Epoh-Il Muro

By CrazyDreamer00

934 64 332

Manaol non è una terra felice. Da tempo i crudeli Aldux, dopo aver instaurato una feroce dittatura, governano... More

Spazio autrice iniziale
Capitolo 1- Istinto
Capitolo 2- La storia di Manaol
Capitolo 3- Solo un sogno
Capitolo 4- Gita ai ricordi passati
Capitolo 5- La svolta degli eventi
Capitolo 6- La breccia
Capitolo 7- Il gelido mare
Capitolo 8- Il vero Muro
Capitolo 9- La fine degli esami
Capitolo 10- Dichiarazione a sorpresa
Capitolo 11- Il maestro
Capitolo 12- Così alto
Capitolo 13- La leggenda della ragazza-fenice
Capitolo 14- La malattia
Capitolo 16- In bilico sul baratro
Capitolo 17- Il Bene, il Male e la colpa
Capitolo 18- Un'ombra sul ghiaccio

Capitolo 15- Un dialogo impossibile

41 3 13
By CrazyDreamer00

La sera del 30 marzo stava ormai giungendo e il Sole lambiva la sommità dell'immenso Muro, cedendo il posto a una notte fredda e nuvolosa. Ak raggiunse il primo piano e si diresse a passo lento verso la terrazza: in cuor suo infatti sperava che, perdendo tempo, avrebbe sottratto minuti preziosi al dialogo con Aukai, fino ad annullarlo del tutto.

Purtroppo però il suo ragazzo era assai paziente e dopo poco tempo, non potendo più cincischiare, la ragazza strinse i pugni e si accomodò sul divanetto di fronte al giovane, in attesa che parlasse. Tuttavia Aukai rimase in silenzio a rimirare il panorama intorno a loro e Ak ne approfittò per osservarlo: la schiena incurvata era abbandonata sullo schienale, le gambe erano leggermente piegate, in una posizione naturale e sciolta.

Le braccia muscolose erano incrociate al petto, quasi in corrispondenza della punta della treccina nero pece mentre una mano giocherellava con l'orecchino in legno a forma di anello; Ak si soffermò sugli arti inferiori del giovane, lunghi e snelli, quasi eleganti, che terminavano ovviamente con i suoi inseparabili infradito: li indossava sempre alla Hale, ormai ne era affezionato.

Lo sguardo risalì pian piano fino al bicipite destro, dove vi erano strani segni neri sulla pelle, tre linee di diversa grandezza che lo avvolgevano in tutto il suo spessore: era un... tatuaggio, sì, si chiamava così, Ak ne era sicura. Ignorava la vera natura e il significato di quella parola, Aukai era l'unico ad averne uno, ma esercitava su di lei uno strano fascino.

-Ti stavo aspettando Ak. Come stai?- la voce cristallina di Aukai la riscosse dai pensieri.

-Bene- rispose, scrollando le spalle e cercando di sembrare più sicura di quanto non lo fosse: era la prima volta che loro due intrattenevano un vero discorso.

-Non mentirmi- il volto duro e serio del ragazzo spaventò un poco Ak, non voleva farlo arrabbiare, sapeva benissimo che era uno dei più forti soldati del regno, se non il più valoroso.

Aukai però si accorse dell'espressione turbata della ragazza e cercò di addolcire la voce: -Senti, è normale avere dei dubbi o delle difficoltà, soprattutto alla tua età. Se vuoi posso aiutarti. Che cosa è successo?

Poteva essere la volta buona, finalmente qualcuno si preoccupava per lei e le aveva porso la mano e un aiuto concreto.

Ma come poteva farlo? Il Muro era ormai immenso e l'attanagliava nella sua morsa mantenendola nell'insicurezza e nella paura, nella titubanza e nella sfiducia. Come poteva raccontargli del suo segreto? Non appena l'avesse rivelato, sarebbe morta, ne era certa: gli Aldux uccidevano per quello senza batter ciglio.

Nuovi pensieri le affollarono la mente: già la madre, a suo modo, aveva tentato di aiutarla, con scarsi risultati.

Era impossibile che qualcuno, Aukai compreso, riuscisse a liberarla dal Muro, Ak ormai si era arresa da molto tempo e aveva deciso invece di accudirlo, di crescerlo dato che lui, in cambio, le offriva protezione da tutti le persone, dal resto del mondo. Inoltre la ragazza odiava sentirsi impotente ed essere aiutata corrispondeva alla sua idea di debolezza.

La giovane non voleva nessun tipo di aiuto, pretendeva solamente delle scuse: aveva capito che erano gli altri la causa dei suoi mattoni, lei era la vittima che doveva sorreggere un fardello immenso.

Forse, se avesse collaborato col suo Muro, il tutto le sarebbe parso meno oppressivo, forse il peso dei mattoni era semplicemente dovuto a causa della sua astiosità.

-Allora?- Aukai attendeva ancora una risposta, con una mano poggiata delicatamente sulla spalla di Ak.

-Stiamo assieme da soli tre giorni e già osi affermare di conoscermi?- esclamò con rabbia la ragazza, alzandosi e allontanandosi dalla sedia; con la coda dell'occhio notò con fierezza l'espressione ferita di Aukai: finalmente anche lui avrebbe sperimentato il miscuglio di sentimenti che lei doveva sopportare ogni giorno.

-Io non mi permetterei mai di insinuare una cosa simile, dico solo che...- balbettò Aukai, di fronte al volto inferocito della sua ragazza.

-Che? Che sono troppo piccola o troppo stupida per badare a me stessa? Che sono stanca o nervosa? Dove vuoi andare a parare, Jones?

