In Another Life

By Kim_Holly_

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"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. M... More

Prologo.
1. Parker
2. Parker
3. Parker
4. Johnson
5. Parker
6. Parker
7. Parker
8. Parker
9. Johnson
10. Parker
11. Parker
12. Johnson
13. Parker
14. Parker
15. Johnson
16. Parker
17. Parker
18.Parker
19. Johnson
20. Parker
22. Johnson
23. Parker
24. Parker
25. Johnson
26. Parker
27. Parker
28. Parker
29.Johnson
30. Parker
31. Johnson
32. Parker
33. Johnson
34. Parker
35.Parker
36. Parker
37. Johnson
38. Parker
39. Parker
40. Johnson
41. Parker
42. Johnson
43. Parker
44. Parker
45. Parker
46. Parker
47. Parker
48. Johnson
49. Parker
50. Parker
51. Parker
52. Parker
53. Parker
54. Parker
55. Johnson
56. Parker
57. Parker
58. Johnson
59. Johnson
60. Parker
61. Johnson
62. Parker
63. Johnson
64. Parker
65. Parker
66. Parker
67. Parker
Epilogo
Sequel.
In This Life
Nuovo Libro ‼️

21. Parker

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By Kim_Holly_

Il pavimento viene a mancarmi sotto i piedi, il cuore accelera e voglio solo piangere. E' come una forza troppo pesante da gestire che ti trascina sotto terra, che ti fa annegare in mezzo all'oceano, come se stessi cadendo in un pozzo senza fondo.

Adesso anche lui sapeva della mia malattia. Non doveva scoprirlo, non così almeno.
I suoi occhi sono spalancati, increduli, pieni di tristezza e di compassione, la stessa che tanto detesto. Ti prego, non guardarmi così, non guardarmi con quegli occhi, non guardarmi come se qui, tra tutti noi, fossi io quella sbagliata,
non guardarmi come se avessi il cancro.

3 ore prima

E' così buffo stare a guardare Lucas che scatta foto a ogni angolo della scuola scuola, credo stia per impazzire.
Daisy lo ha messo alle strette con le foto dell'annuario e il piccolo nerd sta la pazienza, oltre che la testa. L'ultima campanella è appena suonata e mentre tutti si dirigono verso l'uscita io sono occupata ad aspettare quel novellino che è andato a recuperare la borsa.

"Anche oggi Blaire non è venuta a scuola" sospira Lucas camminando al mio fianco 
"Dopo la scenata avuta in mensa con Madison non credo voglia tornare tanto presto" esclamo stringendomi nella felpa per il freddo
L'aria di Dicembre inizia a farsi sentire.
"Ma è passata una settimana da allora" sbuffa lui
Già, da quel giorno in mensa è passata una settimana, una settimana dove Blaire manca a scuola, dove Madison e Anita sembrano più agguerrite che mai e che Dylan mi evita.
"Potremmo andare a trovarla, domani è sabato e non abbiamo scuola" scrollo le spalle 
"Dovrei andare al centro commerciale..." si scusa con lo sguardo
"Non credevo fossi tipo da Shopping" lo canzono 
"Infatti non lo sono, il 30 di questo mese è il compleanno di Dylan e mia madre mi ha obbligato a comprargli un regalo e non voglio ridurmi all'ultimo" sbuffa ancora e ancora "Odio il suo compleanno, non so mai cosa regalargli, quel ragazzo ha tutto e sono sempre indeciso sul cosa prendergli. Hey, tu però potresti venire con me e poi potremmo andare da Blaire subito dopo" parla tutto d'un fiato e percepisco il suo nervosismo
"Ok ci sto, tanto non ho nulla di meglio da fare" annuisco  
"Allora ci vediamo domani" mi saluta una volta arrivati all'incrocio
"Ti chiamo domani mattina" annuisco attraversando la strada
"Ma casa tua non è di là?" domanda indicandomi la destra 
"Devo andare a lavoro da mio padre" annuisco salutandolo poi definitivamente con un cenno della mano

Ho appuntamento con Marcus per i risultati della tac e per dei prelievi di routine.

