Quel ragazzo con la chitarra...

By lettrice_incognita

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#Wattys2018 (incrociamo le dita!) SEQUEL DE "QUEL RAGAZZO CON LA CHITARRA IN MANO // SHAWN MENDES ". "- Non... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Instagram
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
#Ask
Capitolo 40
Risposte!
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Epilogo
Come la pece

Capitolo 46

964 61 39
By lettrice_incognita

Mi guardai allo specchio, decorato da quella cascata di lucine bianche. Un altro filo di lucine natalizie era attorcigliato in un luminoso vortice attorno alla testata del letto. Un alberello in miniatura, posto di lato sulla superficie del comò, era arricchito da palline bianche e grigie.

Alla finestra con il grande davanzale imbottito, quello su cui mi vedevo ogni tanto per guardare fuori o leggere, erano stati attaccati candidi fiocchi di neve a otto punte, pendenti e ben visibili da fuori tanto erano grandi. Per il resto della stanza vi erano un sacco di oggetti di natale, così come i cuscini rossi e bianchi sul letto e la piccola ghirlanda -della stessa grandezza del palmo della mia mano- era appesa sopra i cardini della porta. Io e Kate avevamo fatto un ottimo shopping.

Mi concentrai sull'immagine riflessa allo specchio e terminai il tutto con qualche goccia di profumo. Avevo addosso un vestito rigogliosamente rosso -rosso Natale, come mi piaceva definirlo-, con la gonna larga e il corpetto aderente. Le maniche erano lunghe e semplici Le décolleté nere erano scomode, come sempre, ma dovevo sopportarle per quel giorno. Kate, come promesso, si era occupata del make up, usando rossetto e ombretto rosso, creando una lieve ombra sulle palpebre. Quello era stato il compresso, ma le labbra rosse mi donavano, nonostante non fossi bionda. Sulle bionde, dopotutto, il rossetto rosso risultava volgare; quello era un dato di fatto.

- Piccolo bastardo, ridammi il mio profumo! - urlò Luke con la sua voce matura, accompagnato da un suono di passi pesanti sul tappeto persiano dell'atrio oltre la mia porta.

Un toc toc leggero, quasi timido, mi fece sussultare, troppo concentrata sulle urla di mio fratello. Mi spostai ad aprire la porta, restando perplessa nel vedere Gemma. I suoi capelli biondi -finti, ovviamente, e con una notevole ricrescita castana- erano arruffati e gonfi, non esattamente nel suo stile. Sugli occhi aveva una spessa riga di eye-liner che le faceva risaltare gli occhi azzurri e un rossetto rosa smorto sulle labbra, che non mi piaceva granché.

- Posso usare la tua presa? - chiese, con una smorfia imbarazzata, alzando la piastra a mezz'aria. Ecco la spiegazione a quei capelli orrendi...

- I bagni sono entrambi occupati e Luke sta usando la presa vicino allo specchio della sua camera - spiegò dispiaciuta, non ricevendo una risposta. Sbattei le palpebre, dandomi della stupida. - Sì, sì, certo. Luke è più fissato di una ragazza con i suoi capelli - mi ripresi in extremis, facendola passare.

- Ci manca solo che si vanti di avere una piastra migliore della mia. Quasi quasi glielo taglio quel ciuffo - concordò, facendomi ridere. Quel particolare del carattere di mio fratello mi portò alla mente Harry. Non lo vedevo dall'inizio delle vacanze e mi mancava già. Non c'era nessuno a chiamarmi "dolcezza" in quei giorni e nessuno a preparare le acrobazie. Mi mancava anche fare la prove con la crew e tutti i miei amici, soprattutto Jodie. Quella mattina avevo mandato un messaggio di buon Natale, al seguito degli altri, nella chat di gruppo. Dovevano essere tutti lontani, Vicky a Chicago, Lind ed Harry dai loro genitori, così come Jack -forse- e Jodie in Italia, da suo padre. Mi aveva anche promesso che una volta mi avrebbe portato con lei, a vedere l'Italia e non solo. Sapeva del mio desiderio di visitare l'Europa in generale.

Si abbassò ad attaccare lo spinotto e poi posò la piastra a terra, in attesa che si riscaldasse.
- In tal caso, lascialo - ribattei. Erano passati solo pochi secondi, ma io mi ero già persa nei meandri della mia mente.

