Cinnamon Falls || h.s.

By Blaake

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"Se fossi in te me ne andrei ora che puoi, perché dopo non avrai scelta." More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
.Avviso.
Capitolo 58
Avviso URGENTE.

Capitolo 57

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By Blaake



Un lieve chiacchiericcio lontano iniziò a diventare sempre più chiaro nelle mie orecchie, secondo dopo secondo, e anche qualche uccellino che sembrò cinguettare fuori alla finestra.. così tutto iniziò ad essere più chiaro, avvertendomi che ormai un nuovo giorno era arrivato, e che era ora di alzarsi..

..solo che non ne avevo nessuna voglia.

Aprii pigramente gli occhi, trovando il mio comodino disordinato darmi il buon giorno.

Servivano sempre quei pochi, o quasi, importanti momenti di ripristino. Non ero quel genere di persona che si alzava la mattina come un fiore, pronta per essere attiva, anzi, rimasi nel letto ancora un po', concedendomi qualche altro momento di riposo.

Solo dopo pochi minuti aggrottai la fronte, percependo l'assoluto silenzio nella mia stanza.


Mi girai così con cautela, rivelando proprio quello che, a malincuore, mi aspettavo.



Non trovai nessuno al mio fianco.


Feci cadere pesantemente un braccio tre le lenzuola vuote, rilasciando un sospiro,e portando il mio sguardo altrove, più precisamente verso la finestra, trovando i luminosi fasci del sole colpire prepotentemente le mie gambe. Le ritirai, sentendo il calore sulla mia pelle affievolirsi, riuscendo solo parzialmente a nasconderle.

Mi stropicciai poi maldestramente un occhio, facendo scorrere la mano sulla guancia, ed infine farla posare sul mio petto.



Chissà quando aveva fatto la sua fuga..

..Perché era esattamente questo quello di cui stavamo parlando.

Ma non dovevo esserne poi così sorpresa, giusto?



O.. forse stavo solo giungendo troppo in fretta a conclusioni ?


Rotolai tra le lenzuola, sporgendomi dal letto per controllare se le sue scarpe fossero ancora qui.. ma di loro nessuna traccia.

Rimasi a guardare il pavimento spoglio, nella mia visuale scorgevo solo la mia ciocca di capelli dondolare nel vuoto, così poi senza ulteriori indugi mi risedetti sul materasso, incurvando la schiena e lasciando che le spalle appesantissero la mia figura.


Mi domandai, solo per un attimo, se tutto quello che fosse accaduto questa notte fosse solo stato frutto della mia immaginazione.. ma non era così. La bottiglia che lo aveva portato da me era ancora qui.. a differenza sua.

Le domande che riempivano la mia testa erano poi fastidiosamente sempre le stesse.

Se ne sarebbe ricordato? E se si, avrebbe poi fatto finta che nulla fosse accaduto come al suo solito?

Era un solo e continuo girarci intorno, e io ne ero esausta.



Sospirando più pesantemente, decisi di alzarmi e andare in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, almeno per ora non volevo pensarci, non volevo che sin dal mattino occupasse la mia mente, almeno non in maniera così invasiva.

Chiusi la porta della stanza, fermandomi a legare i capelli in una coda, mentre i miei occhi si diressero verso il bagno, completamente al buio. Mi incamminai poi verso il corridoio, osservando il divano vuoto nella sala, rendendo così, anche questo stupido elemento, l'ultimo da sbarrare nella mia piccolissima lista.


Rimanere avrebbe solo significato affrontare l'argomento.. parlarne, e noi.. bhè, non eravamo bravi in questo.


Cercai di rasserenarmi, sentendo poi la voce di Zayn in cucina, e fui mentalmente felice di parlare con qualcuno, pronta almeno a soffocare pensieri e delusioni per un po'.



Ma eccolo lì.



Mi bloccai, trovandolo seduto su uno degli sgabelli vicino al bancone. La mano gli reggeva la fronte, e i ricci erano incastrati tra le sue dita.



Fui solo in grado di fissarlo, colta di sorpresa.



«Ehi.» Esortò Zayn, riportandomi alla realtà.



«Buon.. buongiorno.» Risposi a bassa voce, avanzando lentamente verso di loro.

