The Mirror of Dark Memories

By sofisemmi

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ATTENZIONE: questo libro contiene spoiler Non leggete se: •non avete finito The mirror of the soul e non stat... More

Saga degli specchi
Prologo
⭐️Shannon McCartney⭐️
⭐️Andrew Fox⭐️
✨AU: Il dente fatato
✨AU: I tre spiriti
☀️Soul: Capitolo VIII - Andrew
☀️Shadows: Capitolo VI - Emery

✨AU: Il pov del muro

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By sofisemmi

Muro's point of view

Sono un muro.

A dir la verità, rivesto interamente un vero e proprio corridoio e anche particolarmente esteso, direi. Posso affermare di costituire uno degli spazi più frequentati dell'intera Accademia. Conduco alla mensa, luogo dove gli studenti si cibano e spettegolano su qualunque cosa.

So per certo di essere stato costruito nel 1967 e successivamente ridipinto e aggiustato nel corso degli anni per evitare che le mie rughe diventassero un pericolo per i mutanti che alloggiavano tra le mura dell'edificio.

Ricordo ancora quando questa scuola contava i propri studenti sulle dita di una mano umana e percepisco ancora i loro sguardi curiosi su di me, avidi di memorizzare ogni angolo, ogni zona. Gli anni non si sono susseguiti facili, ma è stata una lotta continua per rendere il loro soggiorno una permanenza lieta piuttosto che una reclusione forzata.

Non tutti riuscirono a superare la sfida che fu posta a loro; io sono solo un semplice muro, non respiro, non parlo, non soffro, non ho bisogno di calore umano e, soprattutto, non ho aspettative, non spero. Io sono solo un semplice muro, ma, forse grazie ai poteri dei miei abitanti, forse grazie a qualche assurda magia, io penso. E penso che questi esseri paranormali - si dice così? - abbiano patito la loro diversità, come io ho patito i loro pugni frustrati su di me. E le loro testate. E i loro calci. E le loro urla. Quante grida frustrate, quante imprecazioni - tra le più strane e senza senso - ho sentito.

Purtroppo, non posso tapparmi le mie orecchie muresche.

Dopo la persecuzione, l'accademia venne chiusa e mi sentivo solo, immensamente solo in un edificio fantasma dove solo i miei pensieri verniciati di bianco rivestivano le pareti silenziose. Pensavo che mi sarei sentito sollevato dalla assenza dei mutanti, ma ero stato costruito per ospitarli, per accompagnarli ai pasti e senza di loro non avevo alcuna utilità.

Non sapevo distinguere il giorno dalla notte, tuttavia ero certo di essere costantemente immerso nel buio del disuso. Ero stato abbandonato con quell'odioso corridoio al piano soprastante e la bisbetica porta della mensa. Credevo di impazzire, seriamente. Che cosa ne sarebbe stato di me? Come avrei fatto a continuare ad essere un muro?

Muri si nasce, non si sceglie di esserlo, ma ogni cosa è destinata a degradarsi, come il povero lampadario sferico. Ancora ricordo il suo elettrico pianto quando una ragazzina imbranata lo ruppe. Addio Dario, così ti chiamavano.

Dunque, dunque... dov'ero rimasto? La recente riverniciatura ha compromesso la mia memoria. Oh sì, stavo ripercorrendo la mia muresca storia.

Quando udii nuovamente i passi dei mutanti, mi sentii pervadere da una fredda gioia, forse mi sbriciolai un pochino. Non fu semplice riabituarsi alle loro voci e alla loro lingua, poiché - se non si fosse ancora capito - sono solo un muro e non so parlare. Però ascolto e vivo con gli umani, immobile nella mia rigida corazza.

Quante volte ho sentito discorsi di estrema importanza senza poterlo riferire? Quante volte mi sono disperato nel tentare di avvertire gli alunni di ciò che, col il trascorrere del tempo - anche mio nemico - è stato tramato tra queste mura? Ho sentito la morte farsi spazio dalla biblioteca - dove la mia amica libreria piangeva sconsolata - e mi inorridii, contorcendomi nella mia muralità.

