Quel vicino irritante! (Da ri...

By Al3ss1aqeen

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Emily Electra Evans è una ragazza abbastanza allegra e tormentata dal suo passato: da quando sua madre è mort... More

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By Al3ss1aqeen

Caldo. É la prima cosa che mi viene in mente ripensando a quel giorno. Il fumo nero come la pece aveva ormai ricoperto l'auto nella quale qualche minuto prima ci trovavamo io e mia madre . Lei, una bellissima donna dalle labbra lucenti e rosee, dai capelli biondi che le cadevano morbidi a boccoli sulle spalle, indossava un vestito azzurro che faceva valorizzare ogni sua caratteristica al meglio. Quel giorno brillava nonostante le fiamme e non potevo far altro che tendere la mano verso quella luce, nell'inutile tentativo di salvarla, di preservare la sua bellezza, urlando il suo nome: Rosa.

*****

Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte. Il mio respiro accelerato sovrasta il suono dei grilli che fino a poco fa cantavano indisturbati. Porto una mano al petto, come sentendo il mio cuore in procinto di balzare fuori dal mio petto.

Ritornare a dormire sembra impossibile. Non riesco a togliermi quella scena dalla testa. Sbuffo accendendo le luci e controllando dal mio cellulare l'orario. È mezzanotte inoltrata.

Mi passo una mano tra i capelli scombinati e decido di cambiarmi. Al momento l'unica soluzione per dimenticare momentaneamente quel ricordo è bere e l'unico locale a cui posso affidarmi è la discoteca. Esco da camera mia, ma non appena tento di aprire la porta d'ingresso dell'appartamento una mano che si appoggia contro di essa me lo impedisce.

Tra tutti i momenti, John ha scelto quello peggiore per infastidirmi.

<<Levati.>> Ordino secca tentando nuovamente di aprire la porta, che viene anche questa volta fermata.

<<Dove vai? A quest'ora poi...>> Chiede squadrandomi da capo a piedi.

<<Dove mi pare.>> Tento nuovamente di uscire, ma stavolta si mette completamente contro la porta facendomi irritare a livelli estremi. <<Non dormi?>>

<<Potrei farti la stessa domanda.>> Sorride e la cosa mi manda in bestia.

Sbuffo e lo spingo per liberare la porta. <<Non hai veramente altro da fare nella tua vita che infastidirmi?>> Chiedo acida mentre il suo sorrisetto svanisce. Roteo gli occhi mentre esco chiudendo la porta alle mie spalle.

Non appena mi ritrovo fuori dall'edificio sospiro dal sollievo. L'aria fresca a contatto con la mia pelle è a dir poco paradisiaca. Ci voleva veramente questa brezza notturna per farmi smettere di rimuginare sul passato.

Mi prendo un attimo per osservare la luna mentre mi dirigo verso la discoteca più vicina. Così luminosa... Tendo la mano verso di essa, come cercando di toccare la sua bellissima luce, quando, sentendo la musica rimbombare da tutte la parti, capisco di essere arrivata a destinazione.

È tempo di divertirsi.

*****

La musica rimbomba e sembra quasi che l'intero edifici vibri assieme ad essa, come in procinto di crollare da un momento all'altro. L'odore dell'alcol e del sudore si mescola nell'aria ed è talmente insopportabile che ho bisogno di vari cocktail per abituarmici e non farci più caso.

La mia vista comincia a farsi confusa e vedere le persone che ballano, sotto il mio punto di vista, diventa esilarante, tanto da farmi scoppiare a ridere. So per certo che il ragazzo al bancone, che mi ha servito tutti quei cocktail, si sta chiedendo se sono una pazza o se semplicemente non reggo l'alcool.

Batto una mano sul bancone cogliendo di sorpresa chi mi circonda. Le occhiatacce non mancano e, sentendomi sgradita, decido di alzarmi per farmi strada, cercando di non cadere, sulla pista da ballo. Non so neanche come abbia fatto a restare in piedi e a raggiungere la meta senza causare disastri, ma comincio a muovermi seguendo la musica. Sorrido mentre mi aggrego alla folla diventando ormai indistinguibile in quella pista. Divento una ragazza tra le tante, ubriaca da far schifo, che ride come un'idiota e che di pensieri ormai ne ha solo uno: divertirsi a più non posso.

