KINGS MAN ~ Riren

By ondepasseggere_09_

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Questa è la storia di due ragazzi. Uno scorbutico e l'altro con mille segreti. Ma... Come ha inizio tutto? Co... More

Moccioso
HOSPITAL PARTE 1 (AMNESIA)
HOSPITAL parte 2
HOSPITAL Parte 3 (Segreti allo scoperto)
Secret
Golden-eyes
Questions
School
Math
Cat
Rain
Proposal and Drink
Provocations
Training
Theatre club
Vengeance
Detention and more
Biscuit and Kidnapping
Friday
I can be pervy too!
Let's do it
I'm not fall for you.
Stupid friends
Bets & kiss.
Mr Gaze
Meal of love.
The key
What a sad story
Raccoon
it's complicated
What does this mean
The box

Double personality

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By ondepasseggere_09_

Sentii il moccioso respirare pesantemente e quando mi voltai verso di lui notai che si teneva le tempie dolorante e stringeva gli occhi il più possibile mostrando un espressione di puro dolore.
Poi smise, si alzò in piedi, mostrò un sorrisino strafottente e quando riaprì gli occhi quasi non persi il respiro notando che erano diventati color oro.
Quasi persi la capacità di respirare, invece, quando lo vidi entrare nella stanza.

«Dottor Duncan! Quale onore rivederla.» disse con voce strafottente e sarcastica ma con una tonalità che non gli apparteneva.
Da quando in qua si conoscono?
Perché lo ha salutato ?
Perché i suoi occhi e la sua voce sono diversi?
Che cazzo sta succedendo?!

«Eren?»

***

Levi

«Si, sono io. Sorpreso?»
Si può sapere che cazzo sta succedendo qui ?!
Non ci capisco più nulla. Quello sorpreso qui sono io. Tirai su la manica del polso sinistro ed accesi l'orologio che possedeva una telecamera nascosta. Quando la lucina verde, che segnalava l'inizio ripresa, iniziò a lampeggiare mi posi in una posizione adeguata in grado di darmi sia la possibilità di vedere che quella di riprendere.

«Bé, si! Ovvio che sono sorpreso.
Ti credevo morto.» constatò malcelando un lieve tremore.
Tolse i guanti causando lo schiocco di gomma che struscia sulla pelle e li appoggiò sul carrellino.
Passò velocemente le mani sul viso, togliendo con un movimento fluido la mascherina e la cuffietta, mostrando un viso dai lineamenti leggermente segnati dall'età, con dei lievi residui di barba e un leggerissimo pizzetto castano.
I capelli completamente marroni, privi del più capello bianco, possedevano una tale vivacità da essere in grado di conferire al viso un aspetto più giovane.
A primo impatto vi sarebbe stato impossibile credere che potesse essere un serial killer professionista...
E invece...

«Sei invecchiato» affermò Eren sarcastico spostandosi di qualche passo in avanti. Il suo corpo ad ogni singolo movimento mostrava un'insopportabile strafottenza, accentuata ancora di più dal sorrisino fatto della stessa pasta.
Gli occhi, divenuti di un colore simile all'oro, brillavano di follia.

«Bè, sono passati più di 7 anni.»
Rispose sarcastico accennando un lieve sorrisino privo di emozioni ma rimanendo con i lineamenti duri e gli occhi in guardia.
«Oh andiamo! Non rimanere così tanto sulla difensiva...» ridacchiò Eren iniziando a girare intorno al lettino di metallo sul quale giaceva la vittima ignara.
Poggiò la mano destra sulla lastra di metallo e ad ogni passo compiuto, Eren se la trascinava dietro causando così lo strusciare della pelle sul metallo facendomi rabbrividire senza un motivo apparente.
Si avvicinò con passo lento al dottor Duncan superando il carrellino; accostandosi al suo orecchio sussurò:
«...Non sono mica un mostro.»
Concluse con un tono di voce che mi fece letteralmente raggelare il sangue.
Tutto questo aveva... un non so che di inquietante.
Il dottor Duncan deglutí ma rimase comunque fermo e rigido senza muoversi di un millimetro, così come il suo sguardo.
Ma ciò sembrò bastare al moccioso, perché espanse di più il suo sorrisino amaro e inquietante, un sorriso che se prima era coinvolgente e solare adesso é stranamente tetro e non fa altro se non conferire un aspetto ancora più sinistro a tutta questa macabra situazione.
Emise una risatina lievemente psicopatica e stucchevole così come le sfumature che avevano assunto i suoi occhi. Si allontanò continuando a trascinare con sé la mano destra raggiungendo nuovamente i piedi del letto.
«Ti sbagli. Tu sei, un Mostro.» corresse il dottor Duncan all'affermazione sarcastica fatta poco prima dal moccioso.

