Más que nunca - Paulo Dybala

By DybalasPap810

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La storia di un viaggio. Di un incontro casuale ed inaspettato. La storia di Beatrice, che realizza un sogno... More

Mas que nunca - Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
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Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
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Capitolo 28
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Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
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Capitolo 45
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Capitolo 49
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60 - Epilogo
Ringraziamenti
GRAZIE
Classifiche
II parte - Nada màs - Prologo
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15 novembre 💎✨
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Forza Italia
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32
21 Marzo 2022
33
Nota
34
35 - Epilogo
Ringraziamenti II
15 novembre 2022
18 dicembre 2022 Campione del Mondo 🇦🇷💎
Missing moments: 1
15 novembre 2023
Missing moments : 2

Capitolo 50

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By DybalasPap810




Mezz'ora dopo o poco più, mi guardo allo specchio del suo armadio, dando un'ultima sistemata alla camicetta bianca incastrata nella gonna a campana nera, che mi arriva poco più sopra del ginocchio, e guardo dal riflesso dello specchio rientrare Paulo, anche lui pronto ad andare, mentre dal suo comodino afferra l'orologio, per poi metterselo al polso.

"Sei pronta?" chiede, continuando a tenere lo sguardo su varie zone della stanza, senza posarlo su di me, neppure per sbaglio.

"Paulo..." lo chiamo, cercando di avvicinarmi a lui.

"No, non dire nulla... non serve, davvero" afferma disinteressato lui, interrompendomi e continuando a muoversi nella stanza, alla ricerca delle chiavi della macchina.

Le vedo sul mobile di fianco allo specchio, così le prendo per passargliele.

Le afferra mugugnando uno stentato "grazie", poi esce fuori dalla stanza.

Lo seguo dietro di lui, godendomi il suo buon senso e la buona educazione con cui mi fa passare prima per uscire di casa e poi in ascensore.

Ma per il resto, mi ignora.

"Ti prego – dico in un sospiro – puoi, almeno, guardarmi?".

Vorrei essere più arrabbiata, delusa dal suo comportamento da bambino insoddisfatto per un regalo non ricevuto, ma non riesco.

E la mia voce ricorda quella di Andrea Barzagli in lacrime dopo la sconfitta con la Germania nell'ultimo europeo del 2016.

Non si gira verso di me, ma abbassa lo sguardo, cercando di trattenere un sorriso per la mia richiesta patetica.

Non so se amaro o divertito.

"No" sussurra, sotto il suono dell'ascensore che ci avvisa dell'arrivo in garage, mentre lui posa distrattamente una mano alla base della mia schiena, salutando una coppia di ricconi, residenti nel suo stesso palazzo, mentre raggiungiamo veloci la sua auto.

Disturbata dal suo gesto, sposto via la sua mano da me.

Il viaggio è silenzioso, se solo non fosse per la radio, impegnata a trasmettere varie canzoni italiane.

Lo sguardo di Paulo è fisso sulla strada, la mascella serrata, le sopracciglia corrugate.

Dopo un po', comincio ad essere infastidita anch'io.

Non esiste, non può comportarsi così da bambino, per un no a un discorso molto più delicato di quel che sembra.

Non posso dire subito sì ad andare a vivere con lui, come il sì che si dice alla proposta di prendere un gelato.

Ma di cosa stiamo parlando?

Alla fermata di un semaforo rosso, la voce di Ed Sheraan riecheggia nell'abitacolo, mentre canta la sua amata "Perfect", dedicata alla donna della sua vita.

Porto tutta la mia attenzione alle sue parole, mentre osservo Paulo portare lo sguardo sui comandi della radio, indeciso sul da farsi, se cambiare stazione, o lasciarsi andare a quelle stesse parole.

Poi sbuffa, sconfitto.

"Cazzo di coincidenze..." dice, sulle labbra il riflesso di un sorriso.

Rido piano, cercando istintivamente il suo sguardo.

