In Another Life

נכתב על ידי Kim_Holly_

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"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. M... עוד

Prologo.
1. Parker
2. Parker
3. Parker
4. Johnson
5. Parker
6. Parker
7. Parker
8. Parker
9. Johnson
10. Parker
11. Parker
12. Johnson
13. Parker
14. Parker
15. Johnson
16. Parker
17. Parker
18.Parker
19. Johnson
20. Parker
21. Parker
22. Johnson
23. Parker
24. Parker
25. Johnson
26. Parker
27. Parker
28. Parker
29.Johnson
30. Parker
31. Johnson
32. Parker
33. Johnson
34. Parker
35.Parker
36. Parker
37. Johnson
38. Parker
39. Parker
40. Johnson
41. Parker
42. Johnson
43. Parker
44. Parker
45. Parker
46. Parker
47. Parker
48. Johnson
50. Parker
51. Parker
52. Parker
53. Parker
54. Parker
55. Johnson
56. Parker
57. Parker
58. Johnson
59. Johnson
60. Parker
61. Johnson
62. Parker
63. Johnson
64. Parker
65. Parker
66. Parker
67. Parker
Epilogo
Sequel.
In This Life
Nuovo Libro ‼️

49. Parker

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נכתב על ידי Kim_Holly_

Chiusi di scatto l'anta dell'armadietto con occhi chiusi e viso serio facendo sussultare i ragazzi attorno a me, ora mi stavo veramente innervosendo.

"Ragazzi, per l'ultima volta sto bene non ho bisogno delle guardie del corpo" minacciai per la quarantesima volta
"Non vogliamo che ti capiti nulla piccola peste" sorrise Andrew
"Foster tu con me in laboratorio, voi due" indicai Dylan e Lincoln "andate subito nelle vostre aule" ordinai
"Eh va bene, Andrew bada a lei dopo tocca a me con matematica" mi ricordò Lincoln e mi spiaccicai una mano sulla fronte
"Ciao" salutai con la mano Dylan che non mi calcolò di striscio continuando a stare con la schiena contro gli armadietti, le mani in tasca, lo sguardo dritto davanti a se e lo zaino in spalla che sembrava stesse scivolando

Entrati in laboratorio e il professore dopo aver fatto l'appello ordinò di formare delle coppie, vidi Andrew venire spedito verso di me e per evitarlo chiesi a una ragazza che neanche conoscevo di far coppia con me. Per mia grandissima fortuna lei accettò anche se non mi sembrava ne troppo convinta ne troppo lucida quando aveva annuito in risposta alla mia domanda.
"Stronza" mimò Andrew prima che Anita lo trascinasse in gruppo con lei
Iniziammo i lavori e neanche passati 10 minuti la mia favolosa compagna di lavoro si era addormentata con la testa sul banco e russando per giunta.
Lavorai da sola e dopo aver mischiato tutte le formule scritte alla lavagna ottenni il colore blu che poi avrei dovuto cambiare aggiungendo una formula che non mi era chiara per niente.

"Hey bellezza" sorrise Andrew raggiungendomi
Afferrò la sedia davanti a me e la capovolse sedendosi appoggiando il mento sulle braccia che reggeva sullo schienale.
"Evapora" sorrisi falsamente
"Come siamo dolci" fece una smorfia
"Va ad aiutare Anita, credo che non sappia distinguere un acido con un rossetto" dissi distrattamente cercando nel libro quella maledettissima formula
"In realtà..." sussurrò in imbarazzo
Mi voltai per osservare Anita e la vidi che miscelava tutti i liquidi e che aveva quasi finito, ma cosa mi sono persa mentre ero via?
"Questa sembra esserselo bevuto l'acido" rise poi Andrew indicando la ragazza accanto a me che dormiva profondamente
"Shh" scoppiai a ridere dandogli una leggera spinta 

Passai le ore successive con Cody e Lucas.
"Finalmente un po' di pace" sussurrai facendo cadere lo zaino sul pavimento del bagno
"Come ti senti?" domandò Daisy sorridendo mentre si lavava le mani
"Sto bene, ma i ragazzi mi stanno facendo esasperare" sbuffai
"Cerca di essere comprensiva, ci siamo spaventati l'altro giorno e ora siamo preoccupati" sorrise Margharet
"Ma io sto bene, era solo un po' di sangue da naso tutto qui" scrollai le spalle
"Un po'?"domandò alzando le sopracciglia Blaire
"Hol, cerca di comprenderli, siamo tutti preoccupati per te" sorrise comprensiva Daisy
Aprì la porta del bagno per poi uscire seguita da Margharet e Blaire alla quale feci cenno che dovevo andare in bagno
Quando uscirono feci un sospiro e mi avvicinai al rubinetto che stavo per aprire quando la cabina del bagno dietro di me si aprì dando libera vista a una scena che mai, e ripeto mai mi sarei aspettata di vedere. Il viso arrossato e gli occhi neri a causa del trucco sciolto, l'aria persa e sofferente, non avevo mai visto Madison in quel modo, di solito aveva sempre con se quell'aria da stronza vendicativa, vederla così mi spiazza e non poco. Credo che stesse piangendo convinta che all'ora di pranzo il bagno fosse vuoto e che aveva poi aspettato che andassimo via noi per uscire.

"Allora anche tu piangi" esclamai ironica
Alzò il viso e mi guardò male per poi prendere dalla borsa delle salviette per pulirsi.
"Vai pure a raccontare ai tuoi amici che mi hai vista così" roteò gli occhi mentre si avvicinava al lavandino per darsi una pulita
"Io non sono così Madison" sbuffai "Non dirò a nessuno che ti ho vista piangere"
"Perchè fai così?" domandò isterica voltandosi verso di me per guardarmi mentre io mi limitai ad osservarla dallo specchio davanti a me posto sopra il lavabo
"Così come?" scrollai le spalle confusa
"Sempre dolce e gentile ma lo sappiamo che sai essere stronza, sei solo una delle tante che è stata con Dylan"
"Allora è questo il tuo problema, Dylan!" sorrisi amaramente "È tutto tuo Madison, tra me e lui non ci sarà mai nulla, puoi smetterla di piangere per lui, sembri una stupida" esclamai con voce dura
"Non sto così per Dylan" gridò facendo uscire nuovamente qualche lacrima che sia affrettò ad asciugare
"Allora perchè? Sei strana da giorni, da quando sono tornata a scuola, prima mi hai coperto mantenendo il segreto del bagno, poi mi hai aiutata con le ragazze della pallavolo e sono giorni che ti vesti meno appariscente, niente litigi e sembri meno isterica e stronza" esclamai
"È così evidente?" domandò preoccupata
"Io me ne sono accorta" scrollai le spalle
"Avrei dovuto saltare la scuola" esclamò abbassando il volto
"Perchè non torni a casa allora?" domandai
"Sarebbe peggio" affermò in un sussurro e capii che aveva problemi in famiglia
"Ho un idea, vieni con me" esclamai per poi uscire dal bagno seguita da lei
"Dove vuoi andare?" domandò titubante
"Tu seguimi" ordinai raggiungendo l'uscita della scuola
Mi guardò mordendosi il labbro inferiore per la paura di essere scoperta, si guardò intorno per poi sbuffare
"Se finiamo in punizione ti renderò la vita un inferno sappilo" esclamò seguendomi
"Lo fai già" sussurrai

Raggiunsi la sua auto nel parcheggio e mentre lei cercava le chiavi nella borsa, io ero come imbambolata a guardare quella macchina, era favolosa, tranne il colore, odio il rosa.
"Tu hai una lamborghini?" domandai incredula
"Mica solo una" esclamò come se fosse la cosa più naturale del mondo
Ora che ci penso Blaire mi aveva raccontato che Madison viveva in una delle ville più grandi di tutta New York. Mio padre non me ne avrebbe mai comprata una, l'aveva regalata a Jamiee per i suoi 18 anni sostenendola una ragazza con la testa sulle spalle, ma di me non si fidava così tanto.

