Capitolo 12- Così alto

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Aprile era ormai alle porte; i ciliegi, come ogni anno, fiorivano con perfetto tempismo e inondavano i brulli viali della zona Ovest di tenui sfumature, mentre nell'aria si diffondeva il meraviglioso profumo della primavera, che infondeva speranza nei cuori.

Tuttavia Ak era troppo occupata per osservare quella spettacolare metamorfosi della natura; non appena era uscita dal centro di comando scortata dai due Aldux , tutta l'adrenalina e l'orgoglio delle sue azioni le scivolarono via di dosso, lasciando spazio a una sua vecchia amica:la preoccupazione.

Aveva osato rispondere aggressivamente al maestro, oltre ad averlo deriso in pubblico e aver tentato di convincere l'intera classe a ribellarsi.

Per quanto ne sapeva, poteva meritare l'impiccagione.

A quel punto, la paura prese il sopravvento: cosa le era passato per la testa? Possibile che la sua voglia di vivere fosse così fiacca?Decise che, pur di non essere uccisa, avrebbe fatto qualsiasi cosa le avessero comandato i superiori e quel pensiero le servì un poco per tranquillizzarsi, almeno da fermare le mani, dato che le tremavano da circa dieci minuti.

-Perché l'hai fatto?- la domanda dell' Aldux situato sulla destra era stata secca e decisa, tanto da spiazzare Ak, che scosse il capo debolmente,non sapendo cosa rispondere: aveva seguito l'istinto, era sensato?

-Devi fare attenzione, i generali non gradiscono molto i ribelli- sussurrò quello, chinandosi con fare complice verso la ragazza che rispose:-Ne terrò conto...Grazie- aggiunse, dopo un attimo di tentennamento.

Possibile che un Aldux fosse così gentile? In effetti, anche nell'aspetto era diverso: alto "solamente" due metri contro i due metri e trenta standard, la voce non era roca, ma più acuta e addirittura nervosa,e negli occhi bianchi risplendeva una luce bonaria, quasi umana.

-Non credergli, sta tentando di ingannarti e convincerti a soccombere al potere della sua razza-. Quella voce fredda che ormai da giorni si era impossessata della sua mente, le si ripresentò nuovamente a sussurrarle tali parole, e Ak fu divorata dal terrore:per la prima volta si rese conto di chi stava diventando, in cosa il suo Muro la stava trasformando, in un essere titubante verso gli amici, freddo nei confronti del proprio ragazzo e menefreghista della propria vita. Nella sua testa si fece strada con forza un pensiero che mai aveva preso in considerazione, nonostante fosse così semplice: aveva bisogno di aiuto.

In breve furono di fronte alla vecchia casa di Ak e l'Aldux più basso,e più gentile, congedò se stesso e il compagno spiegandole che non potevano accompagnarla oltre.

-Ma se mai avrai necessità, chiedi di Auxil- la creatura accennò un piccolo sorriso, prima di voltarsi e raggiungere il collega.

-Nemmeno morta- borbottò Ak, prima di bussare ed entrare nella catapecchia;sua madre non c'era, evidentemente era uscita per acquistare le poche vivande che riusciva a permettersi.

La giovane iniziò a gironzolare nella baracca e a ogni suo passo,spirali di polvere si alzavano danzando nel fioco fascio di luce che,con fatica, entrava dalla piccola finestra in cucina. L'assenza di immagini del padre o della famiglia le riempirono il cuore di tristezza: infatti, la tecnica chiamata "fotografia", se ben ricordava, era caduta in disuso da secoli ormai.

Un improvviso movimento catturò l'attenzione della ragazza: un topolino uscì saltellando dalla camera da letto, il manto grigio cenere e i baffi candidi che si muovevano freneticamente mentre gli occhietti neri scrutarono beffardi l'umana, prima di scomparire in un buco della parete.

-Polvere, topi...sta degradando- pensò sconfortata; forse chiedere aiuto a quella donna così trascurata non era stata una buona idea. Ma doveva.

Fece un breve riepilogo mentale di tutte le avventure vissute: come poteva spiegare a sua madre del suo Muro e di ciò che esso provocava nel suo carattere? Beh, raccontarlo non poteva essere così difficile: a causa dei dolori che aveva subito e delle privazioni ricevute, la sua mente era ormai dominata dall'insicurezza che aveva preso le sembianze di un Muro invalicabile, il quale pian piano la stava isolando dalla famiglia e dagli amici trascinandola verso la pazzia. Fine.