Ma lui si limita a poggiare pochi secondi la sua mano destra sul mio ginocchio.

Poi, riparte.

***

"Sei bella anche stasera... e mi dispiace", dice sospirando, mentre spegne il motore della sua auto, proprio di fronte casa dei nostri amici.

Mi giro verso di lui, che mi sta già guardando, e i suoi occhi da bambino mi spingono a sporgermi di più, prendendogli il viso tra le mani.

"Paulo, io ti amo – gli dico subito, facendo una pausa, che lui colma baciandomi le labbra un paio di volte - Ti amo, e questa scelta che ho fatto è già un passo enorme e importantissimo per me. L'ho fatto per te, l'ho fatto per noi, e per quello che siamo diventati dopo tutto questo tempo, crescendo insieme" comincio a dire, guardandolo negli occhi, mentre lui mi ascolta attentamente.
"Ma dobbiamo crescere ancora... e quando ci sentiremo pronti entrambi, correrò con le mie cose, da te. E credimi, sarà ancora più bello, quando succederà" concludo, accarezzandogli il labbro inferiore, che ha inumidito con la lingua.

E' bello da far male.

Posa una mano sul mio fianco destro, per poi poggiare la sua fronte sulla mia, chiudendo gli occhi e inspirando forte.

"Scusami, mi dispiace... a volte sono proprio un bambino" dice, ma io scuoto subito la testa, accarezzandolo dietro la nuca.

"A volte", confesso poi, arricciando il naso, che lui si avvicina subito a baciare.

"Ma io ti vorrei sempre qui con me. Mi piace, vederti camminare per casa, trovarti quando torno dopo una partita in trasferta o tornare a casa con te dopo aver giocato qui a Torino. Mi piace, sapere di trovarti a casa, quando ci sto tornando. Mi piace sentirti sbattere inconsapevolmente roba in cucina di prima mattina – dice, con gli occhi in un punto lontano, indistinto, come se immaginasse la scena. Poi un lungo sospiro, tornando a guardarmi, come se fosse pronto a confessare chissà quale segreto – Non mi piace vederti andar via di casa con una valigia. Lo hai fatto quando mi hai lasciato, e non voglio vederti più andar via in quel modo".

Gli occhi fissi nei miei, le spalle che si abbassano, rilassate come dopo aver tolto un peso di dosso.

E questa volta sono io, a baciargli le labbra una volte, due, tre, finché non è lui a staccarsi.

"Voglio che tu sia la prima cosa che guardo appena apro gli occhi, sempre... E so che, quando riparti, tornerai ancora. Ma è una cosa che non mi piace vedere", confessa infine, nascondendo il volto nell'incavo del mio collo mentre pronuncia le ultime parole, le più dure.

Lo stringo più forte, avvolgendo le braccia attorno al suo collo.

"Non succederà... Non succederà ancora, Paulo. Ti chiedo solo – chiedo, balbettante – ti chiedo solo di aspettare"

Torna a guardarmi, alzando la testa, poi annuisce.

"Pensaci, però..." sussurra in una preghiera, prendendo ancora una volta le mie mani tra le sue.

"Te lo prometto..." sussurro anch'io, prima di baciarlo lentamente e profondamente.

Si stacca dopo poco, perché il buon senso lo spinge a fermarsi prima che entrambi non ci saremmo più riusciti, e si libera della cintura.

Gli occhi ancora fissi nei miei.

"Mi piaci, quando sei arrabbiato con me", confesso poi io, serrando gli occhi per non permettergli di guardarmi bene.

"Dovrò arrabbiarmi più spesso, allora", scherza, scendendo dall'auto.

"Sono felice, sai?" dice poi, mentre apre la mia portiera facendomi scendere in un gesto galante.

Un sorriso beffardo e soddisfatto sul viso.

"Perché?" chiedo, afferrando all'istante la sua mano calda.

"Perché verrò con te, e ti comprerò la casa più bella di Torino", ammette fiero.