Eren... anzi no... quel pazzo dagli occhi oro si bloccò.
Il suo sorriso si aprì sempre di più mostrando tutta la sua infinita pazzia e amarezza, a scorgere il suo stato d'animo fui solo io poiché il pazzo porgeva le spalle al dottore.
Ghignò piano con una scintilla colma di pazzia.
Ci furono circa tre secondi di silenzio.
Improvvisamente, con uno scatto fulmineo il pazzo si voltò, strusciò le braccia ai piedi della lastra con un gesto fluido gettando così due attrezzi di ferro pesante sul pavimento interrompendo quel tetro silenzio con un rumore assordante che mi fece sobbalzare generando un'accelerazione del mio battito cardiaco e un senso sempre più forte di nausea e ansia nei pressi dello stomaco.
Il dottor Duncan non si scompose più di tanto facendo intendere di aver già predetto le sue azioni e semplicemente si limitò a voltarsi verso quel pazzo dagli occhi con sfumature sempre più amare è psicopatiche.
«È COLPA TUA SE SONO COSÌ!!!» urlò squarciando anche l'aria lasciando che il grido echegiasse nella stanza.
Un senso di ansia sempre più stretto e soffocante mi attanagliò la gola impedendomi quasi di respirare.
Il silenzio tornò padrone interrotto solo dai respiri pesanti che quel pazzo rilasciava.

«Perché sei venuto qui? Cosa vuoi?»
Chiese dopo un po' il dottor Duncan con voce calma interrompendo il silenzio creatosi.
Il giovane pazzo, con le mani poggiate ai piedi della lastra e il capo reclinato bruscamente in avanti mostrò un ghigno compiaciuto mentre lo sguardo era coperto dai capelli sudati che ricadevano copiosi verso il basso.
«Speravo me lo chiedessi.» sussurò con voce incrinata e stucchevole.

Con un altro scatto sovrumano si fiondò sul dottor Duncan raggirandolo e attacandolo dietro la schiena gli circondò il busto con l'aiuto delle gambe e il collo con l'utilizzo delle braccia iniziando a stritolarlo con una tecnica che mi ricordò vagamente un pitone quando attacca la sua preda.
Sussultai sperando vivamente che le sue intenzioni non riguardassero un omicidio.
Il dottor Duncan iniziò a dimenarsi cercando di cacciare le braccia del pazzo dal suo collo in gesti disperati.
Il ragazzo ebbe un attimo di debolezza perché allentò la presa delle gambe permettendo al dottor Duncan di approfittarne. Quest'ultimo gettò il busto in avanti violentemente, spostò le braccia dell'altro dal suo collo stritolando con forza gli avambracci e spingendo il pazzo in avanti catapultandolo ai suoi piedi.
Il ragazzo pazzo non emise un singolo verso di dolore cercando di alzarsi in fretta, ma stavolta il dottore fu più veloce e precedendolo lo prese con forza brutale per il collo scagliandolo contro la parete.
Sussultai lievemente sperando con tutto me stesso che il ragazzino stesse bene.
Il piccolo pazzo si scontrò di schiena contro la parete e scivolò su di essa.
Cadendo di lato e sbattendo il lato destro del capo sul pavimento, lo scontro fu molto violento, ma fortunatamente non perse conoscenza. Si rialzò lentamente e potei notare che il sopracciglio destro si era spaccato lasciando scivolare una copiosa scia di sangue sull'occhio destro. Passò una mano davanti l'occhio per levare il sangue macchiando così la tempia destra e lo zigomo, lentamente riaprí l'occhio senza la minima espressione di dolore.
Come se nulla fosse accaduto si mise seduto sulle punte dei piedi poggiando le braccia sulle gambe piegate.
Mostrò ancora quel sorriso da psicopatico che divenne sempre più ampio.
Ci furono svariati secondi di silenzio interrotti dai respiri affannati del dottor Duncan che riprendeva fiato tossendo di tanto in tanto.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.» affermò dopo poco con voce ferma ma roca a causa del recente tentativo di strozzamento dell'altro.
Il piccolo pazzo ghignò.
«Non è ovvio, Chase?... Sono qui per ucciderti.» sorrise.

