La ragazza dagli occhi di ghi...

By GiuliaMenegatti

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Rachel, la ragazza dagli occhi di ghiaccio, ha un passato difficile, di cui non parla volentieri. Ogni anno... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Epilogo
Prequel

Capitolo 40

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By GiuliaMenegatti

Joe Miller era pronto a parlare, proprio come aveva previsto Richard.

«Voglio che mi garantisca che nulla di quello che dirò uscirà da questa stanza.» furono le prime parole dell'uomo, «Quello che è successo nella mia vita privata non ha niente a che fare con l'omicidio di Maggie.»

«Per questo non ne ha mai fatto parola con la polizia?»

«Era una faccenda privata.»insistette Joe, «Non c'entrava nulla.»

«Sì, sì, questo lo lasci decidere a me.»

«Ho tradito mia moglie.» ammise infine Joe, «Con la nostra babysitter.»

Ormai era buio, nell'edificio era rimasta solo lei.

Paige sfogliò la rubrica del cellulare, fino a trovare il nome che stava cercando, una persona che credeva fosse sua amica fino a poche ore prima.

«Perché hai raccontato alla polizia di Joe e Maggie?»

«Richard Parrish l'aveva già capito.» rispose Cheryl, «Jason si era lasciato sfuggire qualcosa sulle scritte nei bagni della scuola.»

«Non aveva niente in mano e, soprattutto, non sapevano di Joe.» ribatté Paige, «Richard Parrish lo sta interrogando in questo momento.»

«Bene.» Cheryl fece una pausa, «Così finalmente la pagherà per quello che ha fatto.»

Paige scosse la testa, «La pagheremo tutti.»

Si era sempre occupato di casi minori, il cui colpevole era solitamente la persona più ovvia. In genere lasciava delle impronte sulla scena del crimine, o tracce di DNA oppure confessava tutto tra le lacrime.

Mentre osservava Joe Miller che si lasciava andare a un pianto liberatorio, Richard pensò che non fosse poi così diverso, «Le ha mai fatto dei regali?» domandò a un tratto.

L'uomo di strofinò di occhi, «Sì.»

«Che genere di regali?»

«Libri, cassette musicali, quel genere di cose.»

«Quel genere di cose.» ripeté Richard camminando avanti e indietro.

«Una catenina.» aggiunse Joe, «Con un pendaglio a forma di cuore, come simbolo di quello che provavo per lei.»

Il detective gli si sedette di fronte, «Perché è finita?»

«Era rimasta incinta.» raccontò Joe, «Io avevo già un figlio e... Come ha detto lei, quando arriva un bambino, la felicità della coppia è compromessa. Io non volevo passare un'altra volta quello che avevo passato con Teresa e non volevo lasciare nemmeno mia moglie e Lenny... Lei era troppo giovane, aveva ancora un sacco di cose da fare, l'università... Le ho dato dei soldi.» confessò tra le lacrime, «Per abortire.»

Quella camera da letto, quasi asettica, era l'esatto opposto di quella che aveva intravisto a casa di sua madre. Una volta Julie l'aveva invitato a cena e Cooper si era soffermato sulla soglia di quella che doveva essere stata la stanza di Iris, come attratto da una forza magnetica.

«Ti sei perso?»

Si era voltato e aveva visto Katie, la sorella più piccola, che lo fissava con aria interrogativa.

«Stavo cercando il bagno.» era stata la prima scusa che gli era venuta in mente.

Con le farfalle di carta appese alle pareti, era la camera di una ragazzina che era stata costretta ad affrontare cose più grandi di lei. Quella in cui si trovava ora, invece, era la stanza di una persona disillusa, una persona adulta.

«Non avresti dovuto affrontare tutto questo da sola.» le disse.

Iris alzò gli occhi dal portatile, «Quando ho rubato quei rapporti, sono corsa a casa per trascrivere tutto sul mio diario, come sempre, ma poi ho capito che avrei voluto correre da te, parlarne con te.»

«Mi dispiace essere sparito in quel modo. Io non pensavo... non ho mai pensato alle conseguenze delle mie azioni.» ammise, «E mi dispiace di aver rovinato tutto.»

«Jack,» era la prima volta che lo chiamava col nome di battesimo, «io capisco perché hai troncato la nostra storia, se vogliamo chiamarla così. Allora non lo capivo, ma adesso sì e non ha più importanza. Tu sei qui, ora, sei l'unico che mi abbia creduto, mentre Leon e Richard pensano che le mie siano le paranoie di una ragazzina.»

Cooper accennò a un sorriso, il suo sorriso da bambino che a Iris piaceva tanto, «Non sei un ragazzina.»

Iris sorrise, «Sono sempre stata più intelligente della media.»

«E anche modesta.» Cooper ricambiò il sorriso, «Forza, rimettiamoci al lavoro. Al momento non abbiamo niente in mano.»

«Ti sbagli.» Iris lo guardò, «Abbiamo Lenny.»

Da quando ospitava Lenny a casa sua, i genitori del suo amico non lo erano mai andati a trovare. Fu una strana coincidenza che Teresa Miller si fosse presentata da lui proprio quella sera.

«Voglio vederlo. Voglio vedere mio figlio.» gli aveva detto non appena A.J aveva aperto la porta di casa.

«Perché questo improvviso interesse?» aveva domandato lui lasciandola entrare.

«Io sono sua madre.»

A.J. la condusse da Lenny che stava facendo un puzzle, non si era accorto della loro presenza, sembrava un bambino indifeso mentre era concentrato.

«È stato lui... a puntare il dito contro suo padre?» domandò Teresa a bassa voce.

A.J. la fissò stupito di quell'accusa, «Non posso dire nulla a riguardo.»

«Cos'è questa storia che state interrogando mio marito?»

A.J. abbassò lo sguardo, «Teresa, non mi occupo io del caso di Maggie.»

«Joe non c'entra niente, era con me quella sera.» disse lei, «A teatro.»

«Non devi dirlo a me. Io non c'entro niente.» ripeté il detective.

«Le nostre famiglie sono amiche da tanti anni, la tragedia ci ha unito ancora di più, non lasciare che ora ci allontani.»

«Ho sempre voluto bene a Lenny come a un fratello.» affermò A.J., «Questo non cambierà mai, qualunque cosa succeda.»

Era tardi, ma Richard, per qualche motivo, era sicuro di trovare Paige Turner al suo studio. La donna non sembrava sorpresa di vederlo, lo fece accomodare e gli offrì una tazza di caffè.

«No, grazie, per oggi ne ho bevuti fin troppi.» si sedette di fronte a lei, poi si alzò in piedi di scatto, non ce la faceva a stare fermo, troppi pensieri si stavano agitando nella sua mente, «Perché ha negato che Maggie aveva una relazione con un uomo sposato?» le domandò Richard, «Sappiamo di Joe Miller, sappiamo tutto.»

«Avevo giurato di mantenere il segreto.» disse lei

«Anche dopo trent'anni?» le chiese il detective, «Anche dopo che la sua migliore amica è stata uccisa?»

Paige lo guardò, poi abbassò lo sguardo, non sapeva cosa rispondere.

«Joe Miller alla fine ha confessato.» riferì Richard guardando fuori dalla finestra.

«Che cosa ha confessato?»

«Che aveva una relazione con la babysitter.» si girò verso di lei, «Che lei è rimasta incinta e lui le ha dato dei soldi per abortire.»

Paige Turner ebbe come un piccolo sussulto.

«Ma non si trattava di Maggie.» proseguì Richard, «I Miller avevano avuto un'altra babysitter prima di lei.»

Richard ripensò alla giustificazione di Joe Miller; Teresa aveva ripreso a lavorare a tempo pieno, gli dedicava sempre meno tempo. Quando rientrava a casa, si precipitava a controllare Lenny, per Joe riservava solo un fugace bacio sulla guancia. Così lui aveva assunto Paige, ma le cose con sua moglie non erano migliorate. Dedicava il tempo libero a se stessa e alla sua carriera; era come se si fosse spezzato qualcosa nel loro rapporto, senza accorgersene, erano diventati due estranei che non sapevano cosa dirsi se rimanevano soli nella stessa stanza, l'unico argomento di conversazione era Lenny, il figlio che li aveva allontanati, ma che costituiva il collante del loro matrimonio.

Quando Teresa aveva riunioni fino a tardi, Paige gli preparava spesso la cena, aveva imparato le ricette dei suoi piatti preferiti. A Joe piacevano quelle piccole attenzioni, lo facevano sentire amato. Era così che doveva sentirsi un marito.

«Joe è stato il primo a farmi sentire attraente.»

Una volta l'aveva sorpresa in lacrime per colpa di qualcosa che le avevano detto delle ragazze a scuola, le aveva accarezzato i capelli e le aveva detto che era bellissima. Quante volte si era messa in testa di smettere di mangiare, di dimagrire fino a scomparire; alla fine però si arrendeva sempre. Aveva provato a vomitare, ma non ci era mai riuscita. Il suo corpo si rifiutava di cedere a quell'idea folle, perciò si era rassegnata al fatto che non avrebbe mai avuto le gambe di Maggie o il girovita di Cheryl. Loro erano quelle carine, lei la simpatica. Quel pomeriggio, mentre Joe la consolava e la baciava per la prima volta, capì che non doveva cambiare, per Joe era bella così com'era. E Joe Miller era molto più fico di Jason Green e dei ragazzi che non la degnavano di uno sguardo a scuola.

«Poi lei è rimasta incinta.» disse Richard, «E Joe non voleva un altro figlio.»

«Maggie mi ha aiutato a farlo.» raccontò Paige.

«Conosco un posto, dove puoi farlo.» le aveva detto.

«Ci sei stata anche tu?»

«No, per fortuna nel mio caso non è stato necessario, era solo uno stupido ritardo. Però mi ero informata e, se mi trovassi nella tua situazione, ci andrei senza pensarci due volte. Sarà il nostro segreto.» le aveva promesso Maggie, «Non lo diremo a nessuno, nemmeno a Cheryl.»

«Perché no?»

«Stai scherzando? Cheryl è cattolica.» le ricordò, «Farà di tutto per farti cambiare idea e, se non ci riuscirà, farà la spia ai tuoi genitori. È questo che vuoi?»

Paige non fece in tempo a rispondere che Maggie lo fece al posto suo, «Certo che no. Sei troppo in gamba per rimanere incinta a diciassette anni, di un uomo sposato per di più. Sai cosa diranno in giro?»

Paige annuì senza dire niente.

«E tu sarai costretta a sentire le chiacchiere di questi bigotti provinciali - tra cui Cheryl - per il resto della tua vita perché, se vai avanti con la gravidanza, puoi dire addio al college. Sarai una ragazza madre, senza laurea, con un figlio da mantenere grazie a un lavoro umile non qualificato. Non lascerai mai Westwood.» le prospettò, «È questo che vuoi?» le domandò di nuovo.

«Certo che no.» aveva risposto Paige in un sussurro.

Ma quando si trovò in quella clinica, sola con Maggie, senza Joe o i suoi genitori, non era più sicura di volerlo fare.

Maggie le aveva ripetuto i motivi per cui andava fatto, le cose a cui avrebbe rinunciato se avesse cambiato idea; sarebbero andate allo Spring Break, se ne sarebbero andate da Westwood, avrebbero vissuto in una grande città, avrebbero viaggiato in Europa, in Asia, forse anche in Australia, non sarebbero finite come le loro madri.

Poi si era svegliata in preda a forti dolori nel basso ventre.

«Qualcosa non va.» disse a Maggie.

«Shh, va tutto bene.» Maggie si sdraiò nel letto accanto a lei, «Il dottore ha detto che avresti avuto dei crampi.» le ricordò.

«Sì, ma...»

Qualcosa non va.

Il suo corpo si stava ribellando, la stava punendo per aver rinunciato a suo figlio. Quello era il suo bambino, l'unico che avrebbe mai avuto, anche se solo per pochi mesi. Ma allora non lo sapeva, allora si era convinta - o era stata convinta - che ce ne sarebbero stati altri, molti altri, con la persona giusta, che avrebbe trovato solo una volta diventata adulta.

«Cos'è successo con Joe dopo

«Lui ha cercato in tutti i modi di riavvicinarsi a me, mi telefonava, voleva sapere come stavo, quando sarei tornata al lavoro.» riferì, «Diceva che gli mancavo, che anche Lenny sentiva la mia mancanza, ma io non ce la facevo, non potevo tornare in quella casa come se nulla fosse.»

«E poi Joe ha assunto Maggie.» disse Richard, «Non deve essere stato facile per lei, saperla in quella casa.»

Con il suo ex datore di lavoro che non si faceva problemi a mettere incinta un'adolescente, aggiunse mentalmente.

«Maggie diceva che lo faceva per me, per vendicarmi.» raccontò Paige, «Diceva che aveva lasciato un'impronta di rossetto su una camicia di Joe, per testare la reazione di Teresa, ma a lei non interessava niente di suo marito, le importava solo di Lenny.»

«Poi Cheryl ha visto che Joe e Maggie si baciavano in macchina.» continuò Richard.

Non era sicuro della sequenza esatta degli eventi, però aveva capito che tutto era partito da quel semplice bacio, una sera d'inverno.

«Maggie l'ha sempre negato.» confessò Paige.

Continuava a negarlo anche di fronte a Cheryl, come se loro due fossero quelle stupide e lei l'unica furba; si era arrabbiata con la loro amica per aver fatto la spia e questo, per Paige, era un chiaro segno di colpevolezza.

«Ero andata lì solo per parlare. Volevo che me lo dicesse in faccia, in nome della nostra amicizia.» raccontò la donna con un tono di voce talmente basso che Richard faceva fatica a sentire, «Mi sono resa conto di quello che ho fatto solo quando ormai era troppo tardi.»

Non ricordava nulla, come se qualcun altro avesse preso possesso del suo corpo. Si ritrovò con un coltello da cucina in mano e Maggie era a terra in una pozza di sangue, Lenny che piangeva e urlava.

«Non riuscivo a pensare lucidamente, volevo solo che Lenny si calmasse. Non gli avrei mai - mai - fatto del male intenzionalmente. A nessuno dei due.»

«Maggie le aveva portato via l'uomo che amava.» proseguì Richard.

E il mio bambino, la possibilità di diventare madre, aggiunse Paige mentalmente. Si era buttata prima sugli studi e poi sul lavoro, non aveva fatto nulla per dimagrire, ma era successo lo stesso, a volte si dimenticava di mangiare, altre volte il senso di nausea prendeva il sopravvento. Cheryl aveva lasciato il college dopo il primo anno, era tornata a Westwood, dove si era sposata. Paige non si era più innamorata. Charles, l'uomo con cui aveva vissuto per dieci anni, glielo aveva chiesto tre volte e lei aveva sempre rifiutato. Avrebbe voluto dargli un figlio, ma il suo corpo era ormai compromesso.

Quando Richard la accompagnò al Distretto di Polizia, si accorse che Paige indossava lo stesso ciondolo a forma di cuore che aveva visto nelle fotografie di lei adolescente.

«Allora, com'è andata oggi?» gli chiese Jenny passandogli una birra. Poi si sedette sul divano accanto a lui e gli sorrise.

«Vorrei davvero parlarne con te, ma non posso.» Richard si sentiva elettrizzato, aveva finalmente risolto il caso di Maggie Doyle, aveva voglia di festeggiare, di gridarlo al mondo intero, o, almeno, dirlo a A.J. e a Iris che lo aveva indirettamente aiutato, ma non poteva, non ancora «Che ne dici di un'uscita a quattro, questo venerdì?» propose, «Con A.J. e Abby?»

«Devo controllare i miei turni.» Jenny lo guardò perplessa, «Non ti facevo tipo da uscite a quattro.»

«Ho i miei lati nascosti.» Richard sfonderò uno dei suoi sorrisi migliori, «Tu e Abby siete molto amiche?»

«Io e Mike avevamo quasi tutti gli amici in comune, così, dopo il divorzio, avevo bisogno di ampliare un po' il mio giro di amicizie.» raccontò Jenny. «Abby era nuova e non conosceva praticamente nessuno.»

«So che si è trasferita a Westwood per stare con il suo ex ragazzo, tu l'hai mai conosciuto?» le chiese il detective, «Sai come si chiama?»

Jenny sorrise leggermente sconcertata, «Perché ti interessa?»

«Sono solo preoccupato per A.J..» ammise Richard. Il suo collega era una persona buona ma anche un po' ingenua. Nonostante l'aspetto fisico potesse far presumere il contrario, le sue esperienze con le donne si potevano contare sul palmo di una mano. Non che a Richard fosse andata molto meglio.

«Beh, è un po' tardi per preoccuparsi, visto che stanno per avere un bambino.» gli fece notare Jenny.

«Già.» sospirò, «Con una persona che conosce appena.»

E di cui nessuno sembrava saperne molto a riguardo.

Aveva imparato a riconoscere gli incubi di Leon dal modo in cui ansimava quando si svegliava.

«Leon?» Yvonne gli mise una mano sulla spalle, «Stai bene?»

«Sì.» sospirò lui, «Era solo un brutto sogno.»

Yvonne lo abbracciò sotto le coperte, «Hai di nuovo sognato Taylor Cassidy che prende tua sorella?»

«Già.»

Solo che questa volta al solito sogno si era aggiunto qualche dettaglio. Questa volta, oltre a Taylor Cassidy, Leon aveva visto Abby.

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