Más que nunca - Paulo Dybala

By DybalasPap810

1M 22K 3.5K

La storia di un viaggio. Di un incontro casuale ed inaspettato. La storia di Beatrice, che realizza un sogno... More

Mas que nunca - Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60 - Epilogo
Ringraziamenti
GRAZIE
Classifiche
II parte - Nada màs - Prologo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10 💎
11
12
13
14
15
16
17
18
19
15 novembre 💎✨
20
21
22
23
24
25
26
Forza Italia
27
28
29
30
31
32
21 Marzo 2022
33
Nota
34
35 - Epilogo
Ringraziamenti II
15 novembre 2022
18 dicembre 2022 Campione del Mondo 🇦🇷💎
Missing moments: 1
15 novembre 2023
Missing moments : 2

Capitolo26

12.2K 231 5
By DybalasPap810




Mi stringo nel mio giubbotto mentre esco di casa con le mie coinquiline per raggiungere l'università.
Dopo aver concluso la sessione, avevamo ricominciato a seguire le lezioni.
Da un lato ne ero felice, ero stanca di svegliarmi con il solo pensiero di mettermi a studiare e varcare la porta di casa solo per fare la spesa quando rimanevo letteralmente senza cibo, ma pensare che da quel giorno sarei dovuta uscire con il gelo ogni mattina mi faceva venir voglia di nascondermi sotto le coperte senza voler uscire più.

Si stava così bene, in quel caldo e comodo letto della mia stanza.
Ma, allo stesso tempo, mettermi a letto la sera e da sola mi faceva sentire le mancanze, del letto di casa mia, della mia famiglia, di Paulo.

Ci stai troppo dentro, sei patetica.

Ho sempre pensato che prima o poi, negli anni dell'università, avrei trovato un ragazzo, ma mai, mai avrei pensato che tutto sarebbe potuto accadere in questo modo.

"Dio, odio essere qui e lontana dal mio fidanzato in un giorno così. L'anno scorso ero da lui a Firenze ed è stata una serata meravigliosa" comincia a dire Elisa, coinquilina 1, pensando nostalgicamente al suo ragazzo, che però è lontano da lei solo un'ora di viaggio in pullman, e che vede quasi ogni due settimane.

"Ma oggi è un giorno come un altro. La cosa importante è amarsi tutti i giorni. Di certo questo giorno non fa differenza" ribatte Alessia, coinquilina 2, invece, sempre pronta a risponderle a tono quando pensa che dica una stupidaggine.
Ma in fondo le vuole bene, solo che è fatta così.
E lei il suo ragazzo non lo vedeva da oltre due mesi, data la distanza dalla Calabria, e il lavoro di lui in un ristorante non gli permetteva mai di salire a trovarla.

Oggi è San Valentino, e mi rendo conto che erano anni che non ne vivevo uno da ragazza "impegnata".
Non ho mai amato particolarmente questo giorno, ma si sa, quando non si è fidanzate, lo si schifa, poi quando hai un ragazzo è il giorno più bello dell'anno.
Negli ultimi anni, poi, mi ricordava sempre Andrea, e gli ultimi trascorsi nella sua stanza d'ospedale.

"E a te? Cosa dice il calciatore?" continua poi Elisa, con un tono che non tanto le si addice, quello da stronza, ma che da po' di tempo utilizzava quando parlavamo, quelle poche volte, di Paulo.

Alessia dice che è solo invidia, ma io non la vedo così e non voglio nemmeno biasimarla.
E' un calciatore, è pieno di soldi, può avere tutte le donne che vuole, anche più belle e soprattutto, della sua città.
Ma in fondo del calcio non le fregava nulla, né conosceva i calciatori, quindi era un pensiero di chi non sa.
E continuo comunque a non biasimarla, perché non nascondo che, nonostante i quasi tre mesi trascorsi dall'inizio della mia relazione, tutte le sue attenzioni e la sua dolcezza, la paura che potesse presto stancarsi di tutto ciò che serviva fare per vederci era costante, perciò ripeto, meglio tenersi i pensieri impegnati con lo studio e il dovere di seguire le lezioni.