"Tu non comprerai un bel niente, cazzo di riccone" gli urlo, facendolo ridere, mentre mi avvolge un braccio intorno al collo e mi bacia sulla testa.

Poi, insieme, entriamo in casa Marchisio.

***

"Quindi ci stai dicendo che dal prossimo mese ti dovremo sopportare sempre qui?" chiede Claudio, stravaccato sulla sua sedia alla fine della cena, beccandosi uno schiaffo sulla spalla da sua moglie e ridendo divertito.

"Tanto lo so che qui in mezzo il più felice sei tu Claudiè... dopo il mio fidanzato Leo, ovviamente" rispondo io, mentre stringo il piccolo Leo, seduto sulle mie gambe e facendogli il solletico, mentre comincia a ridere.

"Lo sono davvero, per te e per voi... ma soprattutto per me, così non devo più sorbirmi le paranoie di sto qui quando sei lontana" continua Claudio, per poi appallottolare il suo tovagliolo e buttarlo sulla testa di Paulo.

Lui fa una piccola risata, senza replicare, e continuando a raggruppare briciole di pane sulla tovaglia con la parte liscia del coltello.

I padroni di casa si alzano, togliendo dalla tavola le ultime cose e raggiungono la cucina, mentre Leo scende da me per raggiungere suo fratello davanti alla tv, lasciandoci così soli nel nostro silenzio.

"Tutto bene?" gli chiedo, allungando la mia mano dietro il suo collo e accarezzandolo piano.

Sposta lo sguardo su di me, lasciando il coltello e posando la mano sul mio ginocchio.

Annuisce con un piccolo sorriso, avvicinandosi a lasciarmi un bacio veloce nel momento in cui rientra Claudio.

"Quindi, ora come procede, cosa devi fare con l'università?" continua a chiedere Claudio, riprendendo il suo posto.

"Le lezioni del semestre sono quasi finite, poi comincerà la sessione estiva e se riesco a darmi le materie che mi sono prefissata, sarò a tutti gli effetti una studentessa dell'università di Torino", lo informo, mentre Paulo continua a giocare passandosi tra le dita le punte dei miei capelli sulla schiena, e sento il suo sguardo addosso.

"Allora in bocca al lupo... anche se sappiamo tutti che non ti serve" dice poi, facendomi sorridere e incrociando le dita.

"Bea, ti va una sigaretta?" mi chiede Roby, mentre torna anche lei al tavolo.

La guardo qualche secondo, per poi spostare lo sguardo su Paulo al mio fianco, come alla ricerca di un suo consenso.

Non fumo da settimane, me lo merito, e poi lo so che non resisterà mai ai miei occhi dolci e il muso che lo prega.

"Alzo le mani", dice ridendo e mettendo fine al contatto con me, così mi avvicino e gli lascio un piccolo bacio sulle labbra, per poi alzarmi e raggiungere il giardino con Roby e lasciando gli uomini al tavolo.


"Cos'è successo tra te e Paulo?" mi chiede lei, buttando fuori il primo lungo tiro della sua Camel e passandomi l'accendino.

Sospiro, per poi alzare gli occhi al cielo e accendere la mia.

"Ci sarà mai qualcosa che io e lui potremo nascondervi della nostra relazione?" le chiedo, facendola ridere piano.

Scuote la testa poi in dissenso, guardandomi seria.

Sbuffo, puntando lo sguardo nel vuoto davanti a me.

"Mi ha chiesto di trasferirmi da lui - comincio, buttando fuori il fumo - cioè, non me l'ha chiesto in realtà... lo ha dato per scontato... che andassi a vivere con lui" continuo poi, parlando lentamente.

Non risponde subito, mentre a me torna in mente lo sguardo di Paulo, afflitto e ferito dal mio non prendere neppure in considerazione l'idea.

"E tu gli hai detto di no" intuisce.