"Ecco le chiavi" esclamò finalmente
"Lasciamela guidare" affermai frettolosamente"
"Scordatelo"
Sbuffai e andai a sedermi accanto al posto guida, lei mise in moto per poi seguire annoiata le mie indicazioni
"Eccoci arrivate" gli indicai il posto
"Che ci facciamo qui?" si accigliò
"Hai bisogno di un po' di normalità e di svagarti, sia chiaro questo non fa di noi amiche ma ti farà star meglio" esclamai
"Amica tua? Piuttosto l'inferno" roteò gli occhi
"Ecco appunto" trattenni una risata

Entrammo nell'edificio e andai verso il bancone dove pagai e acquistai la pista per due partite di fila, il ragazzo che armeggiava alla cassa guardò Madison con malizia, lei se ne accorse ovviamente, ma con mio grande stupore si voltò dall'altro lato senza dargli corda.
Scendendo giù in pista vidi la ragazza al mio fianco come disorientata ma l'aria di chi voleva provare questo per la prima volta.
"Ti prego non dirmi che non sei mai venuta al bowling" la supplicai
"Non ci sono mai venuta" esclamò semplicemente
"Scusa ma da bambina dove ti portavano i tuoi genitori il sabato o la domenica?" Domandai e capii di aver toccato un'altra volta quel tasto dolente
"Dal lunedì al giovedì con la tata mentre dal venerdì alla domenica con mia nonna" esclamò scrollando le spalle

Iniziammo a giocare e Madison riuscì a fare uno strike dopo l'altro, vinse entrambe le partite!
Erano ormai le tre passate quando uscimmo dal bowling, Madison volle fare una sosta in gelateria all'angolo e così, mentre mangiavamo lei era appoggiata alla sua auto nel parcheggio mentre io ero seduta sul marciapiede davanti a lei.

"Tu hai mai avuto problemi con la tua famiglia?" Domandò d'un tratto
"Continuamente" affermai "litigo con loro quasi ogni giorno, mia madre è troppo protettiva e paranoica, ecco perché vado più d'accordo con mio padre, lui è come me"
"Un povero sfigato?" Domandò lei e in risposta le feci la linguaccia "anch'io vorrei andare d'accordo con mio padre" esclamò come malinconica "i miei hanno divorziato anni fa senza dire nulla a me e mio fratello, vivono ancora insieme ma mio padre viaggia molto per lavoro e si intrattiene sempre con la segretaria mentre mia madre se ne scopa uno ogni sera. Qualche giorno fa ho trovato le carte del divorzio di 4 anni fa nell'ufficio di mio padre, capisci? Loro non aveva detto nulla e sono divorziati da 4 anni. Mio fratello partirà a breve per Londra, lì si è trasferito mio zio e i miei dicono che non si possono occupare di lui al momento così lo mandano via per un po'. Senza mio fratello sarò ancora più sola di quanto non lo fossi già" spiegò con sguardo basso
"Ma ci parli con i tuoi genitori? Insomma tuo fratello ha l'età del mio, sanno badare a loro e poi ci sei tu no?" Domandai
"Si, ma loro mi reputano troppo immatura e poco sveglia" sorrise amaramente
"Quando partirà?" Domandai
"Tra 5 giorni" trattenne le lacrime
"Allora che aspetti?" Domandai incredula "Non so quanto possono essere tremendi i tuoi genitori ma parla loro e digli che tuo fratello resterà con te" affermai
"Non li conosci, non ricordo nemmeno quando è stata la nostra ultima conversazione, mio padre è un uomo d'affari e non è mai a casa, mentre mia madre, beh per lei esistono solo i soldi e il sesso" scrollò le spalle
"Finche non parli con loro non cambierà mai nulla"
"Tu invece?" domandò all'improvviso cambiando discorso
"Te l'ho detto, ho semplici problemi con i mie-"
"Parlavo del tuo cancro" mi interruppe 

Fu come se mi si fosse gelato il sangue nelle vene, la guardai di scatto e vidi la sua espressione seria, mi venne a mancare il pavimento sotto i piedi nel tempo che i suoi occhi mi guadarono. Come faceva a saperlo? Non lei cazzo, non so come siamo riuscite ad avere questa sorta di discorso senza litigare ma non è il tipo che mantiene i segreti, soprattutto se riguardano me che mi detesta.