Harry al mio saluto si girò di poco, ma con pesantezza, rivelandomi il suo viso stanco e provato.

In questo preciso momento quelle che erano state le mie ultime certezze, sfumarono via.. non sapevo più cosa pensare.


«Ne vuoi un po'?» Mi chiese Zayn indicandomi velocemente il cartone del succo d'arancia, allontanandosi poi dal bancone per raggiungere lo scolapiatti, aprendo l'anta e guardandomi in attesa di una risposta.

«Oh.. si, grazie.» Annuii, ormai raggiunto uno degli sgabelli e sedendomi.


Lo ringraziai ancora con un piccolo sorriso quando finì di riempire il bicchiere, e iniziai a prenderne qualche sorso mentre lo osservavo versarsene un po' per se'.

Leccai le labbra gustando le ultime tracce aspre, notando nel silenzio la confezione di aspirine ora completamente svuotata, sul bancone.

Posai poi il mio sguardo su di lui, che non accennava a muoversi, forse troppo dolorante in questo momento per dare qualche segno di vita.


«Ragazzi io vado, Tom ha bisogno di alcune cose..» Iniziò a spiegare Zayn, infilandosi il telefono nella tasca dei jeans e prendendo la lista della spesa che Tom lasciava sempre nel vasetto in ceramica all'angolo della cucina.

«..Ed è meglio che mi sbrighi. Tu Scarlett hai bisogno di qualcosa?» Continuò, alzando il foglietto in attesa, ma senza neanche pensarci scossi la testa, lasciandolo libero di andare.


«Okay, e mi raccomando, rimettiti.» Ci salutò, lasciando una pacca sulla spalla di Harry prima di uscire, e scandendo con il rumore della porta che lasciò chiudere dietro di se', l'esatto momento in cui rimanemmo completamente soli.


Tenni lo sguardo basso per tutto il tempo, sorseggiando di tanto in tanto, non sicura di voler iniziare a parlare.

Quando poi il palmo della mano lasciò la sua fronte, diressi i miei occhi su di lui, vedendolo sistemarsi più comodamente, incrociando le braccia e abbandonando il suo peso sul ripiano.



«Come ti senti?» Domandai, notando la sua espressione quasi assente.


Attesi, trattenendo il bicchiere ormai mezzo vuoto nelle mie mani, ma nonostante la lentezza, la risposta arrivò.


«Sono stato peggio..»

La voce era profonda, roca.


Corrugai leggermente la fronte, vedendolo poi arrotolare tra le dita un piccolo pezzo di carta argentata, la stessa della compressa che doveva aver sicuramente preso non troppi minuti fa'.


Non mi piaceva vederlo ridotto così.. ma non potevo neanche mentire. Questa notte avevo provato un sentimento quasi contrastante verso questo suo comportamento. Odiavo che usasse il bere, per qualunque potesse essere il motivo, ma la maggior parte delle volte sembrava essere l'unico momento in cui abbassava più la guardia e si lasciava andare, permettendomi di avere conversazioni che da sobrio, magari, non sarebbero mai avvenute.






«Ci proverò.» Disse, interrompendo il filo dei miei pensieri.

Lo guardai confusa, il suo sguardo ancora fisso sul legno, i capelli in disordine.


«..A fare cosa?»





«A non allontanarmi da te.»



Sbattei gli occhi più volte, rilassando poi le spalle, rendendomi così conto solo in quel momento di essere stata tesa per tutto il tempo.




«Ricordo.. ciò che è successo stanotte, o almeno.. le cose importanti. E non voglio che tu vada da nessuna parte, Scarlett. Voglio che tu rimanga qui.» Aggiunse poco dopo, tendendo leggermente la mascella e spostando il suo sguardo, rimasto comunque basso.



Richiusi le mie labbra, pressandole leggermente tra di loro e stringendo poi il bicchiere davanti a me, avvertendo al tatto un'immediata freschezza.





«Anche io..» Ammisi poi a bassa voce, rilasciando un sospiro.



«..Non ho.. più un posto in cui andare, o qualcuno che mi aspetti..» Continuai, fissando con la mente piena di pensieri, il liquido aranciato.



«Non voglio più rimanere sola. » Scossi la testa.



Alzai così il mio sguardo verso di lui, trovandolo per la prima volta a restituirlo, intensamente.



