LA SCOMMESSA CHE TI CAMBIA LA...

By CharleFairy

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4 Ragazzi, 4 ragazze, una scommessa. È così che tutto ebbe inizio, da una piccola scommessa che avrebbe dovut... More

FAIRY ACADEMY
PUNIZIONE A COPPIA
SCOMMESSA
CUCINA E GIARDINO
PALESTRA E PRESIDENZA
DI TUTTO E DI PIÙ
NON MI ARRENDERÓ
NUOVI GIUDIZI
NUOVE IMPRESSIONI
BUIO
ANCHE TRA I FULMINI PUÒ NASCERE QUALCOSA
UNO PIÙ SFIGATO DELL'ALTRO
-FAIRY DAY- FOTO E TAKOYAKI
CASA STREGATA
BUTLER-TAIL
PER BALLARE CI VUOLE UNA CANZONE
THE WINNER IS..
DARK AND LIGHT
TUTTO HA UNA SPIEGAZIONE
PARTENZA
LA VILLA HEARTFILIA
NOBILTA'
SPECIALE GALE
MISSIONE ROWEN
FIREWORKS
NUOVI PIANI
MARE
IRIDI ROSSE
GUARDIA
TRAMONTO
SFIDA
BATTAGLIA
STRATEGIA
SURFISTI PROVETTI
ACQUA PARCK
PER NON DIMENTICARE
FAMIGLIA
PARTY NIGHT
LA MINACCIA RITORNA
DA UNO A DUE
TRIANGOLO O... QUADRATO?
IL PASSATO È SOLO UN RICORDO
LA MIA PRIMA AMICA
IL SEGRETO DI UN DEMONE
ATTENTA ALLA NUOVA ARRIVATA
MATRIMONIO
CALORE MATERNO
RUOLI
PREPARAZIONI
IL MALE VINCE
FINE DEI GIOCHI
UN CUORE INFRANTO
UNA PROMESSA INFRANTA
GANGSTER
EGOISTA
RIVALE
UNA NUOVA FAMIGLIA
MAI UNA GIOIA
CACCIA AL FAIRY HEART
FATA
VORREI STARE CON TE
ORRIBILE E INSENSIBILE
LE MIE COLPE
VI AMO
TUTTO MOLTO CASUALE
A CASA DRAGNEEL
PER GRAY
ZAFFERANO DOP
HALLOWEEN ALLA FAIRY ACADEMY
UNA SFILATA DI FUOCO
UNA POSSIBILITA'
TRADITORE
UR
PERDONO
DRAGNEEL
GIORNO DOPO GIORNO, ANNO DOPO ANNO
UN ERRORE FATALE
A TESTA ALTA
COSA VUOI ESSERE?
SPECIALE 4 FRATELLI. "PRIMA PARTE"
SPECIALE 4 FRATELLI. "SECONDA PARTE"
HAPPY BIRTHDAY
BEN TORNATO A CASA
LA SCOMMESSA CI HA CAMBIATO LA VITA
RINGRAZIAMENTI

SPECIALE WENDY E GERARD

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By CharleFairy

Pov. Gerard

Guardai tutti gli scatoloni posti in camera mia e pensai a quale svuotare per primo. Almeno due volte all'anno cambiavo residenza per colpa del lavoro dei miei, e spesso erano luoghi esteri. L'ultima casa la affittammo in spagna, per quattro mesi, ed era meno di quanto mi aspettassi. 

-dobbiamo tornare indietro-
Disse mia madre con agitazione.

Mio padre le aveva chiesto cosa fosse successo, e lei raccontò della chiamata che le fecero degli assistenti sociali dicendo che la sua migliore amica, Grandine, era morta.
Sapevo della loro relazione e l'affetto che provavano l'una dell'altra, mia madre diceva spesso che per lei era come una sorella ed era grazie a lei e i suoi amici se io ero nato.
L'avevo vista pochissime volte quando ero più piccolo, quindi non me la ricordavo, però avrei voluto conoscerla di più.

Quindi, eccomi qui, sommerso da scatoloni piazzati in qualsiasi punto della camera nella mia vecchia casa, nel mio paese natale.

-Emh... scusa...-
Sentì una voce limpida quanto irritante alle mie spalle, e quando mi girai la vidi lì, allo stipite della porta con il suo solito, stupido imbarazzo.

Quando siamo arrivati in città avevamo scoperto che non era morta solo Grandine, ma anche i suoi amici, e sia mia madre che mio padre erano legati a loro. Al funerale avevo visto molte famiglie con i loro figli, ma non gli diedi molta importanza, al contrario dei miei che diedero le condoglianze a ognuno di loro. Mi ero messo in un angolo per starmene un po tranquillo, e non molto lontano da me vidi una bambina più piccola piangere con le gambe al petto e la testa tra esse.
Quella era Wendy Marvell, la figlia di Grandine. Lo scoprì quando gli stessi assistenti sociali che avevano chiamato mia madre diedero la sua custodia a lei, nonché madrina della piccola.
Cercai di starle vicino, ma invece che farmela piacere finì per odiarla.
Perché?
Semplice, gelosia.

-che vuoi?-
Chiesi seccato per poi rigirarmi e pensare agli scatoloni.

-Vuoi una mano?-
-No, non ne ho bisogno-
-Però sono tanti...-
Stizzito, mi rigirai e la guardai con fastidio.

-Ti ho detto che non ne ho bisogno! vattene!-
La bambina sussultò e gli occhi le si inumidirono.

Perché ero geloso? perché lei ha avuto più affetto dai miei genitori più di quanto ne abbia mai avuto io, e questo mi dava fastidio, molto.
Wendy se ne andò mentre i singhiozzi riecheggiavano nel corridoio. Avevo fatto piangere una bambina, e non ne andavo fiero, ma cosa me ne doveva importare?
Ci misi quattro ore per sistemare tutto come si deve, e finì in tempo per la cena preparata da mio padre, questo perché mia madre non sapeva cucinare.

-tesoro, che succede?-
Sentì parlare mia madre e capì a chi si stava riferendo quando entrai in cucina.

-nulla, signora Fernandes-
Più volte mia madre le aveva detto di chiamarla con il suo nome di battesimo, ma si imbarazzava troppo e ancora la chiamava per cognome con estrema garbatezza.

La turchina aveva gli occhi gonfi e si sforzava di sorridere, chiaro segno che aveva pianto, ed era solo per colpa mia. Scossi la testa per scacciare la compassione e mi sedetti al tavolo senza incontrare lo sguardo di lei.
Frequentavamo la stessa scuola per comodità, ma io ero al primo anno delle medie mentre lei terzo anno di elementari. Non ci guardavamo neanche, o meglio, io la evitavo, però non avevo nessuno con qui stare e quindi mi ritrovavo solo in tutte le ore della giornata scolastica. I giorni passavano e più mi facevo odiare dai miei compagni, ma ciò non mi importava, infondo me ne sarei andato in chissà quale città estera.

-Wendy, tesoro, che ne dici di andare a compare qualche vestito nuovo?-
Chiese mia madre alla bambina che si torturò le mani un po imbarazzata.

Ormai era passato più di un mese e ancora pensava di essere un peso per la famiglia. Non nego che per me era un peso, ma per i miei non lo era affatto, e se pensava si essere un peso economico si sbagliava il doppio.

-Ecco... ne è sicura, signora Fernandes?-
-Certo cara, se non non te l'avrei proposto-
-Però non voglio essere un peso-
Sentire quelle parole per mia madre furono come un colpo al petto.

Si avvicinò alla ragazza e si mise alla sua altezza, poi l'abbracciò e le accarezzò la testa.

-Non deve sfiorarti neanche il pensiero di essere un peso, hai capito?-
Wendy annuì e mia madre si staccò mostrandole uno dei suoi migliori sorrisi materni.

-quindi, andiamo?-
-sì, va bene-
-perfetto! Grard, torneremo un po tardi, compreso papà-
Mi diede un bacio sulla fronte e sparì dall'altra parte della porta con la mocciosa.