"C-cosa?" domandai nervosa cercando di sorridere in modo confuso
"Mia nonna è morta di leucemia e spesso perdeva sangue dal naso esattamente come hai fatto tu l'altra volta" spiegò "Sono tornata in ospedale mentre eri ricoverata e sono entrata in camera tua mentre eri a fare la tac, ho letto la tua cartella Parker, non puoi trovare scuse" scrollò le spalle come dispiaciuta
"Avrai sbagliato cartella Madison, io non ho alcun tumore" finsi una risata che mi uscì strozzata
"Non dirò nulla, non so perchè lo tieni nascosto dato che io lo direi a tutti così da avere persone accanto e avere supporto, ma manterrò il segreto se è questo che vuoi" sorrise confortevole
"Io non sono malata Madison"
"Hol, va bene, come vuoi, Farò finta di non aver letto nulla ma so che hai la leucemia e fidati dovresti dirlo agli altri" esclamò
"Ti prego no" mi alzai di scatto dal marciapiede "non devi dirlo" supplicai
"Dimmi perchè"
"Se gli altri lo scoprono, non vedranno più Olivia Parker, ma vedranno solo il cancro, mi vedranno come la ragazza malata oppure come la vittima, la tipa che è stata punita da Dio e che ora sta pagando. Non voglio che nessuno lo sappia, devi promettermi che non lo dirai a nessuno" la implorai con la voce e con lo sguardo
"Non dirò nulla, ma conosco Dylan, non la prenderà bene quando scoprirà che gli hai mentito" mi mise in guardia
"Lui non lo saprà mai" affermai
"Hol, inizieranno a notarlo tutti, ci saranno le chemio e tu starai sempre più male durante il processo di guarigione, non potrai evitarlo" mi ricordò
"Io non farò alcuna chemio, ho già parlato con mio padre che è anche il mio medico, io non farò nessuna chemio. Quando i medicinali smetteranno di fare effetto smetterò di prenderli e accetterò il mio destino"
"Per quale assurdo motivo?" domandò incredula
"Ho promesso a una persona che non avrei mai fatto la chemio e ho intenzione di mantenere la promessa fatta" misi in chiaro "e ora chiudiamo la questione" esordii

Non so se potevo fidarmi, sembrava sincera ma andiamo, è di Madison che stiamo parlando. Posso solo sperare che terrà la bocca chiusa.
"Va bene, ma sappi che ho intenzione di convincerti a iniziare la chemio quando lo dirà il medico" sorrise
"Perché sei così gentile?" domandai cercando di capire a che gioco stesse giocando
"Forse lo sono ma ho sempre finto per non soffrire" spiegò amaramente

Il telefono prese a vibrare e staccai la chiamata quando vidi chi fosse, ma dopo altre tre chiamate che avevo ignorato decisi di rispondere dato che non smetteva di chiamare
"Mamma, si sto arrivando" sbuffai annoiata
"Nono, Hol vieni in ospedale di corsa" affermò
Non riuscii a capire il tono della sua voce, chiesi a Madison di darmi uno strappo e ci mise poco più di dieci minuti per arrivarci. Scesi dall'auto e la ringraziai
"Parla con i tuoi oggi, non rimandare" suggerii caricando lo zaino in spalla
"Credo che lo farò" sorrise "Ah, Olivia" mi chiamò
"Cosa?" domandai
"Hai mai sentito parlare della nuova cura sperimentale 18?"
"No" sussurrai
"Prova a farci delle ricerche, ha aiutato molto mia nonna, grazie a quella stava molto meglio" suggerì "ma informati, non ne so nulla al riguardo" scrollò le spalle
"Lo farò" esclamai per poi correre via

Restai di sasso quando vidi la stanza di papà così affollata, c'era tutta la mia famiglia, Marcus, Travis, la dottoressa Sidia collega di mio padre e persino Lucas.
"Hol" sorrise il biondo lasciando un sospiro di sollievo
"È qui la festa?" domandai ironica andando a sedermi sul lettino.
Jamiee era accanto alla mamma, entrambe sedute sulle due sedie davanti il tabellone a led davanti la finestra dove c'era mio padre e la dottoressa che osservavano delle tac, probabilmente le mie. Lucas e Jay erano con le spalle appoggiate alla libreria mentre Marcus e Travis erano al lato del tabellone.