"Secondo te finirà mai tutto questo?" Domando lasciando dondolare le gambe giù dal lettino
"Certo, tu guarirai" annuisce con convinzione Marcus mentre termina di firmare dei fascicoli
Siamo nella stanza di mio padre, ho appena terminato i prelievi e sto aspettando Marcus per tornare a casa, la porta è semiaperta ed entra un piacevole venticello. 
"Odio il mio cancro. Ora che nonno è tornato in montagna a casa nostra sembra essere tornato tutto come prima. Mi assillano su tutto ed è come se non potessi respirare" sbuffo 
"Lo hai detto a qualcuno?" Domanda guardandomi di sottecchi "Intendo della tua malattia, ne hai parlato con qualcuno?" Riformula la domanda
"No, e poi non vedo il motivo del perché dirlo" ammetto
"Nessuno si allontanerà da te, hai un tumore non un virus contagioso" esclama guardandomi con biasimo

E' in quel momento che sentiamo un rumore provenire da dietro la porta. Come qualcosa che cade sul pavimento. Spalanco il battente credendo che qualcuno si fosse sentito poco bene, ma ciò che mi trovo davanti è molto peggio. Che ci fa lui qua? Quanto ha sentito del nostro discorso? 

E' come pietrificato, guarda il nulla davanti a se e ha gli occhi sganati, increduli, che mi fanno male al cuore.
"Che ci fai tu qui?" Domando in un sussurro 
Ci fu qualche secondo di silenzio, mi guarda per poi spostare lo sguardo sui fogli sparsi sul pavimento.
"Ero venuto a portarti questi" sussurra indicandomi i miei appunti "per sbaglio li ho presi io e te li ho portati, ho chiesto in reception e mi hanno indicato lo studio di tuo padre" spiega flebilmente
Sembra disorientato.
La sua voce è rauca e insicura, per la prima volta Lucas non porta con se il suo solito sorriso solare che tanto adoro, mi guarda con compassione, con tristezza, decisamente troppe emozioni tutte in una volta
"Hai sentito tutto, vero?" domando avendolo già capito
Sento i passi di Marcus avvicinarsi alle mie spalle, indietreggio avvertendo il suo calore, cosa che mi rassicura
"S-si" sussurra sistemandosi gli occhiali, per poi piangere silenziosamente 

Oh Lucas...

"Che ne dici di entrare?" fa Marcus dolcemente
Torniamo nello studio di mio padre, Marcus gli fa cenno di sedersi tranquillamente mentre gli passa dal piccolo distributore un bicchiere d'acqua.
"È-è vero?" domanda in un sussurro asciugandosi il viso
"Ti chiami Lucas giusto?" domanda Marcus e il biondo annuisce debolmente
Tutto ciò è surreale.
"È vero Lucas, Olivia è malata" esclama guardandomi con fare serio, e io annuisco appena dandogli il consenso di continuare
"Perché non lo hai mai detto? Chi altri lo sa?" domanda alzando con un gesto veloce il capo verso di me
"Lo sa solo Cody e non lo deve sapere più nessuno" esclamo dura
"Cody? Lo hai detto a Cody e non a me?" Sussurra incredulo
"Lo ha scoperto per caso in gita, durante la caccia al tesoro ha visto i medicinali nel mio zaino" spiego "Lucas" lo richiamo e mi alzo fronteggiandolo poggiandogli le mani sulle spalle "È vero sono malata, ma devi promettermi che non lo dirai a nessuno" lo supplico lui boccheggia confuso
"Te lo prometto" annuisce "ma Dylan-" inizia a io scuoto la testa 
"Non lo sa e non deve saperlo, non devi dirlo neanche ai tuoi genitori" ordino dura e lui annuisce nuovamente
"Lucas che ne dici se ti racconto un po' di più della situazione? Così magari ti tranquillizzi un po'"  suggerisce il riccio e Lucas lo guarda curioso, asciugandosi nuovamente il viso bagnato
Mi volto e raggiungo la porta, Lucas si volta e mi guarda confuso  
"Tu non resti?"
"Non c'è la faccio più ad ascoltare sempre la stessa storia" ammetto amaramente per poi uscire

