siblings. ✩ jdb

By castawayjdb

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"justin non è davvero mio fratello." More

[01]: exceptions
[02]: crushin
[03]: possessive
[04]: lurking
[05]: slimed
[06]: frustration
[07]: sunday
[08]: monday
[09]: charger
[10]: tattoos
[11]: confusion
challenge
self promo
[13]: pattie's

[12]: guilt

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By castawayjdb

justin.

- dio, non ci credo che lo hai fatto alzare a tuo fratello. -

fu la prima cosa che sentii quando mi avvicinai alla camera di scar. era cassie a parlare.

già, nemmeno io potevo crederci. mi ero appena strusciato contro scar - o lei si era strusciata su di me? - e il mio corpo aveva deciso di eccitarsi proprio in quel momento, proprio contro di lei. mi sbattei una mano in fronte per la vergogna.

- lo so, è una cosa assurda. -

aveva detto quindi scar, ma la sua voce non era shockata, era.. non so nemmeno come fosse. non sembrava dispiaciuta per quello che era successo, e maledizione, nemmeno io lo ero, e non lo sono nemmeno adesso.

- ma come era? -

- fottutamente duro, cass, io non ho nemmeno parole per descriverlo. -

sentivo le guance scottare mentre origliavo la loro conversazione. sentire due ragazze parlare della mia erezione non mi metteva esattamente a mio agio, però a pensare che a scar fosse piaciuto, mi veniva da sorridere.

- scar, io sono davvero, davvero contenta per te e justin, perché è evidente che entrambi volevate questo, però... -

la frase di cassie restò incompleta, abbastanza a lungo da far svanire il sorriso sulle mie labbra. però cosa? di sotto aveva appena fatto il tifo per me.

- sabato esci di nuovo con aaron, è un ragazzo d'oro e sinceramente.. non merita questo. -

la mia espressione crollò a quel nome. significava che scar aveva intenzione di continuare a vederlo? maledizione.

- quello che è successo di sotto non cambia le cose con aaron. è vero, justin ed io abbiamo tirato un po' troppo la corda, ma abbiamo solo ballato. non è successo nient'altro, e non succederà mai. -

fu a quel punto che sentii il mio cuore lacerarmisi nel petto. perché stava sminuendo quello che era successo? e soprattutto, perché faceva così fottutamente male?

- spero solo che tu sappia cosa stai facendo, scar. -

fu allora che entrai nella stanza per liquidare cassie, come avrei dovuto fare prima ancora di fermarmi ad origliare, per poi invitare scar da mia madre il sabato successivo (proprio il giorno del suo appuntamento, una fortunata coincidenza, no?)

comunque, ad oggi, non mi pento di niente. e anche se ci siamo detti che quel toccarsi non conta niente, che possiamo continuare ad ignorare la frustrazione tra di noi, una vocina dentro di me continua ad urlare di continuare a tirare la corda, di superare i limiti a noi concessi di nuovo. perché maledizione, è ciò che il mio corpo vuole. vedere scar arrossire davanti ai miei occhi mi aveva reso più fiero che mai: era attratta tanto quanto lo ero io. la conferma arrivò quando il suo sedere si strofinò contro di me di continuo. se solo cassie non ci avesse interrotto...

ma quello che sento è sano? il fatto che io non possa togliermi dalla testa come sia stato toccare scar con le mie mani, può essere anche lontanamente normale? solo pensarci mi fa ansimare di nuovo, solo che adesso, che sono a lavoro, avere un'erezione non sarebbe esattamente conveniente. deglutisco, cercando di pensare ad altro. quella ragazza sta diventando nociva per me.

scarlett.

è passata solo un'ora e già voglio tornare a casa. odio il liceo.

mentre litigo con il mio armadietto che, tanto per cambiare, ha deciso di bloccarsi, sento una voce squillante e allegra chiamare il mio nome. chi diavolo è così felice a quest'ora?

- buongiorno. -

oh, aaron.

mi ci vogliono un paio di secondi buoni per togliermi dalla faccia l'espressione da zombie-che-soffre-di-insonnia, ma poi riesco a sorridere e ricambiare il saluto.

- hey.. non ti ho visto all'entrata. -

dico.

- lo so, sono venuto un po' prima per aiutare cody e lawrence a sistemare l'aula di scienze. sai, ieri hanno portato delle apparecchiature nuove e ho pensato di dare una mano ad installarle. -

io faccio fatica ad essere qui alle 8:00 e lui arriva addirittura prima. perché mi gira la testa solo a pensarci?

- oh, wow.. ti dai molto da fare. -

dico sorridendo sarcasticamente.

- non è niente, sono solo le responsabilità del rappresentante... -

- ... del corpo studentesco. lo sappiamo, coleman, non te la tirare. -

concludo la sua frase scimmiottandolo, e lui ruota gli occhi, facendomi ridacchiare.

- okay, okay, ho capito, tu non sei una di quelle che ha votato per me. me ne ricorderò. -

scrollo le spalle innocentemente. in realtà non so se voglio che lui sappia che, in effetti, ho votato per lui.

- ad ogni modo, volevo chiederti a che ora posso passare a prenderti sabato. -

la mia espressione si fa confusa.

- sabato? -

sabato, sabato, sabato... oh no.

- oh mio dio, sabato! dovevamo uscire... -

aaron corruga la fronte.

- umh, sì, in effetti. -

che stupida, me ne ero dimenticata. mi passo una mano sul viso per cercare di nascondere quanto sto arrossendo non solo per la vergogna, ma anche per il senso di colpa. ho completamente messo da parte aaron per pensare a j... non sono normale.

- aaron, oddio, non so dove avessi la testa, ma.. sabato ho un impegno con justin che non posso davvero rimandare. -

dico dispiaciuta, e per quanto lui cerchi di sorridere, riesco a vedere dai suoi occhi che ci è rimasto male.

- oh... beh, non fa niente. sta tranquilla. possiamo fare un'altra volta. -

dice. dio, perché deve essere così gentile quando io ho fatto una stronzata?

- d'altronde, non ti porterei mai via da tuo fratello. -

sento la gola seccarsi, ad un tratto, e sono costretta a scostare lo sguardo. se solo sapesse cosa abbiamo fatto io e mio fratello nella sua camera da letto.

- no, infatti. -

mormoro. solo adesso i sensi di colpa stanno venendo giù come una valanga. cassie aveva ragione, aaron è un ragazzo d'oro e non merita una che si struscia contro il pene di un altro a sua insaputa.

- hey, non rimanerci male. -

dice lui sorridendo. rialzo lo sguardo.

- è che non ci stavo proprio pensando e... non lo so, mi sento stupida. -

aaron sospira. posa una mano sulla mia spalla, e il contatto mi fa sussultare.

- è okay, scar. possiamo uscire un altro giorno. domenica pomeriggio? -

sorrido, mordendomi le labbra.

- certo. -

- non hai impegni con justin, no? -

dice assumendo un'espressione seria, ed io scoppio a ridere.

- no, tranquillo, lui non passerà più avanti a te. -

o almeno spero.

[A/N]: lo so, è uno shock anche per me realizzare che non sono morta e che sì, sono ancora in grado di mettere mille parole una dietro l'altra. non sto qui ad elencarvi i problemi e i contrattempi che ho avuto, vi chiedo solo un minimo di venia per essere una persona orribile. addio.

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