Lies, lies, lies

826 67 26
                                    

Ginny Weasley, dall'alto dei suoi sedici anni, si era trovata a far fronte ad un numero spropositato di contrattempi. 

A dieci anni si era presa una cotta per il bambino sopravvissuto, colui che aveva sconfitto il Signore Oscuro tra le sponde di una culla, il pupo più conosciuto del mondo magico. 

A undici si era intrattenuta in chiacchiere con quel volpone di Tom Riddle – incastrato in un diario – e aveva finito per ritrovarsi nella leggendaria Camera dei Segreti, svenuta e con un piedino che tastava la profondità della tomba. 

A dodici le era toccato convivere con un fratello ferito alla gamba dal morso di un detenuto di Azkaban pluriricercato, che solo successivamente si era scoperto essere il padrino del sopracitato Harry Potter, e principale sospettato per la morte dei due noti coniugi.

A tredici aveva dovuto consolare ancora suo fratello per non essere stato preso di mira da un mangiamorte, che non aveva infilato il suo nome nel protetto calice di fuoco, e per non aver rischiato la morte – oltre che la faccia – partecipando al torneo Tremaghi.

A quattordici era pressochè scoppiato il finimondo: suo padre era finito al San Mungo, quella strega della Umbridge aveva imposto regole impossibili, era stata coinvolta nell'armata di Silente, aveva cavalcato un animale invisibile fino al ministero, e infine Sirius Black era morto.

Di certo, se mai avesse avuto dei figli e dei nipotini, avrebbe potuto fargli pesare l'assenza di avventure simili nelle loro miserabili vite.

« Hermione sta cercando di impedirci ci entrare nella stanza delle necessità. »

Tuttavia, mai più di allora era stata incerta sul da farsi. Harry Potter era tornato indietro con un'espressione funerea, dopo aver tentato di trasportare del cibo all'interno della sala da festa.

« Cosa? Non dovrebbe essere a fare la ronda? » protestò Seamus Finnigan.

« Lo è, ma gira nei dintorni della nostra torre per assicurarsi che nessun Grifondoro prenda parte a quel "pretesto per venir espulsi". » la scimmiottò Harry.

« E Ron? »

« Li ho interrotti mentre discutevano. »

Ginevra Weasley camminava freneticamente per la sala comune, in cerca di un colpo di genio che le consentisse di partecipare a quella dannata festa, come un qualsiasi studente sano di mente. Il rumore dei tacchi, dopo un po' che zampettava, le risultò fastidioso e fu causa di distrazione per tutti i presenti, impegnati in machiavelliche macchinazioni per riuscire a fare baldoria. Ginny estrasse la bacchetta e silenziò qualsiasi cosa producesse un suono, fuoco scoppiettante nel camino compreso.

« Serve un diversivo. » disse Dean Thomas.

« Sul serio? Pensavo semplicemente di mandare tutto all'aria e cucire berretti di lana per la mia Puffola Pigmea. » replicò ironica la piccola di casa Weasley.

Coraggio, Ginny, pensa... si esortò massaggiandosi le tempie. Dean le si avvicinò e le mise un braccio sulle spalle per calmarla. Quel giorno era anche il loro terzo mesiversario e quella festicciola era il loro modo di festeggiarlo.

« Magari se le diamo qualcosa che la faccia preoccupare più della festa... » ipotizzò Harry Potter sedendosi su un divano.

Ginny si concentrò maggiormente. Cosa avrebbe fatto venire la pelle d'oca alla ligia Hermione, più di un party non autorizzato? Il suo primo pensiero fu Malfoy caposcuola, ma quell'incubo era già diventato tristemente realtà, e quindi il secondo ricadde sull'espulsione.

Per carità, l'amica aveva già dato prova di saper infrangere le regole – basti pensare a quando si era messa a giocare al piccolo alchimista nel bagno di Mirtilla Malcontenta, e un mese dopo si era ritrovata con una perfetta pozione Polisucco – ma era anche innegabile il fatto che diventasse alquanto intransigente, quando a farlo erano gli altri.

PoisonedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora