Now... I still believe.

By scrivendosullenuvole

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Isabelle ha diciannove anni. È una ragazza timida, introversa e molto insicura. Capelli biondi, viso cosparso... More

Prologo
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Epilogo

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By scrivendosullenuvole

Mi alzo dal letto e mi affaccio alla finestra che si trova accanto al mio comodino.

Il sole non è ancora sorto, quindi deduco che saranno circa le sei di mattina.

Sono davvero stanchissima!

Non sono abituata a svegliarmi così presto, ma oggi sono stata costretta a farlo: è il primo giorno di scuola e non voglio rischiare di arrivare in ritardo.

Sono ormai quattro anni che frequento il liceo classico, e non vedo l'ora di iniziare il quinto!

Non sto più nella pelle.

Vado molto d'accordo sia con i miei professori che con i miei compagni di classe, esclusi Andrea e Chiara.

Quest'ultima è un tipo molto estroverso e loquace: fa amicizia con tutti e sta simpatica a tutti.

A me, però, non è mai andata troppo a genio, e sono più che sicura che non sarà mai simpatica ai miei occhi.

Mai e poi mai.

Andrea invece è stato il mio ragazzo per buona parte dell'estate, ma esattamente una settimana fa ci siamo lasciati.

Un pomeriggio, mentre eravamo in spiaggia, mi ha confessato che si era innamorato di Chiara, e qualche giorno fa lei è diventata la sua nuova ragazza.

Mi sono sentita presa in giro: il modo in cui lui si è comportato nei miei confronti mi ha fatto stare davvero male... e tutt'ora mi fa stare male.

Oggi, però, tento di non pensarci, di non permettere ai ricordi, appartenenti al passato, di rovinarmi anche il presente.

Vado in bagno per sciacquarmi la faccia con dell'acqua fredda e mi guardo allo specchio.

Ho un aspetto bruttissimo: due occhiaie molto evidenti segnano il mio volto, i capelli sono sporchi e spettinati.

Sono inguardabile.

Decido di farmi una doccia veloce: ne necessito proprio.

Una volta che ho terminato di lavarmi, raggiungo la mia famiglia in sala da pranzo per fare colazione.

Mi verso del latte in una tazza e la metto nel microonde per scaldarlo, intanto prendo dei biscotti al cioccolato dalla credenza e inizio a sgranocchiarli.

Appena finisco di mangiare, torno in bagno per continuare a prepararmi.

Piastro velocemente i capelli, subito dopo mi lavo i denti e mi dirigo in camera per scegliere i vestiti da indossare.

Nonostante abbia l'imbarazzo della scelta, alla fine opto per una semplice t-shirt nera e dei jeans blu scuro.

Decido di prendere il telefonino e gli auricolari dato che durante il tragitto per arrivare a scuola spesso mi annoio e non so come distrarmi.

Vado sempre a scuola a piedi perché adoro camminare, inoltre non è molto distante da casa mia.

Per raggiungerla, infatti, ci impiego giusto una ventina di minuti.

Certe volte, tuttavia, ce ne metto anche venticinque: dipende a che velocità cammino.

Saluto la mia famiglia e mi incammino verso la scuola, dopodiché controllo l'ora sul mio cellulare.

Si sono già fatte le sette e un quarto.

I marciapiedi sono deserti: tutti staranno sicuramente ancora dormendo.

Beati loro!

Attraverso la strada e, senza nemmeno rendermene conto, sono già arrivata davanti al mio istituto.

Giunta nel cortile, intravedo Jacopo e Martina.

Stanno parlando tra di loro.

Sono i miei migliori amici: ci conosciamo da una vita e siamo sempre andati d'accordo.

Qualche volta litighiamo, ovviamente, ma poi facciamo sempre pace nel giro di qualche minuto.

Li considero come dei fratelli... Siamo praticamente inseparabili!

<<Isabelle!>> mi salutano entrambi e mi vengono incontro per abbracciarmi.

Cominciamo a parlare del più e del meno; in men che non si dica suona la campanella che segna l'inizio delle lezioni.

Le nostre professoresse non tollerano i ritardi, perciò ci conviene sbrigarci, a meno che non vogliamo che mandino una comunicazione ai nostri genitori il primo giorno di scuola.

Mentre sono immersa nei miei pensieri, raggiungo la mia classe insieme a Jacopo e Martina.

Scopro che la materia delle prime due ore della giornata è Italiano, una tra quelle che mi piacciono di più.

La professoressa ci chiede come abbiamo trascorso le vacanze e ci fa le solite raccomandazioni, dopodiché, al suono della campanella che indica l'inizio dell'intervallo, ci augura un buon anno scolastico.

Esco dalla classe e vado assieme a Jacopo ai distributori per prendere qualcosa da mangiare.

Ho fatto giusto in tempo a mangiare che è suonata nuovamente la campanella; non sono neanche riuscita ad andare in bagno.

L'intervallo nella nostra scuola dura davvero pochissimo!

Ci ho messo più di due mesi per riuscire ad orientarmi bene in questo edificio gigantesco e, ripensandoci, non è stato affatto semplice.

È stata un'impresa davvero ardua, una delle cose più complicate che abbia mai fatto!

Quando torno in classe scopro che ci sono solamente due ragazzi e, visto che il professore non è ancora arrivato, ne approfitto per andare un attimo in bagno.