Prima che l'euforia svanisca mi godrò appieno questa serata. Ballo attirando l'attenzione di qualche ragazzo. Tra di loro bisbigliano con dei malefici sorrisi in viso, ma sono troppo ubriaca per prestarci attenzione. Se vogliono parlare, che lo facciano, non sono di certo qui per loro. Le luci illuminano a intermittenza l'intera discoteca, confondendomi sempre di più e facendomi girare la testa.

É in quel momento, mentre ballo sempre più stordita, che per errore tiro un ceffone contro una povera ragazza. Mi copro il viso con una sorpresa mano, mentre la ragazza si prende la guancia colpita e il silenzio cala attorno a noi. La guardo e lei incrocia il suo sguardo con il mio.

É in quel momento che scoppiamo a ridere, lasciando sbalorditi chi ci circonda. Sicuramente si aspettavano un litigio e ormai delusi ritornano a ballare come se niente fosse.

<<Colpiscimi più forte, così tanto da rompermi il naso, così me lo rifaccio gratis!>> Grida la ragazza per farsi sentire, per poi scoppiare in un'altra risata alla quale mi aggrego.

É certo: né io né lei siamo sobrie.

Non so esattamente come sia possibile, ma finiamo per ballare assieme, come se ci conoscessimo da sempre.

Ad un certo punto, la testa comincia a girarmi, e il senso di nausea che tentavo di ignorare fino a poco fa non fa che amplificarsi: devo assolutamente uscire qui.

Mi faccio strada la folla seguita a ruota dalla ragazza, che solo una volta uscite riesco a delineare con più precisione: tacchi, un abito monospalla aderente color che si abbina in modo favoloso ai suoi capelli fatti appositamente a boccoli.

<<Oh giusto, io sono Jessica, tu?>> Comincia a dire sorridendo e annaspando l'aria fresca. <<Ci voleva...>>

<<Emily.>>

<<Dovremmo rifarlo qualche volta Emily.>> Rido. <<Quella folla era convinta che ci saremmo azzuffate. Che idioti.>> Continua facendo ridere anche me. <<Vai ad un'università o->> La interrompo subito annuendo alla prima opzione.

<<Alla USPA.>>

<<Fantastico! Andiamo nella stessa università.>> I suoi occhi brillano allegri, quasi sollevati, come se fossi la prima ragazza che trova che va alla sua stessa università. Non che io conosca altre ragazze.

Ad un certo punto, vedo il suo sorriso sparire e il suo sguardo perdersi in lontananza.

<<Chi è? Il tuo ragazzo?>> Chiedendo indicando dietro di me.

Non faccio in tempo a girarmi che mi trovo sopra le spalle di qualcuno.

Guardo Jessica confusa, ma dato il mio stato attuale mi viene naturale scoppiare a ridere ancora una volta. Coraggio Emily, stai praticamente venendo sequestrata, non è questo il momento adatto per ridere.

<<Mi sta rapendo!>> Dico a Jessica che mi saluta agitando la mano.

<<Ricordati che domani si scelgono i corsi Emily!>>

La saluto agitando a mia volta la mano e continuando a ridacchiare.

<<Ehy rapitore, casa mia è di là.>> Dico indicando una direzione completamente a caso.

<<É dalla parte opposta idiota.>> Risponde una voce alquanto seccata che riconosco essere quella di John.

<<Dovevo aspettarmelo che a rovinare tutto il divertimento saresti intervenuto tu.>> Sbuffo tentando di divincolarmi dalla sua presa, fallendo miseramente. Accidenti, ma doveva proprio essere così forte?

Una volta arrivati ​​nel parcheggio, mi porta subito nella sua auto, dove mi poggia sul sedile da passeggiero e mi allaccia la cintura.

<<Fammi tornare da Jessica, sembrava simpatica->>

<<Non se ne parla. È tardi. Non sai che tipi girano a quest'ora?>> Mi chiede guardandomi come se fosse stato in pensiero fino ad ora.

<<Tipi come te che sequestrano ragazze contro la loro volontà?>> Gli chiedo toccando con l'indice la punta del suo naso.

Sbuffa distogliendo lo sguardo per poi chiudere la portiera e andare al posto del guidatore.

<<Appena arrivati ​​a casa, vatti a fare una doccia. Puzzi.>> Beh, grazie mister delicatezza. Prova tu ad uscire profumato da un posto affollato come quello.

<<Lo dici solo perché vuoi vedermi nuda.>> Rido mentre lui arrossisce violentemente alle mie parole. É la prima volta che lo vedo con un'espressione diversa dal solito sorrisetto sfacciato e sicuro di sé.

Si schiarisce la gola, mette in moto l'auto e finalmente guida verso il dormitorio.