Eccomi qui, nuovamente solo. Mi salì il nervoso e dovetti sfogarmi con qualcosa, poi mi venne in mente di farlo con ciò che mi faceva sentire meglio: il piano forte.
Quando ero piccolo fu mia madre a insegnarmi come suonarlo, e credo che quegli attimi furono i più rari e belli di quando lei dedicava attenzione a me.
mi sedetti davanti al grande piano e iniziai a suonare le note dello spartito davanti a me.
Chiusi gli occhi e continuai a suonare, facendomi scivolare via tutto lo stress come l'acqua sulla pelle, e continuai per un paio d'ore.

-meraviglioso-
Sentì dire appena finì un brano, e quando mi girai vidi Wendy appoggiata al muro con un lieve sorriso.

-Siete tornati, vedo-
-sì, non te ne sei accorto, vero?-
In effetti era così, non ci avevo fatto caso.

-continueresti... a suonare?-
Mi chiese lei e io feci scoccare la lingua.

-Ho suonato per ore, ora sono stanco-
-o... okay... scusa-
Wendy abbassò lo sguardo e se ne andò verso le camere.

Sospirai e guardai il piano, poi presi degli spartiti e li guardai. Non potevo credere di starlo per fare, ma le mie dita iniziarono a fare pressione sulla grande tastiera e ruppi il silenzio in casa.
Wendy sbirciò dietro alle mie spalle, restando con il busto dietro il muro e la testa fuori. Davanti a me c'era un piccolo specchio appeso alla parete, e quando lo guardai feci un lieve sorriso. Nonostante non la sopportassi, mi faceva piacere avere attenzione quando facevo qualcosa che amavo. Mi girai per guardarla, e quella sobbalzò con le guance tinte di un lieve rossore.

-Dai, vieni-
Dissi per poi rigirarmi a suonare.

Rivolsi lo sguardo verso lo specchietto e vidi un sorriso raggiante sul suo volto, poi sparì e me la trovai di fianco a me.

Durante la notte non riuscì a prendere sonno per colpa dei pensieri. Cosa dovevo fare con Wendy? non aveva fatto nulla di male, eppure non riuscivo a farci nulla, continuavo a disprezzarla per avermi portato via quel poco di legame che avevo con i miei. Questo pensiero continuò a persistere anche durante le ore di scuola, e questo non mi fece accorgere di un gruppo di ragazzi alle mie spalle nel bagno dei ragazzi.

-Gerard-
alzai lo sguardo e notai di essere accerchiato, e in mezzo c'era un ragazzo della mia stessa classe che mi guardava in malo modo.

-Che volete?-
-siamo qui per farti capire alcune cosette-
Il ragazzo si avvicinò a me e mi diede un pugno alla bocca dello stomaco.

Cercai di strozzare un urlo e mi misi in ginocchio con le mani a premere dove mi aveva colpito, poi ricevetti un calcio in faccia e caddi completamente a terra con il sangue che usciva dal naso.
Mi afferrò per i capelli e mi sollevò la testa mentre quelli intorno a noi ridevano.

-Smettila di crederti chissà chi facendo il sapientone, capito?-
Mi lasciò e mi diede un ultimo calcio dietro alla schiena, poi tutto il gruppo se ne andò via lasciandomi sul pavimento freddo e il sangue colante.

Mi rimisi in piedi e mi appoggiai a un lavandino, poi aprì il rubinetto e mi diedi una sciacquata per levarmi il sangue. Lo stomaco faceva male, molto, ma quando uscì dal bagno cercai di non farlo vedere così che, se quelli di prima fossero stati nei dintorni, vedessero che le loro minacce non mi avevano neanche sfiorato. Farmi vedere debole lo odiavo da morire, anche se non sapevo difendermi e tanto meno dare il ben servito, quindi l'unica cosa da fare era restare impassibile.
All'uscita da scuola Wendy mi raggiunse, e quando mi chiese perché avessi del sangue sulla divisa, ovviamente in tono preoccupato, le dissi di farsi gli affari suoi, poi ci incamminammo verso casa.
dopo una settimana, per la seconda volta fui circondato, ma non ricevetti nessun colpo.

-Allora, perché non capisci?-
Mi chiese il ragazzo in mezzo al cerchio insieme a me, e io feci un lieve sorriso.

