Más que nunca - Paulo Dybala

By DybalasPap810

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La storia di un viaggio. Di un incontro casuale ed inaspettato. La storia di Beatrice, che realizza un sogno... More

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Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60 - Epilogo
Ringraziamenti
GRAZIE
Classifiche
II parte - Nada màs - Prologo
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10 💎
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15 novembre 💎✨
20
21
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26
Forza Italia
27
28
29
30
31
32
21 Marzo 2022
33
Nota
34
35 - Epilogo
Ringraziamenti II
15 novembre 2022
18 dicembre 2022 Campione del Mondo 🇦🇷💎
Missing moments: 1
15 novembre 2023
Missing moments : 2

Capitolo 17

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By DybalasPap810




Un'ondata di improvviso freddo mi invade, svegliandomi dal profondo sonno vissuto in questo magnifico letto.

Mi accorgo che il freddo viene dallo spazio vuoto, proprio di fianco a me.

Inspiro profondamente, avvicinandomi maggiormente al cuscino abbandonato e respirandone il profumo, per poi aprire gli occhi.

E avrei dovuto farlo prima.

Due grandi, meravigliosi occhi verdi mi stanno osservando, curiosi e attenti.

"Buenos dias, mi linda" mi sussurra piano Paulo, seduto ai piedi del letto.

"Buongiorno, stalker" rispondo, nascondendomi subito sotto le coperte, intimidita dai suoi sguardi.


Da quanto tempo sei lì a fissarmi?


Lo sento ridere piano, poi muoversi goffamente sul piumone.

Alzo  la testa giusto per poter vedere cosa stia combinando, e lo trovo a gattonare con un sorrisino sulle labbra verso di me, così torno a nascondermi.

"Non sei un po' grande per giocare a nascondino, niña?" continua, una volta vicino a me e cominciando a spostare le lenzuola.

Lo guardo, scoperta, rendendomi conto che è già bello e vestito.

"E per te non è un po' presto per essere già vestiti?", chiedo curiosa e sperando che sia uscito solo per prendermi una bella colazione, pronto a ributtarsi sotto le coperte calde.

"Sai, mi piacerebbe tanto rimettermi a dormire... o fare altro proprio qui, con te. Ma il lavoro chiama" mi dice poi, avvicinandosi di più.

Quasi dimenticavo, il Campionato quest'anno non si ferma durante le vacanze, e solo due giorni dopo avrebbero giocato tutti un'altra partita importante.

"Che bravo soldatino".

Mi giro completamente verso di lui, per osservarlo per bene, così bello.

"Già - afferma sorridendo e accarezzandomi il volto - Tornerò per pranzo, tu fa' come se fossi a casa tua, e credo che Roby verrà a trovarti".

Mi limito ad annuire, non ancora pronta però a lasciarlo andare.

Sembra leggere i miei pensieri dalla mia espressione, e mi si avvicina piano per baciarmi dolcemente.

Sa di dentifricio alla menta, ed è così fresco e profumato.

Intreccio le mani dietro il suo collo, godendomi questo magnifico e unico buongiorno che non avevo mai vissuto, e quando si stacca mi perdo  nei suoi occhi.


Hai davvero detto che mi ami?


"Sei ancora più bella, la mattina" mi sussurra, dopo avermi osservata per qualche secondo.

"Anche tu" rispondo, prima di sfuggire alle sue pupille e lasciargli ancora piccoli baci vicino e sulla bocca.

"... devo andare" dice, senza però oppormi ancora resistenza, così lo lascio, spingendogli piano il petto e coprendomi di nuovo con il piumone.

"Perché rimani a letto?", mi chiede poi, prendendo il giubbotto e il borsone dalla cabina armadio.

"Perché posso, Dybala. Tu vai ad allenarti, che devi segnare ancora e ancora" gli dico, facendo segno con le mani di muoversi.

"Esigo di trovarti in piedi almeno per quando torno... e con un bel pranzo in tavola!" aggiunge poi, beccandosi un delicato cuscino in faccia, che mi ributta subito ridendo e mimando un por favor.


***


Casa di Paulo è davvero molto bella.

Capisco non sia un amante dell'arredamento esagerato. Si limita al poco, ma buono.