"Queste sono le tue tac" affermò la dottoressa
"Mi avete fatto venir fin qui per farmi vedere quanto faccia schifo il colore del mio sangue?" domandai
"Hol" mi rimproverò mio padre mentre la dottoressa Sidia sorrise comprensiva
"Potreste evitare giri di parole?" domandai
"Il tuo sangue ha un rifiuto per i medicinali che stai prendendo" affermò mio padre
Ecco, forse non proprio così diretto ma ok.
"Avevo pensato di sostituire la dose e cambiare farmaco fino a quando Sidia, guardando le tue tac, ha avuto un idea" spiegò papà

"Ci sarebbe la radioterapia, tuo padre venne a propormela un anno fa ma era troppo presto per fartela fare, eri piccola e il tuo cancro era abbastanza facile da gestire, mentre ora peggiorando anche i medicinali non fanno più effetto." indicò le zone rosse della tac "La radioterapia ora la si potrebbe iniziare" annunciò
"Cosa sarebbe questa radioterapia? In cosa consiste?" domandò Jamiee
"Ti faremo ingoiare due pillole, sono fatte di iodio radioattivo, quindi starai chiusa in isolamento dopo il processo per circa quattro o cinque giorni . Non potrai avere contatti con persone o oggetti al di fuori di quella stanza. Passati questi giorni potremmo operarti, ci sono possibilità che il tuo sangue torni a circolare normalmente e a tornare a essere pulito" spiegò la dottoressa infine
"In quanto ruota questa possibilità di cui parla?" domandai seria
"Non sono cose da misurare su una sca-" iniziò mio padre ma lo bloccai prima che potesse terminare la frase 
"Quanto" insistetti
"Da una scala da uno a 100 la possibilità che funzioni e del 20%" sussurrò la dottoressa
Mi scappò un sorriso amaro, mi sarei aspettata un numero decisamente più alto

Andiamo, il 20% è praticamente nulla, speranze inutili, tutto ciò non funzionerà mai.
"Dottoressa" mi alzai "La prego di non mettere idee del genere in testa a mio padre, è già abbastanza dura così" esclamai fredda e feci per andarmene
"Hol, potresti guarire" esclamò la mamma
"Non darò la mia vita in mano a un 20% mamma, non so voi ma credo che sarebbe solo dolore inutile dato che non funzionerà di certo" esclamai seria
"Cosa ti costa provare?" domandò Marcus
"Evito di creare in voi speranze che si sgretoleranno molto prima che voi possiate immaginarvelo" alzai il tono di voce
"Non sarà nulla di doloroso, dopo questa radioterapia ci sarà l'operazione, sarà quella la parte più fastidiosa ma Hol, potresti tornare a vivere normalmente, potresti guarire, perchè non vuoi tentare?" domandò papà speranzoso
"Ok, mettiamo caso che accetti, ingoierò queste pillole e poi mi isolerete per giorni, poi mi opererete e farete le ultime tac, e poi?" domandai lasciando cadere le braccia lungo i fianchi esasperata "Se il risultato sarà sempre lo stesso oppure peggiorerà ci ritroveremo qui mentre mi supplicate di firmare il foglio della chemio. È tutto un ciclo che si ripete, e sono stanca di parlare sempre della stessa storia, non la reggo più" ammisi "Per voi è facile dire provaci, tanto sono io a dover stare in isolamento per giorni, sarò io a entrare in quella sala operatoria ancora una volta e lottare per poi sentirmi dire che ho sempre il cancro" per me dire queste parole equivaleva a un grande sfogo, non parlo mai di queste cose alla mia famiglia, in verità non dico mai queste cose a nessuno
"Ti prego, lasciaci tentare" mi supplicò papà "Non permetterò che accada qualcosa alla mia bambina" sussurrò poi
"Potrò tornare a giocare a basket?" domandai di scatto
Papà e la dottoressa si guardarono per poi abbassare lo sguardo senza saper come rispondere alla mia domanda
"No tesoro, non potrai giocare a basket" sussurrò poi mio padre
"Ovviamente" esclamai amaramente per poi uscire dalla stanza
Scesi al piano di sotto e raggiunsi l'uscita di quel posto, che senso aveva provare? Tanto era tutto inutile.