E poi, forse il giorno successivo, la mia amica libreria veniva ridotta ad un ammasso di legna marcia ed io le sussurravo di rassegnarsi, perché non avrebbe potuto opporsi al suo triste destino. Avevo maledetto quel mutante oscuro per aver compiuto tutti quegli orribili gesti, per aver tormentato altri suoi coetanei... ma nessuno mi aveva ascoltato, nemmeno quell'antipatica della porta che conduce alla mensa.

Quella portaccia ripeteva che quel ragazzo non aveva fatto nulla di strano, perché negli umani a volte il male mangia il bene. Sapevo che quella portaccia aveva perennemente l'acquolina nella sua bocca portesca e che ciarlava in quel modo perché voleva nutristi. Invece, veniva sbattuta avanti e indietro dalle mani degli studenti... ed io ridevo sotto ai mie baffi murati quando si lamentava dei loro orridi pelacci o dell'odore nauseante dello smalto.

Forse sarà perché sono un muro e osservo le cose da un punto di vista murato che non comprendo la cattiveria di cui è capace l'uomo. Io me ne sto qui a sentire, a stare immobile, e a volte vorrei potermi muovere, anche solo come fa quella portaccia bisbetica.

Vorrei aver potuto sgusciare nella mensa e osservare con la mia muresca curiosità gli innumerevoli episodi interessanti che persino il vecchio soffitto ha visto. Però ho le mie fonti - sono un muro socievole - e la disperata sedia mi aveva raccontato quanto le era accaduto se non erro... tre umani anni fa.

Quella poverina - era conciata peggio della scopa rinsecchita che quel mutante barbuto utilizzava per soffocare il mio fratello pavimento - era stata scagliata fuori dalla mensa! E quanto baccano avevo percepito! Il mio gemello muro della mensa continuava a ripetere quanto fossero arrabbiati quel mutante dallo sguardo ghiacciato e quell'altro che soleva indossare buffe camicie a quadri.

Si erano affrontati e avevano generato una rissa di proporzioni muralesche! Ma non erano gli unici a mettere paura al mio gemello: la sedia mi aveva confidato che anche quel ragazzo senza disciplina si era divertito a sporcare dappertutto!

Successivamente - ancora adesso ne sono scosso muralmente - la portaccia venne spalancata, ammaccata come una piastrella deformata dalla caduta di cocci killer, e dei mutanti aranciati mi... picchiarono. Le loro nocche perforarono il mio animo muresco senza pietà.

Piansi lacrime mai nate.

E, proprio l'anno scorso, rividi quei mascalzoni riempire di pugni un ragazzo piuttosto tondo. Gli dedicavano insulti a me incomprensibili - ma erano parole parecchio muracciose -  e lui versava lacrime salate - così mi disse amico pavimento - che io avevo la curiosità di assaggiare sul mio palato muresco.

Tre ragazze accorrevano sempre in suo soccorso e lo abbracciavano forte ed io cercavo di vedere meglio attraverso la mia vernice bianca. E mi stupii nel vedere che la forza di quegli abbracci aveva dato al mutante la forza di andare avanti.

E compresi che non tutte le forze sono fisiche. E mi sentii triste, perché io possedevo solo la forza di esistere, mentre gli umani avevano l'immenso dono di avere anche quella di vivere. Forse cominciai a comprendere perché a volte - muralmente parlando - il male si nutriva del bene.

Forse sto ripercorrendo la mia muresca esistenza in maniera sparsa e dismurata, ma è il solo modo che conosco per ricordare. Difatti, i miei ricordi si sparpagliano lungo la mia superficie ed è difficile acchiapparli tutti! Inoltre, ragiono per sensazioni e ora... ah, certamente, porca porta!

Quante risate mi sono fatto sentendo le imprecazioni di quella ragazza. Camminava spesso senza parlare ed io la pregavo di dire qualcosa, ero ingordo della sua voce. Forse quello che provavo per lei... era simile a ciò che sento tutt'ora verso la vernice... ho bisogno di lei.

Forse se avessi avuto un cuore l'avrei amata. Ma io - se non si fosse compreso - sono solo un muro e non amo.

Però lei aveva appoggiato la testa su di me senza alcuna intenzione di colpirmi! Che cosa aveva affermato il suo amico solitario? Ma certo! Che mi stava baciando!

La portaccia aveva riso della mia allegria, definendomi poi un muraccio pervertito. Odiai la sua espressione schifata e odiai ancora di più la mia immobilità obbligata quando mi riferirono dai piani alti che la mia amica umana spesso sveniva, cadendo a terra di peso. Se solo fossi stato un pavimento, l'avrei sorretta io!

Nemmeno il suo amico solitario era lì per aiutarla... e per quel mutante conservo una domanda. Come fa a non aver bisogno della mia muresca presenza? Sono un muro, accidenti! Non può fare a meno della mia presenza! Io determino i confini! Stupido umano.

Ma ora che ci rifletto c'è anche una ragazza piccina che spesso mi ha sfidato. Non solo mi ha sfidato, ma si è fatta beffe di me! Mi ha... trapassato... solo i trapani hanno osato farlo. Ogni volta temevo che si accorgesse della mia muresca attività pensante, però speravo anche che potesse sentire i miei pensieri. Aveva creato in me la speranza di poter dialogare con lei! Stupida e cattiva umana.

Nessuno si è mai preso la briga di prendersi cura costantemente di me - come invece succede al mio amico pavimento - e da quando la mia umana se n'è andata, mi sento solo. Tuttavia spesso, quando quel ragazzo dallo sguardo di ghiaccio passeggiava per questo immenso corridoio, una ventata di aria fresca mi colpiva. Era quasi come una droga per me e, nonostante fosse stato al centro di numerose attenzioni anche da parte di altri miei compari, mi sentivo quasi privilegiato.

Avevo sentito dire che amasse trascorrere le giornate fuori dall'edificio e che qui dentro avesse vissuto diverse avventure. Si diceva che fosse quasi come noi, cioè senza un cuore, ma io non l'ho mai pensata così. Muralmente parlando, ho sempre avvertito l'umanità presente in lui, ma una barriera di chissà quale natura l'ha celata a tutti, persino a lui. La barriera della freddezza, forse, che tutti conoscevano.

Eppure... avevo saputo... che durante lo scorso Gnugno? Giunio? Giugno? quella barriera si fosse dovuta scontrare contro l'orrore della Biblioteca, dove la mia amica libreria ha urlato legnosamente.

Su di me sono state proiettate ombre contro natura, dense di tenebra, piene di malvagità; ma sono stato anche il complice di strambi episodi e scherzi. Sono stato persino lo spettatore silenzioso di un ballo lento e leggiadro e ho applaudito colpito quei passi eleganti.

Ho assistito alla vigliacca fuga di quel protettore e avevo cercato di ribellarmi alla sua barriera soffocante, fallendo. E ho fatto le fusa - sempre muresche però - a quella donna, incompresa da tutti, che mi carezzava con affetto.

Mutanti di altri paesi erano approdati qui e tendevo le orecchi per comprendere parte dei loro discorsi insensati, secondo il mio modesto parere da muro.

Sbattevo la testa contro me stesso quando la star dell'Accademia si esibiva davanti agli altri ragazzi, sfoggiando chissà quali abilità muracciose, molto muracciose. Già, già.

E adesso in cosa consiste la mia muresca esistenza? Aspetto, forse. Aspetto che qui dentro prendano iniziative, che reagiscano. Genitori in lacrime sono accorsi urlando il nome dei loro figli e poi si sono zittiti. Le mura esterne urlano a squarciagola, sperando forse di raggiungere parenti lontani, il loro dolore. Il sangue è colato, come un fiume di malta, solidificandosi sui mattoni dei mutanti senza vita.