Sussultai sorpreso e tirai fuori il mio telefono dalla tasca del camice sviando il mio sguardo ma lasciando sempre il polso sinistro in posizione tale da riprendere tutto.

12:53 Io:

Le cose stanno prendendo una brutta piega. Fai venire subito dei rinforzi.

12:54 Sopracciglio-man:

D'accordo, stanno arrivando, dagli 5 minuti.

12:54 Io:

E NIENTE COSE APPARISCENTI!!!

12:54 Sopracciglio-man:

Si si,non preoccuparti. Non manderò troppi agenti.

«Non vorrai uccidermi senza armi?»
"domandò" gettandogli uno degli attrezzi in ferro pesante che prese dal carrellino.
Il pazzo lo prese al volo e si alzò in piedi sorridendo maligno.
«Non ne ho bisogno. Ti ucciderò con le mie stesse mani.» disse iniziando a piegare in due l'attrezzo per poi gettarlo sul pavimento creando un lieve rimbombo.
Ok no! Sul serio. Che diamine gli prende a questo, come diavolo ha fatto?!

Narratore

Mentre all'interno di un ufficio si svolgeva una faida tra due vecchi conoscenti, a qualche isolato più lontano, sei furgoni neri lucido sfrecciavano a tutta velocità sull'asfalto, beccandosi continui schiamazzi di clacson e causando sbandamenti di alcune auto che per fortuna non fecero incidenti.
All'interno dei furgoni regnava il più totale silenzio mentre la concentrazione era talmente palpabile da poterla tagliare con un coltello.
Ogni furgone conteneva undici agenti, cinque seduti sulla panca di sinistra e cinque seduti sulla panca di destra, mentre uno solo guidava.
All'interno del primo furgone, seduto sulla panca di sinistra, c'era il capo missione, un uomo sulla trentina molto muscoloso, i capelli erano neri pece, tenuti abbastanza corti da non ricadere sugli occhi azzurri, sullo zigomo destro mostrava una lieve cicatrice. Indossava un uniforme distinta dalle altre, portava un berretto sul capo, una canottiera nera che avrebbe messo in risalto tutti i suoi muscoli se non fosse stata coperta dal giubbotto anti-proiettili e un pantalone di tipo militare abbinati con un paio di anfibi neri. Tra le mani stringeva una mitragliatrice.
Gli altri agenti invece indossavano tute (-non da ginnastica) militari pesanti nere, giubbotto
anti-proiettili e mascherine oscurate, simili ad occhiali da laboratorio, che coprivano gli occhi. Ognuno di loro stringeva un arma da fuoco tra le mani.
Il capo-missione si alzò stringendo l'arma al petto e si diresse verso una parete del furgone. Si avvicinò a una ricetrasmittente e iniziò il suo discorso nel quale ordinò di non usare maniere troppo pesanti, mentre veniva ascoltato anche negli altri furgoni tramite altoparlanti.

Intanto, all'interno dell'ufficio del dottor Duncan lo scontro continuava sotto gli occhi attenti e ben nascosti dell'agente speciale Levi Ackerman.
Il dottor Duncan aveva il setto nasale spaccato, una ferita sulla fronte sanguinante, il braccio sinistro dolorante e le perdite di sangue avveniva anche dalle labbra.
Eren, invece, sembrava uscirne sempre illeso.
Il sopracciglio destro aveva smesso di sanguinare ma gran parte del lato destro del viso era macchiato di sangue così come le mani con l'unica differenza che il sangue che gli macchina le mani non era solo il suo.

