scrivania
"Ho sentito benissimo invece. Parlate, voglio la verità" affermai chiudendomi la porta alle spalle e con tono serio
"Credo che forse dovremmo dirglielo" sospirò mio padre per poi guardare il preside che annuì
"Vedi Olivia, tuo padre mesi fa ha salvato la vita a mio nipote in sala operatoria e così ci siamo conosciuti in ospedale. Quando ha saputo che io ero il preside della scuola è venuta a farmi visita tua sorella maggiore" spiegò calmo mentre incrociava le braccia "Mi ha spiegato che tu sei sempre da sola e che dopo la diagnosi che ti avevano dato voleva che tu avessi dei bei ricordi da conservare quando sarai stata male, e così ebbe l'idea di farti avere degli amici con un piano che mi spiegò poi. Ovviamente io sapevo fin dal primo anno che hai passato in questa scuola che eri malata, i tuoi mi chiesero di non farne parola con nessun insegnante e oltre a me solo il professore di ginnastica lo sapeva e oggi anche Peterson l'ha saputo. Così dopo aver colto te e Dylan in palestra, il coach vi portò qui, dove io escogitai la punizione sotto ordine di tua sorella maggiore" spiegò "Il resto lo sai già" sospirò dispiaciuto
"Era tutta un'idea di mia sorella..." mormorai incredula

Non ci posso credere, mia sorella aveva escogitato tutto questo solo per non farmi stare da sola, dovrei essere felice di avere una sorella che si interessasse tanto a me e alla mia vita, ma la verità era che mi sentivo tradita, come se qualcuno mi avesse pugnalato alle spalle.
"Hol, Jamiee l'ha fatto per aiutarti, io ero d'accordo con lei e tuo padre un po' meno anche se alla fine ha ceduto. Volevamo solo aiutarti, tesoro" cercò di tranquillizzarmi mia madre alzandosi per venire verso di me
"Credete di poterlo fare? Con quale diritto vi intromettete in questo modo, con quale coraggio manipolate così la mia vita, come cazzo vi siete permessi" gridai fuori di me
"Volevamo aiutarti Olivia, i tuoi erano preoccupati per te e poi andiamo, eri sempre per fatti tuoi da sola mentre ora sei piena di amici" fece presente il preside
"Ma dal modo in cui lo sono diventati sembra essere tutta una finzione giusto? Cos'è?" risi istericamente "Volevate fare un atto eroico? Dimostrare a tutti che avete salvato la vita di una povera ragazza malata di tumore circondandola di amici che in realtà non l'avrebbero mai calcolata senza il vostro aiuto?" Strinsi i denti
"Hol, non guardarla in questo modo, volevamo aiutarti..." mi fermò mamma
"Bel modo di aiutarmi complimenti" esclamai allargando le braccia delusa
"Ad ogni modo, siamo venuti qui per firmare il modulo di dimissione dalla scuola" esclamò mio padre serio
"Stai scherzando spero" risi nervosamente
"Tra due settimane circa avrai la terapia e non devi affaticarti" aggiunse mamma comprensiva
"Inoltre io e tua madre abbiamo già deciso che se la terapia dovesse fallire inizieremo subito con la chemio" continuò poi
"Sembra che voi abbiate già pianificato tutto della mia vita" sussurrai con l'amaro in bocca
Lasciai quella stanza senza aggiungere altro e corsi fuori da quella scuola. Mi affrettai ad andare il più lontano possibile e senza accorgermene mi ritrovai a vagare tra le strade del centro di New York con la mente stracolma di pensieri che mi stavano divorando.