-Ho capito benissimo cosa volete da me, ma potete anche continuare a picchiarmi che tanto me ne fregherò altamente-
Il ragazzo digrignò i denti e mi colpì al volto facendomi indietreggiare.

Andai contro a un componente del cerchio che mi bloccò le braccia e mi immobilizzò.
Il ragazzo si avvicinò con un ghigno stampato in volto e lì capì che in pochi secondi avrei rigurgitato la colazione, ma grazie al cielo dei ragazzi entrarono in bagno e quelli si staccarono da me.

-che sta succedendo?-
chiese uno di quelli appena entrati e il ragazzo stronzo fece un sorriso falso.

-niente, stavamo solo chiacchierando con il nostro amico-
Mi diede una pacca sulla spalla mentre i suoi amici si allontanarono verso l'uscita.

-sei stato fortunato, ma voglio vedere se sarai impassibile la prossima volta-
quando se ne andò insieme al suo gruppo, i ragazzi domandarono come stavo e chiesero se volevo che riferissero tutto ai professori, ma dissi che andava tutto bene e uscì dal bagno dopo aver ringraziato.

Mentre giravo per il cortile vidi Wendy correre con le lacrime agli occhi verso l'interno della scuola, e quando mi voltai verso la direzione da dove era andata via vidi delle ragazzine ridere e guardare verso Wendy. Non sapevo perché, ma mi stava dando fastidio.

-hey, voi-
Le chiamai appena arrivai dalle ragazze.

Una di quelle arrossì mentre le altre due mi guardarono con un sorrisetto.

-cosa possiamo fare per te?-
-avete dato fastidio alla ragazza che è appena scappata?-
Chiesi cercando di restare il più neutro possibile e quelle si guardarono.

-perché ce lo chiedi?-
Chiese quella che era arrossita e capì cosa dovevo fare per avere informazioni.

-curiosità, sono un tipo curioso-
Feci un sorrisetto e mi avvicinai alla ragazza.

Quella arrossì il doppio, e per colpa dei balbettii non riuscì a dire nulla di comprensibile.
Una delle sue amiche si mise davanti a lei e mi squadrò dalla testa ai piedi.

-se vuoi tanto saperlo, noi odiano i deboli, e quindi li torturiamo come si deve per passare il tempo-
Le tre si misero a ridere e io cercai di rimanere con esso.

-povera ragazza, siete davvero cattive-
-lo sappiamo, ma qui è così noioso e la sua innocenza e sbadataggine ci fa innervosire-
Disse l'amica dell'altra oca e io annuì.

-avete ragione, ci si annoia molto-
-perché non ci divertiamo un po? Appena la vediamo le facciamo una piccola imboscata e...-
Le tappa la bocca con la mano e mi avvicinai al suo orecchio.

-Toccatela un'altra volta, e giuro che me la pagate-
Le tre si ammutolirono e io me ne andai.

Perché l'avevo detto? Provavo pena per lei? O era altro? C'era qualcosa che mi spingeva a proteggerla nonostante il mio fastidio nei suoi confronti, ma non capivo il motivo.
A casa Wendy non uscì dalla sua camera, e io decisi di portarle la cena su un vassoio così che potesse riempirsi lo stomaco.
Bussai tre volte e quella non rispose.

-Wendy, ti metto la cena davanti alla porta... Ti conviene mangiare qualcosa-
La posai a terra e diedi le spalle alla porta, che si aprì poco dopo e la turchina mi chiamò, facendomi arrestare.

-mi odi?-
Mi chiese Wendy e io guardai a terra.

La odiavo? Sì, questa è la risposta che avrei detto tempo fa, ma ora?

-... No-
-perché menti?-
-non sto mentendo-
-anche se mi guardi male e mi parli in modo maleducato?-
Iniziai ad innervosirmi e lì la mia bocca prese il sopravvento invece che ascoltare il cervello.

-hai ragione, ti odio, sei una mocciosa insopportabile-
Gli voltai le spalle e me ne andai.

Per quanto tempo avrei continuato a trattarla in questo modo? Se dovevo dire una cosa del genere, perché allora l'ho difesa?

-Gerard, sta succedendo qualcosa a scuola?-
Mi chiese mio padre, appena mi rimisi al tavolo, e scossi la testa.