L'angolo più buio e vuoto è arricchito soltanto da un enorme quadro con lo stemma della Juventus e il suo viso da guerriero, a grandezza naturale.

Canchero.

In queste poche ore in casa da sola ho avuto modo di curiosare un po', limitandomi a osservare gli oggetti sui mobili, le foto sui comodini.

Nella cabina armadio, che raggiungo dopo una doccia rilassante per indossare qualcosa di comodo e di suo, trovo anche scarpe e abiti da donna.

Non molti, ma ci sono, come se fossero stati dimenticati, o abbandonati lì.

Mi limito a guardarli, chiedendomi se avrò mai il coraggio di fargli domande a riguardo.

Infondo, di Antonella , della rottura improvvisa e del periodo successivo da Don Giovanni non ha aperto bocca nessuno dei due, e non credo di aver intenzione di farlo subito.

In salotto, una foto su un piccolo comodino bianco attira la mia attenzione.

In realtà, sono due foto riunite in un'unica cornice: una ritrae Paulo con il suo papà.
Non può avere più di 9 anni, ed è così felice, con in mano una coppa di polistirolo, tra le braccia del padre, che lo alza in alto ridendo.
L'altra, di fianco, ritrae Paulo con una coppa, questa volta vera, tra le mani, e gli occhi verso il cielo.
In basso, un biglietto anch'esso incorniciato: "la primera victoria para ti".

Accarezzo la foto con tenerezza, immaginando ogni volta il suo sguardo verso il cielo e le braccia alzate, dopo ogni gol.

Lui prima di me sa cosa vuol dire perdere chi ami, per questo ho voluto parlargli subito di me.

In cucina mi aspetta una piccola sorpresa, perché sulla penisola trovo una colazione meravigliosa, accompagnata da un piccolo biglietto rosso.

<<Porque incluso cuando no estoy allá, siempre estoy aquí, contigo>>, leggo con un piccolo sorriso sulle labbra, capendo che ha scelto lo spagnolo per insegnarmelo bene e subito.

Il piccolo momento romantico e solitario è interrotto dal brontolio della mia pancia, ma di fronte a tutto quel ben di Dio, non la biasimo affatto.

Non conoscendo ancora i miei gusti, Paulo si era preoccupato di farmi trovare pancakes, un cornetto al cioccolato, un bombolone e un cupcake, così, per essere sicuro.

Presto saprà che ai dolci preferisco sempre il salato, ma quelle poche volte che mangio a colazione, i pancakes sono la mia colazione o merenda preferita.

Decido di fare una foto, una volta scelta la pietanza e dopo aver riscaldato il cappuccino che accompagnava il cibo.

La pubblico tra le storie, ringraziando in spagnolo, ma senza fare allusioni a lui, anche se, ormai e pian piano, in molti cominciavano a sapere di noi.

<<Beatrice, il bel nome della nuova ragazza che ha colpito il cuore del nostro Paulino>>, scrivevano le didascalie che accompagnavano le prime nostre foto, dalla cena di Natale in casa Juve, alla sua esultanza la sera prima al gol, a qualche scatto rubato che ritraeva me e Roby, mentre mi abbracciava da dietro in tribuna.

Mi ero decisa a leggere qualche commento, e stranamente non erano così male, come invece mi aspettavo.

Per la maggior parte erano felici per lui, dopo tutto quello che era successo e di cui si parlava da mesi.

Pochi gli scettici, che commentavano ironicamente la storia di una fan impazzita che si ritrova ad avere una relazione con il migliore giocatore della squadra, ma che ha sempre amato il numero otto, con cui ha rapporti ravvicinati ormai, grazie al suo nuovo fidanzato.

"Non dargli tanta attenzione, non ti conoscono, così come non conoscono me né nessuno di loro al di fuori del lavoro. La gente parla sempre troppo senza sapere, e poi  non sono stati tutti cattivi, mi aspettavo di peggio!", aveva affermato Roby quando aveva deciso di invadere casa del suo amico a metà mattina, mentre afferrava il cupcake che speravo di conservarmi per la fine del pranzo.