Perché? A quanto pare la mia famiglia aveva già programmato tutta la mia vita fin dall'inizio, tutto ciò che credevo reale era solo una finzione, una stupida illusione per avere 'dei ricordi'. Non pensavo mia sorella potesse spingersi a tanto, ma soprattutto credevo che mio padre rispettasse le mie scelte, so che poteva sembrare una cavolata, ma sapevo che sarei dovuta morire, quindi volevo essere io l'artefice delle mie scelte.
La cosa positiva era che mi sentivo rinata con la nuova medicina che mi avevano dato Brad e i suoi amici. Mi sentivo viva dentro come se fosse droga potente. Ormai avevo iniziato a prenderla tutti i giorni, la sera iniettavo quella sostanza nel mio corpo che mi faceva stare bene, ma questo non bastava per far arrendere i miei genitori, loro volevano risultati e io glieli avrei dovuti dare per essere libera, ma con un analisi del sangue avrebbero trovato nel mio sangue residui di Daunorubicina il che mi avrebbe messa in guai seri.

Arrivata in centro girovagai senza metà fini a quando non mi ritrovai fuori l'Alien Station senza neanche accorgermene.
Vidi Brad appoggiato alla sua moto, così gli andai dietro per farlo spaventare gridando all'improvviso. Girò la testa sorpreso e confuso ma quando mi vide sorrise a 32 denti facendomi sorridere a mia volta.
"Dove ti eri cacciata piccola peste" gridò divertito
"Un po' lì, un po' qui" scrollai le spalle
"Ti va di fare un giro?" chiese complice indicandomi la sua moto
"Aspettavo solo che me lo chiedessi" ammisi sorridente
"Dove vuoi andare?"
"Che ne dici del Tribute In Light?" proposi
"Agli ordini capo"

Sfrecciammo verso la torre e per fortuna che a quest'ora erano poche le persone presenti in quel posto. Il Tribute In Light era una delle torri più grandi di New York, al suo interno c'erano dei bar ed era aperta a tutti i turisti. L'ultimo piano era ricoperto di vetrate che affacciavano su tutta New York.
Salimmo senza dover fare la fila e una volta arrivati in cima mi fiondai contro la vetrata manco fossi una bambina, era bellissima la vista da qui. Brad era andato a prendere qualcosa di caldo al bar mentre io fissavo la città colma di persone che viste da qui mi sembravano soltanto piccoli puntini neri

"Come mai non sei a scuola?" Mi affiancò porgendomi una cioccolata calda di Starbucks
"Lunga storia" scrollai le spalle bevendo un sorso della mia bevanda
"Ho tutto il tempo" fece presente
"I miei mi hanno fatta ritirare dato che tra meno di una settimana avrò la terapia intensiva che mi porterà a stare lontana dallo studio" semplificai il tutto
"È il sogno di ogni studente non dover andare più a scuola, eppure tu mi sembri così giù di corda" osservò dandomi una piccola spinta con il braccio per farmi sorridere
"Quando inizierò la terapia sarà tutto finito" mormorai "Inizieranno le visite e sarò bloccata in ospedale, e inoltre se dovesse fallire l'operazione i miei mi obbligheranno a fare la chemio e non voglio" ammisi amaramente
"Saresti bellissima anche senza capelli" sorrise facendomi ridere "Hol se ti farà stare meglio perché non tentare" mi guardò serio
"No, non mi illudo come tutti voi, non mi illuderò mai più" affermai con voce ferma e decisa "La chemio mi farebbe solo stare peggio e mi costringerebbe a passare i miei ultimi giorni chiusa tra 4 mura e non libera come vorrei che fosse"
"Sai, sembra che tu voglia fare di tutto per non restare in vita" osservò lasciandomi spiazzata
"C-cosa?" mi accigliai
"Credo che tu abbia solo paura infondo" aggiunse poi spostando lo sguardo sulla città
"Non ho paura di morire" scossi la testa
"Non dico che hai paura di morire, ma hai paura di vivere. L'idea ti spaventa a tal punto da farti perdere le speranze e così cedi, credevo fossi più coraggiosa piccola Parker" mi canzonò
Come dovrei interpretare queste parole?