Aveva fatto centro. Chiamando il suo ragazzo per cognome, aveva chiarito il fatto che lei non aveva bisogno di nessuno, men che meno di lui.

Non si aspettava però una sua possibile reazione.

Il ragazzo si alzò di scatto e l'effetto fu a dir poco terrificante: il petto gonfio di rabbia, le mani strette nei pugni mentre a grandi passi si dirigeva verso Ak, con un misto di ira e incredulità. Dovette inclinare la testa a causa del suo metro e ottanta per guardarla negli occhi e mormorò, quasi mordendo le parole: -Dico solo che ho notato un cambiamento nel tuo carattere Clark, e ti ho domandato se avessi problemi di qualche tipo. Ma dato che sei grande abbastanza per risolverteli da sola...- e uscì dalla terrazza come una furia,lasciando Ak con i suoi sensi di colpa.

Perché l'aveva fatto? Aukai voleva solamente aiutarla, dopotutto era la sua ragazza.

-No, tu non eri d'accordo con la sua dichiarazione, non dimenticarlo- la fredda voce pareva divertirsi mentre sussurrava quelle parole nella mente di Ak: -Lui non ti avrebbe mai aiutata, nessuno potrà farlo.Ma non disperare, dietro al Muro sarai al sicuro, tra poco sarà completo.

E la ragazza se ne rendeva conto: pochi mattoni mancavano alla costruzione ed era proprio grazie a loro se era ancora ancorata a quel mondo, se riusciva a parlare con gli altri.

Ma ormai era inutile, aveva provato a sfruttarli per comunicare, per chiedere aiuto prima della sua imminente reclusione. Tutto invano.

Quella sera la passò all'ospedale, come promesso a Hilo, tra chiacchiere e via vai di infermiere; verso le dieci, salutò il fratellino e ritornò nella sua camera, sperando in un sonno ristoratore.

Invece le si ripresentò il solito incubo: lei dietro a un Muro bianco e immenso.

Quella volta però, nessun venticello pose fine al suo soggiorno: rimase a lungo seduta in quel luogo isolato a osservare il pavimento di ghiaccio che si estendeva all'infinito e ascoltando il silenzio che regnava sovrano.

-Non è poi così male- pensò tra sé e sé: -Qui è tutto tranquillo, forse dovrei seguire la voce, non ha tutti i torti.

Tuttavia, dopo poco tempo, notò che nella parete mancavano alcuni mattoni e, senza indugiare, li attraversò per vedere cosa mai vi fosse al di là.

Non appena lo fece, fu presa da sgomento. Posò i piedi su una lastra di cemento e, con uno strano senso di terrore in corpo, rimirò con paura il cielo rosso sangue che si stendeva tutto intorno a lei. All'improvviso, strane figure le si avvicinarono, una più orripilante dell'altra: c'era una donna raggrinzita che teneva tra le braccia un neonato e che lo cullava svenevolmente, un uomo senza volto che allungava in continuo una mano verso di lei, come per tentare di afferrarla.

Sulla destra avanzò un ragazzino con gli occhi rossi come tizzoni ardenti e di un pallore simile a quello di un fantasma: Hilo.

Tutte quelle figure rappresentavano la sua vita, il suo essere: era terribile, doveva tornare dietro al Muro.

Sì voltò e iniziò a correre senza ascoltare i lamenti alle sue spalle, senza fermarsi fin quando non attraverso gli spazi vuoti del suo Muro.

Illudendosi di trovarsi al sicuro, si voltò per osservare un ombra che la seguiva, la più terrificante di tutte: era un ragazzo molto alto, gli occhi blu oltremare che la scrutavano maligni mentre faceva guizzare una lingua biforcuta.

Ben presto Ak rimase intrappolata tra le sue spire che la stritolavano e le mozzavano il respiro mentre l'uomo-serpente portava la preda agli altri demoni, che la circondarono in un vortice nero fino a farle perdere i sensi.

Ak spalancò gli occhi di scatto e riprese a respirare regolarmente, mentre lo sguardo girovagava nella stanza, posandosi sulle amiche addormentate: era stato solo un brutto sogno, l'ennesimo.

Si rigirò dall'altro fianco, tentando nuovamente di assopirsi; poco prima di chiudere gli occhi però, ripensò all'incubo: se quello era davvero ciò che l'aspettava al di là dell'enorme costruzione, doveva affrettarsi a riempire gli ultimi spazi vuoti.

Doveva trovare un modo per completare il suo Muro.

Potrete mai perdonarmi per la mia abnorme assenza?

Ho paura che dobbiate abituarvi a queste lunghe pause, più la scuola si avvicina, meno tempo mi rimane per pubblicare.

Ma non festeggiate! Ho deciso che tenterò di aggiornare nei week end, spero di riuscirci.

Grazie per l'attenzione, buona giornata a tutti! :D

CrazyDreamer00

Continue Reading

You'll Also Like

111K 3.6K 44
"Io vedo il cielo nei tuoi occhi" Timida ed introversa, questa è la perfetta definizione di Maya, una diciannovenne alle prese con una migliore amica...
10.3K 1.4K 35
♡ ✯𝑭𝒂𝒏𝒕𝒂𝒔𝒚 & 𝑹𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆 ✯♡ -- "A Hemera, ogni Privilegiato tra i quattordici e i cinquantatré anni è un Iskra. Ogni Iskra ha un'Abilità. O...
8.3K 1.2K 69
Adriel ha tredici anni, non ha una madre e vive con suo padre Ben che di anni ne ha solo ventinove. I due non vanno molto d'accordo, specie perchè d...
3.2K 779 48
Le Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che...