Il telefono prese a vibrare e risposi incazzata sapendo già chi fosse
"Mamma basta chiama-"
"Ho per caso l'arai di tua madre?" rise Dylan ed era buffo da dire ma mi fece sorridere "Insomma, sono talmente figo che sarei bello anche in vesti da donna ma preferisco tenermi stretto il mio gioiello di famiglia, anche se tua madre è un gran gnocca" osservò
"Mi hai chiamato per dirmi quanto è figa mia madre?" lo presi in giro
"Ah giusto, ti ho chiamata per dirti che mia madre inviterà te, tua madre e tua sorella per una giornata tra donne alla spa, mentre mio padre e il tuo la stessa giornata porteranno Lucas e Jason ad una partita a Manhattan" esclamò
"Cosa cerchi di dirmi Dylan?" mormorai canzonatoria
"Ti basterà dire che hai dolore allo stomaco o non so che hai il ciclo" affermò
"Odio la spa, preferisco andare alla partita sinceramente, ma perchè dovrei mentire?" domandai confusa
"Tu non andrai da nessuna parte Parker, avremo entrambi casa libera ma è meglio se vieni da me dato che faremo una cosa divertente" spiegò malizioso
"Dylan" lo rimproverai ridendo
"Sul serio Hol, di a tua madre che resti a casa, la mia ha detto che lo propone dopo alla tua e che andrete dopodomani, ti passo a prendere per le 12" affermò staccando senza darmi il tempo di controbattere

Fischiai ad un taxi che si fermò lungo la strada dell'entrata dell'ospedale, diedi l'indirizzo e in venti minuti ero arrivata a destinazione. Pagai il tassista e andai dritta verso l'edificio, presi l'ascensore e dopo essere scesa al settimo piano salutai Hasley che mi sorrise dicendo che Michael per oggi aveva finito e che stava per andar via

"Ok" esclamai entrando in stanza chiudendomi la porta alle spalle "So che sono una ragazza stressante ma ho bisogno di parlare con qualcuno, e anche se sei il padre del ragazzo con la quale sono stata a letto con te si può parlare. Mio padre vuole mettermi in quarantena e operarmi, io e Madison ora andiamo d'accordo, ho talmente tani amici che la cosa mi spaventa, ogni volta che mia madre mi vede entra in ansia, il mio cancro pesa più a lei che a me. E poi l'operazione, insomma, sarò io a doverla fare non loro, è naturale che vogliano convincermi, ma a me non ci pensa nessuno? Non voglio che quella dottoressa metta strane idee in testa a mio padre, non gli fa bene crearsi altre speranze inutili. Andiamo, datevi tutti quanti una cazzo di calmata" continuai a gesticolare come se fossi una pazza

Michael quando ero entrata era all'impiedi davanti la sua scrivania con la valigetta in una mano e nell'altra il telefono e le chiavi pronto a lasciare lo studio, ma quando mi aveva vista e avevo iniziato a parlare senza lasciargli tempo per dire nulla, aveva posato tutto sulla scrivania e mi guardò interessato

"Forse è meglio se ora ti calmi tu. Fai un bel respiro, beh forse più di uno" suggerì
"Sembra che l'unica a rendersi conto che ho un cancro sono io" sbuffai con amarezza lasciandomi cadere sulla sedia
"Forse è esattamente tutto il contrario, se tuo padre vuole operarti è perchè c'è una possibilità" esclamò
"Si, del 20% di sopravvivenza" gli feci presente
"Per un figlio è una cosa naturale vedere morire i propri genitori, è una cosa che accadrà a tutti nella vita, ma per un genitore vedere morire il proprio figlio davanti agli occhi e sentirsi così impotenti è una cosa del tutto diversa, è come se ti portassero via una parte di te. I tuoi genitori ti amano, tuo padre rischia di ucciderti con quell'operazione, pensa a come si sentirebbe e pensa a come si sente adesso" mi fece riflettere "C'è un detto che dice 'per risarcire la perdita di un figlio, non basta neanche l'intero mondo'"