Il ragazzino si lanciò di forza contro Duncan caricando il braccio destro portandolo indietro e poi con forza in avanti con l'intento di assestargli un bel pugno ma Duncan riuscì giusto in tempo a bloccargli fermamente il polso col braccio sinistro. Allora, Eren, con ancora il braccio sinistro bloccato nella presa di Duncan, ritentò, facendo lo stesso movimento con il braccio sinistro ma anche quello venne bloccato dalla presa del braccio destro di Ducan. Quest'ultimo gli assestò un calcio all'altezza dello stomaco lasciando la presa e facendolo cadere all'indietro.
Eren portò velocemente le mani dietro di se e con un movimento di braccia e busto si rigettò in avanti con un movimento da manuale. Abbassò velocemente il capo mettendosi a quattro zampe schivando così un calcio del dottore.
Si rialzò e andando verso sinistra si posizionò al lato destro del dottore velocemente, Duncan ebbe giusto il tempo di voltarsi verso il ragazzino che venne colpito con un pugno all'altezza dello stomaco e causa della troppa forza venne catapultato all'indietro scontrandosi contro il carrellino che per via delle rotelle iniziò a muoversi all'indietro, sfrecciando davanti agli occhi di Levi e andando a scontrarsi contro la parete opposta ai due con il rumore dello scontro e degli attrezzi che sobbalzavano.
Il dottor Duncan sputò un po' di sangue e riuscì a schivare un colpo di Eren che intanto lo aveva raggiunto con l'intento di colpirlo ancora.
Duncan riuscì a colpire il ragazzino che cadde all'indietro.
Eren si alzò senza guardarlo e quando alzò il capo restò fermo sul posto senza muoversi continuando a guardare il coltellino puntato alla gola di Levi.

«Non vuoi che uccido il tuo ragazzo vero Eren ?» rise Duncan premendo ancora di più il coltellino alla gola dell'uomo che sobbalzò lievemente continuando a tenere la testa reclinata leggermente all'indietro mentre il suo sguardo vagava dal coltellino, che però non riusciva a vedere, ad Eren. Poi si ricordò delle telecamera al polso e lo girò lievemente così da riprendere il ragazzino.

«Sai che m'importa.» rise amaro Eren incrociando le braccia al petto per poi ghignare strafottente.

«Questo lo dici tu, ma sai benissimo che il vero Eren soffrirebbe.» controbbattè Duncan lasciando che la mente di Levi si riempisse di confusione.

«CHE SOFFRA PURE!» urlò furioso spingendo con forza le braccia lungo i fianchi. «CERCA SEMPRE DI REPRIMERMI CON QUELLE FOTTUTE PILLOLE. E SOLO PER IMPEDIRMI DI UCCIDERE! LUI NON CAPISCE! NON VUOLE CAPIRE! NON VUOLE ACCETTARE CHE IO, IO SONO IL VERO LUI.
NEL PIÙ PROFONDO ABISSO DELLA SUA MENTE SONO NASCOSTE TANTE DI QUELLE VENDETTE MACABRI CHE SOLO IO SONO IN GRADO DI COMPIERE, E CHE TI FAREBBERO ACCAPPONARE LA PELLE PER QUANTO SONO CRUDELI!
LUI VI VUOLE MORTI MA NON SI RICORDA DI VOI, QUINDI TOCCA A ME PERCHÉ IO RICORDO. LO FACCIO PER LUI! SOLO COSÌ VIVRÀ LIBERO-»

«Ti sbagli.» lo interruppe con voce roca e stanca «Sarà anche vero che ci vuole morti, ma tu non vuoi ucciderci per il bene di Eren... no... tu vuoi ucciderci solo per placare la tua sete di sangue... e il dolore di Eren è solo una scusa per uccidere e vedere scorrere davanti i tuoi occhi quel liquido rosso che tanto brami e adori»
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Dopo poco il pazzo sorrise.

«Hai ragione... io bramo il sangue più di chiunque altro... E se per vederlo dovrò usare come scusa il dolore del passato di Eren, allora lo farò...
Ed è per questo che sarò io ad effettuare le sue vendette... le nostre vendette... quindi iniz-»
«STA ZITTO!!» lo interruppe Duncan che tremando spinse di più il coltellino contro la gola di Levi, dalla quale iniziò a scivolare un sottile rivolo scarlatto che fece illuminare gli occhi del pazzo per un istante.
L'attenzione del ragazzo si spostò nuovamente sul dottore più furioso che mai.

«TU! TU OSI ZITTIRE, ME!... TI UCCIDERÒ NEL PEGGIORE DEI MODI!
Ma non preoccuparti... TU SEI SOLO UNO DEI TANTI IN LISTA! UNO DEI TANTI CHE L'HANNO UCCISO E CHE DESIDERA UCCIDERE. ED È COLPA VOSTRA SE CERCA DI OPPRIMERMI! PERCHÉ SE LUI RICORDASSE NON CERCHEREBBE DI IMPRIGIONARMI, MI FAREBBE COMPIERE LE SUE VENDETTE!
SI LASCEREBBE ANDARE A ME COME SUCCESSE SETTE ANNI FA!
SE UCCIDI QUEL RAGAZZO NON M'IMPORTA, FORSE LA SMETTEREBBE DI NASCONDER-»
Eren si bloccò gettandosi in avanti con le ginocchia, si posò due mani in testa stringendosi forte i capelli, gli occhi chiusi e stretti in un espressione di dolore e un urlo a squarciare il silenzio. Levi si chiese come mai nessuno avesse sentito tutte quelle urla, poi si ricordò di quando il rimbambito gli aveva detto che lo studio era insoronizzato e quindi riportò le sue attenzioni al moccioso che urlava dolorante poco più in là, iniziando seriamente a preoccuparsi per l'incolumità mentale del moccioso.
Il moccioso smise di urlare continuando però a stringere i capelli.
Aprì gli occhi mostrando due pozze verdi lucide dalle quali iniziarono a scendere copiose lacrime salate.
«Cosa sta succ-» chiese con quel tono di voce che Levi riconobbe finalmente come quello di Eren Jaeger il suo partner. Il giovane ragazzo si bloccò e sgranò gli occhi notando il coltellino puntato alla gola dell'uomo.
Poi iniziò a stringere di nuovo gli occhi in un espressione dolorante e stritolò i capelli quasi a strapparli.
Cadde all'indietro e iniziò a dimenarsi sul pavimento. Levi non voleva vedere Eren in quello stato ma era costretto dal coltellino a dover assistere alla scena. Non era spaventato dall'arma, stava solo aspettando il momento giusto per agire ma non poteva non preoccuparsi per il moccioso, sperando che riuscisse a resistere fino al momento in cui si sarebbe riuscito a liberare.
Certo sarebbe potuto intervenire prima... ma era sicuro che ciò che aveva scoperto e ripreso finora li avrebbe aiutati in qualcosa... degli indizi per una nuova pista.

I sei furgoni raggiunsero l'edificio fermandosi l'uno dietro l'altro. La gente che camminava lì vicino si voltò a guardare e inditreggiò quando videro le ante dei furgoni aprirsi di lato da cui uscirono vari agenti armati che si misero in fila uno di fianco all'altro. Qualcuno spaventatosi iniziò a scappare mentre altri li guardavano preoccupati inditreggiando di molto.
Gli agenti alla guida rimasero nei furgoni e dal primo furgone uscì il capo-missione che senza voltarsi iniziò a dettare i suoi ordini stringendo la propria arma e squadrando l'edificio.
«Squadre E e F circondate il perimetro dell'ospedale. Mi raccomando che nessuno!
Ripeto. Nessuno! Entri o Esca dall'ospedale! Controllate ogni uscita che sia secondaria o di emergenza.» urlò. Gli agenti degli ultimi due furgoni iniziarono a correre ordinatamente iniziando a circondare l'intero edificio.
«Agenti della Squadra D, occupate il primo piano! Controllate anche voi l'entrata principale!» ordinò nuovamente mentre il terzultimo furgone si mosse sempre in maniera ordinata entrando nell'ospedale sotto lo sguardo sconcertato e preoccupato di infermieri, medici, pazienti e tutte le altre persone presenti.
«Agenti Squadra C, occupate tutto il secondo piano! Non un solo spazio libero!» la squadra C entrò all'interno dell'ospedale eseguendo gli ordini e muovendosi in una fila da due per salire le scale.
«Agenti Squadra B, occupate ogni centimetro del terzo piano! Non fate scendere nessuno né dalle scale interne né dalle scale anti-incendio!
Mi raccomando non fate scendere nessuno ma non usate maniere violenti se non con il sospettato e non uccidetelo! Lo voglio vivo.
Sono stato abbastanza chiaro?!» urlò voltandosi e guardando la squadra B con severità.
«Sì, Signore!» urlarono in coro gli agenti della Squadra B entrando nell'edificio ed eseguendo gli ordini.