Sì, sono un semplice muro, ma ho imparato a utilizzare le metafore, grazie ai continui commenti di quel ragazzo incamiciato. Ho seguito con passione la sua storia d'amore con una delle soccorritrici del mutante picchiato, sempre muresca, ahimè. L'ho visto stringerle la mano con delicatezza e sorriderle, mentre l'aspettava vicino a quella pettegola della portaccia. E lei ricambiava, nonostante di lì a poco sarebbe cambiata ogni cosa.

C'è stata sofferenza da parte di entrambi, ma di diverso tipo. Io ancora non comprendo la natura del dolore psicologico, tuttavia posso affermare di aver avuto paura per quella ragazza, quando rimaneva sola a fronteggiare con determinazione la fonte dei suoi problemi.

E ho appreso, giusto quest'anno, che a volte sono proprio gli umani a voler diventare muri: vogliono poter mostrare una parete immacolata, quando in realtà celano una putrida sporcizia. Vogliono smettere di provare emozioni e tradiscono gli amici.

E da qui scaturisce - che parola murosa - un altro mio dubbio: perché nessuno si rende conto dell'enorme fortuna che si ha a vivere? Perché voler diventare inumani? Perché l'uomo è così insoddisfatto?

Forse la risposta non esiste. Difatti avevo udito da un ragazzo che porsi una domanda è già la risposta che all'incapacità di rispondersi. Qualcuno aveva replicato nella calca degli studenti affamati, che aveva rinunciato a trovare le risposte che da tempo aveva cercato.

Forse dovrei mettere l'anima che non possiedo in pace; forse dovrei limitarmi a osservare insensibile questo corridoio di mondo; forse dovrei smettere di sentirmi umano, quando gli umani mi sfiorano.

Ho un compito e lo porto a termine ogni giorno - anche se non ho mai visto il sole - ma, a volte, vorrei poter allungare una mano murosa e ricordare a questo angolo di mondo che esisto, sebbene io sia solo un muro.

Sono solo un muro, ma mi sento più umano di quanto non siano alcuni umani.

Ed eccola, la speranza che credevo di non possedere, mi disorienta di nuovo. Dunque, mi limiterò a conviverci, come ho sempre fatto.

Ma, se qualcuno dovesse mai riuscire ad ascoltare le mie muresche parole, voglio che sappia che la stessa sofferenza che è famosa per togliere vita è anche quella che la illumina.

La sofferenza, però, non è materia da me esperibile, come non lo sono l'amore o la speranza.

Perché io sono un muro.

Spazio delirio

Ehilà!

Okay, devo ammettere che questa prima AU è stata un'esperienza strana. L'idea mi era venuta grazie ai vostri commenti sul mitico muro di Shan, a cui Andrew aveva dedicato una memorabile battuta.

Ho pensato di ricreare il suo punto di vista, aggiungendoci frammenti di ricordi passati per aprirvi nuovi spiragli sulla vita dell'Accademia!

Insomma, ne sono successe di cose qua dentro e molte di esse vi verrano svelate grazie al prequel^^

Come avrete notato ho fatto molti riferimenti ai personaggi di Mirror, alcuni più evidenti, altri meno, e sta a voi capire a chi si colleghino! Ho anche utilizzato vocaboli inesistenti per evidenziare l'estraneità del muro dalla vita umana, nonostante sia sempre presente. So che potrebbe avervi trasmesso tristezza, ma ho anche cercato di rendere comica la sua narrazione!

Ho anche aggiunto alcune informazioni temporali per preparavi già alla travagliata storia dei mutanti, di cui non ho mai parlato.

Beh, questo era il primo capitolo strambo speciale! Se volete lasciate un commento dove esprimere i vostri pareri, sono curiosa di sapere se vi è piaciuta o meno come idea...

Avete richieste particolari per altri POV strambi?

Per oggi è tutto! Ci vediamo al prossimo capitolo!🍃

Ciaociao

Sof

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