"Non dice niente, non ci siamo sentiti. Starà ancora dormendo" rispondo, senza aggiungere altro, né commentare il fatto che fosse il 14 febbraio e non si fosse fatto ancora vivo.

Ma la sera prima la Juventus aveva vergognosamente pareggiato in una partita di fondamentale importanza, e Paulo non era pronto a tornare in campo, perciò non aveva potuto aiutare i suoi compagni.

Il cammino in Champions si è improvvisamente complicato e il ritorno in Inghilterra sarà davvero difficile, e tutto ciò che sogno è uscirne vittoriosi, con tanto di esultanza con la Mask.
Sorrido solo al pensiero.

Fatto sta che, dalla fine del primo tempo, cioè l'ultimo messaggio, io e Paulo non ci eravamo più sentiti.

Sarà arrabbiato per il risultato, come sempre quando capita, quelle poche volte, e starà ancora rimuginando sugli errori e le disattenzioni dei suoi compagni, manco fosse il mister.
Non lo biasimerei se avesse per sbaglio dimenticato il giorno di San Valentino, ma poco mi importa.

Penso solo che mi manca.

Elisa non ribatte, ma la vedo con la coda dell'occhio scambiarsi uno sguardo con Alessia, mentre tutte e tre stiamo per entrare in aula, accolte da un bellissimo caldo per il riscaldamento centralizzato della struttura.
A differenza di quando sei a scuola, qui all'università non ci si conosceva tutti, perciò erano davvero in pochi a sapere della mia relazione con Paulo, a parte qualche tifosa o ragazzi juventini e non che, guardando un paio di foto di Paulo pubblicate, mi avevano riconosciuta.

Ero innamorata dell'ultima foto che aveva deciso di pubblicare qualche giorno prima su Instagram, scattata da Roby durante la cena a casa sua prima di Natale, mentre eravamo vicini e ci muovevamo lentamente sulle note della canzone che riecheggiava nella stanza.

Non aveva niente di particolare, non ci vedevamo nemmeno in faccia, ma eravamo stretti in un abbraccio così bello, nel momento in cui gli sussurravo per la prima volta che lo amavo.
E a farmi sorridere ancor di più era la scelta della didascalia, semplice, ma piena di significato.

Aveva scritto "mas que nunca", le stesse parole che gli avevo sussurrato l'ultima volta che avevamo dormito insieme e al mio secondo "ti amo", quando lui, invece, me lo aveva già detto più volte.
Da allora, mas que nunca era un po' la descrizione del nostro rapporto, e amavo da morire quando ce la dicevamo, senza aggiungere altro.


   Da: P.
<<Sei a lezione?>>

Ah, eccoti qui. A scombussolarmi lo stomaco.

<<Buongiorno anche
a te, Dybala>>        

<<Buen dia niña, allora?>>

<<Ah, e Buon San
Valentino, eh>>

Non ti rispondo, non hai capito niente oggi, Dybala.

Non volevo certo che mi arrivassero fiori a casa, lettere d'amore o dimostrazioni sui social con tanto di foto come tutte le coppiette, perché non amo queste cose, ma un messaggio almeno, per educazione.

<<Non mi dire che
sei una di quelle
che amano festeggiare
San Valentino>>

Avvicino il telefono ad Alessia per far leggere anche a lei e programmarmi una risposta a tono, perché lei è sempre pronta a queste cose, ed è per questo che la adoro, ma questa volta sembra essere presa alla sprovvista.

Come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa, prende tra le mani il suo telefono, sul quale trova un bel po' di messaggi.

Il professore dice che possiamo andare, così noi raccogliamo le nostre cose e lasciamo l'aula.

Mentre camminiamo verso l'uscita decido di registrargli una risposta, simpatica ma tagliente e a tono, ma in realtà sapevo che lo facevo solo perché non avrei avuto la forza di scrivere con le dita per il freddo che avrebbe fatto fuori.
Sto continuando a parlare con gli occhi fissi sul telefono, quando sento una gomitata di Alessia sul mio braccio, che mi fa scappare il dito e partire la registrazione, e mi fa alzare lo sguardo.

 

Paulo è dall'altra parte della strada, di fronte all'entrata principale del dipartimento, con una rosa in una mano, un orsacchiotto di media grandezza nell'altra che ha a sua volta una confezione di Baci Perugina tra le braccia di peluche.
Indossa degli stivaletti in pelle neri, dei jeans blu scuro, un maglione che richiama il colore delle scarpe coperto da un parka grigio lasciato aperto.

Gli occhiali da sole, nonostante di sole ce ne sia davvro poco, gli coprono un po' il viso.
E' bello a tal punto da essere illegale.

Mi trova con lo sguardo, che poi fissa subito su di me, sorride, sorride mostrando i denti ed è così bello, così vestito, con quelle cose in mano, così in questa strana situazione, che quasi perdo un battito.

"Beh, lo vuoi lasciare lì e farlo raggiungere da altre ragazze, per caso?", mi sussurra Elisa, ed è lì che ora capisco i loro strani comportamenti della giornata.

Sapevano tutto.

Lo raggiungo piano, senza sapere se sto sorridendo o meno, ma consapevole degli sguardi su di noi, e soprattutto su di lui.
Se prima non tutti sapevano di me e della mia relazione con lui, o avevano solo qualche dubbio, ecco ora svelato l'arcano.
Sono scioccata, perché mi ha fatto davvero credere che non gli importasse, e perché da lui non me lo aspettavo per nulla.
E' sempre così chiuso nei suoi sentimenti davanti agli altri, figuriamoci quanto abbia pensato prima di avere avuto il coraggio di fare una cosa del genere.

Questi pensieri mi fanno muovere sempre più veloce verso di lui, anche per nascondermi dagli occhi che sentivo puntati su di me, quando in molti avevano capito che Paulo Dybala era venuto a festeggiare San Valentino con la sua ragazza, che era una semplice studentessa universitaria.

Trattengo una risata nel guardarlo mandare un'occhiataccia al tizio che guida la circolare, il quale, per guardarlo, stava bloccando il traffico e anche i miei modi per avvicinarmi a lui.

"Que, credevi davvero che non avrei fatto niente?" dice mentre io sto per raggiungerlo, con un sorriso beffardo sulle labbra.

"Già, questo non me lo aspettavo proprio, Dybala", rispondo quasi in un sussurro, una volta vicini.

"Mi sottovaluti, allora... Feliz San Valentín" mi dice dolce, porgendomi la rosa.

"Buon... Buon San Valentino" balbetto, imbarazzata e follemente, totalmente, fottutamente innamorata del ragazzo davanti a me.

Prendo la rosa e il pupazzo continuando a sorridere come una deficiente, poi riporto lo sguardo su di lui e mi avvicino per baciarlo piano, poggiando la mano destra sulla sua guancia e chiudendo gli occhi.

"Ciao" mi sussurra poi, con un sorriso dolcissimo, una volta staccati e guardandomi negli occhi.

"Ciao" gli rispondo, nascondendo il volto tra il suo collo e la pelliccia del suo cappuccio.


Mi stancherò mai del tuo dannato e fottuto profumo?

"Scusa per tutti i messaggi, ma credevo di essermi perso ed ero un po' in imbarazzo per strada in queste condizioni" dice poi, rivolgendosi ad Alessia, con la quale sicuramente si era messo d'accordo per raggiungermi.

"Ma scherzi? Scusami tu, davvero! Mi sono dimenticata del telefono a un certo punto della lezione" risponde lei, battendosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa, desolata.

"Una volta qui vicino, ho chiesto indicazioni entrando in un supermercato" dice, quasi ridendo.
E faceva bene.
Mi aveva detto che da quando era a Torino, in un supermercato ci sarà entrato massimo un paio di volte, e una volta dentro non aveva idea di come muoversi, come se ci volesse una laurea.
Per il resto, approfittava della madre o del fratello Mariano quando erano da lui, e facevano spese immense.

"Quindi, eravate tutti d'accordo voi?" chiedo, come una scema poi a tutti e tre, dopo che si siano presentati e avviandoci verso casa a piedi, non prima di aver aspettato che facesse qualche foto con qualcuno.

"Certo, perché siamo le coinquiline migliori che ti potessero mai capitare!" risponde Elisa, facendoci ridere.

***

Una volta lasciate le cose ingombranti a casa, Paulo ha insistito per portarci tutte fuori a pranzo, dicendo alle ragazze che io e lui avremmo festeggiato la sera, nel momento in cui loro volevano lasciarci soli.

"E' un cuore, davvero", dice a voce alta Alessia, una volta sole al tavolo noi ragazze, mentre Paulo andava a pagare il conto, alla fine del pranzo.

"Ora mi spiego l'uscita improvvisa di ieri sera per farmi depilare e fare le sopracciglia, furba che non sei altro", le dico, dandole una gomitata sul fianco.

"E lasciacelo dire, dal vivo e da vicino è ancora di più tanta roba!" aggiunge poi, facendomi scoppiare a ridere, mentre continuavo a chiedermi come avessi fatto a meritarmi tutto.

Ci zittiamo mentre Paulo torna da noi, avvisandoci che il titolare del posto, juventino, voleva come minimo offrirci un caffè o un amaro, perciò ci alziamo anche noi per raggiungere il bancone.

Le ragazze si allontanano, così per la prima volta io e Paulo rimaniamo qualche attimo soli.

"Davvero non te l'aspettavi?" mi chiede lui, aiutandomi a mettere il cappotto, per poi passare le braccia attorno ai miei fianchi, incastrandomi vicino a lui.

"Pensavo lo avessi dimenticato, o semplicemente non fossi in vena di festeggiamenti, dopo la partita di ieri" gli confesso, pensando davvero quello che dico.

"Beh, tu sei una bellissima distrazione, non credi?", mi dice, avvicinandosi di più alle mie labbra.

"Grazie" dico, lasciandogli un bacio all'angolo della bocca, che lui approfondisce, mettendo una mano dietro la mia nuca.

"Mi mancavi" mi sussurra poi, sfiorando il mio collo con il naso.

"Quindi oggi sei tutto mio? Posso portarti dove voglio?" gli chiedo, con lo sguardo di chi vuole fare un sacco di cose, senza sapere quale fare prima.

"Io sono sempre tutto tuo... e sì, puoi portarmi dove vuoi, basta che poi andiamo a casa tua... magari nella tua stanza" mi risponde con lo stesso sguardo, ma alludendo a qualcosa che di certo non avevo pensato io.

Dal romanticismo al ragazzo pervertito è un attimo, con lui.

Però ora non volevo pensarci.

Ora era con me, nella città in cui studiavo io, in un'altra realtà, completamente diversa dalla sua.

Era entrato davvero nel mio mondo, ed io non vedevo l'ora di farglielo conoscere.





Ciao :)
Volevo scusarmi per il ritardo, e ringraziarvi per le visualizzazioni e le stelline. Manco qualche giorno qui sopra e ritrovo la storia seconda in classifica tra quelle su Paulo Dybala.
Grazie davvero.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, o cosa vi aspettate.
Nel frattempo, continuo ad aggiornarvi, perchè ne accadranno delle belle.
Buona lettura. Vi abbraccio.

Continue Reading

You'll Also Like

32.6K 669 37
Sofia aveva un sogno, fare l'anno all'estero a Barcellona. Pedri, piccola stella del Barcellona, aveva un solo obiettivo, sfondare nel mondo del calc...
196K 7.9K 61
"Vorrei ci fossi quando vado fuori, quando perdo il controllo E sei l'unica che riesce a farmi stare calmo E sei artificio come i fuochi che ora scop...
82K 2.9K 50
Nella scuola di Amici 23 è sempre primavera, questo si sa, ma non per Ginevra che non ha di certo intenzione di distrarsi dal suo obiettivo. Il prob...
29.2K 717 33
lei una normale ragazza di 16 anni che un giorno insieme alla sua migliore amica decidono di andare a vedere una partita della juve la loro squadra d...