Más que nunca - Paulo Dybala

By DybalasPap810

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La storia di un viaggio. Di un incontro casuale ed inaspettato. La storia di Beatrice, che realizza un sogno... More

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Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60 - Epilogo
Ringraziamenti
GRAZIE
Classifiche
II parte - Nada màs - Prologo
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15 novembre 💎✨
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Forza Italia
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29
30
31
32
21 Marzo 2022
33
Nota
34
35 - Epilogo
Ringraziamenti II
15 novembre 2022
18 dicembre 2022 Campione del Mondo 🇦🇷💎
Missing moments: 1
15 novembre 2023
Missing moments : 2

Capitolo 10

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By DybalasPap810





Quella mattina l'allenamento era stato più impegnativo del solito.
Paulo era davvero stanco, ma allo stesso tempo, e dopo tanto, si sentiva bene, sereno nel prepararsi alla partita, disposto ad accettare anche un rifiuto del mister nel farlo giocare, ma pronto, con il tempo, a riprendersi il suo posto.

Dopo un po', quella mattina si era svegliato... felice.
Essere solo a casa non gli era pesato, quando, da tempo, cercava sempre di avere qualcuno con lui.
Non aveva sentito la mancanza di nulla, o forse si.
Gli era mancata Beatrice quella sera, gli sarebbe piaciuto stare con lei, vederla camminare per casa, in quella casa in cui da un po' di tempo non girava più una ragazza che volesse davvero.

L'ultima ragazza che aveva visto girare per casa era stata sua nipote qualche settimana prima, quando la sua dimora era stata invasa da parenti argentini per i suoi 24 anni.
Dolores continuava a rubargli le felpe costose, con la scusa che, puntualmente, dimenticava la differenza di temperature tra l'Argentina e Torino, a novembre.

A Laguna Larga, il giorno del suo compleanno, erano sempre al mare.

Gli sarebbe piaciuto andare oltre ieri sera, ma il "rifiuto" di Beatrice lo aveva reso ancor più felice.

Come una conferma di non essere come tutte, di non cascare ai piedi dell'uomo ricco che può avere tutto quel che vuole, quando e come lo desidera.

Doveva ammetterlo, lo aveva eccitato il suo non invitarlo a salire.

Ma una volta partita, cosa avrebbe fatto?

Assorto nei suoi pensieri, non si accorse dell'arrivo di Claudio in spogliatoio.
Anche lui aveva lavorato duro quella mattina, ed erano entrambi soddisfatti.

"Beh, allora... Devi raccontarmi qualcosa per caso? - gli chiese, dandogli una pacca sulla spalla.

Paulo si limitò a fissarlo, sorridendo.

"Non so, devi parlarmi di qualcuno? Quel qualcuno che comincia per B- e finisce per -eatrice?", continuò divertito, scatenando la sua risata.

"Dai... Non è successo niente", mentì il numero 10, spingendolo lontano con una spallata.

"Ah no? E come mai oggi eri così felice? E hai dato il massimo?"

"Si nota così tanto? - chiese.

"Beh, qualcosa... è successo" si arrese poi.

Si chiedeva perché fosse così poco dettagliato, e se si vergognasse che non fosse successo niente, oltre qualche bacio.

"Di cosa si parla qui? Te l'ha data qualcun 'altra?" si sentì dal nulla nella stanza.

La voce di Miralem Pjanic risuonò forte, e Paulo avrebbe voluto nascondersi sotto la panca dello spogliatoio in quel momento.

"Non sei divertente, Mire - cominciò Claudio, e Paulo ebbe quasi paura di parlare della ragazza alla quale, ormai, lui e sua moglie erano legati da un affetto sincero.

"Non te l'ha data, vero?" continuò Claudio, quasi preoccupato come un fratello maggiore.

Paulo valutò la sua espressione, e valutò se fosse giusto confidarsi.

Cosa cazzo gli prendeva al suo amico, non era mica sua figlia.

"Ci siamo baciati... più di una volta", disse alla fine, in un lungo sospiro.