Entro nell'ascensore e mi lascio scivolare lungo il battente chiuso, premo il pulsante di blocco e questa si ferma in bilico tra due piani. Passo una mano fra i capelli e scoppio a piangere sentendo un fastidio alla bocca dello stomaco.
Cos'è questo vuoto che mi sta divorando l'anima?
Mi asciugo il viso e rilascio profondi sospiri, mi alzo e faccio ripartire l'ascensore dopo qualche minuto. Raggiungo le macchinette e prendo un succo di frutta per poi sedermi sul muretto, davanti la vetrata che affaccia sul giardino, di quel corridoio. 

"Come mai così giù di morale?" Una voce poco familiare mi arriva alla testa facendomi risvegliare
"Ti hanno picchiato un'altra volta?" ridacchio leggermente vedendo che si tratta del ragazzo che quel giorno non riusciva a far partire la sedia a rotelle
"Veramente sono appena stato dimesso, stavo per andare a prendere l'ultimo caffè dell'ospedale ma poi ho visto questa bella ragazza qui tutta sola che aveva bisogno di una spalla su cui piangere" spiega con fare teatrale come se fosse il mio eroe
"Io non piangerò sulla tua spalla" metto in chiaro divertita
"Ci ho provato" scrolla le spalle sedendosi poi al mio fianco "ancora non so il tuo nome"
"Holly" scrollo le spalle
"Io mi chiamo Brad, per gli amici Brad" fa un cenno con il capo facendomi ridere
E' un tipo divertente.
"Cosa ti succede?" domanda in un sussurro dolce
"Sono stanca di tutto questo, sono stanca degli ospedali, delle visite e delle terapie con tutti quei farmaci, sono stanca di essere malata" sbotto in un sospiro frustato "vorrei solo essere una ragazza come tutte le altre" ammetto
"Le altre ragazze sono cosi noiose" scuote la testa "tu sei diversa, il che ti rende speciale" sorride leggermente
"Avere un cancro non mi rende speciale Brad" mi acciglio e lui sorride con un ghigno divertito  
"Non mi riferivo solo a quello" 

 ****

La mattina seguente mi sveglio tardi, arrivo in ritardo all'incrocio dove trovo infatti Lucas che mi aspetta spazientito
"Lo so, sono in ritardo" lo guardo e resto a bocca aperta "Cosa ne hai fatto del mio migliore amico" sussurro incredula indicandolo
Indossa un jeans chiaro con una felpa nera semplice senza scritte con delle vans, porta i capelli spettinati e sembra così solare.
"Edward, fratello maggiore, è tornato dall'Italia" afferma e io lo guardo non capendo "Lui odia i miei vestiti e mi obbliga ad indossare i suoi" aggiunge poi 
"Stai benissimo Lucas" sorrido ancora incredula
"Non adularmi, mi hai lasciato qui ad aspettarti per 40 minuti" mi rimprovera e io ridacchio colpevole 

Andiamo al centro commerciale e subito iniziamo uno shopping sfrenato, Lucas è così euforico e giriamo tutti i negozi prima di concederci una pausa, a ora di pranzo. Probabilmente Marcus ieri gli ha detto che odio parlare della mia malattia, difatti Lucas non la menziona neanche una volta.
"Sono già le 16:30 e non solo non hai trovato nulla da regalargli non ti sei fatto neanche un idea" sorseggio la mia coca cola
"La mai famiglia non ci ha mai fatto mancare niente, Dylan ha un'armadio pieno di vestiti nuovi di zecca che non usa, non posso presentarmi con un maglione" sbuffa
"Qualcosa sul basket?" gli faccio presente
"Ha già ogni cosa, l'unica cosa che ancora non ha è l'autografo di quell'idiota che tanto venera, cosa che sicuramente non troverò al centro commerciale" spiegò con la bocca piena

