Ashed

By bemyshai

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Mentre la pioggia battente fa da scenario alla distruzione, Abigail non sa cosa l'aspetta al di fuori delle q... More

•Capitolo I
•Capitolo II
•Capitolo III
•Capitolo IV
•Capitolo V
•Capitolo VI
•Capitolo VII
•Capitolo VIII
•Capitolo IX
•Capitolo X
•Capitolo XI - Rinuncia al tuo nome (Thomas)
•Capitolo XII
•Capitolo XIII
•Capitolo XIV - Sotto mentite spoglie (Alya)
•Capitolo XV
•Capitolo XVI
•Capitolo XVII
Speciale natalizio (oh oh oh) - 20 fatti falsi + 1 vero
•Capitolo XVIII
•Capitolo XIX
•Capitolo XX
•Capitolo XXII
•Capitolo XXIII
•Capitolo XXIV - Fuori controllo (Avior)
•Capitolo XXV
•Capitolo XXVI
•Capitolo XXVII
•Capitolo XXVIII
•Capitolo XXIX
•Capitolo XXX
Capitolo XXXI - Scelte (Derek)
•Capitolo XXXII
•Capitolo XXXIII
•Capitolo XXXIV (Alya) - Tutto per un panino (pt.1)
•Capitolo XXXV
•Capitolo XXXVI (Alya) - (Quasi) tutto per un panino (pt.2)
•Capitolo XXXVII
•Capitolo XXXVIII
•Capitolo XXXIX
•Capitolo XL
•Capitolo XLI
•Capitolo XLII
•Capitolo XLIII (Finale)
Qualche piccola nota
Sequel!
Sito internet!

•Capitolo XXI

988 65 55
By bemyshai

Il respiro si blocca nella mia gola, ma con un colpo spazzo via la tensione che stava per annebbiarmi la mente. Ho bisogno di pensare lucido, adesso. Cathrin nel frattempo ci ha dato le spalle, e gli occhi di Avior sono tornati di uno spento color rame. Questo è a dir poco bizzarro.

— L'hai notato anche tu, vero? — bisbiglio a Derek, avvicinandomi quel tanto che basta così che solo lui possa udirmi. — Avior... i suoi occhi — farfuglio. — Erano rossi.

— Rossi? — ripete alzando le sopracciglia, sconcertato. — Credi che non sia umano?

— Non lo so — mormoro, grattandomi un sopracciglio. — Ma qualunque cosa sia...

— ...Stiamo attenti — conclude la mia frase. — Soprattutto tu. Non è arrivato da nemmeno un giorno e mi ha già rotto i coglioni — bisbiglia irritato.

— Dovrebbe aver rotto a te? Io me lo sono trovato di fronte quattro volte oggi!

— Quello non mi piace per niente, te lo dico chiaro e tondo. Beh, almeno c'è una buona notizia per il tuo amichetto: non è più in cima alla mia lista nera. È secondo anche in questo — Sorride con cattiveria.

— Ma sicuramente non è secondo con tua sorella — lo punzecchio, e quando mi accorgo che mi fissa con uno sguardo infuocato, sfodero un sorriso candido. — Che c'è? Dai tesoro, non ti facevo così suscettibile...

Derek è in procinto di ribattere quando Avior lo oltrepassa, dandogli una spallata tutt'altro che accidentale. — Brutto pezzo di...

— No — sussurro. — Non ancora. L'hai detto anche tu, dobbiamo stare attenti con lui. Per il momento sarà meglio ignorarlo.

Sospira e si passa una mano tra i capelli. — Hai ragione.

Mi volto per cercare il nostro nuovo compagno di classe e lo trovo accanto al cancello d'ingresso della scuola. Stringe una barra di ferro come si aspettasse che da un momento all'altro si sgretolasse tra le sue mani. Alza il volto e le sue labbra si schiudono in un sorriso, gelido e tagliente.

Interrompo il contatto visivo e una folata di vento mi investe. Non so chi tu sia, ma lo scoprirò, Avior.

* * *

— Non si può continuare così...

— I-I miei occhi sono... non vedo più niente!

— Tutto ciò è una vergogna. Questa piaga sta dilaniando il nostro regno e la Regina non muove un dito!

Accarezzo una spiga e, con un movimento pacato del braccio, la scosto dalle altre per aprirmi un varco in questo sterminato campo di grano. Alzo il viso verso il cielo: la volta celeste è tempestata da enormi sfere dai colori cangianti che ne ricoprono quasi tutta la superficie. Fazzoletti di cielo violaceo sono gravidi di nubi, pesanti come flutti marini, simbolo di un temporale funesto. Qui non piove mai.