«Ma.. tu credi che per Tom.. possa diventare un problema?» Domandai poco dopo, iniziando a pizzicarmi le dita e guardarmi intorno.

«No, non credo.. » Rispose subito.




«Se mai lo diventasse.. »



«..Sai dove venire.»


Alzai lentamente le sopracciglia, avvertendo ora la mia mente completamente incapace di dispormi di qualsiasi tipo di risposta.

Annuii poi guardando in basso, piena di una nuova, strana, sensazione di benessere.


«Devo andare.. » Disse poi, alzandosi e facendo un piccolo passo indietro, piegandosi per portare sulla spalla il suo borsone nero.


«Oh.. » Esclamai, colta un po' di sorpresa dalla sua rapidità.

Mi misi subito in piedi anche io, facendo qualche passo e poi posando leggermente una mano sullo sgabello accanto.


«Ho lasciato Sasha senza mangiare ieri..» Disse facendomi rallentare, mentre lui continuava ad avanzare verso l'ingresso.


«Certo.. » Scossi la testa velocemente continuando a seguirlo, rendendomi forse conto che fosse stata una spiegazione, quella appena datami.


Mi fermai, ancora un po' intontita, appoggiandomi sulla cornice scura della porta, guardando Harry sistemarsi nuovamente il borsone, con un solo piccolo spiraglio di luce proveniente dalla cucina, illuminargli il braccio.

Presi un bel respiro, spostando leggermente i miei occhi verso le scale, quando notai che si avviò verso di queste.



«Harry..» Lo chiamai d'istinto, forse senza nessuna vera intenzione, ma questi ultimi momenti sembravano essere passati troppo velocemente, lui.. stava andando via troppo velocemente.


Si fermò, appoggiando una mano sulla parete e girandosi lievemente in attesa.





«Grazie.» Dissi, lasciando nascere un piccolo sorriso.

Sembrò solo assimilare le mie parole, ma poi con un quasi inesistente cenno, riprese la discesa e sparì nel locale.


Accompagnai lentamente la porta, richiudendola, abbandonandomi poi ad essa.

Non sapevo bene cosa fosse successo, ma dopo aver buttato via un po' di strana tensione, sentii un senso di tranquillità insinuarsi piacevolmente dentro di me.


Mi aveva così sorpresa e resa felice ascoltare le sue parole.. significavano molto per me, e immaginavo che questa sua sincerità avesse richiesto non poco impegno da parte sua.


Mi diressi a passi lenti di nuovo in camera, dove mi lasciai completamente cadere sul letto, sperando attutisse bene il mio peso, senza fare troppo rumore. Rimasi lì, con occhi chiusi e mente sgombra, finchè non cercai di allungare il braccio per raggiungere il telefono, ma senza riuscirci, così dopo un secondo di rassegnazione, mi alzai per afferrarlo.

Erano solo le dieci e non avevo la minima idea di come avrei passato la giornata. Sentivo un po' di cose in sospeso dentro di me, ma non avevo ancora voglia di affrontarle o solamente di pensarci troppo.

Era da un po' che non ero al cento per cento me stessa, ma non credo sarei oramai più riuscita a ritornare la Scarlett di prima. Dovevo concentrarmi su quello che la mia vita poteva diventare, avevo finalmente degli amici e forse anche un posto in cui restare, che seppur non il massimo, ora potevo considerare la mia.. casa?


Mi avvicinai alla finestra, osservando la strada vuota e le abitazioni illuminate, assorbire e riflettere la luce di un sole ormai troppo caldo. Soprattutto una piccola costruzione in tufo, che in questi momenti riusciva a mettere in risalto come nessun altro il colore della sua pietra. Mi capitava spesso di osservarla per un po', dato il mio panorama decisamente scarno, ma ero certa che nessuno vivesse lì.. ma era la Cinn.. e non si poteva mai essere troppo sicuri.

Decisi poi di andarmi a rinfrescare sotto la doccia e prepararmi per uscire, avevo avuto un'idea.. speravo solo di riuscire a portarla a termine senza perdermi.


Indossati l'unico paio di shorts di jeans di cui disponevo, infilai le scarpe e ritornai in bagno per legarmi i capelli. La mia scorta di elastici era terminata, o meglio dire, dispersa. Speravo solo di non perdere anche quest'ultimo superstite.