Giusto, Lucas non sa che quell'idiota che tanto venera in realtà è mio padre...
"Ci sono" afferma e per poco non si strozza con il boccone
"Gli regali la statua della libertà?" Domando ironica
"Potrei comprargli i biglietti della prossima partita dei Knicks per la finale del campionato, so che non ha trovato i biglietti perché erano già esauriti e conosco un tizio a scuola che potrebbe procurarmeli" spiega
"Lucas Gilbert che conosce un tizio? Edward ti fa un brutto effetto amico" ammetto
"Frequenta il corso di letteratura con me, il fratello aveva comprato due biglietti ma ha avuto un incidente ed è in coma, potrei chiederglieli"
"Sul serio Lucas? Il fratello è in coma e tu vuoi chiedergli i biglietti per una partita di Basket?" sbotto incredula
Ma che diavolo ha combinato Edward? Deve essere proprio un cattivo ragazzo per aver trasformato così il fratello.
"In effetti detto così suona piuttosto male" sospira
"Detto in qualsiasi modo suona male" gli faccio presente "Senti, facciamo così, regalagli il modello del pallone che ha usato Parker nella sua prima partita e lo farò firmare a mio padre" propongo
"Chi?" si acciglia confuso per poi sgranare gli occhi e indicarmi " ma allora il tuo cognome non è solo una casualità..." mormora scioccato 
"Si Lucas, mio padre è quel Parker che tuo fratello venera. Ma per favore risparmia le domande tanto di basket non ci capisci nulla" ridacchio alzandomi per prima mentre lui mi segue di corsa
Torniamo al piano superiore dove c'è un negozio interamente dedicato al basket e indico cosa comprare a un Lucas confuso e spaesato. 
"220 dollari per un pallone, io mi accontento di un libro di fisica o un maglione da 20 dollari" sospira incredulo osservando poi il suo portafogli vuoto 
"Non è solo un pallone, è il modello che ha portato alla nascita di una leggenda" gli spiego ridendo 
"Continuo a sentire solo bla bla bla mentre ripenso ai miei risparmi" piagnucola mentre ci dirigiamo verso casa di Blaire 

Lucas mi racconta di suo fratello Edward e di come compiuti 19 anni si sia trasferito in Italia, nella capitale, per inseguire il suo sogno. 
"Fa il meccanico?" domando curiosa 
"Si, inizialmente lavorava in quartiere a Roma e non guadagnava un granché, poi ha trovato uno sponsor, così ora lavora come meccanico nella formula uno" annuisce poi
"Sembra un tipo figo" 
"Lo è" annuisce subito "oh, è questa" indica la casa davanti a noi 
Si tratta di una piccola villa graziosa poco lontana dal quartiere dove abito io.
"Bussa tu" gli faccio cenno
"Cosa? No bussa tu!" mormora a disagio
"Sei più vicino, muoviti bussa" lo rimprovero
"Ho vergogna" scuote la testa
Sbuffo e lo supero per poi bussare al campanello. Ad aprirci è una donna con il caschetto nero e un paio d'occhi azzurri
"Salve signora scusi il disturbo, siamo amici di Blaire" spiegO
"Voi dovete essere Holly e Lucas, prego entrare. Camera sua è in fondo alle scale la prima porta a destra" sorride facendoci strada 