Rise anche lei, mentre io mi sedetti sul mio letto. Non mi andava di andare a vedere il caos di pentole al piano inferiore in onore del pranzo di Natale. Gemma aveva addosso un vestito nero aderente, molto elegante. Le maniche erano lunghe e di pizzo, mentre la cerniera arrivava a metà schiena, lasciandola scoperta. - Oggi ci sarà anche il tuo ragazzo, vero? -.

La sua domanda mi fece sussultare, presa in contropiede. - Sì. Sua madre è la socia di mia madre. Verrà tutta la sua famiglia per questo - dichiarai. - Uhm... - sospirò, poi prese la piastra - Non ti imbarazza che sia proprio lui ad essere il tuo ragazzo? Non ti fa una strana sensazione? -. Alzai entrambe le sopracciglia, sbalordita da tutta quella confidenza.

- No, dovrebbe? Sarah e mia madre possono fare quello che vogliono -. Il toni con cui pronunciò quelle frase fu più acido di quanto volessi, ma forse un bene. Almeno fece capire a Gemma che la sua domanda era stata tutt'altro che gradita. - Oh, no, non mi riferivo a quello. Mi riferivo a lui. Non ti impressiona che sia famoso? -. Il suo imbarazzo era svanito, lasciando spazio ad una sgradevole curiosità.

Odiavo le persone curiose e così stupide. Che razza di domanda era? Avevo i nervi a fior di pelle e le mani mi iniziavano a tremare.

Lei, ignara della mia rezione, continuava a piastrarsi le ciocche di paglia una ad una, facendo strane smorfie involontarie. Bruciati i capelli, stupida oca!

- No, affatto - dissi e mi alzai. Volevo sputargli in faccia tutta la nostra storia, quello che eravamo prima della sua fama, quello che eravamo rimasti dopo. Lui non era cambiato, era sempre lo stesso ragazzo buono. Ma mi morsi la lingua per non darle tutte quelle informazioni, non si meritiva di sapere certe cose su di noi.

Mi alzai, uscendo dalla stanza per nascondere il mio fastidio, scaturito dalla sua presenza. - Ah, buon Natale, Annie! - mi trillò dietro. Feci finta di non sentirla e scesi al piano di sotto più velocemente possibile, tacchi permettendo.

Nella stanza da pranzo, la tavola era stata già apparecchiata a dovere dalle mani di mia madre e la cucina era stata ripulita da tutta quella confusione di pentole e teglie. Il piano inferiore era deserto, tranne per Ben chiuso nel bagno a prepararsi.

A farmi compagnia vi era l'imponente albero di natale, con le sue luci intermittenti. Abbassando lo sguardo ai suoi piedi ebbi una morsa allo stomaco. Vari pacchetti, di diversi colori e dimensioni, erano stati disposti scenograficamente da mia madre. Ma il problema non era quello, ma bensì il loro contenuto, in particolare di uno di essi.

Il regalo per Shawn mi faceva quasi paura. Sentivo che gli sarebbe piaciuto, ma che lui, come sempre, mi avrebbe sorpreso. Ogni volta che tentavo di fargli una sorpresa, lui riusciva -in un modo o nell'altro- a stupire me. Lo stesso episodio si era ripetuto qualche giorno prima, quando stavo pensando ad uno dei miei pieni e... Ta-dan, sorpresa! Eccolo lì con giorni di anticipo.

Mi sedetti sul divano, prima che i miei piedi iniziassero a supplicare, mentre vidi Carter entrare nel salone. Lo avevo visto vestito così elegante solo rare volte e ogni volta mi lasciava stupefatta. I pantaloni e la giacca blu che indossava richiamavano vagamente il colore mozzafiato dei suoi occhi, e la camicia bianca -con i primi tre bottoni aperti, naturalmente- non lo faceva apparire troppo serio.

- Complimenti! - esclamai giocosa. - Complimenti a te! Il rosso ti dona, sai? - disse, sedendosi al mio fianco. - Buon Natale, sorellona! -.

- Buon Natale - ricambiai con un sorriso. Lui, proprio come Gemma, quella mattina non aveva partecipazione alla fugace colazione, quindi non avevamo avuto ancora modo di scambiarci gli auguri.

- Non fare il ruffiano con me, Carter - lo rimbeccai, mentre un profumo già sentito mi riempì le narici. In un attimo capii il motivo delle urla di Luke: Carter gli aveva preso il suo profumo. Forse tentava di farsi notare da Ashley, forse.

- E quello? - chiese, con un ghigno curioso. Seguii il suo sguardo fino al mio polso sinistro e istintivamente girai giù la manica, che era leggermente risalita. Quel gesto fece tintinnare il bracciale che mi aveva regalato Shawn due anni prima, legato al mio polso destro.

- Non sono affar tuoi -.

Il nero del mio tatuaggio era stato ben visibile per un po', molto probabilmente, ma per fortuna che a vederlo fosse stato Carter. Mio madre sarebbe andata su tutte le furie, peggio ancora mio fratello.

- Oh, ma dai, Annie! Ormai lo so, potresti anche farmi vedere cos'è! -.

Avrei voluto volentieri tirargli un pugno su quel ghigno. Sospirai rassegnata e glielo mostrai. - Un fiocco di neve? Wow, non me lo aspettavo da te - ammise. Alzai un sopracciglio, tirando giù la manica. A furia di farlo si sarebbe sgualcita, ne ero certa.

- Come mai proprio questo? -.

- Non è affar tuo - ripetei, scoccandogli un'occhiataccia.

- Cosa non è affar suo? -. La voce calda di Luke ci raggiunse. Lui e Gemma stavano entrando mano nella mano, lei qualche passo più indietro.

- Niente - disse Carter, pronto a difendere il mio segreto. Mi venne quasi da sorridere. Il campanello suonò con un sonoro driiin che mi fece agitare. Da quando in qua mi venivano le palpitazioni per Shawn?

Dal primo momento che l'hai visto, mi ricordò il mio subconscio.

Mio fratello si alzò con uno scatto e corse ad aprire. - Lucas! - squittì mia zia, prolungando il suono della u - Buon Natale! -.

Tirai un sospiro di sollievo, sapendo che erano solo i miei parenti che arrivavano dal bed and breakfast.

- È così simpatica tua nonna - intervenne Gemma, ma non risposi. Quella mattina mi aveva alterato abbastanza.

Entrarono, ci scambiammo gli auguri e a quel punto non ebbero nemmeno il tempo di sedersi, a causa dell'arrivo dei miei genitori.

Sussultai al pensiero di ciò che avevo detto. Ero arrivata al punto di considerare Ben mio padre. Rabbrividii a quella constatazione, non perché fosse una brutta cosa, ma perché era strano. Strano pensare che potessi avere un padre che non fosse violento.

- Stai bene? - sussurrò Carter, indagando con i suoi occhi blu. Annuii distratta, cercando di autoconvincermi. Un attimo dopo, i Mendes furono a casa nostra, e da una parte ne fui sollevata. I loro regali si aggiunsero ai piedi dell'albero, accatastati su quelli della mia famiglia. - Buon Natale, darling - mi sussurrò Shawn all'orecchio, lasciandomi un soffice bacio sulla guancia. Sorrisi inebetita, ricambiando.

Con Carter accanto, fu facile vedere come Ashley si spostò a salutarmi, ignorando la sua presenza. Con la coda dell'occhio notai i pugni di Carter stringersi con forza e la sua mascella serrarsi. Ricambiai l'abbraccio della quindicenne, chiedendomi quale fosse il motivo di tutto ciò. Salutai anche i lori genitori e poi mi accomodai di nuovo sul divano, tra Shawn e Carter. A quel punto, mancavano solo i James, ma in cuor mio speravo che un'improvvisa bufera di neve non gli permettesse nemmeno di uscire di casa.

Però Melanie era stata sempre una buona amica di mia madre, e non volevo rovinare il loro rapporto per un capriccio. Inoltre, Tyler sembrava aver accettato con entusiasmo l'invito per quella serata tutti insieme. Mi chiedevo ancora come facesse Kate a volerlo presente. Insomma, non le aveva nemmeno mandato un SMS quando il suo ragazzo era deceduto!

Kate era ben diversa da me, lei non portava rancore, a differenza mia. Scossi la testa e recuperai il cellulare per mandare un "Buon Natale!" a Catherine e Chanel, le uniche a cui non lo avevo ancora mandato. Chanel mi mancava tantissimo. Avevamo sempre avuto un bel rapporto, chissà come, dopo la mia partenza, era andato tutto all'aria. - Con chi messaggi? - chiese Shawn, fingendo serenità. Alzai un sopracciglio, scettica. - Vuoi metterti a controllare il mio cellulare, ora? - lo stuzzicai.

- No, mi fido -. Lo guardai torva, ripetendo a me stessa quanto fosse geloso e possessivo. E pensare che lui se ne andava in giro per il mondo!

- Sì, sì, penso proprio che sia il ragazzo perfetto per mia nipote - stava dicendo mia nonna a Sarah, che annuiva entusiasta.

Andai in fiamme, soprattutto quando gli occhi di tutti si posarono su di noi. Ormai eri completamente in tinta con il mio vestito.

Per la seconda volta in quella giornata -appena iniziata- il campanello mi salvò da una situazione imbarazzante. Mi alzai da buon padrona di casa, per andare ad aprire. Mia madre era occupata a far entrare in frigo la torta che aveva portato Sarah. Shawn mi seguì, consapevole della presenza di Tyler.

Déjà vu.
Qualche mese prima ci eravamo ritrovati nella stessa circostanza. Mi venne da ridere al pensiero che quella sera feci di tutto pur di non salutarlo. E pensare che adesso ci eravamo rimessi insieme!

La situazione con Tyler non era affatto cambiata, tranne per il fatto che ormai mi ero abituata al suo cambiamento.

- Buon Natale! - urlò Melanie a sorpresa, facendo fischiare i miei poveri timpani. Sentii Shawn soffocare una risata alle mie spalle. - Grazie, anche a te -.

- Melanie! Robert! Tyler! - esclamò mia madre, raggiungendoci dalla cucina. La ringraziai mentalmente, spostandomi su un lato.

I tre entrarono, Mel per prima e Tyler per ultimo. La donna depositò una serie di pacchi e pacchetti incartati nelle braccia di Shawn.

Le sue mani si spostarono in avanti per il riflesso, afferrando tutto con un leggero sussulto per la sorpresa. Quella volta fui io a ridere.

- Annie. - disse freddo Tyler, poi rivolse un cenno del capo al ragazzo al mio fianco - Mendes -.

I quattro si spostarono in salotto, scatenando nuovi strilli eccitati. Sospirai, chiusi la porta e guardai Shawn. I suoi occhi sconcertati ricambiarono il mio sguardo.

Sarà una giornata mooolto lunga.

***

Il pranzo fu tranquillo, tutto sommato. Le cinque portate preparate da mia madre furono squisite e mi riempirono subito, così come la deliziosa Red Velvet di Sarah, capace di far peccare anche un santo.

A Gemma non scappò qualche risposta stupida, nonostante rimase per la maggior parte del tempo in silenzio. Mel ovviamente commentò l'evidente rapporto tra me e Shawn e Ben, come sempre, parlò di lavoro, politica e si vantò della sua splendida famiglia.

Luke aveva ricevuto una promozione nell'ultimo periodo e mia nonna non poté far altro che elogiare il nipote, brindando con il costoso vino che aveva portato Paul. Perché il fidanzato di zia Mary si chiamava Paul, giusto?

Quella domanda mi assaliva nel minor parte dei casi in cui conoscevo una nuova persona. Nel restante dei casi la domanda era: com'è che si chiama?

Mia zia si schiarì la voce, alzandosi in piedi con il suo calice di vino in mano.

- A proposito di belle notizie - cominciò. Paul -se non sbagliavo- si alzò in piedi con un sorriso accecante e le strinse la mano, come se fossero due ragazzini. Quel gesto mi fece sorridere, mentre la mano sinistra di Shawn scivolò nella mia -abbandonata sulla mia gamba- per istinto involontario. Lasciai che le nostre dita si incrociassero, combaciando alla perfezione.

- Io e Paul ci sposiamo - terminò, voltandosi completamente verso l'uomo con sguardo adorante.

Che memoria, ragazzi!, mi complimentai con me stessa.

Aspetta! Cosa?!

Realizzai le parole di mia zia in un secondo momento, sgranando gli occhi in modo impercettibile.

La tavola scoppiò in un applauso, e io non potei far a meno di sorridere sinceramente felice, alzando il braccio sinistro con il mio calice per brindare alla nuova coppia.

