Capitolo 7- Il gelido mare

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Il mattino dopo Ak era distrutta. Dopo quel terribile incubo non era più riuscita a chiudere occhio, per paura che il mattone la schiacciasse nuovamente.

Dopo interminabili ore finalmente la sveglia era suonata e la ragazza non aveva esitato nemmeno per un secondo ad alzarsi e darsi una rinfrescata, per evitare di assomigliare a uno zombie.

Stava per chiamare le sue amiche quando si rese conto di voler rimanere un po' sola con i suoi pensieri, quindi si recò al Refettorio per la colazione, dove fortunatamente non trovò nessuno di sua stretta conoscenza.

Si sentiva molto strana, non solo a causa della stanchezza: le pareva che il cuore fosse diventato a un tratto più pesante, come se qualcosa lo avesse incatenato e legato lontano dalla sua anima.

Stava quasi per alzarsi, non appena finì di mangiare, quando vide una figura indugiare sulla soglia; intravide una lunga chioma corvina e un volto distrutto dalla stanchezza, come testimoniavano due profonde occhiaie violacee: era Elpis.

Ak le fece segno di avvicinarsi e sedersi con lei e l'altra, seppur un po' controvoglia, si accomodò al tavolino ingombro di biscotti e tazze.

-'Giorno-le disse Ak, osservando la sua reazione. Pareva più tranquilla e rilassata rispetto al giorno precedente, seppur rimanesse ancora sulla difensiva.

-Ciao-rispose quasi sottovoce, come per paura che le persone la potessero notare, cosa che effettivamente stava avvenendo; la notizia che una ragazza era stata trovata vicino al Muro era corsa velocemente di bocca in bocca e ormai tutti quanti nella Hale lo sapevano.

-Grazie per ieri- la dichiarazione di Elpis spiazzò la ragazza. La stava ringraziando?

-Mi hai porso la mano anziché puntare il dito, tu e le tue amiche mi avete accolte, mi avete tranquillizzata e mi avete accettata come vostra compagna di stanza- le spiegò, dopo aver visto la faccia stupita di Ak.

-Figurati,è sempre bello conoscere persone nuove- le rispose con un grande sorriso -ora però è meglio che mangi. Se gli Aldux ti vedessero con quella faccia...senza offesa-.

Elpis sorrise e attaccò subito la brioche con una voracità che stupì Ak: di certo questa ragazza non mangiava da qualche giorno.

-A proposito...come ti chiami? -

-Akenehi Clark-.

-Piacere,io sono Elpis Vergos. E' molto strano il tuo nome-.

-E' hawaiano...io appartengo agli Epoh, che a loro volta derivano dal popolo delle Hawaii-.

-Ah...anche Aditi è hawaiana? -.

-No,i Gupdia derivano dagli indiani-.

-Nina invece è stata trovata vicino al Muro, come me, giusto? -chiese.

-Giusto-un'idea improvvisa fece galoppare il cuore di Ak -quindi è probabile che proveniate dallo stesso luogo! - come aveva fatto a non pensarci prima?

Ma Elpis si strinse nelle spalle, chiaro segno che non lo sapeva e decise invece di chiedere alla sua nuova amica hawaiana qualche informazione aggiuntiva su Manaol, sul Jaanch e sugli Aldux.

Ak le fornì ogni informazione di cui era in possesso, comprese le nozioni imparate durante le lezioni precedenti al Jaanch che servivano ai ragazzi per superare al meglio le prove che richiedevano cervello e non muscoli.

-E la tua famiglia? - le chiese Elpis, dopo aver archiviato il lungo discorso sul regno dove si trovavano.

-Non...non mi fa molto piacere parlarne- Ak si scurì in volto. L'amica non ne poteva nulla, eppure era automatico che diventasse più schiva sull'argomento. Però era stanca: stanca di tenersi tutto dentro,stanca della mancanza di una zattera alla quale aggrapparsi nei momenti disperati.

E fu così che rivelò tutto: l'addio del padre, la madre taciturna e iper-protettiva, la follia del Jaanch, l'entrata nell'esercito. Non fu facile, la sua storia era tutt'altro che piacevole e di facile comprensione e, quando vide la faccia perplessa dell'amica,decise di ricorrere a una metafora.

-Fai finta che le persone trascorrano tutta l'infanzia su una lastra di ghiaccio. Lì sopra sei protetto perché non conosci nulla della vita, fuorché il luogo dove ti trovi. Questa lastra però è sottilissima e basta un minimo turbamento dell'animo per farla crepare. A quel punto precipiti nel mare che ti opprime, ti impedisce di fuggire e il suo gelo, la perfida realtà, ti penetra dentro e ti perfora il cuore. In quel momento sarà impossibile tornare indietro e passerai la tua vita in quel luogo desolato sapendo tutta la verità che prima ignoravi e che ora ti schiaccia sotto il suo peso. E per quanto tu provi a graffiare il ghiaccio per riemergere in superficie,non ci riuscirai mai- Ak aveva i brividi, come se si trovasse realmente in quel mare appena descritto. Ma lei sapeva benissimo di trovarvisi effettivamente e la sua crepa era giunta troppo presto,perché troppo presto suo padre se ne era andato.

Elpis la osservava con uno sguardo colmo di compassione.

-Mi dispiace-.

-Non importa...è successo tanto tempo fa. E poi la vita non si ferma di fronte a una crepa, no? - ma non lo disse con tono convinto. Gli altri forse riuscivano, non lei.

Fortuna che proprio in quel momento entrarono Nina e Aditi che salutarono le amiche e si sedettero lì vicino. Quell'entrata improvvisa diete la possibilità ad Ak di uscire, prima che qualcuno potesse vedere le lacrime che iniziavano a pizzicarle gli occhi.

Rimase in camera per tutta la mattina; fu costretta a uscire solo per presentarsi agli esami pomeridiani del Jaanch ma il discorso avuto con Elpis le rimbombava ancora nelle orecchie. Pessimo errore.

Più di una volta si distrasse di fronte agli ordini degli Aldux e solo con un enorme sforzo di volontà prestò ascolto ai dittatori.

-Vuoi farti impiccare?!- le ringhiò una voce nella testa, come a ricordarle che si stava tenendo il test "Mira e precisione" che aveva un voto determinante per l'esito finale. Fortuna che nessuno eccelleva in quella prova. Nessuno tranne Kris. Pareva l'unico a saper imbracciare perfettamente un fucile da cecchino, tant'è che alcuni sospettavano che fosse nato con un'arma del genere in mano.

E mentre Ak tentava di colpire dei bersagli di un metro di diametro da una distanza di cinque metri, Kris riusciva a colpire una mela a un chilometro senza mirino, lei glielo aveva visto fare.

Dopo due interminabili ore, gli Aldux li congedarono e furono liberi di tornare in Refettorio per la cena.

Lì Ak rimase se possibile ancora più schiva della mattina, partecipò con scarso entusiasmo alle presentazioni tra i suoi amici ed Elpis (tranne quando Ajit precisò che lui era il "rubacuori di Manaol"essendo l'unico capace di addolcire Ak, a quel punto lei gli tirò una gomitata nel braccio) e, dopo aver ingurgitato velocemente il dolce, si segregò in camera, pronta per la notte e l'incubo.

Non sapeva però che quella sera tutto nella sua vita sarebbe cambiato e che le sue unghie non avrebbero graffiato solamente il ghiaccio sottile sotto il quale aveva passato gran parte della sua vita,troppo sola per riemergere e troppo stanca per affogare.

Epoh-Il MuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora