Holmes Chapel

By Chia_Ct

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Una storia complicata, come quella di tutti e sei i ragazzi. Le loro vite verranno messe a rischio da una cos... More

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Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87

Capitolo 14

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By Chia_Ct

"Tranquilla! So quanto possa essere duro Harry." Ero al cellulare con Sally per scusarmi di essere scappata via, il giorno prima, senza neanche avvertirla.
"Esattamente" le risposi.
"Tesoro devo andare perché ho la vasca pronta, ci sentiamo. Buona giornata" ricambiai il saluto chiudendo la chiamata.

Ieri sera la cena fu abbastanza tranquilla, a parte la tensione molto evidente tra me e Harry. Niall si era accorto di tutto ciò, ma lo ringraziai mentalmente per non aver chiesto niente.
Il lunedì lavoravo solo il pomeriggio, fortunatamente il lunedì mattina, il giorno più pesante di tutti, potevo rilassarmi e dormire.

Ero pronta per andare a mangiare qualcosa, visto che non avevo ancora fatto colazione, ma il bussare alla porta mi fece fermare ed urlare un "avanti" per farmi sentire.
Niall entrò nella camera portando con se un vassoio, dove sopra era poggiato un cappuccino ed una brioche.
"Tipica colazione italiana solo per te." Si sedette cautamente passandomi la colazione.

"Grazie mille, non avresti dovuto." Era sempre così gentile con me.
"Adesso mi dici cosa è successo ieri sera?" Mi guardò aspettando una mia risposta.
Subito il mio cuore incominciò a battere come non mai e le mie guance si accaldarono.
"Mi vuoi corrompere con la colazione?" Sorrisi, un po' dispiaciuta.
"Voglio solo che tra noi non ci siano segreti... e soprattutto non voglio vederti stare male."

"Abbiamo solo litigato." Alzai le spalle dando un morso alla deliziosa brioche.
"Sicura?" Mi sentiì estremamente in colpa a non dirgli la verità. Ma non potevo e non dovevo. Sicuramente quel bacio non era stato importante per lui...ma per me?
"Certo." Provai ad essere il più convincente possibile, nascondendomi con la tazza mentre bevevo un sorso del mio cappuccino.

"A me puoi dire tutto. Io mi sono confidato con te perché so che posso fidarmi al cento percento, voglio solo farti capire che anche tu puoi fidarti di me." Si mise una mano sul cuore avvicinandosi a me.
Sospirai, stavo per raccontargli tutto ma lo squillo del mio telefono mi fermò.

Guardai chi fosse, ma il numero era sconosciuto. Risposi, credendo fosse Harry poichè non avevo ancora salvato il suo numero.
Appena risposi ad accogliermi fu il silenzio, un silenzio a dir poco inquietante, che fu subito interrotto da una serie di spari. Sobbalzai, gettando il telefono e gridando come una pazza. I ricordi stavano tornando, facendomi a mala pena respirare e piangere senza una fine.

"Claire!" Niall gridò cercando di risvegliarmi.
Era tutto nero, non riuscivo a respirare e il mio corpo era completamente immobile.
Ma quella voce, quella voce che riusciva a farmi arrabbiare, ma che allo stesso tempo mi tranquillizzava. Mi sussurrava di respirare insieme a lui, mi sussurrava di mantenere la calma e di non farmi sopraffare dai ricordi.

Quando il nero svanì vidi quegli occhi, gli occhi più belli che abbia mai visto, il suo viso perfetto e i suoi capelli, come al solito, scompigliati.
"Claire respira insieme a me." Feci come disse riuscendo a calmarmi poco dopo. Le lacrime continuavano a scendere e il cuore batteva ancora velocemente.
Tutti i ragazzi erano nella stanza a guardarmi preoccupati. Zayn aveva il mio cellulare in mano accennandomi un dolce sorriso.

Mi voltai nuovamente verso Harry, che mi stava accarezzando le guance per poter togliere le lacrime, era un tocco leggero e a dir poco bellissimo.
"Harry" sussurrai. Questa volta non era una supplica, ero felice di vederlo, ero felice che fosse ad aiutarmi.
"Si, sono io." Sussurrò anche lui sorridendomi, mostrandosi le sue bellissime fossette.