"Non è costretto a farlo, so che stanno tutti da schifo, ma nessuno ha mai pensato a me o a come mi sentissi, non ho la forza ne mentale ne fisica per affrontare di nuovo l'operazione"
"La scelta è tra questo e la chemio" mi ricordò
"La scelta è tra la vita e la morte, e ho già scelto molto tempo fa, non voglio lottare contro tutto questo, sono due anni che lo faccio e non faccio che peggiorare, non ne posso più" sospirai
"Olivia, se ti arrendi ora lo rimpiangerai per il resto della tua vita, non puoi farlo, tu non sei il tipo che si arrende" cercò di farmi ragionare
"Quando vedo Dylan, Cody, o anche semplicemente quando vedo mio padre, mi ricordo che la vita mi ha punita due volte. Non odio Dio perchè mi ha segnata con un cancro, sono incazzata con lui perchè sono circondata di persone che amano il basket come lo amo io, sono circondata di persone che possono giocare mentre io faccio fatica anche solo a recuperare un pallone a due metri di distanza. Mi sento così egoista" sussurrai
"Non sei egoista, sei umana" affermò prendendo una pausa tra le due affermazioni
"Non so che fare" ammisi "Sempre più persone sanno che ho il cancro e la cosa credo che mi stia sfuggendo di mano"
"Perchè non vuoi che si sappia che hai il cancro? Non è detto che tutti ti etichetteranno, sei sempre tu Hol, con o senza cancro sei tu che ti distingui non la tua malattia" sorrise leggermente
"Quando scoprii che avevo il cancro fui obbligata dai miei genitori a continuare la mia vita, andai a scuola ma mi promisi che nessuno doveva saperlo, quando avrei varcato quella soglia tutti invece di vedere me avrebbero visto solo la mia malattia, ed è la parte che più odio di me" abbassai lo sguardo torturandomi le mani
"Allora smettila di prendertela con Dio, fagli vedere che nessuno avrà la meglio su di te, nessuno la tua leucemia, fagli vedere che ha scelto la cazzo di ragazza sbagliata" mi guardò come se mi stesse sfidando
Forse Michael aveva ragione, non potevo permettermi di arrendermi, me ne sarei pentita.

"Com'era la storia che sei andata a letto con mio figlio?" Domandò cambiando argomento
"C-cosa?" Finsi di non sapere "tu hai un figlio, sul serio?" scrollai le spalle come se l'avessi scoperto ora
"Credo che Dylan debba saperlo" esclamò dopo qualche secondo di silenzio
"Cosa, che ho il cancro? No, non se ne parla! Rovinerei tutto, non so cosa ci sia tra noi, ma non voglio che cambi idea su di me" strinsi i pugni per la rabbia
"Io so solo che mio figlio ne soffrirà molto di più se lo scoprirà da qualcun'altro" affermò
"Non deve saperlo per forza" ribadii velocemente
"Prima o poi lo sapranno tutti, la cosa diventerà evidente e non puoi cambiare il corso delle cose" sussurrò alzandosi "dai vieni ti do un passaggio" sorrise

Prese la valiggietta e lo seguii fuori. Hasley era già andata via così Michael chiuse lo studio per poi prendere l'ascensore e andare al piano terra e salire sulla sua macchina. Sfrecciammo fuori per poi immergerci nel traffico di New York.
Presi il cellulare mentre eravano fermi al semaforo rosso, mandai un semplice messaggio a mio padre con scritto 'accetto.', la sua risposta non tardò ad arrivare, disse che ne avremmo parlato meglio a cena.
Prima di posare il cellulare mandai un altro messaggio a Dylan con scritto 'dobbiamo parlare'.

Ora non si torna più indietro.

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