Sospirò anche il numero otto, probabilmente felice e fiero della decisione presa dalla ragazza, e Paulo non sapeva se essere d'accordo con lui, o vergognarsi.

"E ti è piaciuto? Voglio dire, non andare oltre?", chiese poi Mire, facendosi serio, e avendo capito il tipo di situazione.

"Credo... credo di si... cioè mi piace... e non mi è dispiaciuto che non sia successo altro. Nemmeno a me sembrava il caso... credo", ammiccò il ragazzo, grattandosi la nuca e rendendosi conto di non sapere nemmeno lui cosa pensare.

"Bene. Qui abbiamo preso una bella cotta. Sappi che tifo per voi, e tifo per te, ma ti chiedo solo una cosa - aggiunse Claudio, alzandosi.

Paulo alzò lo sguardo verso di lui, aspettando le sue parole e immaginando già cosa stesse per dire.

"Se vedi che non è il caso, che non può funzionare, o che ti stanchi, non illuderla. Perché te lo dico, da parte sua ci sono forse le stesse cose, e anche lei sembra incasinata con i pensieri. Non rendere le cose più difficili, ma ripeto, tifo per te... e mi fido, di te", concluse, lasciandolo in quella stanza.

Paulo spostò lo sguardo su Miralem, che forse di tutta questa strana situazione aveva capito poco e niente, e sentì che era arrivato il momento di cominciare a dirgli qualcosa.

Lui ne era del tutto fuori d'altronde, avrebbe potuto dargli consigli più sinceri, senza stare dalla parte di nessuno.

***

"Quindi è sempre la ragazza del treno" disse poi, al termine della sua storia, mentre lo accompagnava a casa.

Gli aveva mostrato le foto scattate proprio la sera prima, che poi Beatrice gli aveva mandato per dargli la buonanotte, o che Paulo aveva chiesto subito per non smettere di sentirla, e di parlare con lei.

"E' molto carina... e mi ha dato subito l'impressione di una ragazza molto timida, ma dolce", concluse poi.

"È molto bella - lo corresse Paulo, con la mente ancora al monte dei Cappuccini, mentre la stringeva a sé, assaporando il suo profumo dolce.

"Non so cosa pensare, Mire. Ho paura y no se porque. Oggi va via e poi? Come possiamo far funzionare la cosa?" cominciò poi a chiedere l'attaccante, in preda ad una crisi esistenziale.

"Ma perché pensate sempre e tutti a cosa deve succedere dopo? Vivetevi, provateci, e sinceramente del futuro... poco importa. Magari funziona, magari la distanza rende questa cosa ancora più bella, ma non puoi saperlo se non lo provi. E vedo che qualcosa questa ragazza già te la stia dando... a parte forse la cosa che desideri di più" concluse, facendolo scoppiare a ridere.

Dalla saggezza alla comicità era un attimo, con lui.

"Dale, hermano".

"No davvero, dopo le sue parole ti ho visto come... diverso. Credo ti abbia portato qualcosa di positivo, e credo che lei ti stia in testa proprio da quel giorno in treno" disse infine, fermando la macchina a pochi passi dall'appartamento di Paulo.

"Gracias, grande saggio", gli disse il compagno, una volta fuori dall'auto e intento a salutarlo.

"Fammi sapere eh... e sorprendila, sempre. E' quello che vogliono tutte".

Paulo stava per aprire il portone di casa, quando un signore vestito in modo strano e con un grande pacco in mano lo avvisò di una consegna, così, dopo una piccola firma, afferrò il pacco e lo portò in casa.

Lo aprì piano, curioso di sapere quale dolce tifoso, questa volta, avesse pensato a lui.

Spedito da: Cordoba, Argentina
Destinatario: Dybala Paulo
Mittente: Cavalieri Antonella

Mierda.

***

Mi ha dato buca.

L'ho aspettato e aspettato, ma della sua auto nessuna traccia.