Il mio sguardo precipita verso il terreno e ci sono migliaia e migliaia di maghi che confabulano tra di loro, rimanendo inchiodati nelle loro posizioni. I loro vestiti un tempo erano pregiati, ma adesso sono lerci di fango, sdruciti e logori.

— Già, che vergogna... la Regina non c'è mai stata!

— Vi prego, aiutatemi!

Uno grido disperato lacera la quiete in cui ero immersa e attrae la mia attenzione su una figura che si sta strappando i capelli. Corro verso di lei e mi accorgo che è una donna: il suo volto è una maschera di lacrime, i suoi capelli sono impiastrati sulle sue gote arrossate. — Cos'è successo?

— Ti prego, ti prego... devi aiutarmi a trovare la mia bambina!

— S-Sì, certo — bisbiglio.

— Mamma... mamma! — Mi volto, ma la voce sembra provenire dal cielo. E in effetti è così.

Un corpicino penzola sopra la mia testa: i piedi, una volta candidi, ora sono macchiati di sangue e morte. Il cielo si riempie di cadaveri fluttuanti e un grido innaturale mi ferisce le orecchie. — Li hai uccisi tu! Li hai uccisi tu!

— Non è vero! — La voce raschia nella mia gola e un turbinio avvolge il mio corpo che nel frattempo si è cosparso di lividi e tagli. Mi copro il viso e mi accorgo che è macchiato di sangue rappreso.

Mi sveglio ansimante e con brividi che mi scivolano lungo la spina dorsale. Dio, non mi era mai capitato di sognare cose del genere. Scruto le mie braccia con maniacale attenzione in cerca di lividi o tagli, nonostante le trovi integre.

Mi sciacquo il viso come a voler cancellare i rimasugli delle immagini che compongono la mia visuale come un puzzle che mi tormenta. Infilo la divisa scolastica e m'incammino verso la scuola da sola; per una volta mi sono svegliata in orario e a quanto pare sono l'unica ad averlo fatto.

Il paesaggio è piuttosto spento, ogni cosa è tappezzata da un velo grigio che ne offusca i colori. Soffio e una nube d'aria gelida si condensa in una foschia lattiginosa di fronte a me.

Alzo il viso e dall'angolo vedo apparire Giselle: indossa una gonna che le arriva al polpaccio color giallo limone, una camicetta e un paio di tacchi verde menta. Ed è ricoperta di sangue.

Sfarfalla le lunghe ciglia corrucciando le sue sopracciglia sottili e mi fissa con la bocca socchiusa, cercando forse di capire qualcosa. — Ho... ho il trucco sbavato, vero? — bisbiglia con un sorriso nervoso, sfregandosi sotto l'occhio come per togliere del mascara in eccesso. — O forse sono i capelli? — Sistema i suoi voluminosi boccoli d'oro.

Sgrano gli occhi e mi accorgo di essere a scuola. La campanella di fine lezione suona ed io ho per la seconda volta il fiato corto per il terrore. Analizzo lo spazio intorno a me ma tutto ciò che vedo è una comune aula scolastica. Nulla di strano.

Quando mi volto verso Derek ho ancora il panico stampato nei miei occhi spalancati. — Va tutto bene? — mi domanda infine, visibilmente preoccupato. Il mio primo istinto sarebbe quello di gettarmi tra le sue braccia, ma esito: se stessi ancora sognando?

Appoggio le mani sul suo viso e gli tasto le guance, la fronte, le labbra. Emetto un sospiro di sollievo. — Sei davvero tu — sospiro, stringendolo in un abbraccio. Appoggio il viso sul suo petto fino a sentire il tessuto imprimersi sulla mia guancia.

— Certo — afferma, confuso. — Chi altri dovrei essere? — Rimane in silenzio per un istante. — Non dirmi che credevi fossi quel figlio di puttana — sbotta.

— Di chi stai parlando?

— Di chi... di Avior, come se non lo sapessi.

Mi concentro per trovare un senso nel suo discorso. — Eh?

— Hai capito.

Tento di non scoppiargli a ridere in faccia e di dargli una risposta educata e soddisfacente. — Derek, non dire stronzate. — Mugugna qualcosa di incomprensibile e io alzo gli occhi al cielo. Mi alzo di scatto dalla sedia destabilizzandolo per un istante. — Bene! È l'intervallo, giusto? Quindi abbiamo delle commissioni da fare: dobbiamo incontrare Cathrin e Avior.

— Ho capito Cathrin, ma Avior? Cosa c'entra? Abigail non vorr--

— Ascolta: Cathrin perché... beh, lei è la ragazza. Avior perché so che lui ha qualcosa che non va. Chiamalo sesto senso o quello che vuoi, ma so che lui non è umano. E voglio capire chi sia e perché sia qui.

— L'intervallo non è abbastanza lungo per andare da entrambi, a meno che non ci dividiamo.