"Non è che gli ho detto di no. Io... non l'ho proprio immaginato"

"E perché?" mi chiede lei, scatenando la mia risata nervosa.

"Perché? Me lo chiedi anche?" ribatto, girandomi verso di lei, che però non risponde, mi fissa, aspettandosi altro.

"Non c'è un perché. E' una cosa che non avevo proprio considerato. Ma mi guardi? Ho vent'anni!" comincio a dire, forse alzando un po' troppo la voce e mi trattengo, di fronte allo sguardo cruciale di Roby.

"Già questa scelta che ho fatto è stato un grande, grandissimo passo, e l'ho fatto per lui e per noi, ma... convivere... questa è un'altra cosa! - continuo, per poi fare un altro lungo tiro alla sigaretta che, in realtà, si sta fumando da sola.

"Io... io non sono pronta anche a questo. La convivenza a 20 anni... io..." balbetto, alzando gli occhi al cielo per trattenere le lacrime, che minacciano, come sempre, di venir fuori.

Perché io reagisco sempre così, che sia arrabbiata, delusa, impaurita o triste.

Piango.

Ed è una cosa che odio.

"Si, lo so... Bea. Hai semplicemente una paura fottuta - mi dice Roby, mentre schiaccia la cicca della sua sigaretta per spegnerla.

"E non dire che non è così, perché magari non lo sai nemmeno tu, ma è paura, normalissima paura. L'avevo anch'io, quando..." comincia a dire, ma la interrompo.

"Si, quando sei andata a vivere con Claudio a Empoli. Conosco la vostra storia, ma Rò, credimi, è diverso"

"E cosa c'è di diverso? Eravamo entrambi ventenni, anche più piccoli di Paulo e stavamo insieme da poco più di un anno. E' stato un salto nel vuoto, lo sapevamo entrambi, era una follia, ma avevamo un motivo più che valido per farlo", continua a spiegarmi.

"Appunto, ne avevate un motivo, voi... Noi che motivi abbiamo?" le chiedo, ingenuamente, per poi pentirmene, di fronte al suo sguardo scioccato.

"Ti stai trasferendo a Torino per studiare, un anno prima del previsto, solo per lui, perché la distanza rendeva le cose troppo difficili. Lo hai fatto perché lo ami da morire e perché lui ama te e per te ha dimenticato il suo passato, che era stabilità, tranquillità, buttandosi in un futuro incerto, in una relazione a distanza e tra due persone molto diverse. Più motivi di questi? Ne vuoi ancora? Perché credo che ne potrei dire ancora altri", butta fuori, mentre mi si para davanti.

Le dita della mano destra sui polpastrelli della sinistra, per elencare le sue ragioni.

"Dio, ti odio" le sussurro, sbuffando e mettendomi le mani sul viso.

"Perché?" mi chiede, con un sorriso che le sta dipingendo le labbra.

"Perché hai sempre così fottutamente ragione" le dico, sempre con le mani in faccia, scatenando la sua risata, mentre mi si avvicina.

"Lo so - mi dice, posando le sue mani sulle mie spalle e invitandomi a guardarla - E so anche che penserai che stiate correndo troppo. Ma in realtà, forse tu non te ne rendi conto, ma voi avete corso troppo sin dall'inizio. Avete fatto sul serio sin dal primo momento, semplicemente perché entrambi cercavate la stessa cosa, l'amore", continua, e davvero a volte mi spaventa per quanto sia simile a Paulo, che poche ore prima mi aveva detto praticamente la stessa cosa.

In un'altra vita, sarebbero già sposati, per quanto sono simili.

"Ho così tanta paura" le sussurro, guardandola negli occhi, mentre lei mi regala un bellissimo sorriso.

"Anch'io ero spaventata. A morte. E, a differenza tua, non avevo mai vissuto da sola, né lontana da casa prima, quindi è stato un trauma abbastanza grande. Poi, eravamo entrambi alle prime armi. Paulo, invece, lo ha già vissuto, e non può che esserti soltanto d'aiuto. Ho avuto paura anch'io, ma ora ti dico che, se non l'avessimo fatto allora, in questo momento non saremmo qui, e non avremmo tutto questo", dice infine, indicandomi ciò che le sta intorno.