«Squadra A!» urlò rivolgendosi all'ultima squadra rimasta ovvero quella del primo furgone.
«Noi ci occuperemo di fare irruzione.
Un solo passo falso e vi faccio mangiare lo stufato speciale di Morrison per tre mesi!
Eseguite ogni mio singolo ordine!
E mi raccomando anche con voi!
Lo voglio vivo. Sono stato chiaro?!»
Urlò severo fissando tutti i suoi agenti uno ad uno negli occhi.
Gli agenti guardarono spaventati il loro compagno di squadra Morrison che se la rideva malevolo.
L'ultima volta che avevano assaggiato la cucina del loro compagno avevano passato 48 ore di seguito solo in bagno.
«S-sì, Signore!» risposero anch'essi in coro deglutendo al ricordo di quei due giorni.

«Anderson!»
esclamò il capo-missione.
«Signore?» domandò un'agente maschio dai capelli castani, nonché il vice-capo, facendo un passo avanti a testa alta.
«Tu resta al mio fianco.» ordinò guardandolo. Le guance del ragazzo assunsero una sfumatura rossastra, mentre uno degli agenti dai capelli neri, ovvero Morrison, nonché il migliore amico dell'agente Anderson non riuscì a trattenere un ghigno malizioso.
«S-Sì, signore.» balbettò Anderson cercando di usare una voce ferma.
«Morrison, si tolga quel sorrisino dalla faccia.» ordinò il capo-missione guardando il diretto interessato.
Anderson si voltò verso l'amico confuso.
«Ohhh... Signor Sì, Signore!»
Esclamò malizioso guardando l'amico negli occhi il quale gli lanciò uno sguardo di fuoco sotto lo sguardo divertito dell'intero team.
Il capo-missione si voltò verso l'ospedale St.George guardandolo preoccupato sperando vivamente che Levi e il suo partner stessero bene.
«Bene, andiamo!» ordinò quando Anderson si avvicinò. Si voltò a guardarlo e Anderson fece lo stesso.
Si sorrisero per poi entrare nell'edificio.

Eren continuava a dimenarsi dolorante e Levi si accorse che la pressione esercitata dal coltellino era minore, poiché Duncan, era evidentemente distratto dal ragazzino.
E capì che quello era il momento giusto. Con uno scatto fulmineo allontanò l'arma dal suo collo, gli prese il polso girandogli il braccio sentendo un lieve "Crack" in seguito.
Duncan a causa del dolore lasciò scivolare il coltellino per terra che tintinnò e Levi ne approfittò per assestargli una gomitata in testa lasciandolo cadere sul pavimento privo di sensi.
«Tsk.» esclamò Levi dandogli un piccolo colpetto con il piede sul braccio.
Si diresse a passo svelto verso il moccioso prendendolo tra le braccia giusto prima che svenisse anche lui.
Fuori l'ufficio il capo-missione era appostato fuori, dietro di lui c'erano alcuni agenti, di fronte c'era Anderson con altri agenti dietro di lui.
Contò fino a tre per poi fare irruzione con le armi davanti al corpo.
Si voltò a destra e sinistra, notò una porticina e seguito dagli altri si accostò vicino ad essa.
Fece un respiro profondo, per poi entrare velocemente con le armi davanti al corpo seguito a ruota da Anderson. Abbassò le armi quando non scorse pericolo facendo scorrere lo sguardo da Duncan disteso sul pavimento a Levi che stringeva tra le braccia il ragazzino. Corse verso di loro poggiando l'arma a terra e inginocchiandosi.
«Come sta?!» chiese preoccupato.
«non lo so! Spero bene.» rispose Levi continuando ad accarezzare il viso del moccioso, scostandogli i capelli sudati dalla fronte.
Il capo-missione iniziò a fissare Levi e quest'ultimo sentendosi osservato gli porse le proprie attenzioni guardandolo confuso.
«Cosa c'è?»
«Hai un qualcosa di diverso.» affermò pensieroso. Levi inarcò un sopracciglio squadrandolo sconcertato.
«Che diamine è successo qui?!» chiese Anderson attirando l'attenzione su di sé. Il capo-missione si guardò intorno e notò gli attrezzi e il sangue sparsi sul pavimento.
«Sinceramente... non lo so nemmeno io.» sospirò Levi riprendendo ad accarezzare Eren.