-no, perché?-
-sia te che Wendy siete strani... E ancora non mi hai voluto dire della divisa sporca di sangue-
-mamma, ti ho detto che non è nulla-
Ribattei e quella mi guardò con le sopraccigli inarcate.

-non sono stupida, Ger. Cosa sta accadendo? Sia io che tuo padre ci preoccupiamo-
Abbassai lo sguardo e mi venne da ridere.

-preoccupati? Davvero? E da quando?-
-Gerard-
Mi richiamò mio padre, ma non lo lasciai proseguire.

-non vi siete mai preoccupati più di tanto di me! E ora venite a dirmi questo? Che buffonata-
Mi alzai dal posto e a grandi falciate me ne andai in camera mia.

Chiusi la porta e mi buttai sul divano. Mi resi conto che per la prima volta, dopo anni, dissi quello che pensavo sui miei, e ciò mi rese più leggero, ma non riuscì a non far scendere qualche lacrima.
Il giorno dopo, a scuola, tutto era tranquillo, ma non avevo visto Wendy da nessuna parte. Ma infondo... Cosa me ne importava? Nienete! E così doveva restare.
Arrivò la fine delle lezioni e come sempre aspetti Wendy fuori dal cancello, ma non arrivò. Mi guardai in giro e la chiamai, ma di lei nessuna traccia, allora decisi di controllare a scuola. Se fosse stato per me me ne sarei tornato a casa, ma di certo non potevo tornare solo senza uno straccio di scusa da dire ai miei.
Appena vidi le tre oche girare per io cortile mi venne il nervoso, ma anche un brutto presentimento. Le seguì senza farmi vedere, e lì vidi anche il gruppo di ragazzi che mi avevano preso di mira. Proprio una bella combinazione, pensai, ma poi capì perché erano insieme.

-Quindi volete farmi male perché ce l'avete con Gerard?-
Chiese Wendy con il singhiozzo e lo stronzo che mi aveva picchiato ghignò.

-esatto, e quando verrà qui e ti vedrà conciata male voglio vedere se farà ancora lo sbruffone-
Negli occhi del ragazzo c'era solo del marcio, mentre in quelli di lei regnava la paura, ma un sorriso apparve sul suo volto e fece spallucce.

-Non verrà, mi dispiace-
-cosa stai dicendo, mocciosa?-
-che lui non verrà mai a cercarmi, infondo mi odia-
Sgranai gli occhi e la guardai con le labbra schiuse.

Wendy fece scendere una lacrima solitaria lungo la guancia mentre i ragazzi ridevano, comprese le oche, che dicevano che non doveva stupirsi se la odiavano, infondo era come un sasso nella scarpa in famiglia. Digrignai i denti e strinsi i pungi, poi il ragazzo prese il viso di Wendy con una mano e le sorrise.

-ormai siamo qui, sarebbe un peccato non finire ciò che si è iniziato-
Il ragazzo si preparò a colpirla mentre lei chiuse gli occhi per la paura, ma prima che potesse sfiorarla gli tirai un pugno in faccia facendolo cadere a terra.

Non avevo mai tirato un pugno in vita mia, e la sensazione era bellissima, anzi, magnifica.

-Ger...-
Mi chiamò Wendy tra i singhiozzi mentre mi avvicinavo al ragazzo.

Lo presi per il colletto e feci un lieve sorriso.

-se hai sfiorato Wendy, ti uccido con le mie mani!-
Gli tirai un altro pugno e restò per un po stordito, poi andai da Wendy e l'abbracciai.

-scusa-
Sussurrai mentre la stringevo a me.

Mi sentì uno schifo di persona. Per tutto il tempo aveva dovuto sentire le parole dei bulli, e in più c'ero io che la trattavo male.

-Ger!-
Mi chiamò allarmata la ragazza e un calcio al fianco mi costrinse a staccarmi da Wendy.

Caddi a terra con le mani premute sul fianco mentre Wendy mi guardava con le lacrime agli occhi. Si alzò in piedi e si mise davanti a me con le braccia divaricate  e lo sguardo duro verso il ragazzo che mi aveva colpito.