Prima di uscire dal locale cercai Tom con lo sguardo, trovandolo poi occupato nello stanzino in cerca di qualcosa. Lo avvisai della mia uscita, e dopo un caldo sorriso che sapeva donare anche nei momenti più indaffarati, lo salutai.


Mi pentii quasi subito della mia scelta non appena misi piede fuori dal locale, il caldo diventava giorno dopo giorno sempre più afoso.


Avevo seguito la strada che le vedevo percorrere di solito, solo che dopo l'angolo oltrepassato qualche minuto fa', non ebbi la minima idea di dove proseguire, così continuai per il piccolo viale.

Per quanto potesse essere strano non avevo mai saputo con precisione quale fosse la sua casa, mi ricordo solo una volta un suo commento su una piccola stella di natale che era lasciata lì tutto l'anno sopra la sua finestra, veniva accesa solo nel periodo festivo, e mai messa via, a suo parere sia per pigrizia che per comodità.

Cominciai così a bussare ad una piccola porta in legno, sperando fosse quella giusta. L'abitazione sembrava essere molto piccolina ma in buone condizioni.


Diedi un'altro veloce sguardo alla stella avvolta dai filamenti grigi sulla finestra davanti a me, pregavo di non cacciarmi nei guai bussando a casa di qualche sconosciuto.


«Cindy, la porta!» Sentii urlare una voce appartenente ad una signora, che in un primo momento mi fece sobbalzare, ma poi rincuorare.

Dondolai la gamba in attesa, sentendo poi dei rumori provenire da sopra la mia testa.


«Scarlett!» Mi sentii chiamare, vedendo la chioma rossa di Cindy svolazzare dalla finestra appena aperta.

Le sorrisi, felice di vedere il suo viso e portando una mano vicino la fronte per proteggermi dalla luce.

«Ma che ci fai qui?» Mi domandò sorpresa.

«Avevo voglia di vederti.» Scrollai le spalle ridendo, ma fui quasi interrotta dalla voce di quella che ora presupposi essere sua zia, che le urlava ancora di scendere per controllare chi fosse.

Cindy roteando gli occhi mi segnò di attendere un secondo, così chiuse la finestra e aspettai che venisse ad aprirmi.



«Ma ehi!» Spalancò la porta velocemente, con un gran sorriso.

«Ma come ci sei arrivata fino qui?.. Non che sia lontano ma..» Gesticolò, venendomi poi ad abbracciare.

«Stella.» Indicai verso la sua finestra alzando leggermente le spalle, e lei dopo aver socchiuso gli occhi mi indicò, ammiccandomi.


«Dai entra, Sherlock!» Rise, accostandosi alla porta.

«Sicura che non disturbi?» Le chiesi, avanzando lentamente.

«Ma non dire stupidaggini!»


«Zia, questa è la mia amica Scarlett!» Disse ad alta voce, avvertendo la sua mano sulla mia schiena accompagnarmi nella piccola sala.

Trovai subito un arredamento molto colorato, quasi a voler fuori uscire dal ristretto spazio in cui tutto era contenuto. C'erano tende alle finestre, tanti cuscini disposti sul divano e centrini sotto ogni vaso o piccolo contenitore, che ricoprivano buona parte delle superfici. Un'alta libreria marrone rossiccia era poggiata vicino alla rampa di scale, strabordante di libri, e la tappezzeria ricopriva pavimenti e muri dello stesso tema della poltrona stile ottocentesca su cui era seduta.

Numerose treccine scure poggiavano sulle sue spalle, contornando un viso tondo e gentile, ed una leggera camicetta rosa sgargiante risaltava dalla sua pelle color cioccolato.


«Oh, molto piacere signora.» Sorrisi, alzando una mano un po' in imbarazzo.

«Scarlett, ho sentito molto parlare di te!.. Il piacere è mio, chiamami Marie!» Rispose con un profondo sorriso, guardandomi al di sopra dei piccoli occhiali rotondi.

Dopo il primo momento di sorpresa le sorrisi subito in ritorno, sembrava una persona molto simpatica e con un carattere sprizzante, esattamente come Cindy.

«Io e Scarlett abbiamo bisogno di fare quattro chiacchiere!» Disse subito lei, prendendomi sotto un braccio e portandomi con se verso le scale.