"Stai meglio?" Mi chiese sempre con quel dolce sorriso. E in quel momento vidi il vero Harry, il ragazzo che non era stato ferito, il ragazzo più dolce della terra pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno.
"Adesso che ci sei tu si." Mi feci scappare, non curandomene più di tanto. La sua espressione cambiò, ma no negativamente; era solo sorpreso della mia risposta.

Si sedette accanto a me, dicendo ai ragazzi di avvicinarsi.
"Ciao piccola." Mi disse Liam dolcemente, non avrei voluto farli preoccupare.
"Che è successo?" Chiese sempre quest'ultimo
"I-io ho risposto e..." deglutì non volendo rincominciare a piangere "ho sentito degli spari."

"Degli spari? Di una pistola?" Disse Louis, ricevendo un'occhiata di rassegnazione da parte dei ragazzi. E un piccolo sorriso da parte mia.
"Scusate!" Alzò le braccia il ragazzo facendo scappare un sorriso a tutti i ragazzi, compreso Harry.

"Per caso hai qualcuno con cui non sei mai andata molto d'accordo?" Chiese Zayn, accasciandosi davanti a me.
"Io no." risposi sicura, ma un colpo di fulmine, come un flashback mi fece ragionare.
"Ma mio padre si." Strinsi di più le mani sulle mie ginocchia. Quegli uomini erano crudeli, non avevano pietà per nessuno.

Mi volta verso Harry che stava guardando Niall con la mascella serrata.
"Sei sicura che siano loro?" Si voltò verso di me guardandomi dritta negli occhi.
"No! Come faccio a esserne certa. Mi hanno chiamata dal nulla, io non ho mai fatto niente a nessuno! E come ricompensa mi è capitato di tutto!" Sbracciai infuriata con qualsiasi essere vivente. "Sono sempre stata tranquilla, vivace e aperta. E in cambio non ho mai ricevuto un cazzo di buono! Solo delusioni, tradimenti e morte! Compresa la mia!" Urlai, avevo bisogno di sfogarmi. Non mi interessava di sembrare patetica, esagerata o qualsiasi altro aggettivo.

Per una volta volevo spogliarmi da ogni mia finta sicurezza, da tutte le mie maschere e mostrare a tutti come mi sentivo veramente.
Non mi accorsi neanche di essermi alzata ancora una volta con le lacrime agli occhi.

Una mano si poggiò dietro la mia schiena, avvicinandomi a se e abbracciandomi forte.
Il suo profumo era sempre lo stesso e ogni volta mi perdevo in qualcosa di suo.
Ma era sempre li, ad aiutarmi anche se potevo sembrare la persona più fredda al mondo.

Di conseguenza si unirono tutti i ragazzi facendomi sorride.
"Teste di cazzo non respiro!" Ovviamente Harry doveva rovinare il tutto con la sua gentilezza, fortunatamente nessuno lo prese sul serio...infatti stavano tutti ridendo, compreso il riccio.
"Chiamo Tommy lo avviso dell'accaduto, dobbiamo capire un po' di cose ed è meglio se non esci per un po'." Disse Niall

"Non credo sia necessario." Lo fermai, avevo già perso una settimana di lavoro, non volevo perdere altro tempo.
"Si, è necessario." Si intromise Harry.
"Ragazzi, voi andate. Se c'è qualche novità chiamatemi."

"Che significa?" Mi voltai verso il riccio che era ancora girato verso la porta.
"Significa che adesso dobbiamo trovare più informazioni possibili. Devo dirti un po' di cose, ma non adesso...sei troppo fragile." Si sedette sul letto mettendosi le mani nei capelli.

"Io non avrei voluto coinvolgervi." Mi sedetti anche io. Giocando con la mia collana guardando sempre in basso.
Lui alzò la testa riccioluta, guardandomi interessato.