-Lascialo in pace!-
-Ma che carina che è la nuova sorellina. sei fortunato, Gerard-
Il ragazzo la prese per il colletto della divisa e la fece cadere a terra con violenza, facendola urlare.

-Il colpo di prima non mi è piaciuto affatto, Gerard-
Mise un piede sulla testa di Wendy e poi si girò per guardarmi con un ghigno in volto.

-Vediamo come sarai impassibile anche a questo-
-non toccarla!-
Urlai mentre me ne stavo ancora a terra con il fianco dolente.

Il ragazzo schiacciò con forza la testa della turchina e quella si mise a urlare e implorare di smetterla.
Sbattei un pugno a terra e mi rialza, ma dei suoi amici mi tennero fermo prendendomi dalle braccia. Diedi una testata a uno dei due, costringendolo a lasciarmi, e con il braccio libero presi l'altro per i capelli e me lo levai di dosso, colpendolo dopo con una ginocchiata in faccia.
Altri del gruppo cercarono di venirmi incontro, ma non fecero in tempo che subito mi scaraventai sul bastardo che stava facendo del male a Wendy, ed entrambi cademmo finendo sopra di lui. Lo colpì ripetutamente al viso. Ero fuori di me. Sentì le ragazze urlare di smetterla, e con esse anche altri ragazzi, ma era come se il mio cervello non percepisse nulla oltre che all'adrenalina in corpo.
Sentì qualcuno stringermi da dietro, in un piccolo abbraccio, e sussurrarmi di smetterla. Mi fermai di colpo e fu come se ripresi coscienza, vedendo le mie nocche piene di sangue e il viso del ragazzo sotto di me irriconoscibile, poi Wendy ancora abbracciata a me che singhiozzava sulla mia schiena.

-O mio dio-
Un'insegnante si mise le mani alla bocca mentre si guardava intorno.

Prese il telefono e chiamò l'ambulanza, poi altri insegnati arrivarono guidati dalle tre oche che mi indicarono dicendo quello che stavo facendo, in fine fui trascinato via.

-Gerard, ci hai davvero deluso-
Disse il preside seduto sulla sua sedia dietro alla scrivania, mentre io stavo in mezzo ai miei genitori con Wendy, ancora scossa per l'accaduto.

-Ti rendi conto di quello che hai fatto?-
-Sì, certo-
Dissi con tranquillità e il preside scosse la testa.

-No, non lo sai-
-Le dico che lo so perfettamente, ho mandato all'ospedale quell'essere che neanche posso definito essere umano-
Ci fu del silenzio e il preside si tolse gli occhiali da davanti gli occhi, poi mi guardò attentamente.

-Non uno, ma due, Gerard-
-Quello a cui ho tirato una testata o la ginocchiata?-
-Gerard! Smettila di fare l'indifferente!-
Mi rimproverò mia madre e io restai neutro.

-Allora posso nascondere la soddisfazione? Gente come loro meritano peggio, mamma-
-Ma cosa ti ha fatto?-
Mi chiese mio padre mentre mi guardava come se avessi tre teste.

-Ha toccato Wendy, solo per farmi un dispetto, ma quello che si è rovinato è lui-
-E' vero, lo ha fatto per proteggermi-
Si intromise Wendy cercando di migliorare la situazione, e lì mia madre la tormentò di domande chiedendo cosa avesse fatto, se stesse bene e altre cose.

 La ragazza mi guardò come per chiedere il permesso e io feci spallucce, così lei raccontò ogni cosa, tralasciando la parte delle oche che le dicevano che era come un sassolino nella scarpa per tutti noi.
Il preside ci guardò entrambi senza aprire bocca, poi riuscì a prendere una decisione.

-Gerard, sei un ragazzo brillante, davvero, però... ti devo espellere-
Non ne fui sorpreso, ma non ci restai neanche male, infondo non provavo rimorsi ed ero felice così.

-però, l'anno prossimo potresti ritornare qui, a patto che riuscirai a darti una controllata-
-Lo farò, grazie mille per la sua comprensione-
Uscimmo dalla presidenza e ce ne andammo a casa nel più completo silenzio, era ovvio che nessuno voleva più parlare di questa storia e così fu fino a sera.