Ma in fondo, cosa mi aspettavo?
Voleva solo vedere quanto anch'io, così come tutte le altre che non valgono nulla, perché non sono nessuno, cedessi ai suoi sorrisi falsi e ai suoi modi di fare.
E alla sua bellezza.
E alla sua dolcezza.
E alla sua perfezione.

Ma come hai potuto essere così stupida e deficiente?

In ritardo, io e Simona, che è corsa da me appena saputo del bidone di Paulo, abbiamo chiamato un taxi, per arrivare in stazione il prima possibile.

Nessuna delle due ha emesso fiato nel tragitto, né una volta arrivate, né ora, che sto semplicemente aspettando l'arrivo del treno.

"Mi dispiace per come sia andata" mi dice poi, ma non sento nemmeno il bisogno di rispondere.

Sono più arrabbiata con me stessa per essermi fidata, che con lui, o con tutti gli altri che mi hanno incitata a fidarmi di lui e dei suoi occhi dolci.

"Non è colpa tua, se è quello che stai pensando. Sono io, che sono una cogliona", le rispondo, sapendo esattamente quello che le passa per la testa.

"No, non lo sei. E' lui che è un coglione, e non sa cosa si perde. Anche se, non per difenderlo, ma sono convinta che per non averti neppure avvisata, deve essere successo qualcosa. E tu lo scoprirai", aggiunge poi, invitandomi indirettamente a fare cose che può solo sognarsi.

"Se pensi che gli invierò qualcosa, puoi tranquillamente togliertelo dalla testa. Presa in giro e anche stupida? No, non mi sta bene così", ribatto, alzando sempre di più il tono di voce, accompagnata dal movimento dell'indice destro perché rende di più.

<<Il treno 8810 diretto a Perugia è in arrivo al binario 8>>, avvisa lo speaker della stazione, così mi alzo e afferro le valigie, in modo da non dover continuare quella stupida conversazione appena intrapresa.

Comincio a camminare, seguita dalla mia amica, senza dirci più una parola, e una volta di fronte al mio treno, mi volto a guardarla.

Mi fiondo spontaneamente tra le sue braccia.

Io odio gli abbracci, e in questa settimana ne ho dati fin troppi e tutti sinceri.

Ma cosa non ti è successo di nuovo e diverso in questi giorni?

"Grazie davvero per questi giorni meravigliosi. Aspetto te, questa volta" le dico, una volta staccate dal lungo contatto.

"Te lo prometto", mi risponde, cercando di trattenere le lacrime, insieme a me.

Poi qualcosa la distrae da me, puntando lo sguardo fisso alle mie spalle, e comincia a sorridere.

Mi volto, curiosa.

Paulo stava - letteralmente - correndo per la stazione e nel tragitto aveva travolto almeno tre valigie di persone a caso, urlando continuamente "scusate, lo siento, mi scusi", a destra e sinistra, ma senza fermarsi.

Ci cerca con lo sguardo, ma in quel momento non mi viene neppure di alzare il braccio e richiamare la sua attenzione, cosa che, invece, immediatamente fa Simona, facendosi trovare.

Ci individua e rallenta il passo, una volta più vicino.

"Que, de verdad volevi p-partire senza salutarme?" ammicca affannato, una volta di fronte a me, in una frase a metà tra l'italiano, l'argentino, e il maratoneta che ha appena corso per chilometri.

Sto per rispondergli ma mi interrompe, prendendo le mie mani tra le sue.

"Mi dispiace... mi dispiace davvero, ma mi è successa una cosa... storia lunga, davvero non so come scusarmi" dice spostando lo sguardo su Simona e scusandosi anche con lei.

Lei sorride, per poi salutarmi un'ultima volta e lasciarci soli.

Lui le dice che l'avrebbe raggiunta subito, e l'avrebbe accompagnata a casa, per farsi perdonare.

"E tu, mi perdoni?", chiede poi, riportando lo sguardo su di me, con un faccino che non so se merita di essere preso a schiaffi, o baciato in ogni punto disponibile e possibile.

Continua a fissarmi, in quei secondi che sembrano un'infinità, e mettendo le mani giunte, in segno di perdono.

