Capitolo 15- Un dialogo impossibile

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La sera del 30 marzo stava ormai giungendo e il Sole lambiva la sommità dell'immenso Muro, cedendo il posto a una notte fredda e nuvolosa. Ak raggiunse il primo piano e si diresse a passo lento verso la terrazza: in cuor suo infatti sperava che, perdendo tempo, avrebbe sottratto minuti preziosi al dialogo con Aukai, fino ad annullarlo del tutto.

Purtroppo però il suo ragazzo era assai paziente e dopo poco tempo, non potendo più cincischiare, la ragazza strinse i pugni e si accomodò sul divanetto di fronte al giovane, in attesa che parlasse. Tuttavia Aukai rimase in silenzio a rimirare il panorama intorno a loro e Ak ne approfittò per osservarlo: la schiena incurvata era abbandonata sullo schienale, le gambe erano leggermente piegate, in una posizione naturale e sciolta.

Le braccia muscolose erano incrociate al petto, quasi in corrispondenza della punta della treccina nero pece mentre una mano giocherellava con l'orecchino in legno a forma di anello; Ak si soffermò sugli arti inferiori del giovane, lunghi e snelli, quasi eleganti, che terminavano ovviamente con i suoi inseparabili infradito: li indossava sempre alla Hale, ormai ne era affezionato.

Lo sguardo risalì pian piano fino al bicipite destro, dove vi erano strani segni neri sulla pelle, tre linee di diversa grandezza che lo avvolgevano in tutto il suo spessore: era un... tatuaggio, sì, si chiamava così, Ak ne era sicura. Ignorava la vera natura e il significato di quella parola, Aukai era l'unico ad averne uno, ma esercitava su di lei uno strano fascino.

-Ti stavo aspettando Ak. Come stai?- la voce cristallina di Aukai la riscosse dai pensieri.

-Bene- rispose, scrollando le spalle e cercando di sembrare più sicura di quanto non lo fosse: era la prima volta che loro due intrattenevano un vero discorso.

-Non mentirmi- il volto duro e serio del ragazzo spaventò un poco Ak, non voleva farlo arrabbiare, sapeva benissimo che era uno dei più forti soldati del regno, se non il più valoroso.

Aukai però si accorse dell'espressione turbata della ragazza e cercò di addolcire la voce: -Senti, è normale avere dei dubbi o delle difficoltà, soprattutto alla tua età. Se vuoi posso aiutarti. Che cosa è successo?

Poteva essere la volta buona, finalmente qualcuno si preoccupava per lei e le aveva porso la mano e un aiuto concreto.

Ma come poteva farlo? Il Muro era ormai immenso e l'attanagliava nella sua morsa mantenendola nell'insicurezza e nella paura, nella titubanza e nella sfiducia. Come poteva raccontargli del suo segreto? Non appena l'avesse rivelato, sarebbe morta, ne era certa: gli Aldux uccidevano per quello senza batter ciglio.

Nuovi pensieri le affollarono la mente: già la madre, a suo modo, aveva tentato di aiutarla, con scarsi risultati.

Era impossibile che qualcuno, Aukai compreso, riuscisse a liberarla dal Muro, Ak ormai si era arresa da molto tempo e aveva deciso invece di accudirlo, di crescerlo dato che lui, in cambio, le offriva protezione da tutti le persone, dal resto del mondo. Inoltre la ragazza odiava sentirsi impotente ed essere aiutata corrispondeva alla sua idea di debolezza.

La giovane non voleva nessun tipo di aiuto, pretendeva solamente delle scuse: aveva capito che erano gli altri la causa dei suoi mattoni, lei era la vittima che doveva sorreggere un fardello immenso.

Forse, se avesse collaborato col suo Muro, il tutto le sarebbe parso meno oppressivo, forse il peso dei mattoni era semplicemente dovuto a causa della sua astiosità.

-Allora?- Aukai attendeva ancora una risposta, con una mano poggiata delicatamente sulla spalla di Ak.

-Stiamo assieme da soli tre giorni e già osi affermare di conoscermi?- esclamò con rabbia la ragazza, alzandosi e allontanandosi dalla sedia; con la coda dell'occhio notò con fierezza l'espressione ferita di Aukai: finalmente anche lui avrebbe sperimentato il miscuglio di sentimenti che lei doveva sopportare ogni giorno.

Epoh-Il MuroWhere stories live. Discover now