Era così difficile? Sì, lo era, perché Ak sapeva che per abbattere quel Muro psicologico doveva rivelare la vera natura del primo mattone, la causa di tutto, e lei era certa di non riuscirci, non in quel momento, non in quelle condizioni.

Per una volta però, sulla paura vinse la testardaggine.

Sua madre entrò prima del previsto, prima che Ak potesse prepararsi un discorso, anche se non ne ebbe mai bisogno: infatti, non appena richiuse la porta alle spalle, Anakalia corse ad abbracciare sua figlia, mentre la tempestava di domande. -Come stai? Cosa hai fatto?Cosa ti hanno fatto?Sei ferita?-. Ak si divincolò dallo stretta morsa di sua madre e riuscì a mormorare un: -Sisì, sto bene- poco convinto, cercando di allontanarsi da quel corpo così scarno e pallido che la osservava e la accarezzava esaustivamente, come se qualcuno avesse potuto portargliela via, proprio come il marito.

Ak si fece forza, inspirò profondamente dal naso e, ignorando il fetido odore di muffa, esclamò: -Mamma, dobbiamo parlare-.

Ma a quel punto tutta la poca forza di volontà che era riuscita a racimolare svanì di fronte allo sguardo addolorato di sua madre: come poteva dirglielo senza deluderla?

Si rannicchiò sconfortata sul freddo pavimento, come una bambina in cerca di protezione, che poteva esserle fornita solamente dalle braccia della mamma o dal suo Muro, anche se avrebbe scoperto ben presto che i due termini erano sinonimi.

Sua madre sì chinò e la circondò in un abbraccio, mentre con la voce più dolce che riuscì a trovare, le sussurrava frasi di conforto:-Non preoccuparti piccolina, ci sarò sempre io a proteggerti dai malintenzionati. Qui con me sarai sempre al sicuro, non devi andartene, loro sono pericolosi, resta tra le mie braccia, ti impediranno di volar via. Mamma farà crescere la tua preoccupazione per metterti in guardia. Mamma terrà la sua bambina sana e al caldo, qui non hai nulla da temere-.

A quelle parole, Ak alzò la testa, inorridita: sua madre aveva veramente pronunciato quel discorso? Sì, glielo si leggeva negli occhi, tutto quell'amore ossessivo e quell'iperprotettività che provava per i suoi figli e quel desiderio maniaco che rinunciassero alla propria vita per rimanere con lei.

-Perché l'ho fatto? E' solo una perdita di tempo- pensò la ragazza; solo in quel momento capì il vero carattere della madre, quel fardello che aveva scaricato sui figli allo scopo di proteggerli ed evitare che conoscessero la verità sul mondo circostante: lei non voleva il suo bene, ma solo che evitasse di compiere errori, errori necessari per crescere e maturare come persona. Sua madre stava aumentando il suo Muro e lei se ne era accorta troppo tardi.

-Cosa dovevi dirmi?- il volto della madre era innocente e falsamente incuriosito, mentre nel profondo turbinava la paura, che come veleno le aveva contorto la mente, a danno di quei figli che tanto amava, che troppo amava.

-Non importa- la volontà di Ak di espellere quel peso opprimente crollò,con un boato immenso, mentre nuovi mattoni si aggiungevano dentro di lei e il Muro per un attimo prese le sembianze di due braccia materne che cullavano un neonato, per poi tornare della forma consona.

La giovane, con fatica, si alzò e si diresse in cucina per osservare la posizione del Sole: era quasi mezzogiorno, doveva tornare alla Hale per il pranzo se non voleva peggiorare la sua posizione.

-Io...devo andare- esclamò, rivolta alla madre che, con il volto invaso dal terrore, tentò in tutti i modi di bloccarla e convincerla a rimanere al sicuro con lei; tuttavia Ak, per la prima volta, fu più forte delle suppliche e, dopo aver giurato dentro di sé che mai più avrebbe chiesto aiuto a qualcuno per liberarsi dal Muro, si voltò verso la casa, certa che sarebbe stata l'ultima volta che vi avesse messo piede.

Prima di incamminarsi però, scorse la faccia pietrificata di sua madre e sussurrò, delusa e addolorata: -Mamma, doveva essere così alto?-.

Epoh-Il MuroWhere stories live. Discover now