siblings. ✩ jdb

De castawayjdb

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"justin non è davvero mio fratello." Mai multe

[01]: exceptions
[02]: crushin
[03]: possessive
[04]: lurking
[05]: slimed
[07]: sunday
[08]: monday
[09]: charger
[10]: tattoos
[11]: confusion
challenge
self promo
[12]: guilt
[13]: pattie's

[06]: frustration

493 22 4
De castawayjdb

scarlett.

la cena stasera è particolarmente silenziosa. me ne sto al mio posto, con la bocca cucita, mentre suzzico a malapena il cibo che mia madre ha messo in tavola. justin è seduto proprio di fronte a me, come sempre, e so che nemmeno lui riesce ad alzare lo sguardo.

i suoi capelli sono ancora umidi perché è da poco uscito dalla doccia (nessuno ha notato il frullato alla fragola appiccicato su tutto il suo corpo, meglio per me) e ha addosso solo una t-shirt bianca e dei pantaloncini, il suo normale outfit per la notte. non che io lo abbia fissato di nascosto abbastanza a lungo per notare ogni particolare, come ad esempio la stringa dei pantaloncini, quella di sinistra è più lunga.. o la piccola macchia sul colletto della maglia.

- allora... -

jeremy si schiarisce la gola, mettendo fine al silenzio che fino a poco fa era interrotto solo dal suono delle posate contro i piatti di porcellana.

- come è stata la tua giornata, cara? -

chiede a mia madre, ma so che lo fa solo per rendere questa cena meno imbarazzante.

- oh, è andata bene. marleen ed io siamo state al nuovo centro commerciale fuori città, è molto grande. c'è anche una sezione per la pesca sportiva, scommetto che ti piacerebbe tanto. -

con la coda dell'occhio posso notare che justin adesso mi sta guardando, e ad un tratto anche respirare normalmente mi riesce difficile. prendo un sorso d'acqua per calmarmi, ma sento ancora i suoi occhi addosso. quando alzo i miei su di lui, questo abbassa bruscamente la testa. tipico.

non gli ho rivolto la parola da quando l'ho lasciato in mezzo al parco, grondante di frullato. ho preso aaron per mano e l'ho trascinato via, lontano, scusandomi un milione di volte per quello che era appena successo. ma lui non si è sbilanciato nemmeno per un attimo, ha continuato a dirmi che non era colpa mia (cosa assolutamente vera) e che non dovevo preoccuparmi. mi ha inoltre detto che desidererebbe una seconda uscita, magari stavolta senza fratellastri nei dintorni. ho riso a quella battuta, e anche lui lo ha fatto. ci sarà decisamente una seconda uscita.

- invece voi, ragazzi? cosa avete fatto? -

rimango in silenzio, impietrita. non mi preoccupo di rispondere o di inventare storie, non sono dell'umore.

- siamo stati in giro. -

si limita a dire justin, e quando alzo gli occhi, i suoi sono su di me. non si spostano, stavolta, ma non riesco a decifrarli. non sono arrabbiati come questo pomeriggio, non sono neanche lontanamente dispiaciuti, ma mi mettono in soggezione. così mi schiarisco la gola, e mi alzo da tavola, togliendo di mezzo le stoviglie che ho usato.

- sono un po' stanca, me ne vado a letto. -

dico velocemente, liquidandoli tutti. mi lasciano andare senza troppe storie. so che hanno capito che qualcosa non va, sono i nostri genitori, capiscono sempre tutto, ma onestamente non ho la voglia di raccontare loro tutta la storia. se justin ha voglia di farlo, allora che lo faccia. e se vuole raccontare anche che gli ho rovesciato in testa un frullato intero senza motivo, non mi importa. adesso ho solo voglia di dormire.

mi infilo nella mia canottiera nera e i miei shorts prima di risistemare la stanza. lo faccio sempre la sera, odio svegliarmi la mattina e trovarmi davanti il caos del giorno precedente. nel frattempo scambio sms con timothy e cassie: devono rimanere aggiornati su tutto. sorrido leggendo come danno in escandescenze per telefono, e sento che il peso di questa lunga giornata si sta affievolendo lentamente.

cass: dio, justin è un vero idiota
tommy: un idiota sexy
me: lo so
me: cioè so che è un idiota, non che è sexy
tommy: 😏
cass: 😏
me: vi odio
tommy: #friendshipgoals

scuoto la testa, continuando a leggere i loro messaggi, quando sento bussare alla porta. non faccio nemmeno in tempo a dire "avanti" che questa si apre, rivelando mia madre dietro di essa.

- disturbo? -

mi domanda, ed io scuoto la testa, sospirando. metto via il cellulare mentre lei entra nella mia stanza e chiude la porta dietro sé. tra le mani ha una tazza di ceramica fumante.

- ti ho preparato una tisana, per rilassarti. sembravi molto tesa a cena. -

sorrido appena, guardandola mentre si siede di fianco a me.

- grazie, ci voleva proprio. -

prendo la bevanda calda dalle sue mani e la sorseggio lentamente, stando attenta a non scottarmi. mi sento meglio già a primo sorso.

- allora, come è andata la giornata? non hai aperto bocca da quando sei rientrata. -

domanda curiosa. mamma è sempre stata una ficcanaso, in realtà, ma ho imparato a farci l'abitudine. ho anche scoperto che è divertente spettegolare con lei.

- è andata.. bene. credo. -

dico scrollando le spalle, e nel frattempo continuo a godermi la mia tisana. mia madre sospira.

- è successo qualcosa? lo sai che puoi dirmelo. -

schiocco la lingua.

- n-no, è andata bene davvero. io.. ho visto un ragazzo. -

ammetto arrossendo. lo sguardo di mia madre cambia radicalmente e si illumina all'istante, mentre i suoi occhi si spalancano.

- sul serio? e chi è? lo conosco? -

ruoto gli occhi, ridacchiando.

- è aaron.. aaron coleman, il.. -

- coleman? il figlio di mitchell e tracy coleman? -

mi interrompe con tono eccitato. annuisco.

- aw! lui è un così bravo ragazzo, ed è così carino! -

continuo a ridacchiare mentre scuoto la testa.

- sì, lo è. -

- e dimmi, è stata solo un'uscita tra amici o.. un'uscita uscita? -

arrossendo, abbasso la testa, continuando a sorseggiare la mia bevanda. so che mamma sta mordendo il freno, e che vorrebbe urlare adesso. ha sempre preso questo genere di cose molto sul serio.

- un'uscita uscita. -

quasi faccio cadere la tazza quando mamma tira un urlo stridulo.

- lo sapevo! sapevo che prima o poi ti saresti trovata un bravo ragazzo! oh, quando lo saprà tuo padre... -

- mamma! -

la riprendo subito.

- siamo usciti una volta sola, non stiamo davvero insieme. -

- non ancora. -

precisa lei, strizzandomi un occhio. tipico.

- comunque, non è necessario che papà lo sappia subito, né tantomeno jeremy. un uomo iper protettivo in casa basta e avanza. -

vedo mamma scuotere la testa confusa, e solo adesso mi rendo conto di cosa ho detto. mi mordo il labbro, abbassando la testa. certe volte la mia lingua arriva prima del cervello.

- in che senso? -

deglutisco e scrollo le spalle. mamma sussulta appena.

- justin. -

dice, annuendo a se stessa per la propria deduzione. finisco per fare lo stesso, dandole ragione. adesso che ho la testa bassa non la sto guardando, ma so che sta sorridendo.

- quel ragazzo è sempre stato così legato a te, è un amore. -

- è asfissiante. -

dico alzando gli occhi al soffitto.

- sai che vuole solo il tuo bene, si prende cura di te, come un bravo fratello. -

- ma lui non è mio... -

mi fermo prima di dire qualcosa che potrebbe offendere la mamma. ho sempre bisogno di pesare le parole con lei pur di non ferirla, quella è l'ultima cosa che voglio, e lasciarle pensare che non sento justin o jeremy come una famiglia, la farebbe stare decisamente male.

- ho sedici anni, ormai, non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me. -

mamma mi pizzica delicatamente la guancia, facendomi rialzare la testa verso di lei.

- lo so, ma lui ti vuole bene. non smetterà mai di proteggerti, come non lo farò io. -

sorride amorevolmente, e si riprende la tazza ormai vuota dalle mie mani.

- justin sarà sempre pronto a coprirti le spalle, anche se questo dovesse significare mettersi contro il tuo ragazzo. -

- lo ha minacciato di spaccargli la faccia, mamma. -

solo ripensarci mi fa ribollire di rabbia.

- lo fa perché ti vuole bene. te ne ha sempre voluto. -

si alza dal mio letto e va verso la porta, pronta a lasciarmi di nuovo sola.

- ammetto che più di una volta mi è sembrato fin troppo preso da te, quel giovanotto. -

dice ridendo tra sé e sé. increspo la fronte, guardandola confusa.

- aaron? -

- justin. è come se certe volte non riuscisse a toglierti gli occhi di dosso. -

mi sento avvampare all'improvviso, e anche l'aria comincia a scarseggiare. deglutisco. che cosa dovrebbe significare? a me non è mai sembrato che justin non riuscisse a togliermi gli occhi di dosso, perché dovrebbe essere così?

- che dovrebbe significare? -

le chiedo, ma non sono sicura di voler sentire la risposta. lei scrolla le spalle.

- dico solo che, quando eravate più piccoli, io e jeremy temevamo che potesse, non lo so, nascere qualcosa. -

abbasso la testa di nuovo.

- temevate? -

- beh, sì. voglio dire, eravamo felici che andaste d'accordo, ma sapevamo che, se ci fosse stato qualcosa di più, sarebbe stato complicato. sai, con il fatto che sareste stati... imparentati. avrebbe reso tutto troppo difficile. -

perché adesso mi sento così a disagio? mamma ha perfettamente ragione, ed io non ho fatto mai niente di male, ma non posso fare a meno che sentire una strana sensazione di malessere addosso, e so che nemmeno una delle tisane di mamma riuscirà a calmarmi, adesso.

- comunque, sono contenta che adesso siate come fratello e sorella. -

mamma sorride, prima di lasciarmi con un "buonanotte" e una marea di dubbi in testa.

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