Durante il tragitto sento le mie palpebre diventare pesanti e che la leggerezza e l'allegria che provavo prima stanno pian piano sparendo lasciando dietro di loro un senso di stanchezza e di tristezza che mi invadono.

Voglio tornare indietro. Ho bisogno di bere qualcos'altro. Ho bisogno dell'euforia che provavo prima.

*****

<<Ti senti meglio?>> Mi chiede porgendomi una tisana.

Accetto la tazza sorseggiando la bevanda, beandomi del suo tepore mentre John ne approfitta e si siede vicino a me.

<<Sai credo ci siano altre stanze in questo appartamento.>> Dico squadrandolo male. Tra tutti i posti ha deciso di sedersi vicino a me e nel mio letto per giunta. Lui finge di non sentirmi mentre beve la sua tisana. <<Fai sul serio?>>

<<Ti va di vedere un film?>> Mi ignora completamente.

<<No.>>

<<Una serie tv?>>

<<No.>>

<<Che noiosa.>> Rotea gli occhi appoggiando la tazza sul comodino affianco al letto.

<<Che fastidioso.>> Sbuffo di rimando. <<Vai in camera tua.>>

<<Non mi va.>> Come sarebbe non gli va? Incrocia le braccia e l'unica cosa che riesco a notare grazie a quella maglietta grigia che indossa, è che ha dei bicipiti incredibili. Ora capisco come è riuscito a trasportarmi fino alla sua auto.

Mi tiro uno schiaffo mentalmente tornando sulla terraferma. Non è questo il momento di soffermarsi sul suo maledetto fisico.

<<Come sarebbe non ti va?>> Chiedo irritata. <<Alzati.>>

<<Ma ho paura del buio.>> Continua facendo gli occhi dolci per cercare di impietosirmi. Lo guardo sbigottita mentre lui sorride e si infila sotto le coperte.

Sono ormai troppo stanca per continuare a discutere contro questo mattone e decido di lasciargliela vinta per una volta.

<<Notte!>> Dice allegro e sono certa che stia sorridendo a più non posso. Stai certo che non accadrà la stessa cosa un'altra volta.

<<Fai qualcosa di strano e ti ammazzo.>>

<<Ma se prima volevi che ti vedessi nu->> Lo spingo giù dal letto coprendomi con le coperte la faccia ormai rossa dall'imbarazzo. Doveva proprio ricordarsi quella frase tra tutto?

Lo sento mugolare dal dolore. Ben gli sta.

Mi riapproprio velocemente del mio letto, in modo da impedirgli di tornare a disturbarmi e finalmente, mi addormento.

L'ultima cosa che sento è la sua mano passare dolcemente tra i miei capelli e il suo bisbiglio: <<Notte.>>

*****

<<Emily? Coraggio dobbiamo uscire.>>

Una morbida e calda mano si appoggia sulla mia guancia costringendomi ad aprire gli occhi per vedere chi mi sta parlando.

Davanti a me vedo la figura splendida e inconfondibile di mia madre.

<<Dormigliona su! Ti sei dimenticata della nostra gita?>> Chiede mentre le sue labbra si piegano in un dolce sorriso.

Mi alzo stropicciandomi gli occhi ed è mentre mi alzo e la osservo, mentre vedo che indossa il vestito di quel giorno, che processo tutto. É quel giorno.

<<Sarà la gita più bella di sempre! Non sei emozionata?>> Mi chiede prendendomi la mano.

Come se avessi perso la capacità di parlare e ogni forza in corpo, non posso far altro che seguirla mentre mentalmente la supplico di tornare indietro conoscendo il triste destino a cui sarebbe andata incontro.

Non andare. Non mi serve questa gita. Voglio solo che tu rimanga con me. Non ti voglio vedere tra le fiamme. Non di nuovo.

*****

Mi sveglio di soprassalto prendendomi la testa con le mani sull'orlo di un pianto. Il respiro è affannato e irregolare, come se fino ad allora non avessi mai respirato. Gocce di sudore scivolano dalla mia fronte, e l'improvvisa sensazione di eccessivo calore mi invade costringendomi a buttare a terra le coperte.

Sento le orecchie che fischiano ed è tutto talmente insopportabile che non posso far altro che tapparmele. Odio tutto questo: non poter dormire serenamente, il panico che mi invade ogni volta, il fatto che lei non sia più con me...

Ad un tratto tutte quelle sensazioni orribili si fermano quando due forti braccia mi circondano.

Bu:

Aggiornato!

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