I due capirono che fosse il caso di lasciar perdere e si concentrarono su altro.
«D'accordo... Anderson avvisa le altre squadre della situazione.»
Il ragazzo annuì e si allontanò in un angolo della stanza e tramite il walkie tokie riferì l'andare della situazione alle altre squadre.
«Squadre?...» domandò Levi confuso. In seguito il suo sguardo invece assunse una sfumatura di fuoco.
«Quanti furgoni ?» chiese stizzito.
«Ehm... sei» disse il capo-missione confuso.
«Erwin...» sibilò furioso.
Il capo-missione inarcò un sopracciglio ma lasciò perdere avendone abbastanza per quella giornata. Volse la sua attenzione a due degli agenti presenti nella stanza indicandoli.
«Voi due. Portate la vittima nella propria stanza e dite ad un infermiera di avvisare i genitori della ragazza.»
I due annuirono, uno di loro raggiunse la ragazza e l'altro uscì dalla saletta.
«Voi due, invece, trasportate il dottor Duncan nel furgone della nostra squadra, ammanettatelo e restate li per sorvegliarlo a dovere.» disse riferendosi a Morrison e una ragazza che eseguirono subito gli ordini trasportando con loro Duncan.
Poi si riferì ad una donna dai capelli legati e ad un uomo con i capelli cortissimi.
«Portate ogni cosa di Eren e Levi all'interno del furgone della Squadra E, poi iniziate a preparare un'ambulanza. Io, Anderson, Levi e il ragazzino andremo alla base con quella.» i due annuirono e fecero come ordinato. L'altro ragazzo che aveva ricevuto il primo ordine rientrò con una sedia a rotelle e con l'aiuto dell'altro ci caricarono su la povera ragazza per poi uscire nuovamente dalla saletta.
In seguito si rivolse alle ultime due agenti rimaste senza ordini.
«Riferite alla squadra C e alla squadra E i miei ordini per loro» iniziò voltandosi verso di loro «La squadra C deve prendere tutti gli attrezzi, registri, file che possano trovare qui dentro. La squadra E deve tranquillizzare il personale e dire che era solo un falso allarme. Devono dire loro che eravamo stati avvisati di un possibile attentato che non è avvenuto e che abbiamo arrestato il dottor Duncan per furto di medicinali che abbiamo appena scoperto, non devono rispondere a nessuna domanda del personale che non sia:
"È tutto a posto ora?" o "Possiamo stare tranquilli ?". Tutto chiaro?»
Le due annuirono e sparirono anch'esse.
Anderson finito di svolgere il suo compito si riavvicinò.
«Raggiungo la squadra» avvisò allontanandosi.
«No! Tu... vieni con noi» lo informò il capo-missione.
«Oh... ok» rispose con evidente imbarazzo. Levi avrebbe voluto ridere della loro stupidaggine ma al momento i suoi pensieri erano incentrati su quel ragazzino che in quelle ultime ore lo aveva talmente confuso che si sentiva scoppiare e che adesso dormiva beatamente nelle sue braccia.
Il capo-missione gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò.
«Andiamo.» Gli disse amorevolmente.
Levi si alzò portando in braccio il moccioso in stile sposina, e quest'ultimo, sempre dormendo, fece cadere il capo sulla spalla del suo partner.
Levi lo portò tra le sue braccia per tutto il tempo, sentendo il calore che emanava il corpo dell'altro, rassicurandolo.
Lo trasportò fino a quando non raggiunsero l'ambulanza sotto le nuvole grigie che galleggiavano impetuose e il freddo che li avvolgeva.
Lo adagiò sulla barrella che vi si trovava all'interno e partirono.
Raggiunta l'agenzia lo trasportò in infermeria e rimase accanto a lui anche la notte per sorvegliarlo.
Approfittò della situazione per guardarlo dormire e poggiando il capo accanto a lui quando cadde anch'egli tra le calde braccia di Morfeo.

SPAZIO YAOISTA😄😄:
Hello mondo yaoi 🙋; So che non pubblico da molto ma non riesco mai a trovare il tempo😥 spero almeno di farmi perdonare con la lunghezza dei capitoli.
Cercherò di scrivere il nuovo capitolo il prima possibile.


               😍😍😍😍😍😍😍

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