SPECIALE WENDY E GERARD

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Pov. Gerard

Guardai tutti gli scatoloni posti in camera mia e pensai a quale svuotare per primo. Almeno due volte all'anno cambiavo residenza per colpa del lavoro dei miei, e spesso erano luoghi esteri. L'ultima casa la affittammo in spagna, per quattro mesi, ed era meno di quanto mi aspettassi. 

-dobbiamo tornare indietro-
Disse mia madre con agitazione.

Mio padre le aveva chiesto cosa fosse successo, e lei raccontò della chiamata che le fecero degli assistenti sociali dicendo che la sua migliore amica, Grandine, era morta.
Sapevo della loro relazione e l'affetto che provavano l'una dell'altra, mia madre diceva spesso che per lei era come una sorella ed era grazie a lei e i suoi amici se io ero nato.
L'avevo vista pochissime volte quando ero più piccolo, quindi non me la ricordavo, però avrei voluto conoscerla di più.

Quindi, eccomi qui, sommerso da scatoloni piazzati in qualsiasi punto della camera nella mia vecchia casa, nel mio paese natale.

-Emh... scusa...-
Sentì una voce limpida quanto irritante alle mie spalle, e quando mi girai la vidi lì, allo stipite della porta con il suo solito, stupido imbarazzo.

Quando siamo arrivati in città avevamo scoperto che non era morta solo Grandine, ma anche i suoi amici, e sia mia madre che mio padre erano legati a loro. Al funerale avevo visto molte famiglie con i loro figli, ma non gli diedi molta importanza, al contrario dei miei che diedero le condoglianze a ognuno di loro. Mi ero messo in un angolo per starmene un po tranquillo, e non molto lontano da me vidi una bambina più piccola piangere con le gambe al petto e la testa tra esse.
Quella era Wendy Marvell, la figlia di Grandine. Lo scoprì quando gli stessi assistenti sociali che avevano chiamato mia madre diedero la sua custodia a lei, nonché madrina della piccola.
Cercai di starle vicino, ma invece che farmela piacere finì per odiarla.
Perché?
Semplice, gelosia.

-che vuoi?-
Chiesi seccato per poi rigirarmi e pensare agli scatoloni.

-Vuoi una mano?-
-No, non ne ho bisogno-
-Però sono tanti...-
Stizzito, mi rigirai e la guardai con fastidio.

-Ti ho detto che non ne ho bisogno! vattene!-
La bambina sussultò e gli occhi le si inumidirono.

Perché ero geloso? perché lei ha avuto più affetto dai miei genitori più di quanto ne abbia mai avuto io, e questo mi dava fastidio, molto.
Wendy se ne andò mentre i singhiozzi riecheggiavano nel corridoio. Avevo fatto piangere una bambina, e non ne andavo fiero, ma cosa me ne doveva importare?
Ci misi quattro ore per sistemare tutto come si deve, e finì in tempo per la cena preparata da mio padre, questo perché mia madre non sapeva cucinare.

-tesoro, che succede?-
Sentì parlare mia madre e capì a chi si stava riferendo quando entrai in cucina.

-nulla, signora Fernandes-
Più volte mia madre le aveva detto di chiamarla con il suo nome di battesimo, ma si imbarazzava troppo e ancora la chiamava per cognome con estrema garbatezza.

La turchina aveva gli occhi gonfi e si sforzava di sorridere, chiaro segno che aveva pianto, ed era solo per colpa mia. Scossi la testa per scacciare la compassione e mi sedetti al tavolo senza incontrare lo sguardo di lei.
Frequentavamo la stessa scuola per comodità, ma io ero al primo anno delle medie mentre lei terzo anno di elementari. Non ci guardavamo neanche, o meglio, io la evitavo, però non avevo nessuno con qui stare e quindi mi ritrovavo solo in tutte le ore della giornata scolastica. I giorni passavano e più mi facevo odiare dai miei compagni, ma ciò non mi importava, infondo me ne sarei andato in chissà quale città estera.

-Wendy, tesoro, che ne dici di andare a compare qualche vestito nuovo?-
Chiese mia madre alla bambina che si torturò le mani un po imbarazzata.

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