"Blaire tesoro" bussa la madre alla porta prima di aprirla "ci sono i tuoi amici" annuncia e una Blaire in pigiama ci appare davanti
Stento a crederci che lei era amica di Madison; Blaire è così diversa, così semplice. Indossa un pigiama rosa con dei cuori, è struccata e i capelli sono raccolti in una coda disordinata.
"Ragazzi" sorride
"Vi lascio da soli" ci fa cenno la madre chiudendo la porta
"Hai un aspetto orribile" mento
"Sempre la stessa vedo" ammicca sorridendo "Come mai qui?" Domanda poi sedendosi sulla sedia della scrivania che fa scivolare accanto al letto dove ci siamo seduti io e Lucas
"Manchi da tanto tempo a scuola e volevamo vedere come stavi" sorride Lucas dolcemente
"Cos'hai combinato tu?" Lo indica curiosa e incredula
"Opera di mio fratello" scrolla le spalle "Sei sparita, cosa ti è preso?" insiste lui poi
"Dopo la scenata in mensa non me la sentivo di tornare, così mi fingo malata da allora" ammette
"Lincoln è un bastardo" sbuffa Lucas
"Secondo me non dovresti ascoltare ciò che ti dice Madison, dovresti parlare una buona volta con lui e mettere le cose in chiaro" esclamo seria "Riguarda solo voi due, non permetterle di mettersi in mezzo ancora una volta"
"Concordo" annuisce Lucas
"Stasera ci sarà una festa a casa Foster. Andrew mi ha mandato un messaggio invitandomi dicendo che a Daisy avrebbe fatto piacere ma non credo di andarci" spiega torturandosi le mani
"Invece tu ci andrai, ballerai e ti divertirai come una pazza facendo vedere a quell'idiota cosa si è perso" scuoto la testa alzandomi camminando poi verso il suo armadio
"Cosa ne è stato di 'parlaci e chiarisci'?" si acciglia divertito Lucas
"Ci ho ripensato, fallo perire un po'" scrollo le spalle
"Non credo sia una buona idea" mormora la ragazza
"Questo andrà benissimo" afferro un vestitino bianco
"Ho un idea migliore" esclama lei "voi verrete con me" sorride indicandoci
"Non ci penso neanche" sbotta Lucas tirandosi indietro
"Sto con il biondo" alzo la mano
"Allora non ci andrò" incrocia lei le braccia come una bambina dispettosa.
Io e Lucas ci guardiamo per un secondo per poi riporre gli sguardi su Blaire che, con falsità, si finge arrabbiata
"E va bene" sbuffa lui
"Cosa? No" sbotto incredula  
"Tieni" mi porge un vestitino rosso
"Non ci pensare neanche, io vengo in felpa" metto in chiaro
"Ma è una festa" mi guarda male "Almeno infila questa" mi passa una gonna di jeans nera a balze che sta bene con la mia felpa grigia semplice
"Poi la smetti di gridare?" mormoro annoiata e lei annuisce vittoriosa 
Passiamo il pomeriggio a parlare e aspettiamo poi Blaire che si preparava mentre Lucas giocava al suo computer. Saliamo sulla sua macchina poco dopo le dieci e prima di andare a quella maledetta festa passiamo al minimarket per mangiare qualcosa al volo. 

"Mi pento già" sbuffA Lucas appena varchiamo la soglia di casa
La casa è bella, poco più grande di quella di Blaire, la musica è alta e c'è un sacco di gente. Entriamo trovandoci davanti una Daisy che sorride contenta nel vederci. Indossa un vestitino arancione che si intona al biondo dei suoi capelli. 

"Che bello vedervi ragazzi" ridacchia sorpresa  
"Che bella casa" sorride educatamente Lucas
"Grazie, opera di quella pazza di mia madre, oh ma hey Lucas stai benissimo, ti dona questo look, vi piace il mio vestitino? Oh Parker hai le gambe di fuori anche tu, stai benissimo, potrei quasi farti una foto per il giornalino" Daisy parla velocemente e si perde fra le parole "Fate come se foste a casa vostra" annuisce per poi tornare in cucina per controllare i ragazzi che avevano rotto qualcosa 
Intravedo Lincoln accanto al divano e faccio segno ad una Blaire che ha già preso da bere.
Sorpasso tutti per andare verso il tavolo degli alcolici in cucina, possibile che non c'è della semplice acqua?
"Ho bisogno di un bagno urgentemente" mormora Lucas frustrato
"Prova al piano di sopra, e bussa prima di entrare in qualche stanza se non vuoi scandalizzarti" gli sorrido affermando poi che lo avrei aspettato qui

Daisy caccia tutti i ragazzi ubriachi dalla cucina e il salotto si riempie ancora di più, così li sorpasso ed entro in quest'ultima notando la presenza di due ragazze accanto al bancone che parlavano tranquillamente. Afferro un bicchiere vuoto e apro il rubinetto dell'acqua per poi bere. Mi siedo sul davanzale della mensola e aspetto Lucas imprendo Blaire per quanto è scomoda questa gonna. 

