Poisoned

By Lily_Bennet

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Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra. Ai due è stata sbadatame... More

Prologo
Headgirls and headboys
Obesaince
Wizards Chess, Books and Pumpkin juice
One hundred gold-galleons
Draco Malfoy
Deeply in love
Mead
The third kind
Gossip in the hallway
It's (almost) over
Reverse Psychology
A brand new friendship
Did you know...
New born in the Malfoy family
Behind the mask
Bad dreams pt.1
Bad dreams pt.2
Hogwarts is under attack
Think
The rebel one
Don't leave
In love, the winner is the one who flees
Of dream and desires pt. 1
Of dreams and desires pt.2
To be betrayed by your own family
Would you like to tell me something?
Ma insomma, che fine hai fatto?

Lies, lies, lies

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By Lily_Bennet

Ginny Weasley, dall'alto dei suoi sedici anni, si era trovata a far fronte ad un numero spropositato di contrattempi. 

A dieci anni si era presa una cotta per il bambino sopravvissuto, colui che aveva sconfitto il Signore Oscuro tra le sponde di una culla, il pupo più conosciuto del mondo magico. 

A undici si era intrattenuta in chiacchiere con quel volpone di Tom Riddle – incastrato in un diario – e aveva finito per ritrovarsi nella leggendaria Camera dei Segreti, svenuta e con un piedino che tastava la profondità della tomba. 

A dodici le era toccato convivere con un fratello ferito alla gamba dal morso di un detenuto di Azkaban pluriricercato, che solo successivamente si era scoperto essere il padrino del sopracitato Harry Potter, e principale sospettato per la morte dei due noti coniugi.

A tredici aveva dovuto consolare ancora suo fratello per non essere stato preso di mira da un mangiamorte, che non aveva infilato il suo nome nel protetto calice di fuoco, e per non aver rischiato la morte – oltre che la faccia – partecipando al torneo Tremaghi.

A quattordici era pressochè scoppiato il finimondo: suo padre era finito al San Mungo, quella strega della Umbridge aveva imposto regole impossibili, era stata coinvolta nell'armata di Silente, aveva cavalcato un animale invisibile fino al ministero, e infine Sirius Black era morto.

Di certo, se mai avesse avuto dei figli e dei nipotini, avrebbe potuto fargli pesare l'assenza di avventure simili nelle loro miserabili vite.

« Hermione sta cercando di impedirci ci entrare nella stanza delle necessità. »

Tuttavia, mai più di allora era stata incerta sul da farsi. Harry Potter era tornato indietro con un'espressione funerea, dopo aver tentato di trasportare del cibo all'interno della sala da festa.

« Cosa? Non dovrebbe essere a fare la ronda? » protestò Seamus Finnigan.

« Lo è, ma gira nei dintorni della nostra torre per assicurarsi che nessun Grifondoro prenda parte a quel "pretesto per venir espulsi". » la scimmiottò Harry.

« E Ron? »

« Li ho interrotti mentre discutevano. »

Ginevra Weasley camminava freneticamente per la sala comune, in cerca di un colpo di genio che le consentisse di partecipare a quella dannata festa, come un qualsiasi studente sano di mente. Il rumore dei tacchi, dopo un po' che zampettava, le risultò fastidioso e fu causa di distrazione per tutti i presenti, impegnati in machiavelliche macchinazioni per riuscire a fare baldoria. Ginny estrasse la bacchetta e silenziò qualsiasi cosa producesse un suono, fuoco scoppiettante nel camino compreso.

« Serve un diversivo. » disse Dean Thomas.

« Sul serio? Pensavo semplicemente di mandare tutto all'aria e cucire berretti di lana per la mia Puffola Pigmea. » replicò ironica la piccola di casa Weasley.

Coraggio, Ginny, pensa... si esortò massaggiandosi le tempie. Dean le si avvicinò e le mise un braccio sulle spalle per calmarla. Quel giorno era anche il loro terzo mesiversario e quella festicciola era il loro modo di festeggiarlo.

« Magari se le diamo qualcosa che la faccia preoccupare più della festa... » ipotizzò Harry Potter sedendosi su un divano.

Ginny si concentrò maggiormente. Cosa avrebbe fatto venire la pelle d'oca alla ligia Hermione, più di un party non autorizzato? Il suo primo pensiero fu Malfoy caposcuola, ma quell'incubo era già diventato tristemente realtà, e quindi il secondo ricadde sull'espulsione.

Per carità, l'amica aveva già dato prova di saper infrangere le regole – basti pensare a quando si era messa a giocare al piccolo alchimista nel bagno di Mirtilla Malcontenta, e un mese dopo si era ritrovata con una perfetta pozione Polisucco – ma era anche innegabile il fatto che diventasse alquanto intransigente, quando a farlo erano gli altri.

« Come ho fatto a non pensarci? » domandò tra sé e sé ad alta voce. 

Si scrollò di dosso il braccio del suo ragazzo e corse, per quanto glielo permisero i tacchi, in direzione dei dormitori maschili.

« Ginny, lì ci sono le camere dei maschi! » la avvertì Seamus.

« Lo so. » urlò lei di rimando.



Ronald Weasley era parecchio scocciato. Non solo perchè la sua ragazza aveva intavolato un monologo da dieci minuti e non c'era modo di porvi fine; non solo perchè aveva visto il suo miglior amico fallire in una missione attesa da tutti gli studenti del sesto e settimo anno, esclusi Hermione e Neville Paciock – impegnato in camera a piangere sul libro di Pozioni; ma anche per la costante domanda che gli frullava in testa da giorni: perchè cavolo lui e Hermione si erano fidanzati, quando era latente a tutti che i due andassero nettamente più d'accordo come semplici amici?

« E se qualcuno vi scopre? E se quel qualcuno è Piton? » domandò la ragazza con insistenza, quasi sperasse di convincere il "re" della validità delle sue tesi.

« Hermione... » la chiamò lui con fermezza, « ...che differenza c'è tra infrangere le regole per salvare un ippogrifo dalla decapitazione, o rubare mosche di Crispoa-. »

« E' "mosca Crisopa", Ron. »

« ...in entrambi i casi si rischia l'espulsione. » continuò Ron ignorandola. « Anzi, quando tu e Harry avete usato la giratempo per salvare Fierobecco avete rischiato anche di finire in gatta buia con Sirius. » tentò di farla ragionare.

« Ma quello era per una buona causa! » ribattè Hermione incredula.

« Anche questo lo è! Hermione, ti prometto che non gireranno alcolici. »

La caposcuola non gli credeva affatto, anzi, era più che convinta che quell'affermazione fosse un vero e proprio insulto alla sua intelligenza.

« Io non ti credo, Ron. » fu la stizzita risposta di lei. 

Si stavano avvicinando alla sala dei prefetti e l'ora X era proprio dietro l'angolo che le rideva in faccia. Hermione cominciò a sudare freddo: era più che decisa a salvare tutti i suoi amici dai guai non necessari, ma davvero non sapeva come avrebbe fatto.
Le sarebbe risultato difficile pietrificare tutti gli studenti di Grifondoro del sesto e settimo anno, per non pensare poi a tutte le fatture che le sarebbero state scagliate contro una volta tornati normali.

« E io non so cos'altro dirti. » replicò lui, accelerando poi il passo una volta capito di star combattendo una guerra persa. 

Erano a scuola da cinque giorni, e da tre litigavano quasi incessantemente per quell'innocente festicciola.

Gli altri caposcuola e prefetti avevano pensato di lasciarli soli, senza mischiarsi tra case, nella remota possibilità che la Granger si facesse abbindolare dalla sua dolce metà e che decidesse di allentare un po' la cinghia e di chiudere un occhio – due, nel migliore dei casi.
E invece, a giudicare dall'espressione del rosso, il piano era fallito miseramente.

Gli unici radiosi erano i Serpeverde, che tra di loro festeggiavano silenziosamente per la mancanza dei Grifondoro al party.


Hermione e Ron se ne andarono in completo silenzio, seguiti dagli sguardi delusi degli altri ragazzi.

Forse, si disse Ron, avrebbe dovuto sfoderare il suo lato romantico per convincerla.

Hermione camminava mantenendo un passo svelto, quando si sentì afferrare per un braccio. La sua mano saettò in direzione della bacchetta, prima di accorgersi che il responsabile fosse il suo ragazzo.

« Ma cosa... » ebbe il tempo di dire lei, prima che lui la zittisse posandogli un dito sulle labbra, come nei film.

« Non dire nulla. » sussurrò lui, avvicinandosi al suo viso per baciarla.

« Ron, siamo in mezzo ad un corridoio. » lo avvertì lei, lanciandosi occhiate circospette attorno. Già si immaginava la reazione di Piton, se passando da quelle parti, li avesse scorti ad amoreggiare.

« Siamo soli. »

Il ragazzo depositò un casto bacio sulle labbra, deludendo parzialmente le aspettative di Hermione – che per quanto storcesse il naso all'idea di venir sorpresa in atteggiamenti intimi con il proprio fidanzato da un insegnante, si aspettava comunque un po' di passione. Ora che ci pensava non ricordava nemmeno da quanto non l'avvertiva: giorni, settimane o forse mesi?

« Cosa fai questa sera? » le domandò Ron, tenendole le mani fisse sulle spalle come ad evitare che gli sfuggisse.

« Mi leggerò un libro, e poi andrò a letto. » replicò lei.

Ecco, quello era il momento giusto. La domanda era: come avrebbe fatto ad evitare che montasse su tutte le furie? Che parole avrebbe dovuto dire? Sentiva di star sudando copiosamente e pregava che lei non lo notasse.

« Non voglio che tu rimanga da sola. » tentò lui.

« Vuoi giocare a scacchi magici? » domandò ingenuamente lei. 

Arrivati a quel punto, Ron comprese di non poterci girare attorno più di tanto.

« Vieni con me. » disse solo, sottointendendo il dove. 

Lei capì subito e si scostò dalla stretta del ragazzo.

« Sei un prefetto. »

« Lo so. »

« E io sono una caposcuola. »

« Lo so. »

« E' da sconsiderati. » concluse lei con uno sguardo oltraggiato.

« Hermione, non so che idee ti sia fatta, ma a quel genere di feste non succede mai nulla che ti faccia pentire di averne preso parte. Basta pensare a quella dell'anno scorso, è stata meravigliosa! »

Hermione lo guardò gelida.

« E tu come sai che quella dell'anno scorso è andata così bene, Ron? »

Fregato. Ronald Weasley non eccedeva di furbizia.
Se mai fosse esistita una possibilità di rabbonirla sull'argomento se l'era appena giocata. Ron la guardò negli occhi: sarebbe stato da codardi negare l'evidenza – che, tra parentesi, lui stesso aveva spiattellato ai quattro venti.

« Io... ci sono andato. » ammise dopo una breve pausa, dove aveva fatto un respiro profondo per farsi forza. 

La reazione di Hermione fu più o meno la stessa avuta da Fierobecco, dopo che Malfoy osò chiamarlo "brutto bestione". Nessuno, specialmente colui che le stava di fronte, le aveva mai detto di aver partecipato all'evento.
Lo guardò con gli occhi sbarrati per la furia, e il tic alle narici si ripresentò in tutto il suo splendore.

« Come, scusami? » domandò con un misto di incredulità e impazienza, il tono più alto di quello usato fino ad allora. 

Era pronta a scommettere che anche Harry l'avesse seguito, visto che i due erano da sempre culo e camicia, e che anche quest'ultimo fosse intenzionato a portarsi il segreto nella tomba. Ora che ci rifletteva su bene, con ogni probabilità l'intero dormitorio di Grifondoro del sesto anno poteva essersi assentato quella sera.

« Perdonami se non te l'ho detto, ma volevo evitare proprio questa scena. »

Come aveva fatto a non udire le sue compagne di stanza zampettare via? Qualcuno doveva averle versato una pozione soporifera nel bicchiere in un momento di distrazione.

« Avresti dovuto. » disse fredda.

« Hermione, ti rendi conto che questa festa ci sta dividendo? » le chiese lui facendo un passo avanti.

« Solo perchè tu sei così fissato. »

« No, perchè tu sei convinta che parteciparvi non faccia di te una perfetta caposcuola. E' solo una serata tra amici, non stiamo mica pianificando un omicidio. » ribattè lui duro.

Lei lo guardò senza battere ciglio.

« Ron, te lo chiedo per l'ultima volta: non andare. » disse infine lei, passandosi una mano sul viso stanco.

« Perchè? » domandò lui.

« Perchè per me le regole sono importanti. » rispose, indirizzandosi verso la torre di Grifondoro. « E non voglio che tu venga espulso per così poco. Cosa direbbe tua madre? »

Ron rimase in silenzio, parzialmente stupito da come quella conversazione fosse passata dalla lite ad un banale scambio di battute indolenti. La verità era che per Hermione non ne valeva la pena discuterne con lui. Era infastidita dal fatto che qualcuno l'avesse mandata a terra a sua insaputa, il regolamento fosse stato ignorato per futili motivi e che per un anno intero fosse stata tenuta all'oscuro di tutto.
Ora come non mai iniziava ad accarezzare l'idea di riportare il loro rapporto ad una semplice amicizia.

Lei cercava qualcuno con cui scambiare opinioni, non qualcuno con cui litigare quasi tutte le sere, e con Ron non le risultava possibile. Forse, si disse, era il caso di parlarne con lui.

« Ron, io... »

Uno scoppio. Entrambi estrassero la bacchetta.

« Cos'è stato? » domandò in allerta il rosso.

Un altro boato. Dopodiché una scintilla azzurra danzò in aria componendo un insulto poco lusinghiero per qualsiasi persona. Ron sbuffò e assunse una posa rilassata.

« Ron, ma cosa fai?! » strepitò la ragazza incredula, per cercare di farsi sentire. 

Una luce gialla volteggiò davanti ai loro occhi, scrivendo parole oscene e parolacce irripetibili.

« Pix deve aver rubato a qualcuno i fuochi artificiali dei miei fratelli. » replicò Ron laconicamente.

« Dobbiamo fermarlo! Sta facendo fin troppo baccano! »

« Io me ne torno al dormitorio, tanto tra cinque minuti al massimo sarà tutto finito. » decretò Ron sbadigliando. 

Hermione gli lanciò ancora quell'occhiata che si tirerebbe a qualcuno che ha ammesso candidamente di aver ammazzato qualcuno.

« Ma sei un prefetto! » protestò lei.

« Lo so. » ripetè lui, imboccando la strada per la torre.



Quando Hermione si precipitò sul posto scoprì con disappunto che il colpevole era già fuggito. Delle scatoline con sopra le facce dei due gemelli e la scritta "novità: fuoco insultachivuoi" spiccava vivida sul cartone.

Era sola, e l'unico rumore che era possibile sentire era il suo respiro. Con la bacchetta illuminò ancora i pacchetti abbandonati a terra e li fece evanescere.


Al suo ritorno in sala comune le sembrò molto sospetto il fatto che nessun suo coetaneo fosse presente.
Colin Canon stava ammirando le sue ultime fotografie, mentre suo fratello giocava al mini-quidditch con Demelza Robins. Salì le scale che la portavano alla sua camera e si sorprese, aprendo la porta, di trovarla completamente vuota. I letti di Calì e Lavanda erano sfatti, le loro scarpe gettate alla rinfusa, e alcuni abiti da sera appesi al telaio del baldacchino. Le sue guance iniziarono a colorarsi di rosso per la collera; ma tuttavia volle raccogliere un'ulteriore prova, prima di saltare a conclusioni affrettate.

Raggiunse la stanza dei suoi amici, puntò la bacchetta sulla serratura e scandì:

« Alohomora. »

Neville Paciock, seduto sul suo letto e coperto da un pigiama di flanella, sobbalzò alla vista del portone che si spalancava da solo, ma tirò un sospiro di sollievo scorgendo la Granger dietro di esso.

« Oh, Hermione, mi hai fatto spaventare. » piagnucolò lui. 

Davanti a sé aveva il libro di pozioni, aperto sull'ultimo intruglio che il professor Piton aveva usato per esercitare su di loro la solita violenza psicologica.

« Dove sono gli altri? » gli domandò cortesemente lei, muovendo qualche passo verso il baule aperto di Ron. 

Il cuore le balzò fuori dal petto quando le parve di vedere una scatolina colorata. Su di essa, i visi gioiosi dei gemelli Weasley e una scritta vivace recitava a chiare lettere il nome del prodotto:

"Novità: fuoco insultachivuoi."

Negli ultimi cinque giorni aveva dubitato spesso dei propri sensi, e anche quella sera si ritrovò a credere di avere le allucinazioni.

« Oh, loro... » iniziò Neville incerto. « ...sono andati alla festa. »

Contrariamente a quanto temuto dal ragazzo, Hermione non esplose, non urlò e non inveì. Rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sul baule. Allungò una mano verso di esso, prese una scatola poco più grande di un palmo e si mise a fissarla.

Quindi Ron aveva agito ancora alle sue spalle. Anche quella volta aveva coinvolto qualcun altro, dal momento che lo spettacolino pirotecnico aveva avuto inizio mentre lui era con lei.

Era furiosa, furibonda, collerica.

Per la seconda volta – stando a quanto sapeva lei, ma sospettava che occasioni simili fossero ben più numerose – le aveva mentito per fare baldoria alle sue spalle. Aveva veramente senso portare avanti quella storia? Una relazione, a parer, suo avrebbe dovuto essere fondata sulla sincerità. Si alzò lentamente, ripose quel che reggeva in mano, e lo guardò sull'orlo delle lacrime.

« Grazie. » disse a Neville. 

Indietreggiò e scese le scale a gran velocità.

Svegliò la signora grassa e corse per i corridoi, fino a raggiungere il luogo del ritrovo. Le risultava difficile respirare dopo tutta quella fatica, ma arrivò giusto in tempo per scorgere Malfoy, Blaise, Tiger e Goyle camminare per tre volte davanti al muro, e vedere un portone materializzarsi su di esso.


***

Rieccomi con un altro capitolo! 
Se qualcuna di voi è su EFP e si è già ritrovata davanti a questa storia, sappiate che non è stata copiata da nessuno (almeno che io sappia). Il mio nome là sopra è diverso solo perchè si tratta di un account vecchio, e per ragioni a me sconosciute il sito mi impedisce di cambiarlo. Perciò, se girando qua e là dovreste vedere "Poisoned" di una certa Emma Williams, non fatevi prendere dal panico! Sono sempre io. 

Come vi sembra questo capitolo? 
Se mai questa storia dovesse diventare pesante ditemelo pure! Il mio obiettivo è quello di crearne una leggera e che si leggerebbe per rilassarsi un po', perciò l'ultima cosa che voglio è creare una schifezzuola che ti fa venire voglia di mollare tutto e correre da uno psicologo. 

Ogni tanto però mi sembra di dilungarmi troppo. Che avessi un piccolo problema con la scrittura l'avevo già capito scrivendo "Write About Us", visto che stando alle mie stime mi sarei dovuta liberare della gita in uno o due capitoli, e invece l'ho tirata avanti per tre o quattro da quasi tremila parole l'uno. Su EFP sarei giù a quota otto, contando anche il prologo, e ho paura di finire per scrivere un trattato; però allo stesso tempo so di non poter riassumere troppo, o finirò per scrivere una di quelle fanfiction lampo dove Draco guarda Hermione e BAM, improvvisamente sono follemente innamorati e corrono a prenotare la chiesa. Voi cosa dite? 

Grazie a tutti per avermi seguita fino a qui, e mi auguro che questa storia - nonostante si prospetti abbastanza lunga - vi stia interessando!

Al prossimo capitolo, 
Lily :*

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