"Avete già abbastanza da fare, ci manca solo che voi pensiate a me e ai miei attacchi di panico." Risi amaramente, pensando a quanto volessi mia madre e mio padre in questo momento.

Quanto vorrei le braccia di mio padre, che mi proteggano dalle mie paure e la calma di mia madre che mi aiuti ad affrontarle.
La forza di mia Zia per non arrendermi e il coraggio che purtroppo avevo perso, ma che in passato avevo sempre avuto.

"Non è colpa tua." Prese parola il ragazzo dagli occhi esmeraldo.
"Non darti colpe insensate." Mi fissò, studiando ogni minima parte del mio viso.

"Riposati un po' io ho da fare." Ecco tornato l'Harry di sempre "mettiti la sveglia per le otto, ti vengo a prendere. Non è un appuntamento, che sia chiaro." Mi indicò mettendo le cose in chiaro.
"Il mio telefono è completamente distrutto." Gli feci notare. Lui si avvicinò a me dicendomi "la tua sveglia sarà Niall."
"Signor sì." Imitai un militare vedendolo successivamente uscire, facendomi alzare gli occhi. Dettava le regole e guai a te se tentavi di infrangerle.

Sentiì subito la sua mancanza, il bisogno di stare accanto a lui. Mi stava facendo impazzire.

Decisi, dunque, di non pensare più a niente e di dormire.

~~~

"Claire, Harry mi uccide ti prego svegliati." Qualcuno mi scosse le spalle numerose volte.
"Altri due minuti." Gli toccai il braccio, provando ad allontanarlo.
"Harry arriverà tra 15 minuti. Non ho voglia di sentirlo urlare" lo sentiì sbuffare "quindi o ti alzi o ti alzo io." Iniziò a fare il conto alla rovescia, facendomi subito alzare causandomi un giramento di testa.

"Ma quanto ho dormito?" Posai la mia mano sulla fronte.
"Praticamente tutto il giorno, non pensavo una persona potesse dormire così tanto." Rise battendo le mani "Su signorina si alzi!"

Feci ciò che disse realizzando che tra poco avrei avuto a che fare con Harry. Spalancai gli occhi e scappai in bagno, pronta ad affrontare una corsa contro il tempo.

Mi lavai ed indossai dei semplici jeans con un maglioncino color senape e le mie false ugg che portavo sempre dietro con me. Sì, false. Costavano troppo e poi erano facili da piegare e mettere nello zainetto.

Mi passai un po' di mascara sulle ciglia, misi un po' di correttore sotto gli occhi, per nascondere le mie pesche molto accentuate e del burro di cacao per le mie labbra screpolate.

"Harry è giù, ha detto di muoversi!" Urlò Niall
"Va bene!" Mi misi il giacchetto che Zayn mi aveva prestato, mi ero dimenticata di ri-darglielo. Era da un po' che non parlavamo tra di noi, speravo fosse tutto ok.
Salutai Niall e scesi di corsa, fuori stava piovendo ma non me ne ero accorta, quindi non avevo l'ombrello con me.

Mi catapultai in macchina, chiudendo la portiera il più delicatamente possibile.
"Ti sei truccata?" Si voltò per guardarmi la faccia, come se fosse qualcosa di nuovo, anche se non lo era.
"Come ogni giorno." Alzai le spalle, non capendo dove volesse arrivare.

"Quindi non ti sei fatta bella per me." Non capivo se fosse un'affermazione o una domanda.
"Ma che stai dicendo? Non ti capisco." Dissi ridendo, pensando che avesse fumato qualcosa di veramente pesante.
Rise anche lui accendendo l'auto e partendo.

HARRY'S POV
Ero arrivato puntuale come sempre, avevo appena avvisato Niall di dirle di scendere.
Avrei dovuto mettere le cose in chiaro, non era un fottuto appuntamento. Era solo per chiarire la situazione di merda in cui tutti noi siamo coinvolti.

La vidi subito correre verso l'auto, stava indossando un giacchetto a me familiare, ma mi soffermai sul suo viso stranamente truccato.
"Ti sei truccata?" Chiesi sorpreso guardando ogni punto del suo viso.
"Come ogni giorno." Sembrò estremamente sincera, forse non si era fatto nessun film mentale. Meglio così, avrei evitato di perdere altro tempo.

"Quindi non ti sei fatta bella per me" affermai cercando di metterla in imbarazzo, mi piaceva quando arrossiva.
"Ma che stai dicendo? Non ti capisco." Risi scuotendo la testa partendo verso la pizzeria. Mi aspettavo già una serie di domande da parte sua, ma rimase in silenzio per tutto il tragitto.
"Quel giacchetto è nuovo?" Chiesi curioso. Non pensavo una ragazza come lei indossasse dei giacchetti così pesanti, soprattutto da uomo.

"È di Zayn." Rispose non notando il semaforo rosso, facendomi frenare all'ultimo per evitare qualche incidente.
"Sei impazzito?!" Urlò Claire posando le mani davanti a se.

"Di Zayn?" Chiesi stupito. Per quale motivo aveva il giacchetto di Zayn?
"Qualche problema?" Si massaggio la testa.
"Dovresti metterti la cintura." Le dissi per cambiare discorso, il suo volto era ancora spaventato
"Dovresti guidare come si deve." Mi imitò mettendosi, però, la cintura.

"Non mi chiedi dove stiamo andando?" Alzai il sopracciglio sorpreso, partendo quando il semaforo fu verde.
"La tua risposta sarebbe sempre la stessa quindi no, non te lo chiedo. E pensa a guidare." Era particolarmente nervosa stasera, l'avrei stuzzicata ancora più del solito.

Quando arrivammo lei corse verso l'entrata a differenza mia che camminai tranquillamente non curandomi della pioggia.
Ero completamente bagnato, ma anche questo particolare non fu nel mio interesse.
"Due persone." Dissi al ragazzo davanti a me.
"Prego." Ci accompagnò al tavolo. Il ragazzo aiutò Claire a sedersi che lo ringraziò con un sorriso, coglione.

"Allora? Cosa devi dirmi." Disse impaziente e curiosa come sempre.
"Non puoi aspettare?" Toccai i miei capelli fradici, provando a sistemarli.
"Ti verrà la febbre." Prese il menù guardandone la copertina, come se fosse interessante.
"È da sette anni che non mi viene la febbre." Presi anche io il menù, scegliendo una pizza California.

Ordinammo le rispettive pizze, io presi una birra mentre lei una coca.
"Allora?" Insistette.
"Cazzo puoi aspettare?" Volevo farla innervosire, era così buffa.
"Lo fai apposta vero?" E anche sveglia.
"Può darsi." Appoggiai la testa sulle mani assumendo una faccia da angioletto.
"Che palle." Sbuffò, gonfiando le guancie e appoggiandosi alla sedia.

Ci portarono le nostre bevande, presi un sorso di birra. Pronto a raccontare parte della mia vita. Lei lo capì subito e si mise in una posizione adatta per poter ascoltare.

"Mio padre è morto quando avevo solo sette anni, si è suicidato." Trasalii un po', schiarendomi la voce.

"Mia madre è ancora viva. Invece mia sorella è scappata via. Non si sa dove cazzo sia andata, quella stronza. È scappata e quindi tocca a me pagare tutto." Mi fermai guardando il suo viso interessato e i suoi occhi molto grandi color nocciola, tendente al verde.