"Ma guarda un po' chi abbiamo qui"
Mi volto leggermente osservando un Dylan sobrio come non mai
"Sono qui solo per evitare che Blaire si metta nei casini" scrollo le spalle 
"In effetti tu non sei tipo da feste" annuisce mettendosi di fronte a me, con la schiena contro il muro.
"Quella felpa sta meglio a te che a me" esclama indicandomi la felpa.
Cazzo, mi sono completamente dimenticata che indosso la sua felpa, questa mattina nella fretta l'ho afferrata dall'armadio senza farci caso. 
"Hey fratello devi proprio vedere Madison, si è messa-" Cody entra in cucina come un pazzo e quando si accorge di me sfodera un sorriso a 32 denti smettendo di parlare "Non ci credo gente, Parker ad una festa?" sbotta correndo ad abbracciarmi
"Non farci caso è l'effetto dell'alcool" lo giustifica Dylan
"Guarda che io lo so che voi non avete scopato, tu sei troppo per il mio amico" lo indica "Guarda quanto cazzo sei bella stasera" indica poi me facendo alzare gli occhi al cielo amici "Hey Betty fermati" ci ignora poi correndo fuori dalla stanza ubriaco
"Fa sempre così?" scoppio a ridere
"Tieni" Dylan mi passa un bicchiere pieno di birra  
"Sparisci per una settimana e già dimentichi che sono astemia?" Mi scappa da bocca e subito mi mordo il labbro inferiore per aver detto ciò che ho appena detto
"Che c'è Parker l'idea di non avermi più attorno ti infastidisce?" ghigna  avvicinandosi pericolosamente a me
"Niente affatto Johnson, credo solo che aver scoperto che J.P è mio padre ti abbia spaventato" lo prendo in giro
"Non sfidarmi Parker, non ti conviene" ammicca
Con una mano mi sfiora la gamba scoperta e sussulto appena a quel contatto, fa scorrere pericolosamente il dito verso l'interno coscia per farmi aprire le gambe, e lui si frappone fra esse improvvisamente troppo vicino.
"Io devo-" il fiato mi muore il gola e boccheggio 
"Troppo agitata per parlare?" ghigna
"No per niente, vado a cercare Lucas" lo fumino con lo sguardo per poi scostarlo e raggiungere il piano di sopra 

Cazzo, mi tremano le gambe, eravamo così vicini e ho temuto il peggio per un secondo.
Salgo la prima rampa di scale e mi ritrovo davanti Blaire appoggiata al muro con la lingua di Lincoln in bocca. Li supero i un sospiro per poi raggiungere il bagno che mi indica Andrew che stava scendendo in quel momento

"Lucas?" Lo chiamo aprendo la porta del bagno che era semichiusa, possibile che si sia dimenticato di chiuderla? 
Noto subito la figura di Lucas, peccato che non è da solo.
Se ne sta fermo con le guance leggermente rosse mentre un ragazzo dai capelli neri gli fila la cintura in ginocchio
"scusate" chiudo subito la porta e scoppio a ridere come una pazza
Credo che questo Edward sia un po' un uragano che ha stravolto il fratello, Lucas è così strano oggi, non conoscevo questo suo lato ma mi piace.

Corro giù per le scale rossa in viso per il troppo ridere, esco da quella casa attraversando il giardino che affaccia su una piscina deserta. I Foster hanno proibito questa zona ma non avrei fatto nulla di male, ho solo bisogno di starmene da sola in pace. Tutto questo casino mi ha fatto venire mal di testa.
Prima che possa sedermi su una delle sdraio, una mano si posa sul mio braccio facendomi voltare di scatto
"Stai bene?" Dylan è preoccupato e mi guarda seriamente scrutandomi in viso
"Si, perchè?" mi acciglio confusa
"Cristo, ti ho visto correre via e credevo stessi piangendo" sussurra riprendendo fiato appoggiando poi la fronte sulla mia spalla
Non mi piace tutto questo contatto, e lo spazio è decisamente troppo poco tra di noi. Mi allontano e mi distendo sulla sdraio con le gambe ancora molli e il cuore che sta per esplodere. 