I due si riaccomodarono sulle lussuose sedie della sala da pranzo, mentre tutti ripresero le loro chiacchiere. Mi voltai verso Shawn, curiosa di avere qualche indizio sul mio regalo di Natale, ma i suoi occhi erano puntati su Carter. Aveva un ghigno sul volto che fece infuriare il povero sedicenne.

Gli accostai una gomitata, sapendo già quale fosse l'oggetto della silenziosa conversazione. Ashley era seduta il più distante possibile dal mio adorabile fratellino e continuava ad essere tesa, limitandosi a parlare solo quando qualcuno le rivolgeva una domanda. Shawn si voltò nella mia direzione, con un'espressione indispettita. - Che c'è? - sbottò, fingendosi un angioletto. Alzai gli occhi al cielo e sospirai.

- Allora, quand'è che si farà? - ci interruppe Tyler, a sorpresa. Ci voltammo verso di lui con uno scatto, del tutto sbalorditi che dopo un interminabile pasto -durante il quale non aveva smesso di parlare un solo secondo con Luke e mio padre- mi avesse finalmente rivolto la parola. Evidentemente una lampadina si era accesa nella sua testa, ricordandogli che un tempo, prima che tutto in lui cambiasse, eravamo stati migliori amici e che forse il minimo che potesse fare era rivolgermi la parola.

- Cosa? - chiesi. Forse non sta parlando con me, pensai. - Quella serata tra vecchi amici -.

- Aaah... - mormorai, arrossendo per non averci pensato prima - Non ci siamo messi ancora d'accordo con Chanel e Catherine -. Spero il più tardi possibile, aggiunsi nella mia sadica testolina.

- Sarà divertente! - esultò, sfoggiando un sorriso che non gli avevo mai visto. Era uno di quei sorrisi da "Guardami, sono il più figo del liceo".

Dov'era il mio Tyler?

- Solo per te - mormorò Shawn, stando attento a non farsi sentire e voltando la testa altrove. Poggiò un braccio sullo schienale di legno della mia sedia, districando l'intreccio delle nostre dita.

***

Qualche ora più tardi, nel tardo pomeriggio, avevamo già aperto tutti i regali e stavamo ancora digerendo il pranzo stravaccati sul divano. Be', in realtà Sarah, Ashley, Mel e mia madre erano sedute in modo composto a bere un tè compagnia della futura sposa e sua madre. Invece, i quattro uomini erano spariti con Carter e Tyler, così come Luke e Gemma, che erano andati a fare un giro.

- Ti va di spostarci in un'altra stanza? - mi sussurrò Shawn, senza ombra di malizia, dopo che anche mio fratello e la sua ragazza si furono alzati per andar via. Annuii, alzandomi di scatto. Non ci eravamo ancora scambiati i regali. Be', in realtà io avrei voluto darglielo subito, insieme a tutti gli altri, ma visto che il mio voleva darmelo in disparte, non glielo avevo ancora dato. Recuperai il piccolo pacchetto da sotto l'albero -l'unico rimasto- e andai verso la porta del salotto. Salii le scale e lo stesso fece Shawn. La neve non era stata più così forte negli ultimi giorni, ma aveva ben attecchito al suolo, quindi solo l'idea di fare una passeggiata per parlare tranquillamente mi faceva raggelare. Ma in fondo, che Natale era senza neve?

Raggiunsi in fretta la mia camera, dove mi concessi di scalciare via quelle trappole per piedi.

Shawn chiuse la porta e si stropicciò un occhio.

- È stata una giornata pesante - ammisi. - E non è ancora finita - mi fece notare sarcastico. Sorrisi, scuotendo il capo e lasciandomi cadere supina sul letto. Il regalo per Shawn rotolò al mio fianco, rimbalzando sul materasso ancora in movimento. - Ti va di aprire il mio regalo? - chiese lui, stando in piedi accanto al letto. Chiusi gli occhi e negai.

- Perché? -.

- Il mio regalo è un lungo ed interminabile bacio? - domandai retorica. - Originariamente no, ma se vuoi... - si sedette al mio fianco - Posso anche aggiungere un bigliettino -.

- Allora, mi tocca prima leggere il bigliettino - mormorai, ad un palmo dalle sue soffici e calde labbra. Si chinò su di me, facendo entrare in contatto le nostre bocche. Gli gettai le braccia al collo, giocando con i suoi corti capelli ricci, che ultimamente lasciava sempre al naturale, forse perché aveva intuito che li ammassi di più in quel modo.

Si sdraiò al mio fianco, trascinandomi sopra il suo addome scolpito. Continuammo a giocare con le nostre lingue, a dimostrarci amore con semplice ed innocui movimenti delle labbra. Una bomba di emozioni mi aveva travolto. Le farfalle nello stomaco non smettevano di svolazzare, stavo per andare in iperventilazione ed ero totalmente assuefatta dal sapore del mio unico vero amore. Il suo profumo era il mio ossigeno personale, l'unica sostanza capace di farmi respirare, inebriare.

Le sue grandi mani premevano sulla mia schiena, schiacciando il mio petto contri il suo, nel migliore dei contatti.

Ci separammo per qualche secondo, guardandoci negli occhi. - Ti amo - dissi.

- Devi ancora aprire il mio regalo - ribattè. - Umh... Quindi pensi che non ti amerò più dopo averlo aperto? - chiesi sarcastica. - No, il contrario -.

Alzai gli occhi al cielo. Percepii una sua mano scivolare via dalla mia schiena, sfiorandomi una coscia in modo involontario per raggiungere la sua tasca. Mi parò due fogli bianchi e rettangolari davanti gli occhi, troppo vicino perché potessi vedere cosa fossero. Glieli strappai di mano e rotolai sul letto con la sua risata in sottofondo.

Sgranai gli occhi con il suo regalo ancora fra le mani. - Londra? Shawn, stai scherzando?! - urlai. Non sapevo nemmeno se fossi arrabbiata o felice. Quel ragazzo mi confondeva, come sempre.

- No. Ho la faccia di uno che scherza? - sbottò, spostando il suo peso su un gomito per potermi guardare meglio in viso. Spostai lo sguardo su quei due biglietti, cercando la data.

- Capodanno?! Shawn! -.

- Ho un concerto a Londra il tre Gennaio e ho pensato di anticipare per te -.

- Tu. Sei. Completamente. Pazzo - dissi, iniziando ad abbassare il volume della mia voce. - Lo so -.

Gli presi il viso fra le mani, baciandolo piena di gioia. Riusciva a sorprendermi ogni volta, come se fosse la prima. E ogni volta, sentivo che tutto quello che preparavo io per lui, era niente. Come potevo paragonare un viaggio a Londra al mio stupido ed insignificante regalo?

- Che c'è? - sussurrò quando staccai le mie labbra dalle sue. Scossi la testa.

- Sei arrabbiata? Volevi passare il Capodanno qui? -.

Scossi il capo, di nuovo.

- Allora è perché non ti piace Londra? - continuò, spostandomi una ciocca di capelli sfuggita dal mio chignon. - No! No! No! - strillai - Londra è stupenda e non vedo l'ora di partire e stare sola con te ma... Ecco, pensavo che quest'anno ti avrei sorpreso con il mio regalo ed invece... -.

La sua risata stonò in quel momento di serietà. Abbassai lo sguardo, lontano dai suoi occhi, studiando tutte le sfumature della leggera e roca risata.

Si interruppe, solo per mettermi due dita sotto il mento e sollevare il mio viso verso il suo. Fui costretta a sollevare gli occhi, sussultando per quella vicinanza. Lui era così bello, i suoi occhi così profondi, la sua pelle così bianca in contrasto con il rossore delle sue guance e delle sue soffici labbra. Ed io così sbagliata al suo fianco. Lui era buono, talentuoso, capace di stupirmi e mandarmi in pappa il cervello.

- Stupida! Tutto quello che voglio per Natale sei tu, voglio solo sapere che mi ami quanto ti amo io. È il miglior regalo che tu possa farmi, fidati - mi rassicurò, sorridendo con quell'insana -per la mia sanità mentale- luce negli occhi.

Spazio autrice

Non sono del tutto soddisfatta di questo capitolo, devo ammetterlo.

Ho così tante idee in mente che non so quale mettere prima. Ovviamente il prossimo capitolo sarà anch'esso legato al Natale, perché questa lunga giornata non è ancora finita.

Sarebbe stato divertente pubblicarlo il 25 Dicembre, ma non sono così cattiva ahahah

All the love,
lettrice_incognita

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