«Se c'è qualche nuovo pettegolezzo non dimenticate di aggiornare anche me!» Ci informò a gran voce facendoci ridere, mentre la sentii rialzare il volume della tv.


Una volta arrivate al primo piano, Cindy si diresse subito verso una porta bianca, dove vari adesivi erano stati attaccati, tutti con forme e colori diversi, alcuni sembrarono essere rimossi, ma per altri il tentativo sembrò fallito.


«E si, scusa il disordine.» Alzò entrambe le mani una volta che entrai nella sua stanza.

Sorridendo mi guardai intorno nella piccola camera, si in confusione, ma che rispecchiava Cindy al cento per cento.

Una sola piccola parete era dipinta di rosso, quella in cui il suo letto era appoggiato, che pareva essere un po' più grande del mio. C'erano trucchi, vestiti e altri oggetti non ben identificati ovunque, la maggior parte di questi sulla scrivania accanto all'armadio.

«Non preoccuparti.» Scossi la testa sorridendo mentre la vedevo far un salto per raggiungere il letto.

«Vieni qui, e dimmi tutto.» Alzò e abbassò le sopracciglia, battendo con una mano sulle lenzuola.


«Perchè pensi ti debba dire qualcosa?» Scrollai le spalle avvicinandomi, sedendomi poi al suo fianco e facendo viaggiare il mio sguardo sulle mensole piene di peluches.

«Oh andiamo! Anche il solo fatto che tu sia venuta fino a casa mia significa che non vedi l'ora di dirmi qualcosa! E allora sputa il rospo!» Spiegò, afferrandomi il braccio e muovendolo animatamente.


«Ma non è vero.» Risi cercando di fermarla.

Per la prima volta Cindy non aveva centrato propriamente in pieno. Oggi ero solo di buon umore, e questo mi aveva spinto ad avventurarmi fino a qui, volevo davvero vederla, stare in sua compagnia, ma che volessi poi condividere anche la ragione del mio attuale stato d'animo, bhè, questo era oramai diventato quasi un mio bisogno.


«Che ha fatto?» Inclinò poi la testa, incrociando le braccia al petto.

Scossi la testa sorridendo, mettendomi un po' più comoda mentre il rumore delle molle del letto accompagnavano i miei movimenti.


«Niente, ma.. sono fiduciosa questa volta.» Spiegai, con un profondo cenno, incontrando poi i suoi occhi socchiusi.


«Niente, ma fiduciosa. Mm.» Annuì, portando le gambe sul letto, ma continuando ad osservarmi.

Scrollai poi le spalle, forse non volendo rivelare per filo e per segno, come le precedenti volte, quel che era successo. Sentivo che oggi era stato diverso, era riuscito a confidarmi i suoi pensieri, e questi volevo rimanessero solo per me.


«Okay, okay capito! Mi va bene così. Ma se farà un altro passo falso saranno guai per lui!» Alzò le mani in resa, sorridendomi.

Sorpresa, facendo sorridere poi anche me, apprezzai che non mi avesse spinto a parlarne oltre, e che le bastasse davvero sapere che stessi bene.


«Mi fa piacere rivederti un po' più serena.» Mi confessò.


«Si.. ci sto lavorando.» Annuii, abbassando lo sguardo.


«Sei forte, Scarlett.» Disse, posando una mano sul mio braccio e stringendolo lievemente.

Mi voltai, lasciandole nuovamente un sorriso, e sospirai guardandomi intorno.


«So che forse è un po' troppo presto per parlarne ma.. che hai intenzione di fare? Hai dei piani?» Mi chiese, appoggiandosi con il gomito sul ginocchio.

«In realtà.. non lo definirei ancora ufficiale, ma.. vorrei rimanere qui.» Alzai le spalle.

«Dici sul serio?» Chiese ad alta voce, allontanando la mano dal viso.

«Io.. si, non penso che..» Iniziai a spiegare, venendo subito interrotta dal corpo di Cindy che si lanciò su di me in un abbraccio.


«Grazie si! Si, si, non te ne andare!» Continuò a ripetere con voce un po' ovattata, facendomi ridere.