"Dio deve odiarmi proprio tanto" sorrisi amaramente osservando il bicchiere che stringevo tra le mani
"Dio ci odia tutti" sospirò poi lui "Ecco perché non devi mollare e devi solo guardare avanti tenendo ben alto un 'vaffanculo' da sfoderargli in qualsiasi momento" mi indicò
"Tu sei pazzo" risi leggermente
"Ci hai mai provato?" domandò con un ghigno e lo guardai in modo confuso "A mandarlo a farsi fottere" spiegò poi
"No" risi ovvia
"Dai provaci" si mise dritto per poi aspettare una mia reazione
"Non ho alcuna intenzione di gridare qui dentro, ci sono delle persone oltre a noi" gli feci notare
"E allora? Certo che sei noiosa" rise "Se non lo fai tu lo faccio io" scrollò le spalle e prima che lo potessi fermare iniziò a gridare per tutto il piano amplificando il suono con l'aiuto delle mani che mise intorno alla bocca "Va a farti fottere"
Mi coprii il viso con le mani imbarazzata dato che tutti lo stavano fissando sconvolti, ma la situazione era al quanto divertente
"Mi hai sentito? Va a farti fottere chiunque ci sia lassù" gridò ancora per poi guardarmi con soddisfazione mentre io iniziai a ridere come una pazza "Se non gridi ti lascio a piedi" iniziò a ricattarmi con quel suo ghigno divertito
"Vaffanculo" gridai lasciandolo senza parole dato che non se lo aspettava

Alcune persone intorno a noi iniziarono ad andarsene per il troppo casino che io e quel moro stavamo facendo. Qualcuno chiamò la sicurezza che non tardò ad arrivare. Appena vedemmo il grosso uomo robusto e in tenuta che veniva verso di noi, Brad afferrò il mio polso per poi iniziare a correre. Corremmo fino all'uscita, usammo l'ascensore prima che potesse farlo la guardia e in men che non si dica ci ritrovammo fuori dall'edificio.

Mi accompagnò a casa e lo ringraziai sinceramente, sembrava una stupidata detta così, ma mi sentivo veramente bene, gridare in quel modo mi aveva fatto liberare di un grosso peso per qualche strana ragione.
Quando Brad andò via entrai in casa con l'intenzione di chiudermi in camera mia senza vedere nessuno, ma sembrava che mi stessero aspettando dato che li trovai tutti davanti la porta, e con tutti parlo dei miei genitori, di Marcus e di Jamiee che non riuscivo nemmeno a guardare in faccia per il disgusto che provo nei suoi confronti.
Mi chiusi la porta alle spalle e feci per attraversare il corridoio e andare di sopra, ma mia sorella me lo impedì bloccandomi per il polso

"Non azzardarti a toccarmi" mi liberai della sua presa in modo brusco e questo sembrò averla ferita
Sentivo la rabbia scorrermi nelle vene, sono sicura di essere rossa in viso e sentivo molto caldo a causa della troppa rabbia che provavo ora.
"Hol, ti prego parliamone" supplicò lei
"Di cosa Jam?" gridai istericamente "Tu hai manipolato la mia vita, mi hai circondata di illusioni, quando dovevi solo farti i maledetti cazzi tuoi" sbottai incazzata "Ditemi che non è vero, vi scongiuro ditemi che è uno scherzo, vi prego ditemi che non siete stati voi la causa del motivo per cui io e Dylan ci siamo avvicinati" sussurrai quasi come una supplica
"Non è ciò che sembra" provò a dire la mamma "Tesoro tu e Dylan non vi siete avvicinati grazie a tua sorella, vi sareste innamorati comunque, credimi" aggiunse speranzosa
"Invece no, e poi perché? Perché cazzo avete detto della mia malattia al preside" gridai
"Se credi che ti avrei lasciata girovagare per la scuola senza che nessuno sapesse cosa potrebbe succederti ti sbagli, era troppo pericoloso non dire nulla a nessuno" disse mio padre serio e con voce alta
Mi sarei aspettata tutto da tutti francamente, ma da mio padre no. Io e lui eravamo sempre stati una cosa sola, eravamo simili in tutto e la pensavamo ugualmente su ogni cosa, ma come ho già detto, la mia malattia non aveva cambiato solo me, ma tutti noi.
"È la mia malattia, non la tua cazzo! Sono io quella malata decido io a chi dirlo e a chi no, non ne avevate il diritto" affermai con voce molto alta, abbastanza da far scendere Jay dal piano di sopra
"Sono tuo padre e ho il diritto di fare ciò che mi pare Olivia, era fuori questione che ti avrei lasciato tutta questa libertà senza mettere in guardia la scuola di un tuo possibile cedimento!" Gridò con aria severa
"E Dylan? Lui cosa c'entra? Perché avete architettato tutto quel piano? Cosa cazzo avevate nella mente" Domandai