La sua casa, un marito, due bambini meravigliosi e un matrimonio perfetto.

"Dio... e ora come lo dico ai miei?" le chiedo, disperata, poggiando la fronte sulla sua spalla, mentre lei scoppia a ridere, accarezzandomi la testa e stringendomi in un abbraccio.

"La tua famiglia è innamorata di lui più di te" scherza lei, facendomi ridere di cuore.

"Impossibile" le confesso, chiudendo gli occhi, mentre lei si stacca da me, per guardarmi in faccia.

"Lo so...sono felice sia arrivata tu, Beatrice. Non poteva succedere cosa migliore nella sua vita, dopo un brutto periodo. E vedrai che ti farà stare bene, lo conosco", conclude continuando a guardarmi in faccia, ma io distolgo lo sguardo, per non scoppiare a piangere dopo le sue parole.

Le stesse che mi aveva sussurrato nella prima cena a casa sua, la prima sera in cui ero andata via con Paulo.

La sera del primo bacio.

Faccio un piccolo verso di dissenso, facendomi aria negli occhi alzati al cielo e sbuffando, mentre lei ride.

"Mi prometti che ci penserai su? Sulla sua proposta?" mi chiede infine, facendomi una carezza sul viso, ed io annuisco, sincera.


Mentre rientriamo in casa, Roby mi sta parlando degli ultimi avvenimenti nella casa del grande fratello, nonostante le abbia ripetuto più volte che non lo guardo e mai lo farò, e raggiungiamo il salotto, dove troviamo sul divano Claudio e Paulo, impegnati in intense conversazioni con Dado e Leo sul nuovo gioco della Play Station, regalato da Paulo quella stessa sera.

Ovviamente, ne aveva comprato uno anche per lui.

Sentendoci rientrare, Paulo posa subito lo sguardo su di me, seguendomi con gli occhi finché non mi siedo sul divano di fianco a lui.

"E' stata una lunga sigaretta" commenta, sporgendosi verso di me per posare una mano sulla mia schiena.

"E' stata una lunga chiacchierata" gli rispondo, ricambiando il suo sguardo.

"Tutto bene?" mi chiede anche lui, con lo stesso mio tono di poco prima, senza mettere fine al contatto con me.

"Tutto bene", gli dico, stringendogli il ginocchio con la mano destra e avvicinandomi di più a lui.

Sapevamo entrambi che i nostri amici ci avevano separati per permetterci di parlare, e i nostri sguardi tranquilli erano la prova che la conversazione privata fosse andata a buon fine.

Distolgo lo sguardo da lui, cominciando ad ascoltare la conversazione tra Claudio e i suoi bambini, ridendo alla frase di Dado, in cui dice che quando schiera suo padre in campo a Fifa, perde sempre.

Paulo interviene, vantandosi del fatto che, invece, con lui in campo, ogni volta i gol sono minimo tre e in pochi attimi ci ritroviamo a ridere tutti in salotto, sotto il finto sguardo offeso di Claudio, che trova consolazione solo in Mia, che gli si avvicina velocemente.

Nel frattempo, la sua mano destra è posata sulla mia, sul suo ginocchio, facendo intrecciare le dita, mentre con la sinistra continua ad accarezzarmi lentamente la schiena.

Scherzo ancora con Roby, cercando in qualche modo di mascherare i brividi e la pelle d'oca che mi scatena ogni volta quando semplicemente mi sfiora, anche se non credo stia funzionando bene.

"Sono felice ti faccia ancora questo effetto" mi sussurra all'orecchio, quando Claudio e Roberta si allontanano dal salotto per preparare il caffè e i bambini sono impegnati nella loro partita.

"Mi farà sempre questo effetto" gli sussurro anch'io, tenendo lo sguardo sulle mie gambe scoperte, ma sentendo il suo addosso.

"Che c'è?" gli chiedo, dopo essermi decisa a guardarlo negli occhi per pochi secondi.

Lui scruta il mio sguardo, ed io potrei morirne sciogliendomi letteralmente su questo divano, per la bellezza dei suoi occhi, con i quali mi sta scrutando attento, sorridendo.

"Niente - dice poi, accarezzandomi il viso - Ti amo" aggiunge, lasciandomi un lieve bacio e alzandosi per raggiungere i suoi amichetti per giocare anche lui.

***

La mattina dopo, a svegliarmi è la lieve pressione delle labbra di Paulo sulla mia spalla, che piano piano mi allontanano da un sogno fatto di troppe parole, preoccupazioni e paure.

"Dai, piccola, svegliati" mi incita dolcemente all'orecchio.

Sorrido, ancora con gli occhi chiusi, per poi girarmi lentamente verso di lui, trovandolo seduto dal suo lato del letto, mentre mi sorride, fin troppo bello, profumato e vestito.

Mi muovo leggermente per osservarlo meglio e sentendo i muscoli indolenziti.

Forse non avremmo dovuto lasciarci andare ancora, una volta tornati a casa dalla cena, ma ne avevamo bisogno.

Era il sesso riparatore quello.

Nessuno dei due aveva parlato, avevamo semplicemente usato altri modi per dimostrare quanto tenessimo l'uno all'altra.

"Buen dia, niña" mi dice, avvicinandomi a lasciarmi un piccolo bacio a stampo.

Mi guardo intorno, attirata dall'odore del caffè, e trovo ai piedi del letto un vassoio con un cappuccino, un cornetto e del succo di frutta.

"Sei di poche parole, stamattina", riflette Paulo, trattenendo una risata.

"Buongiorno, amore" gli dico, alzandomi a metà nel letto e avvicinandomi di nuovo a lui.

Mi sorride, per poi girarsi un attimo e afferrare il vassoio, posandolo sulle mie gambe e sedendosi di fianco a me.

Addento velocemente il cornetto, gustandomene il buonissimo sapore.

"E affamata, finalmente", continua lui, facendomi ridere.

Avvicino il cornetto alla sua bocca, ma come sempre, rifiuta la mia offerta, scuotendo la testa.

"Ho già fatto colazione... in realtà, ho già fatto un sacco di cose, mentre tu te ne stavi qui a dormire" dice in un finto rimprovero, mentre io poso il cornetto sul vassoio per fare un sorso al succo di frutta.

Noto un piccolo pacchetto rosso di fianco al bicchiere, e poso lo sguardo su Paulo, che sta fissando lo stesso oggetto.

"Prima che tu possa dire qualcosa, lasciami fare" comincia lui, grattandosi la nuca e sistemandosi meglio sul letto per mettersi di fronte a me.

"Ho dormito poco stanotte e con un pensiero fisso. Tu nemmeno eri serena, perché ti sei lamentata nel sonno e i motivi posso immaginarli - mi spiega, mentre io gli prendo le mani tra le mie.

"Io non voglio vederti così agitata, non voglio vederti star male, voglio solo vederti felice, serena con me, perché se lo sei tu, lo sono anch'io... e mi dispiace per la discussione di ieri. Ho dato per scontato cose che per te non sono affatto scontate e lo capisco adesso"

"Paulo, io.." faccio per interromperlo, ma mi ignora, continuando a parlare.

"Lo capisco adesso e non voglio insistere, ma voglio che tu sappia una cosa" allunga una mano per prendere il pacco, per poi aprirlo e mostrarmi cosa c'è dentro.

Tira fuori un mazzo di chiavi.

Ce ne sono tre, ognuna di un colore diverso.

Vicino a queste, un portachiavi con lo stemma della Juve, proprio come lo possiede lui.

