Capitolo 5

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Guardando il suo atteggiamento indagatore dopo la mia domanda, sperai che finalmente potesse aiutarmi a definire il punto sulla cartina che mi indicasse che questo benedetto quartiere o piccola città esistesse per davvero.

«Sono sicurissima.» Confermai, avvicinandomi ancora.

«Come ti chiami?»

«Scarlett.» Risposi, presa di sorpresa dalla domanda improvvisa.

«Cognome.» Chiese impaziente, come se fosse dovuta essere ovviamente quella la mia prima risposta.

«.. Miller.»

«..Miller?..» Ripetè lentamente.

«Miller..» Confermai.

Mi continuò a fissare, inclinando la testa e osservandomi da capo a piede.. mi sentivo sempre più a disagio.

«Sto andando lì.»

«A Mack Avenue?» Chiesi sorpresa.

«Già.» Si guardò intorno.

Non mi fidavo molto di lui, anzi affatto..  poteva starmi mentendo sul fatto che stesse andando esattamente nel posto in cui gli avevo chiesto, l'unico stranamente a esserne a conoscenza.. e ora mi guardava anche in un modo strano. 

Mi aveva salvato due volte però, non credevo avesse cattive intenzioni, quindi potevo considerarmi più o meno tranquilla..? In fin dei conti ora che ci pensavo.. non aveva chiesto se volevo un passaggio, mi aveva solo informato che ci andava anche lui.. dovevo interpretarlo come un invito? Calma, dovevo rallentare, gli avevo fatto una domanda, dovevo ripartire da lì.

«Ok.. quindi me la sapresti indicare?» Chiesi cortesemente.

«Ti do' un passaggio.»

Ok.. ora che era stato più che chiaro, ma cosa avrei dovuto rispondergli?

Era appropriato andare in macchina con uno sconosciuto o avrei fatto meglio a chiedere di darmi le indicazioni e poi vedermela da me?

La seconda opzione iniziai a pensare fosse un po' più complessa da realizzare, avrei dovuto capire bene il percorso, andarmi a cercare un posto per la notte, ormai per la mattina, controllare quelli che sarebbero stati i mezzi con cui poterci arrivare, treni o pullman, conoscerne orari e prezzi, no.. lui poteva offrirmi un passaggio adesso e sarebbe stato tutto risolto.

«Se.. non ti da' fastidio..» Scrollai le spalle.

«Basta che tu non ne dia a me.» Rispose alzando le sopracciglia per rimarcare il concetto, ma pentendosene sicuramente dopo quando si portò una mano sulla parte ferita. Mi morsi il labbro e mi avvicinai per controllare se stesse bene.

«Ti fa' tanto male?» Cercai di guardare oltre la mano che lo copriva.

«Ti avverto che stai iniziando con il piede sbagliato.» Borbottò, incamminandosi verso l'auto mentre lo seguivo sbuffando.

«Bella macchina.» Gli dissi sorridendo, una volta raggiunta la vettura nera e lucida. Non ero per niente un'esperta o amante di auto, ma questa appena la vidi mi piacque subito. Linee sinuose accompagnavano la carrozzeria, attirava l'attenzione, ma non per la sua ingombranza, ma per la storia che sembrava portarsi dietro, con un ala di mistero. Pensai che non potesse essere che perfetta per un tipo come lui.

«Lo so quindi non graffiarla, non sbattere troppo forte le portiere quando le chiudi e cosa più importante, qui dentro non si mangia.» Disse mentre ero in procinto di aprirla.

Perfetto, avevo trovato un fissato di auto e non l'avevo nemmeno ancora toccata che già mi aveva fulminato.

Una volta seduta, notai con non mia grande sorpresa che era tutto immacolato, non c'era una sola carta in giro e odorava di tabacco e quella che sembrava essere la sua colonia, qualcosa di muschiato credo, l'avevo percepita alla gabbia quando era alle mie spalle.

Cinnamon Falls || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora