Welcome to my life

Por BigRomance2

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Spesso la vita ci pone davanti a dei cambiamenti così grandi e bruschi da renderci impossibile anche l'opport... Más

Travel
Carcinogenic
New Friends
Bear Boy
The eyes
A Joke
It's not true
Malik House
Magnetic power
It's not true
Nothing
Come with me
Rapunzel
Pride
We are friends?
Nick
Only you
Can you help me fix my house?
Fear
Would you accept?
Please
Passage
My train
Just tell me...
Storm
Good luck
Miss you
H&L
Tell me why
You don't have to touch him
I think you are
Little Prince

Absolutely sexy

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Por BigRomance2


"A volte scegliamo di apparire forti, freddi o lontani perché ci aspettiamo di essere compresi. Quasi come se quel silenzio forzato in cui ci siamo immersi, possa far accendere una grossa insegna su di noi con scritto "Ehi sono qui, c'è qualcosa che non va" . Purtroppo, però, il nostro silenzio e la nostra freddezza viene scambiata come una forma di indifferenza, che in automatico, fa convincere gli altri che non ci sia nessun problema. Così ci tocca continuare a stare zitti e a sopportare qualsiasi decisione esterna, perché non si può tirare fuori la voce quando per tanto tempo hai finto di non averla, ma soprattutto non puoi gridare di essere stufo e di essere incompreso, perché sai di non aver fatto nulla per comunicare al mondo quale fosse il tuo problema. Quindi ci tocca stare in silenzio, ancora, e di assecondare con fare passivo lo scorrere degli eventi, aspettando che tutto finisca e che torni esattamente come prima. Ma, molte volte, alla fine della nostra attesa, ci accorgiamo che nulla era esattamente come era prima."

"Harry? Harry? Oh, andiamo, hai ascoltato almeno una parola di quello che ti ho detto?"

"Certo... dicevamo che... ok, hai ragione, non ti stavo ascoltando, cosa dicevi?" rispose il ragazzo posando il bicchiere che reggeva tra le mani.

"Ti stavo dicendo che stasera siamo stati invitati a cena dal mio nuovo capo e voglio, anzi pretendo, che tu faccia una bella figura!"

"Quando mai non ho fatto una bella figura con i tuoi stupidi datori di lavoro? "chiese Harry poggiandosi con la schiena al mobile. Osservò attentamente il volto di sua madre. Era incredibile il modo in cui l'Italia avesse modificato quella donna. Prima era sempre calma e assente... ma dal trasferimento era diventata decisamente troppo agitata e presente.

Pensandoci bene la preferiva molto di più prima, quando i suoi problemi le rimanevano completamente all'oscuro. Problemi tipo Amy, la ragazza che ci provava con lui dai tempi delle elementari. La sua unica preoccupazione era quella di non rendere palese il disgusto che le carezze di lei gli provocavano.

Insomma, non aveva mai simpatizzato per il genere femminile. Troppo dolci. Troppo lucidalabbra e cuoricini. Troppe aspettative di perfezione che non sarebbe mai riuscito a soddisfare.

Allo stesso tempo però non poteva dire di simpatizzare o essere interessato al genere maschile dato che non aveva mai avuto un amico o qualcosa che ci assomigliasse.

"Vogliamo ricordare come ti sei presentato a Peter?" disse sua madre strappandolo dai suoi pensieri e facendogli ricordare di quell'incontro avvenuto circa cinque anni prima.

Peter era il capo della base americana nella quale vivevano, ed era stato lui ad accoglierli appena arrivati in Italia. "Non puoi rimproverarmi per questa cosa mamma, sono passati anni!" affermò sbuffando appena. Il rossore a diffondersi sulle sue guance.

"Non bastano cinque anni a far dimenticare il modo in cui hai praticamente urlato in faccia al mio capo che era davvero sexy..."

"Ok, cambiamo argomento va bene? A che ora abbiamo questa famosa cena?"

"Alle sette Harry" affermò lei corrucciando la fronte in quella tipica smorfia che precedeva un mega monologo sulle sue scarse qualità personali.

"Perfetto, ci sarò. Ora scusami tanto ma vado a fare un giro... sai hanno aperto una nuova palestra nell'edificio qui accanto, magari vado ad iscrivermi" il ragazzo afferrò velocemente il suo portafogli, giusto per rendere quella scusa credibile, e impugnò saldamente il suo cellulare dirigendosi spedito verso la porta d'ingresso.

"Non fare tardi!"

"Non preoccuparti!" replicò chiudendo porta di casa. Sospirò profondamente e si complimentò con se stesso per quella mitica uscita strategica, poi, a passo lento si diresse verso il terzo piano all'ufficio del padre.

La parte positiva nel vivere in una base come quella, era che tutta la vita – lavoro, palestra, casa, spesa– si svolgeva in uno, massimo due palazzi, senza aver bisogno di uscire dalla zona murata della base militare. Poteva sembrare una cosa assurda e opprimente ma per lui rappresentava il vero e proprio paradiso. Questo naturalmente non era legato al fatto che era ritenuto un piccolo sfigato secchione e asociale, no, semplicemente era felice di avere un luogo dove poter stare tranquillo e lontano dai ragazzi della sua generazione che sembravano tanto avercela con lui sin dal primo giorno che aveva messo piede in quella stupida scuola italiana – praticamente l'unico suo contatto con la realtà esterna.

Scosse la testa sentendo quei pensieri negativi modificargli l'umore e accelerò il passo raggiungendo in pochi minuti l'ufficio.

Aprì leggermente la porta, intrufolandosi nell'ufficio, e puntò lo sguardo sulla figura posta a pochi metri di distanza.

"Dovresti smetterla di lavorare così tanto sai?"

Il padre si accorse solo in quel momento della sua presenza ed alzò di poco lo sguardo dai suoi documenti per poi ricalarlo con disinteresse sbuffando appena : "Harry, quante volte ti ho ripetuto che ho dei tempi di consegna per schedulare i nuovi cadetti?" Aveva gli occhi cerchiati da delle occhiaie, segno delle ore di lavoro svolte anche la notte precedente.

"Sì lo so, ma dovresti riposare. Mamma ti ha detto della cena di questa sera?" l'uomo rialzò lo sguardo puntandolo sulla figura del figlio, poi corrucciò appena la fronte e : "Certo che sì, penso sia un'ottima idea per cercare di aumentare il suo grado lavorativo, e se sei qui per implorarmi di convincere tua madre a non farti partecipare la mia risposta è no."

Harry alzò gli occhi al cielo per quella risposta tanto aspra e si avvicinò alla scrivania osservando i vari fogli sparsi su di essa.

"Non sono qui per nulla del genere, so che questa volta mi tocca farlo, mamma ha grandi aspettative su di me."

"Sì, lo so. Adesso fai una cosa Harry... prendi questi e vai a fotocopiarli, ti servirà per questa sera." affermò il padre chiudendo definitivamente l'argomento e porgendogli un plico di fogli facendo corrucciare di indignazione la fronte di Harry.

"In che modo questo potrà aiutarmi?"

A quel punto il padre gli sorrise, per la prima volta da giorni ormai : "Per farti capire che l'unica cosa che dovrai fare questa sera è stare zitto e seguire gli ordini che ti verranno dati da me e tua madre... e ora fila, voglio queste fotocopie entro dieci minuti altrimenti niente cellulare per tutta la serata!"

Alla sua affermazione Harry si affrettò ad uscire dalla stanza senza commentare. Una serata insieme al capo di sua madre sarebbe stata già un suicidio, affrontarla senza nemmeno il cellulare sarebbe stato come andare dritto contro morte certa.

Arrivato davanti la macchina cominciò a fotocopiare scrupolosamente ogni pagina datagli dal padre, ignorando volutamente gli sguardi delle ragazze ferme ad una macchinetta a pochi metri da lui.

Immerso nei suoi pensieri, si ritrovò a sobbalzare non appena una voce acuta e fredda gli urlò – praticamente – in un orecchio.

"Sei sordo per caso? Ti ho detto di spostarti, devo fare delle fotocopie urgenti."

Harry si voltò di scatto verso la voce e la prima cosa che incontrò fu uno sguardo azzurro come il mare. Subito dopo dei capelli color caramello.

"Senti ricciolino, non so bene per quale motivo ti paghino data la tua scarsa capacità mentale, ma dovresti spostarti. Ora."

Il ripetersi di quella voce lo risvegliò immediatamente facendo vagare il suo sguardo su tutta la figura che gli si era proiettata davanti.

Abito formale. Cravatta. Labbra sottili.

Assolutamente sexy.

"Mi dispiace smentire le tue affermazioni ma non lavoro qui, quindi non mi pagano, e non ho intenzione di lasciarti la fotocopiatrice, perché la sto utilizzando io come vedi."

Harry gli sorrise dopo quell'affermazione, cercando di non soffermarsi su quanto quel ragazzo – mai visto prima – sembrasse assolutamente arrogante nonostante il suo bell'aspetto.

"Credo decisamente di aver sentito male. Potresti spostarti per piacere?" sorrise ancora divertito, il tipo ci stava addirittura provando con le buone adesso, peccato che Harry non avesse intenzione di perdere quella strana guerra.

"No, se hai fretta vai ad un'altra fotocopiatrice."

I suoi occhi azzurri si sgranarono all'istante mentre la sua mascella si irrigidì in chiaro segno di indignazione.

"Tu forse non sai chi sono io, razza di sbruffone. "

"No, non so chi sei e nemmeno mi interessa, impara ad aspettare e a sentirti meno onnipotente, anche perché ti svelo un segreto," affermò Harry per poi avvicinarsi a quel ragazzo e bisbigliargli ad un palmo dal viso "non basta un bel completo da ufficio per renderti qualcuno."

Ritornò con l'attenzione alla macchina dando di nuovo le spalle a quel ragazzo e con fare attento prese a fotocopiare l'ultimo gruppo di fogli sentendo uno sguardo intenso perforargli la schiena.

"Tra tante belle ragazze che ci sono qui, proprio il figlio sfigato di qualcuno doveva capitarmi oggi!" al sentire quelle parole il sorriso sul suo volto scomparve immediatamente e un fremito di rabbia lo scosse Harry da capo a piedi portandolo a girarsi e a fronteggiare quel ragazzo puntandogli un dito sul petto.

"Ascoltami bene occhi azzurri : non so chi sei e nemmeno voglio scoprirlo ma ti avviso che se provi anche solo un'altra volta a definirmi in quel modo, senza nemmeno conoscermi, sono pronto a spaccarti quel bel visino che ti trovi senza pietà." ringhiò Harry.

"E tu sai vero che non puoi minacciare una persona dicendogli che ha un bel viso? Diventa tutto poco credibile," le parole, ancora una volta cariche di arroganza, di quel tizio lasciarono Harry confuso "ad ogni modo ricciolino, adesso dovresti spostarti, le tue fotocopie sono pronte, quindi è il mio turno adesso" affermò il ragazzo arrivandogli ad un palmo di naso.

Si sta prendendo gioco di me.

Assolutamente sexy.

"Non ho mai conosciuto in tutta la mia vita una persona più arrogante di te!"

"Lo prendo come un complimento ricciolino, ed ora scusami ma ho da fare."

La sua affermazione gli fece ribollire il sangue nelle vene, ma decise comunque di ignorarlo e voltarsi sbattendo un po' i piedi a terra – davvero patetico da parte sua.

Mai e poi mai avrebbe pensato di poter incontrare un tale deficiente – sexy – all'interno di quell'edificio.

Mai e poi mai avrebbe immaginato che un ragazzo sarebbe riuscito a mandarlo in confusione senza motivo solo guardandolo.

Mai e poi mai avrebbe ammesso a se stesso che la stretta allo stomaco provocatagli da quel battibecco non era dovuta alla sola rabbia, ma ad una forma di attrazione mai provata prima, tantomeno per un ragazzo.

Assolutamente sbagliato.

Assolutamente sexy.

***

Bene ragazze, come vedete ho pubblicato due capitoli in un solo giorno (ovviamente ho già tutta la storia pronta... chi sa perchè.... vabbeeee)

Ad ogni modo vorrei farvi una piccola piccola richiesta.

Dato che vorrei cercare di recuperare un po' quello che avevo con la vecchia pubblicazione vorrei chiedervi di raggiungere un tot di stelline ad ogni capitolo (non tante, almeno un 20 stelline) così che almeno la storia possa cominciare a tornare come prima.

Lo so sono una rompi balle ma mi sento veramente avvilita e in più wattpad help non mi considera minimamente.

Vi do un bacione a tutte voi ragazze e a prestissimo!

BigRomance

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