Dylan si lascia cadere lungo la sdraio accanto alla mia e si porta una mano dietro la testa
"Ho saputo che tuo fratello Edward è tornato" mi lascio sfuggire.
"Certo che Lucas è peggio di Daisy" afferma tenendo sempre gli occhi chiusi e un'aria rilassata
"Un giorno di questi dovrai spiegarmi perché tenete nascosto il vostro legame a tutti" borbotto, poi però ricordo che anche io nascondo delle cose.
Dylan mi afferra per un braccio e mi attira a se facendomi stendere al suo fianco, con la testa sul suo petto
"Dy-"
"Shhh, non stiamo facendo nulla Hol" mi fa notare
Non mi piace questa vicinanza, o forse ho solo paura di scoprire che in realtà mi piace anche fin troppo, ed è una cosa che non posso permettermi. 

Cos'è questa strana sensazione? Non mi sono mai sentita così prima d'ora, non c'e imbarazzo ma mi sento così bene, mi sento al sicuro e protetta, mi sento come se nessuno potesse toccarmi e farmi del male tra quelle braccia, neanche la mia malattia. Forse sto permettendo che Dylan mi entri troppo dentro e devo evitarlo in tutti i modi possibili, l'amore non fa parte del mio piano.
"Cazzo Hol, perché sei così" sussurra spezzando il silenzio
"Che vuoi dire?" Domando confusa spezzando quel contatto per alzarmi e poterlo guardare in viso

Apre gli occhi e si alza anche lui creando un legame tra i nostri sguardi, vorrei smettere di fissarlo ma non ci riesco, sono come ipnotizzata dai suoi occhi.
"Ho provato a dimenticarti, girando per la scuola, ho guardato tutti i tuoi amici, Blaire, quell'idiota di mio fratello. Tutte le ragazze che c'erano, me le sono scopate una ad una per togliermi il tuo cazzo di viso dalla testa. Ho cercato di odiarti, mettendo in risalto tutti i tuoi difetti, ma nulla, sei sempre qui. Poi prima mi sono girato, ti ho vista e ho capito che a dimenticarti non sono capace, non so cosa cazzo mi stia succedendo piccola, sei costantemente nella mia testa e mi stai mando il cervello a puttane"

Quelle parole sono come un secchio di acqua gelida in pieno volto. Perchè mi dice questo?

Solo ora mi accorgo che sono con le spalle al muro bloccata dalla sua figura che è davanti a me che mi impedisce di andar via. Poggia le mani sul muro all'altezza della mia testa e non accenna a staccare il contatto visivo
Cos'e questa sensazione? Non posso provare qualcosa per lui, non posso assolutamente.
"Dylan sei ubriaco" affermo cercando di restare lucida nonostante il suo sguardo su di me
"Forse si, sono ubriaco fradicio" ridacchia socchiudendo gli occhi facendo un respiro profondo "domattina potrò scusarmi con te dicendo che è tutta colpa dell'alcool, ma la verità piccola è che sono pienamente cosciente di ciò che sto facendo" avvicina le labbra alla mia guancia lasciando baci umidi e delicati, si sposta poi lentamente fino ad arrivare sotto l'orecchio, fa scontrare le sue labbra contro la mascella fino a scendere al collo dove lo sento leccarmi.
Questo contatto, la sua lingua su di me, il suo odore, mi manca fuori di testa e mi piace dannatamente tanto, fino a spingermi al punto che voglio decisamente di più.
"Tremi tutta, sento che il tuo corpo mi vuole" 

Quelle parole bastano per farmi risvegliare, non posso permetterlo, non così e soprattuto non ora. Lo spintono via e lui mi guarda con un ghigno, ma non è divertito, no il suo sguardo non lascia trapelare i suoi pensieri in questo momento 

La paura che possa avere ragione mi paralizza. Io non posso, ma soprattutto non voglio innamorarmi di Dylan Johnson.

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