"Ho incominciato a spacciare, ero solo un ragazzino e non avevo idea di quello che stessi facendo. Continuai fino ai 16 anni quando il mio boss violentò mia madre. Non sto a raccontarti questi particolari per-" mi interruppe "Non devi per forza." Avvicinò la sua mano alla mia, ma non la prese, la accarezzò delicatamente, con il suo tocco leggero e gentile. Fui io a prenderle la mano, senza neanche sapere il perché e questo sorprese anche lei.

"Hanno minacciato di uccidere mia madre se non mi fossi trasferito qui per finire delle cose di lavoro." Feci il segno delle virgolette con la mano libera.
"Adesso non faccio più queste cose. Ma non posso dire di fare qualcosa di meglio." Sospirai sentendo la sua mano stringere di più la mia.

"Non devi andare avanti se non vuoi ok? Io ti capisco che è dura parlarne." E sapevo che lei mi capiva, si vedeva dal suo sguardo. Dal modo in cui mi guardava e accarezzava il suo pollice sulla mia mano, proprio sul tatuaggio che raffigura una croce.

"Adesso sono ancora qua perché ho presi degli impegni, lavoro con un'agenzia che fa degli incontri di MMA, gare d'auto e di moto. Cose molto in nero." Sorrisi amaramente, pensando a quanta merda mi ero buttata addosso da solo.

"Non puoi uscirne?" Chiese la ragazza davanti a me.
"Fino a quando questa città sarà un posto corrotto dovrò rimanere qui." Staccai, anche se con mala voglia, la mia mano calda dalla sua fredda quando le rispettive pizze furono poggiate sul tavolo.

"Posso farti una domanda?" Era insicura, si vedeva anche dal modo in cui tagliava la sua pizza. Le feci cenno di continuare.

"Hai mai fatto uso di droghe? Perché fa male..." Ed era così strano il fatto che lei si curasse ancora di come stessi, se avessi fatto uso di qualche merda del genere o se ne facessi ancora uso. Era così strano che cercai di nuovo la sua mano cosa che fece anche lei.

"Assolutamente no." La vidi fare un grande respiro di sollievo, sorridendomi.
"Claire?" Sentiì il suo nome pronunciato da una voce maschile. Alzai lo sguardo vedendo di nuovo il ragazzo dell'altro giorno, non mi ricordo il suo nome di merda, però era sempre tra le palle.

"Christian! Ciao." Vedevo che il suo era un finto entusiasmo, le dava fastidio che fosse qui al nostro tavolo.
"Sei con...lui." mi squadrò, coglione.
"Si è con me, quindi vedi di levarti dai coglioni." Gli risposi.
"Allora sei fidanzata." I suoi occhi erano tristi. Lei mi guardò con rimprovero non ricevendo nessuna mia risposta.

"Senti Christian, non vedo come questo possa-" fu interrotta dal ragazzo "avresti dovuto dirmelo" alzò il tono della voce, facendomi alzare il capo. Ero pronto a reagire, ma Claire mi precedette.

"Inanzitutto calmati perché non mi sembra il caso di fare queste sceneggiate, visto che sei sul posto di lavoro." Indicò la sua divisa da cameriere. "E poi non siamo fidanzati, mi ha portato fuori per scusarsi del comportamento dell'altro giorno." Mi sorrise forzatamente, facendomi capire di stare al gioco.
Rivolsi il mio sguardo verso il testa di cazzo, che mi guardò con uno sguardo più rilassato in contrasto con il mio, rigido e incazzato.

"Perdonatemi, io-" sospirò toccandosi le mani in imbarazzo.
"Ce ne andiamo." Mi voltai di scatto verso Claire, che mi guardò mordendosi il labbro inferiore.
Mi alzai velocemente mettendomi il giacchetto, pagai e corsi fuori. Non volendo spaccare la faccia a quella faccia da cazzo.

"Harry!" Mi fermai respirando profondamente. Mi girai incamminandomi verso di lei.

CLAIRE'S POV
"Claire mi dispiace." Christian mi fermò.
"Anche a me." Pressai le labbra in una linea sottile, salutando il gentile cameriere che mi guardò confuso e corsi fuori per raggiungere il riccio.

"Harry" lo chiamai non ricevendo nessuna risposta. "Harry" alzai la voce, ma lui continuò a camminare. "Harry!" Gridai con tutta la voce che avevo, facendolo fermare, si girò e incominciò a camminare verso di me.

Si fermò davanti a me prendendomi in collo, stile sposa.
"Cosa stai facendo?" I nostri volti erano così vicini che ebbi paura di non riuscire a controllarmi.
"Sei troppo lenta, così facciamo prima." La sua voce era più roca del solito.

Quando arrivammo a casa Harry non mi degnò di uno sguardo, era entrato nel mio appartamento senza fare caso a me.
I ragazzi non erano a casa, probabilmente erano a qualche festa o stavano ancora "indagando".

Harry prese un bicchiere e si versò del whiskey poggiandosi sul ripiano della cucina.
"Perché fai così?" Gettai il giacchetto per terra, esausta dei suoi cambiamenti di umore.

Ovviamente non mi rispose, ma non sarei rimasta in silenzio.
"Voglio sapere per quale fottuto motivo devi comportarti così!" Gridai.
"Fai finta di non sentirmi." Sbatteì le mani sulle ginocchia, cercando di non gridare dalla rabbia.

"Lasciami stare" ringhiò dandomi sempre spalle.
"No." Risposi decisa, non avevo paura di lui e non mi sarei arresa.
"Perché insisti!" Gridò voltandosi verso di me, appoggiò con poca delicatezza il bicchiere sul tavolo.
"Perché voglio sapere per quale motivo fai così!" Gridai ancora più forte, sperando che i vicini non venissero a bussare alla nostra porta.

"Fanculo." Mi sorpassò uscendo definitivamente dell'appartamento. Rimasi immobile, rimanendo di nuovo ferita da quella sua boccaccia.
Andai in camera e mi sdraiai sul letto, abbracciando il cuscino, per poi addormentarmi.
~~~

Mi svegliai di colpo, sentendo un forte bisogno di andare in bagno.
Appena usciì mi affacciai alla porta della stanza dei ragazzi che si verificò essere vuota e ordinata.

Andai in bagno, feci i miei bisogni e mi incamminai verso la cucina. La luce era accesa, probabilmente mi ero dimenticata di spegnerla.

Ma la figura del riccio seduta per terra ed appoggiata al divano mi fece fermare. Accanto aveva una bottiglia di birra vuota, ma le sue condizioni mi dicevano che ne aveva bevuta più di una.

Era sudato e completamente ubriaco. Mi avvicinai cautamente a lui, sedendomi difronte.
"La birra fa schifo." La fece cadere ridendo senza un motivo.
"E allora perchè la bevi." Chiesi
"Non lo so." Sorrise appoggiando le mani per terra, non riuscendo a stare in equilibrio anche se era seduto.

"Perché ti sei ridotto così." Sentiì già i miei occhi pizzicare, non volevo vederlo così. Odiavo le persone ubriache, le persone che lo facevano solo per dimenticare e per farsi del male.
"È colpa tua." Appoggiò la testa al divano respirando pesantemente. Il mio battito accelerò.
"Mia?" Speravo di aver sentito male.
Rise strofinandosi gli occhi.

Non capivo, non stavo capendo un bel niente.
Si schiariì la voce, molto roca e profonda, per poi alzarsi barcollante, ciò che feci anche io ma senza sembrare una ubriaca.

"Ti porto a letto." Gli presi il braccio e me lo misi sulle spalle, provando a tenerlo in equilibrio anche se difficilmente.
"No." Tolse il braccio lasciandomi di stucco.

"Sai sono un coglione." Rise nuovamente sedendosi su una sedia.
"Si, lo so." Annuiì
"Stasera mi sono scopato una." Il mio cuore sembrò fermarsi, come il mio respiro. "Era l'opposto di te. Volgare, bionda, occhi azzurri." Chiusi le mani in due pugni, cercando di non piangere davanti a lui.
"Non so neanche il perché te lo stia dicendo." Rise di nuovo, la voglia di aiutarlo era svanita del tutto.

"Quindi tu baci me e nel frattempo ti scopi un'altra." Ero incazzata, con lui e con me stessa per essere caduta nella sua trappola.
"Io sono così, credevo l'avessi capito." Biascicò alzandosi.
"Sai Harry adesso ti ci mando io." Serrai la mascella. "Dove?" Aggrottò le sopracciglia.
"A fanculo." Andai in camera sdraiandomi nel letto, senza versare una singola lacrima.

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