In questo momento vorrei prendere tutto ciò che avevo davanti e scagliarlo contro il muro, vedere frantumarsi tutto sotto i miei occhi come stava succedendo alla mia anima ora.

"È stata una mia idea" intervenne Jamiee che fino a quel nomento era stata in silenzio "Volevo che vivessi la tua vita come tutte le ragazze normali della tua età. Non uscivi mai Holly e quando lo facevi era per andare a scuola o per andare in ospedale, ci sono altre cose fantastiche che devi provare prima di..." mia sorella non riuscì a terminare la frase e chiuse la bocca smettendo di parlare per paura dell'effetto che potrebbe causare qella parola
"Morire, avanti dillo Jamiee, prima di morire!" Le puntai il dito contro "Vuoi davvero sapere perché preferisco starmene chiusa in casa pittosto che uscire fuori a divertirmi?" Le domandai con l'amaro in bocca "ho paura" ammisi con voce tremante "ho paura di vedere tutte le cose belle che questo mondo può offrirmi, perché so cosa mi perdo e so che un giorno non potrò più vederle perché io mia cara Jamiee, non voglio andarmene da qui con la malinconia dei ricordi belli che mi sono creata e la loro mancanza" le parole mi uscirono dalla bocca con tanta tristezze e rabbia messa insieme "I bei ricordi che si sono creati a causa tua e che ora mi sanno tanto di bugia" aggiunsi e mia sorella scoppiò a piangere silenziosamente

"Per la prima volta in vita mia guardo voi e questa casa e non vedo più quella sicurezza che ho sempre provato, ma solo odio e delusione" esclamai
Mi girai scuotendo la testa con un sorriso amaro per poi correre via senza dar peso alle parole di mio padre e di Marcus che mi gridavano di tornare indietro, uscirono sotto la soglia e ci restarono in silenzio guardandomi correre via. Aveva iniziato a piovere e non poco.
Ultimamente scappare via correndo era l'unica cosa che sapevo fare.

Correvo, correvo veloce sotto il tocco pesante di quella pioggia insistente, il vuoto che era dentro di me non cessava un attimo di espandersi, era come una voragine che ti lacera dentro lasciando spazio a malinconia e tristezza. La rabbia pian piano si dissolse ma non bastò a calmarmi, il corpo tremava e non capivo il perché, sentivo la testa che sarebbe potuta scoppiarmi da un momento all'altro, le gambe mi facevano male e non so per quanto avrei potuto continuare a correre.

Le forze mi abbandonarono completamente e lasciai scivolare la schiena lungo il muro di un vico nascosto dal buio che conduceva a dei magazzini di periferia. I negozianti erano rintanati dietro i loro banconi in attesa di clienti che non sarebbero mai arrivati a causa della pioggia che continuava da giorni ormai.

A causa di mia madre, di mio padre e di mia sorella ora c'è l'ho con te che sei lassù e che mi stai guardando.
Non volevo un altro motivo per essere arrabbiato con te, non volevo un motivo per cui non volessi morire, ma ora che c'è lui nella mia vita, ora che c'è Dylan non voglio andarmene, non posso, non ancora almeno.
Io voglio vivere, voglio vedere le cose belle del mondo, le persone buone che ci sono, voglio viaggiare, sognare, innamorarmi, e poi solo alla fine, voglio salire in cima ad un grattacielo di nuovo, e gridare che ora sono pronta ad andare, perché avrò vissuto veramente. Ma prima di questo voglio ancora del tempo, ne ho bisogno.

Fine flashback

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