— Non andrai da Cathrin — lo fermo prima anche prima che lo pensi.

Mi fissa per qualche secondo prima di aprirsi in un sorriso compiaciuto. — E poi sarei io quello geloso...

— Io ho i miei buoni motivi — sbotto, orgogliosa.

— E quali sarebbero?

— Quante erano? Tre o quattro?

— Cosa?

— Le volte in cui te la sei portata a letto.

Mi osserva stupefatto e per la prima volta non riesce a ribattere. — Non male — bisbiglia. — Andata, io vado da Avior e tu vai da Cathrin.

Annuisco e io esco dalla classe per andare dalla ragazza. Chissà come sta. Ciò che mi spinge a chiedermelo è semplice curiosità, non reale interesse verso la sua salute. Come se non avessi altro a cui pensare... è frustrante rivestire i panni dell'amica ed essere costantemente gentile quando Cathrin mi odia apertamente.

Busso alla porta della sua classe trovando lei e un paio di altri suoi compagni che stanno dialogando con lei. — Ciao Cathrin... ho sentito dell'incidente. Mi dispiace molto, come stai? — domando, cercando di plasmare il mio tono di voce per renderlo il più apprensivo possibile. Spero di aver celato l'indifferenza che in questo momento mi sta sovrastando.

Alza il viso e i suoi occhi sono spenti e privi di vita. Esala un sospiro e decide di arrendersi. — Direi meglio, per quanto sia possibile. Ho tre costole rotte così come il braccio. Mi sono rotta una vertebra e il dottore ha detto che è stato un miracolo che io sia ancora in grado di camminare. Ho quest'orribile cicatrice che mi fa sembrare un mostro orrendo... quindi sì, sto una favola — mormora con un sorriso nervoso, mentre sui suoi occhi scende un velo di lacrime. Povera piccola. È strano come, anche adesso, dopo averla vista cadere a pezzi, mi senta incapace di provare il minimo sprazzo di compassione. Niente. Il vuoto.

Fatico persino a trovare le parole per delle scuse ipocrite. — Ma ehi! Vedrai che starai meglio. Il preside sta già cercando il colpevole e sono sicura che lo troverà. Puoi comunque contare su di me, per qualsiasi cosa.

— Ti ringrazio.

Ci stringiamo in un abbraccio e ora non saprei proprio dire chi tra le due stia fingendo di più.

— Ora devo andare, l'intervallo sta per finire...

— Certo. Ci vediamo, Ab.

Mi volto ed esco dalla classe della ragazza a passo felpato. La mia coscienza mi spinge a sentirmi in colpa, ma alzo le spalle: ho fatto cose ben peggiori che ingannare una stupida ragazzina.

Non ho idea di dove sia Derek, e ora che ci penso nemmeno Alya e Thomas. Quasi come se mi leggessero nel pensiero, li trovo confabulare dietro una colonna; Alya agita le braccia, gesticolando animatamente, mentre Thomas padroneggia una calma invidiabile. Mi avvicino a loro il più silenziosamente possibile con l'intenzione di farli spaventare, tentativo che non mi riesce per niente. Thomas, infatti, nonostante sia di spalle si accorge di me dieci metri prima. — Oh, ciao Abby.

Sbuffo e mi avvicino a loro. — Ciao — mugugno. — che succede? — Entrambi si bloccano e mi osservano impacciati. Thomas si gratta la nuca imbarazzato e Alya alza gli occhi al cielo. — Tutto bene?

— Sì, certo — bofonchia Alya.

— Se non potete parlarne con me, va bene... — mormoro, cercando di non lasciar trapelare la delusione nella mia voce.

— Thomas non ha ancora detto a sua madre di essere un noxious — sputa Alya, quasi per ripicca nei suoi confronti. Sgrano gli occhi e cerco lo sguardo di Thomas in segno di conferma.

— Beh, tecnicamente...

— Tecnicamente un cazzo, Thomas! — sbotta Alya, passandosi una mano sul volto. — Sei un deficiente.

— E perché non gliel'hai ancora detto? — domando, ma all'istante mi rendo conto dell'idiozia della domanda. — Come non detto.

— "La nostra è la più nobile, antica e illustre famiglia di tutto il regno, seconda soltanto alla famiglia reale. Le tue origini sono cantate nella storia dei maghi. Sei uno tra i dieci esseri più potenti che esistano. Sii l'onore e l'orgoglio della nostra stirpe, Thomas" — cantilena. — Credi che questo basti?

— Bello, lei è diventata Regina dei noxious. Se lei è riuscita a deludere suo padre, puoi farcela anche tu — lo incoraggia Alya, mentre io roteo gli occhi.

— Innanzitutto ti ringrazio — borbotto. — E stranamente capisco entrambi i punti di vista. So quant'è difficile schierarsi contro la tua famiglia quando fin da piccoli ti hanno obbligato a essere il loro erede perfetto. Ma questa è la tua vita, e tu hai scelto Isabelle. Perciò comportati da uomo e prenditi la responsabilità delle tue scelte. Se ti amano, capiranno. Altrimenti non avrai perso granché.

Terminato il mio discorso con una punta di orgoglio e soddisfazione, mi stupisco quando li vedo entrambi scoppiare a ridere. — Ma sentila, adesso fa la donna vissuta...

— "Comportati da uomo, Thomas" — borbotta Alya, cercando di farmi il verso.

— Ma andate a quel paese! — mugugno, quando le risate non sono ancora cessate. Thomas mi appoggia una mano sulla spalla nel tentativo di consolarmi, almeno credo, visto che continua a sghignazzare come un ebete.

— Dai Abby, a parte gli scherzi... — mormora Thomas — ti ringrazio.

— Ma figurati... — sbuffo. — Ora posso chiedervi una cosa io? Che facciamo con Cathrin? Insomma, l'ho appena incontrata - sapete che è tornata ieri – e non so come relazionarmi con lei. È più fredda di un pezzo di ghiaccio.

— Io passo — mormora Alya.

— Non credo lo stesse proponendo a te — mormora Thomas.

— Ma... è discriminazione!

— No, è buonsenso. L'ultima volta che l'hai vista la stavi per ammazzare! E poi hai appena detto che non lo volevi fare. Quindi sì — inizia, simulando un inchino — accetto il compito con molto entusiasmo. Quale onore! — esclama, imitando i convenevoli di corte. — Vado subito — mormora.

Lo prendo per un braccio. — Ah, Thomas — comincio — dillo a tua madre. È un ordine emesso dalla Regina — lo minaccio, anche se si apre lo stesso in un sorriso divertito.

— Ricevuto.

Io e Alya l'osserviamo zigzagare via, immergendosi nella folla di studenti. — Alya, posso farti una domanda?

— Se proprio devi...

— Sei ancora innamorata di Thomas?

Inclina la testa e mi fissa di sbieco, stranamente colta alla sprovvista. — Che domanda colma di significati intrinsechi. Intanto che ci penso vado a farmi un panino — Alza le spalle. — Ah, a proposito, hai notato il noxious-barra-mago-barra-qualsiasi-cosa-sia in classe nostra? Un po' troppo Re delle nevi, però...

— Cosa? — sbotto. — Sapevi che fosse una creatura magica?

— Ci manca soltanto che vaghi con un cartello in fronte!

— Io... devo andare — farfuglio. — Quando torno ne riparliamo, comunque!

— Contaci — sbuffa, quando ormai sto già correndo verso la nostra classe. Poco prima di varcare effettivamente l'ingresso, sento la voce di Derek, più alterata di quanto abbia mai sentito: è strano, normalmente è bravo a mantenere il controllo. — Taci — ringhia. — Taci o ti uccido.

Oh diamine, che diavolo sta succedendo? Gli avevo esplicitamente chiesto di intrattenere un dialogo pacifico, non di minacciarlo. — Giuro che non ti capisco — mormora Avior, con tono divertito. — Sei tu ad aver introdotto l'argomento, mi pare.

— Ti pare un cazzo — mormora sempre più nervoso, con la collera che gli incrina la voce.

— Non scaldarti principino, le mie erano semplici constatazioni. Certo, prima frequentavi la ragazza più bella della scuola, adesso invece, beh, diciamo che hai abbassato un po' il tiro... tutto per una sana scopata, giusto?

— Vaffanculo!

Mi volto, disgustata da ciò che ho appena sentito e sono in procinto andarmene, quando mi blocco. No; ho smesso di delegare le mie battaglie, quindi adesso mi volterò, entrerò in quella stanza e gli tirerò un gancio sui denti a testa alta.

Avanzo decisa quando un improvviso malessere s'impadronisce di me, ma prima che il mio corpo possa toccare terra, si è già frammentato, dissolvendosi nell'aria.

L'atterraggio è più doloroso del previsto: mi schianto suo pavimento che, essendo fatto di marmo, non ammortizza di certo l'urto. Sbatto un ginocchio e mi lascio sfuggire un grido per una probabile contusione. — P-Padre — balbetto. L'osservo dal basso e noto che il suo volto è piegato in una smorfia pensierosa. Non è l'unico segnale che fa insorgere un pessimo presentimento in me: l'ultima volta che mi aveva richiamato in questo modo a Relicanth era per architettare un piano per distruggere il Re dei noxious. — Se è per...

—No — mormora, più affaticato di quanto l'abbia mai visto. — Abigail... abbiamo un problema.

A breve pubblicherò anche il seguito. Dopo tutta questa attesa mi sembrava doveroso :)

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