Poi mi aveva mostrato i commenti sotto la foto che aveva pubblicato lei con me di fronte allo specchio di casa sua, prima della cena di Natale, senza menzionarmi, e per la maggior parte era tutto uno sclero di ragazze che probabilmente avevano già ben chiaro chi fossi, o almeno lo immaginavano.

Questo mi aveva tranquillizzata un po'.


***


Il sottofondo di musica spagnola trasmessa dalla tv mi aveva accompagnata per tutta la mattina, e ora mi faceva compagnia mentre ero intenta a cucinare un semplice risotto e del purè, dopo che Roby mi aveva lasciata per riprendere i suoi bambini da scuola.

Non amo e credo non amerò mai la musica spagnola, ma nella playlist di Paulo, come è giusto che sia, non c'era altro, e non sapevo come cambiare canale per passare alla normale tv.

Poi, però, l'ho spenta quando è partita quella portoghese.

Maledetto Douglas.

Mentre continuo a rigirare il risotto quasi pronto, lo sento rientrare in casa e buttare a terra il borsone.

La sua voce stonata canticchia ancora una canzone probabilmente ascoltata in auto nel rientro, poi appare sullo stipite della porta della cucina. 

Sulle labbra lo stesso sorriso con cui mi aveva salutata poche ore prima.

"E' passata la signora Rosa, questa mattina? Doveva venire domani" annuncia, una volta in cucina.

"E chi è la signora Rosa? - chiedo, continuando a tenere lo sguardo sui fornelli - Comunque, ciao, si mi sei mancato anche tu questa mattina, bentornato!".

Sorride scuotendo la testa e avvicinandosi piano alla penisola.

"Sei stata tu a pulire?" mi chiede serio e conoscendo già la risposta.

Ero abituata ormai a farlo, vivendo senza mia madre e condividendo casa con altre due ragazze, non mi costava nulla.

"Ho usato il bagno e l'ho sporcato un po' dopo la doccia... e poi quando comincio non mi fermo più e ho pulito qualcosa" dico, quasi giustificandomi.

"Non dovevi, e non devi. Ho già chi mi dà una mano".

"Una mano? Perché vuoi farmi credere che ti ci metti anche tu a pulire?" chiedo, scoppiando a ridere.

"Cosa credi, che non ne sono capace? Non conosci ancora le mie doti. Cioè... non tutte" fisso il suo sguardo malizioso, mentre fa il giro della stanza per raggiungermi.

Mi abbraccia piano da dietro, nascondendo il viso nei miei capelli e inspirando forte, poi sposta le mani sui fornelli.

"Mmh, che buon profumo, Cracco - annuncia, avvicinando il naso a sfiorarmi leggermente il collo -  Con il tuo poi..." mi sussurra all'orecchio, scendendo piano con le mani ai fianchi, ai glutei, e più in basso.

"Mi piaci con i miei vestiti addosso", continua parlando lentamente, mentre mi alza piano la sua felpa  grigia che mi fa da vestitino, e raggiungendo i miei slip.

Mi accarezza da sopra il tessuto, sistemandosi meglio dietro di me per far toccare i nostri bacini, mentre la sua bocca si sposta sulla mia spalla, a lasciare baci che sento dentro nonostante il tessuto della felpa pesante.

Sussulto quando lo sento entrare piano con le dita, e nel frattempo con l'altra mano mi sposta i capelli dal collo e lo bacia piano.

"Rilassati", mi dice a bassa voce, mentre la mano libera mi avvolge il busto per farmi appoggiare un po' di più al suo petto. 

Continua silenziosamente il suo dolce assalto, mentre io non riesco più nemmeno a girare la paletta di legno nella pentola del riso.

Gemo piano, cercando di essere silenziosa come lui, che è così a suo agio, come se stesse facendo la cosa più normale del mondo.

Porto indietro la testa, appoggiandomi leggermente sulla sua spalla destra, e le sue labbra sono di nuovo vicine al mio orecchio, la sua voce ad aumentare la sensazione: "Asì, asì, sì".

Sento di essere vicina quando aumenta la velocità dei suoi movimenti, infilando un secondo dito.

Poggio la mano con la paletta al bancone, mentre con l'altra stringo forte il bordo della sua maglia aderente.

La mia reazione lo fa sorridere sulla mia pelle, ed è quando soffia piano una piccola risata dietro la mia nuca che non resisto più, raggiungendo l'apice e gettando un rumoroso sospiro.

Rimaniamo fermi, ma io mi appoggio maggiormente al suo petto, per riprendermi dall'improvviso e inaspettato piacere provato, mentre lui risale con la mano ai glutei, ai fianchi, per poi portare le dita tra le sue labbra.


Dio, potrei avere le convulsioni.


Mi gira lentamente verso di lui, mentre toglie le due dita dalla bocca e mi bacia, lentamente ma con trasporto, facendo intrecciare subito le nostre lingue.

Porta la sua mano destra sulla mia guancia continuando a baciarmi, per poi staccarsi e guardarmi le labbra.

"Anche tu mi sei mancata, questa mattina", dice spostando lo sguardo, su di me, per poi allontanarsi e darmi le spalle, andando a sistemare le sue cose.


E te ne vai così?


Mangiamo con calma, mi racconta la sua mattinata, felice di essere tornato a riprendersi il suo posto e con tanta voglia di giocare il sabato sera successivo, che sarebbe arrivato di lì a poco.

Io gli racconto dell'arrivo di Roby per colazione, che ha rubato il mio cupcake.

"Ti ho sentita canticchiare in spagnolo prima eh" dice tra un boccone e l'altro, sorridendo.

"Sì... purtroppo una delle mie migliori amiche è fissata con la musica spagnola, ma a me non piace per niente,  quindi non abituartici!" gli rispondo puntandogli il dito contro e scatenando la sua risata.

Una volta finito entrambi, mi alzo per mettere la roba in stoviglie e lavare le padelle, e lui mi segue, aiutandomi con i piatti.

Siamo così complici e sembriamo quasi una coppia stabile, che vive da tempo insieme e sostiene l'uno i movimenti dell'altra.

Passando da un lato all'altro della cucina, lo sfioro più volte, con le braccia sulla schiena, con il sedere sul suo jeans, e all'ennesima toccata mi segue verso il frigo.

Lo chiudo, una volta posati degli ingredienti e mi giro, ritrovandomelo davanti.

Appoggia entrambe le braccia ai lati della mia testa, proprio sulle porte del frigo, e mi guarda sorridendo beffardo.

"Y ahora que haces?" mi chiede, sussurrando piano e troppo vicino alla mia bocca.

"Tu che fai? Io lavo i piatti" rispondo, pensando sia, invece, l'ultima cosa che voglio fare, al momento.

"Io non credo" continua, avvicinandosi ancora e chiudendo gli occhi, pronto per far toccare le nostre bocche.

Gli vado incontro, e una volta quasi su di lui, alzo la mano in cui avevo la paletta di legno che, sporca di purè, si posiziona perfettamente sulla sua bocca, pronta invece ad accogliere le mie labbra.

Apre gli occhi di scatto, mentre io scoppio a ridere e sfuggo alla sua trappola, cominciando a correre via dalla cucina e raggiungendo il salotto.

Mi insegue veloce e ridendo anche lui, dedicandomi parole forse non troppo dolci in spagnolo ma che ora non ho la mente lucida per afferrare bene.

Mi fermo al centro della stanza, non sapendo dove andare, e sentendolo vicino, mi muovo verso il mobile alto di fianco alla tv.

Mi afferra veloce dai fianchi, e cercando di sfuggirgli ancora, perdo l'equilibrio e cadiamo entrambi a terra, ma mentre cercavo appigli per mantenermi afferro il mobile, che trema piano e fa cadere una scatola, pochi secondi dopo che anche noi eravamo a terra e ridevamo.

Gli occhi di entrambi si soffermano su di essa.

E' bianca, con qualche segno di strappo marrone, probabilmente tirata fuori da uno scatolone di quelli da viaggio.

Grandezza media, ben curata, quasi intatta.

Sul coperchio un piccolo foglietto con la scritta "para ti" in corsivo, fatta a mano.

Sul lato, una stampa con la provenienza e il mittente: Argentina, Antonella Cavalieri.

"Cazzo" sento bisbigliare alle mie spalle, la voce seria di Paulo, totalmente diversa da quella che aveva fino a pochi secondi prima.

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