"Non spaventarti,non è come sembra" dice subito, riavvicinandosi a me, che lo guardo ipnotizzata.

"Voglio che tu le prenda, e voglio che tu sappia che puoi usarle quando ti pare. Perché puoi venire qui quando vuoi, tutte le volte che lo desideri, quando sono in casa e quando non ci sono, durante la giornata o in piena notte se non riesci a dormire e hai bisogno di me. Voglio che tu la senta un po' casa tua, almeno quanto io la considero tale per te - dice tutto in maniera veloce e lenta allo stesso tempo, scandendo bene le parole in italiano e alternando sguardi che vanno dal mio viso all'oggetto che si rigira tra le mani.

"Non voglio che tu ti senta forzata a fare nulla... voglio solo che tu ti senta libera di stare qui, tutte le volte che vuoi, così come lo voglio io e che - vorrebbe continuare a dire qualcosa ma lo fermo, avvicinandomi e zittendolo con un bacio, stringendomi a lui e avvolgendo le mie braccia attorno al suo collo.

"Mi hai fatto una copia delle chiavi di questa casa?", chiedo, senza riuscire a nascondere una voce emozionata.

"No, della mia casa in Argentina", risponde ironico, alzando gli occhi al cielo.

Rido, prendendo a dargli baci sul collo e sul viso, poi sulle labbra.

La sua risposta è un lungo sospiro di sollievo, rispondendo al mio contatto, stringendo le braccia attorno al mio busto, nascondendo il viso tra i miei capelli.

"Grazie per avermi capita..." gli sussurro, stringendolo più forte e poggiando la fronte sul suo collo, assaporando il suo meraviglioso profumo.

Il più buono di questo mondo.

"Anch'io la sento un po' casa mia questa qui..." continuo poi, e la sua risposta è un sospiro, mentre mi stringe forte e posa le labbra sulla mia clavicola a lasciare piccoli baci.

Penso a lui che la sera prima parla con Claudio. Penso a Claudio che lo fa ragionare. Penso a Roby che ha fatto lo stesso con me, e penso al fatto che hanno dato due consigli opposti.

Il che mi fa ridere, mentre sono ancora abbracciata a Paulo.

"Cos'hai da ridere?" mi chiede, curioso, ma portando le sue labbra leggermente all'insù.

"Stavo pensando a quello che ci hanno detto Claudio e Roberta ieri sera, quando ci hanno separati".

Lo sento sorridere sulla mia pelle.

"Scommetto che a te Roby ha detto di provarci" mi suggerisce.

"E scommetto che a te Claudio ha detto di andarci piano", scoppia a ridere, tirandomi un po' indietro per guardarmi, poi annuisce.

Rido con lui, pensando però al fatto che, senza di loro, oggi non saremmo qui, uno sull'altra, nel suo letto, insieme.

"Lo sapevo che Roberta ti avrebbe spinto a dire di si... E cazzo, tu e Claudio siete uguali" dice poi, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo.

"Già... saremmo una bella coppia, infatti" gli sussurro, ridendo.

Stringe gli occhi, cercando di trattenere un sorriso.

"No, tu sei tutta mia..." e mi bacia teneramente, mentre io mi godo, per l'ennesima volta, la dimostrazione del suo amore, al quale non mi sarei mai abituata del tutto.





Si, ho aggiornato un po'troppo presto.
Ma sono dell'idea che lasciare sulle spine fa schifo, quindi ecco a voi.
Non so quanto possano stupirvi, tutti i "colpi di scena" che vengono fuori ad ogni capitolo. Ma a me sono venuti fuori dal nulla, mentre la mia mente viaggiava da sola con Bea e Paulo, e le dita scrivevano da sole.
Calmate un po' le acque, non so quanto presto verrà il prossimo, però vi avviso che ci saranno date di partite importanti, modificate, per comodità della storia.
I risultati, però, sono gli stessi, giusto per godere ancora un po' ;)
Alla prossima, vvb.

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