«Vorrei parlarne prima con Tom in realtà.. poi ci sarebbero davvero tante cose a cui pensare.» Spiegai una volta che si allontanò, aggiustandomi i capelli.

«Non credo farà problemi! Nel caso potresti venire anche qui se ne avessi bisogno!»

«Grazie.» Sorrisi pienamente.

«Non scherzo, quando vuoi.» Ripetè, facendomi ridere.


«Cindy!» La sentimmo chiamare da sua zia Marie dal piano inferiore.

Lei si avvicinò alla porta, aprendola e chiedendole di cosa avesse bisogno.

«A Scarlett farebbe piacere rimanere qui a pranzo?»


«Fa anche finta di chiedertelo.. qui nessuno esce di casa senza prima aver mangiato il suo polpettone.» Mi confidò Cindy a bassa voce, scuotendo la testa con una smorfia.

«Per me va bene.» Le risposi divertita.


«Si! Le piacerebbe!» Le urlò in ritorno, appoggiandosi alla porta.

«Bene! Ho fatto il polpettone!» Ci informò, permettendo così a Cindy di fare un profondo cenno con la testa, rendendo veritiera la sua precedente affermazione.

«Grazie!» Dissi ad alta voce, prima che richiudesse.


«Ah, ormai me lo sogno anche la notte.» Disse avvicinandosi e sospirando.

«Per carità, buonissimo ma.. » Scosse la testa, risedendosi sul letto.

«Credo che abbia nascosta una scorta da qualche parte, dico sul serio.» Continuò, suscitando le nostre risate.




«Mi sembra una donna molto simpatica.»

«Lo è, per alcuni versi ci assomigliamo molto..» Rise.

«Direi di si.» Affermai, tentennando un po'.

«Si bhè, non nell'aspetto da come avrai notato!» Rispose, dando così voce ai miei pensieri.



«Lei.. era un'amica di mia madre.. non abbiamo legami di sangue, ma.. è stata lei a crescermi. E per me era la zia Marie.. ed è rimasto così.» Spiegò, scrollando poi le spalle.



«Capisco.. » Abbassai la testa, facendo tornare alla mente la mia precedente situazione.


«L'hai mai conosciuta?» Le domandai dopo qualche istante di silenzio.


«Si.. solo che.. ho pochi ricordi di lei. Se ne è andata quando ero piccolissima.» Mi rispose, alzandosi poi per dirigersi verso l'armadio.

La seguii con lo sguardo, vedendola aprire un'anta e notando attaccato ad essa un piccolo calendario, dove una grossa "X" rossa ricopriva il 31 Luglio.

La mia visuale fu però presto bloccata da lei, che ritornò presto da me, porgendomi poi quella che capii essere una fotografia.



«Ma.. siete due gocce d'acqua.» Esclamai, portando i miei occhi su di essa e poi su Cindy, e viceversa.

Una giovanissima donna era in posa, con quelli che dovevano essere i suoi indumenti da lavoro, una larga salopette blu impolverata e grossi scarponi. Saltava subito all'occhio la lunga chioma rossa e riccia, intrappolata in una bandana azzurra.


« E' bellissima.» Le dissi, continuandola a guardare.


«Lavorava fuori Detroit, in una fabbrica.. »


«Ci fu un incendio.» Raccontò, facendomi voltare verso di lei.

«Dovevo avere all'incirca sei anni.» Continuò, con gli occhi fissi sulla fotografia che avevo ancora tra le mani.


«Cindy.. mi dispiace..» Dissi tristemente a bassa voce, allungando io questa volta una mano sul suo braccio, per farle sentire la mia vicinanza.


Mi sorrise, e quando le restituii la foto andò a rimetterla al suo posto, lasciando un grande sospiro.


«Ma dimmi!.. Che succede il 31 Luglio?» Domandai indicando il calendario e volendo cambiare argomento, respirare nuovamente un'aria più leggera, e vedere la tristezza abbandonare il suo volto.


«E' il mio compleanno!» Rispose alzando le mani in aria, dopo aver seguito il mio dito, puntare la data segnata alle sue spalle.

«Davvero?» Sorrisi, vedendola annuire.

«Ventidue.» Alzò entrambe la mani in vittoria, facendole ondeggiare.

«Ma è.. tra meno di una settimana, quando me lo avresti detto?» Le chiesi, lasciando cadere pesantemente le mani sulle mie gambe.