-Posso entrare?-
Chiese Wendy dopo aver bussato alla mia camera e io la feci entrare.

-Volevo... ringraziarti per avermi difesa...-
Disse lei mentre guardava si guardava le mani.

Gli feci cenno di sedersi di fianco a me e quella si avvicinò con un po di insicurezza, ma si sedette.

-Scusami per tutto quello che ti ho detto, ti ho trattata male, Wendy-
La ragazza mi guardò con stupore, poi fece un lieve sorriso e scosse la testa.

-Va bene così, capivo perché ti comportavi in questo modo... e ne hai tutte le ragioni-
-Di cosa ti sei accorta?-
-Della gelosia, l'ho capito quando i tuoi mi hanno raccontato del loro lavoro... ti sentivi solo, vero?-
Mi portai le gambe al petto mentre stavo con la schiena appoggiata alla testiera del letto, poi la guardai e annuì, senza riuscire a dire una parola.

Lo aveva capito lei e non i miei genitori, questo dimostrava l'attenzione che avevano nei miei confronti. Anche lei si mise appoggiata alla testiera del letto, di fianco a me, ed entrambi guardammo davanti a noi.

-Io non ho mai avuto una figura paterna-
Mi confessò e io la guardai.

-Non so cosa sia successo tra mio padre e mia madre, ma non ho mai voluto saperlo, perché io stavo bene anche con lei...-
Gli occhi di Wendy si inumidirono e appoggio la testa sulle ginocchia.

Riguardai davanti a me e feci un sospiro.

-Voglio essere la tua figura maschile-
Dissi senza pensarci due volte e quella alzò lo sguardo stupita.

-Figura... maschile?-
-Esatto, mi prenderò cura io di te, e non sarà come con miei genitori, che hanno pensato solo al loro lavoro dandomi beni materiali. Tu non ti farai la vita come la sto facendo io-
Wendy restò a guardarmi per un po, poi si buttò su di me e mi abbracciò con le lacrime agli occhi.

Aveva solo bisogno di affetto, come ne avevo bisogno io, e sapevo benissimo che ce lo saremmo dati a vicenda.

-Wendy, ti giuro che non ti farò più piangere-
Le disse mentre le accarezzavo la testa e quella annuì con un sorriso in volto.

Tutti i giorni andavo a prendere Wendy a scuola e insieme tornavamo a casa. Dato che nel tempo libero non sapevo cosa fare, me ne andavo in giro per Magnolia per esplorarla, e fu così che incontrai Gray, con il viso fregiato e il mio stesso sguardo di tempo fa che faceva intuire la solitudine. Erano successe tante cose in pochissimo tempo, come la scoperta di una palestra di box, poi incontrammo Natsu, e infine, in primavera, Gajeel, entrambi figli di uno dei caduti insieme a Grandine. Il giorno di Natale regalai a Wendy una gatta bianca all'insaputa dei miei genitori, ma non me ne importava se era per vedere Wendy felice. Era come se lei e la gatta avessero avuto un imprinting, infatti la micia era super protettiva con Wendy, così tanto che la seguiva ovunque andasse, e un giorno fece amicizia con il gatto di Natsu, Happy. Tutti pensammo a un amore a prima vista, peccato che fosse solo a senso unico e quindi Charle, così la chiamò Wendy, snobbava il povero gatto dalla colorazione surreale.  I miei decisero di non trasferirsi per quell'anno, così riuscì a fare l'ultimo anno di scuola con i miei amici e praticammo la box, però sapevo benissimo che i miei genitori sarebbero dovuti partire per lavoro, e infatti, alla fine dell'anno scolastico, dissero a me e Wendy che dovevamo andarcene in America.
Non ci chiesero neanche se lo volevamo, e questo mi faceva arrabbiare, ma soprattutto non volevo far rompere i legami che, finalmente, Wendy aveva creato con una ragazza della scuola, e io non volevo separarmi dai miei amici.

-no, restiamo qui-
Disse facendo girare di scatto mia madre e mio padre.

-Gerard, ma cosa dici?-
-Papà, io e Wendy non verremo con voi, resteremo qui-
-Ma sei impazzito?-
Chiese mia madre e io scossi la testa.