Cerco invano di trattenere un sorriso, e annuisco, per poi essere travolta dalle sue braccia.

Mi era mancato il tuo profumo, com'è possibile?

"Ti lascio partire... pero prometeme che torni", mi implora, continuando a stringermi a sé.

"Se lo vorrai... sì".

"E' esattamente lo que quiero - dice sincero - ma devi farlo presto, e devi promettermelo", continua, prendendomi il viso tra le mani e guardandomi dritto negli occhi.

Ma cosa sono, cosa cazzo sono i tuoi occhi.

"Promesso", gli dico, infine.

Sorride felice e posa, finalmente, le sue labbra sulle mie, e noto con piacere che anche quelle mi erano già mancate un po'.

<<Ultima chiamata per il treno 8810 per Perugia>> annuncia ancora lo speaker, costringendo a dividerci.

Mi aiuta a salire con la valigia in treno e mi bacia, velocemente, un'ultima volta.

"Chiama quando arrivi, sta' attenta, e se sei in un posto con persone che ti sembrano strane, spostati rapido" comincia a dire poi, trasformandosi in mia madre.

Gli piacerebbe, anzi lo adorerebbe.


Annuisco ad ogni cosa che dice, poi lo spingo a scendere dalle scalette dell'entrata nel vagone.

"Non mi dispiacerebbe venire con te, ma non posso farlo - ammette, sincero.

"Ci sentiamo quando arrivi?" chiede, infine.

"Ci sentiamo quando arrivo".

Lo guardo dal vetro del finestrino mentre scende le scale e si allontana dalla linea gialla, per poi voltarsi verso di me, sorridermi e salutarmi con la mano con dolcezza e con... amarezza, malinconia, lo si legge negli occhi.

Dei ragazzini gli si avvicinano per salutarlo e chiedergli una foto, ma lui non stacca gli occhi da me, e solo una volta partita, lentamente sposta lo sguardo verso di loro, accontentandoli.

"Ma con che occhi la guardava, signorina!" mi dice poi, una volta abbandonata la stazione, una dolce signora sulla sessantina, seduta proprio di fronte a me, oltre il tavolino e probabilmente ignara di chi sia il ragazzo di cui parla.

Sorrido, sospirando piano e, nel viaggio, riguardo tutte le foto scattate, dal primo all'ultimo giorno, dal treno con la squadra, a quelle con Paulo al monte dei Cappuccini.

C'è una differenza abissale tra la prima e l'ultima foto con lui.

Passiamo da essere dei perfetti sconosciuti, a due persone così complici, insieme, capaci di confonderci, l'uno negli occhi e nei sorrisi dell'altro.

Mi soffermo sulla foto del bacio, quello vero, il più bello tra noi, e nel posto più bello, che forse d'ora in poi, per entrambi, avrebbe assunto un significato più importante.

E in questi pensieri, una volta da sola, dopo tanto, cado in un silenzioso pianto, che sapeva di tristezza, malinconia, gioia ed emozione allo stesso tempo, e racchiudeva tutto quello che avevo provato in quelle ore.

Alzo gli occhi al cielo, pensando d'istinto a lui.

Me lo aveva promesso che prima o poi qualcuno di importante, più importante di lui, sarebbe arrivato nella mia vita.

E forse... era arrivato il momento.  





Spazio autrice:
La prima parte, come vedete, ha un punto di vista differente da quello della protagonista, poiché è quello di Paulo.
So che spesso piace leggere la visione delle cose anche dal suo punto di vista e inizialmente lo avevo scritto in prima persona. Poi però, a me personalmente, è sembrata una cosa troppo intima e non riuscivo a rendere giustizia alle sue emozioni, perciò l'ho proposto in terza persona, così come sarà anche per capitoli successivi in cui capiterà il suo punto di vista.
Spero vi piaccia lo stesso.
Nelle ultime righe, inoltre, sembra comparire un altro personaggio, di cui, presto, si saprà di più.
Ora cosa pensate possa accadere? Con la distanza, come andranno le cose?
A presto :)

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