«Oggi.. immagino.» Scrollò le spalle, facendo una smorfia.

«E che hai intenzione di fare?» Chiesi, entusiasta.

«A dire la verità è da un po' che non festeggio più.»

«Come mai?» Aggrottai le sopracciglia.

«Nessun motivo in particolare, ogni anno stessa festa, stesse persone di cui in realtà non è che me ne importi molto, quindi preferisco mille volte passarlo insieme a mia zia e mangiare quantità industriali di dolci.» Scrollò le spalle.


«Capisco.. » Sorrisi. «Bhè, se ne avessi voglia potremmo fare qualcosa, non so', andare di nuovo in quel mercatino che ti piace tanto.. passare la mattinata insieme.» Le proposi.

«Oh si, ti prego! La volta scorsa mi sono divertita un sacco!» Unì le mani, sorridente.


«Perfetto!» Sorrisi anche io, sentendo poi nuovamente Marie avvertirci che era pronto in tavola.


Ci avviamo poi entrambe nel soggiorno, dove poi ebbi l'occasione di assaggiare il famigerato polpettone, che trovai decisamente squisito. Con una compagnia come la loro poi il tempo sembrò scorrere così velocemente, che non capii come fosse stato possibile rimanere tutto quel tempo a parlare.

I loro teatrini sul tenere acceso il ventilatore e il dove spostarlo avevano riempito metà della giornata, e ci intrattenemmo per un po' anche con un programma a premi che Marie seguiva ogni giorno.


«Non ci credo, sono quasi le sei.» Dissi a Cindy controllando il telefono.

Eravamo ritornate nella sua stanza da un po', e la luce che pian piano aveva cominciato ad affievolirsi, mi aveva portato ad accertarmi dell'orario.


«Credo sia ora di andare.» Dissi scendendo dal letto e recuperando le mie scarpe.

«Pensi che i ragazzi siano già a casa?» Domandò soffiandosi sull'unghia, per asciugare lo smalto appena messo.

«Non lo so, ultimamente non ho idea di quali siano i loro orari.» Risposi stringendo i lacci, ormai troppo allentati.

«Capisco.» Mormorò, per poi scendere e accompagnarmi all'ingresso.



«Grazie mille ancora per il pranzo.» Dissi, affacciandomi nella sala, dove Marie con un sorriso mi salutò, precisandomi che qualora ne avessi avuto voglia, sarei potuta unirmi nuovamente a loro.


«Mi raccomando, dritta a casa.» Sorrise Cindy sulla soglia della porta.

«Scappo, prima che faccia completamente buio.» Risi, indietreggiando di qualche passo.


«Grazie per la compagnia oggi.» Affermò, rientrando.

«Ma che dici, grazie a te.» Scrollai le spalle, iniziando poi ad incamminarmi.

«Buona notte Cindy, ci sentiamo!»

«Buona notte Scarlett!»


Il tramonto ormai calato aveva avvolto il quartiere nel buio, e iniziai ad aumentare il passo, volendo arrivare al locale il prima possibile.

Di fatti rientrai subito, trovando Tom nello stesso punto in cui lo avevo lasciato stamattina, nello stanzino, ancora in cerca di qualcosa.

«Tom, tutto okay?» Gli domandai, appoggiandomi al bancone.

«Oh Scarlett, sei tornata. Si è tutto okay, è solo che da questa mattina sono in cerca della Four Roses e non ho idea di dove sia finita.» Spiegò guardandosi intorno e passandosi una mano sul collo.

Ingrandii leggermente gli occhi, non avendo idea di cosa stesse parlando, così accortosi della mia espressione, ridacchiò, lasciandomi poi salire, avvertendomi che i ragazzi avevano già fatto ritorno.



«Ciao.» Salutai tutti, una volta entrata.

«Scarlett, ma dove eri finita?» Domandò subito Zayn, con la fronte aggrottata, non permettendomi neanche di chiudere la porta.

«Ero da Cindy.. il tempo è praticamente volato.» Risposi un po' interdetta.


«Perchè?» Chiesi poi, notando la sua espressione preoccupata.

«Bhè quando sono tornato non ti ho più trovata e Tom sapeva solo che fossi uscita, ma non si sa' dove.» Spiegò.

Guardai anche gli altri volti dei ragazzi, un po' più stanchi ed assonnati.

«Mi spiace avervi fatto preoccupare.. ma non ho neanche i vostri numeri.» Scrollai le spalle, non volendo davvero stessero in pensiero per me, ma in ogni caso non avevo ancora dei loro contatti se ce ne fosse stato davvero il bisogno.

Zayn lasciò un sospiro, annuendo e poi tirando fuori il suo telefono, avvicinandosi.

«Hai ragione.. questo è il mio.» Disse calmandosi, in attesa che poi prendessi nota.

Un po' stranita da tutta questa preoccupazione, presi comunque il cellulare e salvai tutti i numeri dei ragazzi, che poi si apprestarono subito ad andare a dormire.


«Ma.. non sono neanche le sette.» Aggrottai la fronte.

«Non abbiamo dormito gran chè stanotte.» Spiegò Liam, girandosi e continuando ad indietreggiare verso il corridoio, portandosi una mano dietro la schiena.

«No, in realtà non abbiamo proprio dormito.» Chiarì Niall, stropicciandosi un occhio e seguendolo.

«Va bene, allora.. buona notte.» Alzai le spalle, vedendoli dirigersi nelle loro camere dopo avermi salutato.


Con la sala completamente vuota e la tv a mia disposizione, mi misi comoda sulla poltrona, iniziando a scorrere tra i canali, sorridendo quando trovai la replica del programma visto oggi da Cindy.

Dopo vari spettacoli vagamente interessanti ma tutti presto giunti al termine, mi preparai qualcosa di leggero per cena, non volendo perdere troppo tempo tra i fornelli perchè rapita dall'inizio di un vecchio film anni '60. Finì molto tardi, così spento lo schermo riportai il piatto nel lavandino e andai in camera, recuperando il pigiama e dirigendomi in bagno.

L'idea della coda tenuta alta tutto il giorno non era stata molto geniale, dato il segno rimasto tra i miei capelli, ma cercai di scuoterli un po' prima di farmi una treccia e andare a letto, in modo che il mattino seguente non avrei trovato solo un ammasso di nodi.

Ritornata nella mia stanza, davanti ai miei occhi si presentò, ancora una volta, la bottiglia in vetro, rimasta sul mobile.

Scossi la testa, appoggiando la schiena e accompagnando la porta fino alla sua chiusura, lasciando poi cadere i miei vestiti sul materasso, e avvicinandomici.

Aggrottai subito la fronte quando vidi l'etichetta, tanto da sbattere le palpebre qualche volta credendo di aver letto male, prendendola così tra le mie mani.



« Four Roses.. Single Barrel?»


Rilessi ancora una volta.


La riposi poi nuovamente sul mobile, andandomi a sedere sul materasso continuando a fissarla, resami appena conto che molto probabilmente la bottiglia che Tom aveva cercato per l'intera giornata, era proprio qui.








{ Anche se in ritardo, forse molto in ritardo, ecco il mio regalo di Natale.

Spero lo abbiate passato serenamente, con la vostra famiglia o con amici, abbuffandovi di cibo e ricevendo ciò che desideravate. Sono qui anche per augurarvi un buon anno nuovo, e per dirvi che nei miei buoni propositi ci siete anche voi.

So' che queste poche righe non basteranno per placare le vostre anime o domande, o soprattutto a riempire quelle che sono state le vostre attese, ma per quello che è stato il mio altalenante 2016 vi confido che è stato arduo mantenere il mio obbiettivo. Senza regalarvi ulteriori illusioni, per quelle persone che credevano non sarei più tornata, sono qui, a riempire il vostro 2017 con nuovi capitoli, sperando che il destino non mi abbia preparato altri scherzi.

Credo ulteriori spiegazioni, come giusto che sia, arriveranno in fretta, per ora spero solo abbiate apprezzato il capitolo, forse il più difficile che io abbia mai scritto. So' che molto probabilmente vi aspettavate qualcosa di più, visto la lunga attesa, ma volevo seguisse più un senso logico che un ritorno "spettacolare".

E' una piccola svolta che nel corso del tempo non sarà più piccola, tutto avrà un senso.

Con questo, vi faccio ancora tanti auguri e vi aspetto al prossimo capitolo x }

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