-affatto, sono serio. Troverò un lavoro e baderò a lei, non voglio che voi la coinvolgiate nei vostri traslochi-
-La fai facile, Gerard, ma pensi davvero che sia così facile?-
-Certo che no, ma riconosco le mie capacità e riuscirò a non far mancare nulla a Wendy-
I due stettero in silenzio per un po, poi ci dissero che ci avrebbero pensato e ci avessero dato una risposta entro domani.

Il giorno dopo, come ci avevano detto, ci diedero una risposta, ovvero ci dissero che per un po si poteva provare e sia io che Wendy esultammo.
I mesi di prova andarono alla grande. Trovai un lavoro come cameriere in un bar insieme a Natsu, anche lui che anche lui se n'era andato di casa appena verso l'inizio della scuola superiore, sia per la vicinanza alla scuola sia per cambiare aria. Poco dopo anche Wendy, in mia insaputa, trovò un lavoro in una caffetteria molto carina dove facevano dei dolci meravigliosi. All'inizio ero contrario a farla lavorare, però insisteva nel volersi rendere utile, e fu lì che vidi lei. Capelli rossi, uno sguardo magnetico e un fisico da togliere il fato. Il mio cuore era già dentro a una gabbia scarlatta, e non facevo altro che pensare a lei, e quando scoprì di averla in classe alle superiori non riuscì a trattenere l'entusiasmo. I ragazzi pensarono a chissà quale droga assumessi in loro insaputa, e io ogni volta li guardavo male, però non riuscivo a dire nulla se non a Wendy, che insieme a Chelia, l'amica, commentavano il mio memento in piena fase d'amore dicendo che ero un caso perso se neanche mi facevo avanti. Quando persi il lavoro per il fallimento del bar dovetti fare il mantenuto da Wendy, però ai miei non dicemmo nulla. Ero felice della mia vita con Wendy, e ancora di più quando Erza ci entrò pienamente, tutto per quella scommessa. Se solo ne avessi parlato prima. In pochissime ore avevo rovinato la mia relazione con Erza e avevo infranto la mia promessa con Wendy. Non riuscivo a perdonarmelo, anche dopo aver risolto tutto mi sentivo ancora un verme.

-Gerard, tutto okay?-
Mi chiese Wendy appena tornammo a casa.

Avevamo accompagnato Erza a casa sua, dove facemmo la meravigliosa conoscenza di sua nonna, un gran bel tipo, che pensava fossi gay e che Wendy fosse mia figlia.

-sì, tutto okay-
-stai mentendo-
Disse schietta la turchina e io sospirai.

-Gerard, ce l'hai ancora con te stesso?-
-sì-
-allora smettila-
Alzai lo sguardo e la guardai con stupore.

Non avevo mai visto Wendy così severa e ciò mi metteva fuori luogo.

-Rivoglio il mio fratellone, quindi sorridi e non pensiamoci più-
Mi misi una mano in faccia e scossi la testa, poi la guardai e mi venne da sorridere.

-va bene, scusa-
-basta scusarti, Ger-
-ci siamo scambiati i ruoli?-
Mi venne da dire appena pensai che, solitamente, quella che si scusava sempre era lei, ed entrambi ci guardammo in silenzio, poi ridemmo.

Eccola lì, sorridente, ed era così che avrei voluto vederla.
Basta con le lacrime. Quella fu la mia ultima promessa con me stesso.

*Angolo Autrice*
Ci sono riuscita a finire! yeee! Sinceramente sono abbastanza soddisfatta, anche se volevo farlo durare meno il capitolo... La scuola è iniziata *si deprime* e boh... io starò da sola in classe... forse è meglio così, non voglio avere rotture di palle, già mi basta quello che ho. Anche se la scuola è iniziata non vuol dire che tarderò a pubblicare, infondo ci tengo a voi e alla mia storia per mettere tutto in secondo piano. A fine ottobre andò a vedere i mondiali di cucina con la scuola, in Germania, e so già che mi morirò per il pullman TwT sono come Natsu... davvero...
Io adesso vado a leggere Io prima di te, così appena lo finisco mi guardo il film u.u e so già che piangerò... Ciao a tutti!

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