Durante entrambe le ore di italiano sono riuscita a ignorare sia Andrea che Chiara, nonostante le continue occhiatacce che mi lanciava quest'ultima ogni volta che incrociavo il suo sguardo.

In bagno, purtroppo, incontro proprio lei.

Decido di ricambiare il suo saluto per educazione e soprattutto per evitare di scatenare una rissa il primo giorno di scuola. 

Torno in classe e mi vado a sedere al mio posto a fianco a Martina.

Finalmente arriva il professore di Filosofia.

Ci sono degli studenti che odiano questa materia perché la trovano noiosa...

In realtà non lo è affatto, anzi, a me piace moltissimo.

Non prendo dei voti proprio esilaranti - arrivo a malapena alla sufficienza - tuttavia questo non ha alcuna importanza.

Martina, a differenza mia, non riesce in nessun modo a farsela piacere...

Credo sia questione di gusti.

Ognuno ha i propri, funziona così: il mondo è bello perché è vario.

Sento dei ragazzi che stanno ridendo rumorosamente; cerco di capire da dove provengano quelle risate e, appena scopro che sono di Andrea e Chiara, mi pento di non averle semplicemente ignorate.

Mi sono ripromessa di far finta che quei due non esistano proprio, e ho intenzione di rimanere coerente con me stessa!

Non mi sono più voltata per guardarli nemmeno una volta, pertanto sono fiera di me.

Il loro posto fortunatamente si trova proprio nella parte opposta della classe rispetto al mio banco, e questo senza dubbio mi facilita le cose.

<<Adesso possiamo iniziare la lezione? Oggi è il primo giorno, perciò posso capire che siate un po' agitati, ma non tollero tali comportamenti durante le mie ore, chiaro?>> chiede il professore rivolto alla classe.

Annuiamo e qualcuno bussa alla porta.

<<Avanti.>>

<<Buongiorno>> il bidello saluta il professore, che ricambia con un cenno del capo appena accennato, quindi gli chiede se può recarsi un secondo in segreteria dal preside.

Lui annuisce, si alza e lo segue fuori dall'aula.

<<Fate silenzio, mi raccomando>> ci ordina il prof, ma, appena lascia la classe, iniziamo a parlare tra di noi ignorando ciò che ci ha detto pochi secondi fa.

<<Isabelle, ti va di andare in spiaggia oggi pomeriggio?>> mi chiede Martina.

<<Certo>> le rispondo con un sorriso.

Cerco con lo sguardo Jacopo, ma involontariamente incrocio quello di Andrea.

Mi volto subito da un'altra parte.

Ci siamo guardati negli occhi per neanche un secondo, eppure a me è bastato per far sì che tutti i brutti ricordi legati a lui, in particolar modo alla nostra relazione, più o meno recenti, tornassero nuovamente a galla.

<<A costa stai pensando?>> mi chiede Martina.

<<A niente, tranquilla>> forzo un sorriso.

<<So che c'è qualcosa che non va>> insiste lei.

Sbuffo e le dico la verità: <<Sto ripensando ad Andrea...Siamo stati insieme solo due mesi ma non riesco a dimenticarlo>>.

Ridacchia e un sorriso triste, quasi malinconico, compare sul suo volto.

<<Be', non sarà facile: anche a me per dimenticare Mirko ci sono voluti mesi>> dice, alludendo al ragazzo con cui era fidanzata circa un anno fa.

Annuisco e sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Nel periodo in cui si sono lasciati è stata molto male e io sono restata al suo fianco per consolarla, esattamente come avrebbe fatto qualsiasi ragazza nei confronti della propria migliore amica.

<<Ci vorrà del tempo, ma prima o poi vedrai che ti dimenticherai della sua esistenza>> mi assicura, e spero vivamente che vada proprio così come dice lei.

Il professore rientra in classe nel momento esatto in cui suona la campanella.

Recupera le sue cose e lascia nuovamente l'aula senza nemmeno salutarci.

<<Che materia abbiamo adesso?>> mi chiede Martina.

<<Educazione Fisica, guarda>> le indico il professore di educazione fisica che sta venendo verso di noi.

<<È la mia materia preferita>> commenta.

<<Credo che sia la materia preferita di tutti gli studenti del mondo>> scherzo, e scoppiamo a ridere rumorosamente.

Il professore ci porta in palestra e lì ci fa un breve corso di pronto soccorso.

<<Adesso vediamo se avete capito ciò che vi ho spiegato>> dice, guardando me in particolare.

Non ho ascoltato una singola parola di quello che ha detto.

<<Isabelle e Andrea, venite qua e fate una simulazione>> ci ordina.

Scuoto la testa ripetutamente.

<<No, professore. Con qualsiasi altra persona, ma non con Andrea>> mi lamento.

<<Dài, sarà divertente>> tenta di convincermi Andrea, ma io lo guardo torvo.

<<Okay, può venire Chiara al posto di Isabelle>> propone allora, ridendo rumorosamente.

Come se veramente questa situazione avesse qualcosa di divertente!

Comunque, credo proprio di aver cambiato idea.

<<Va bene, professore, arrivo>> gli dico, sbuffando sonoramente.

<<Che cosa faresti se Andrea stesse soffocando?>> mi chiede.

<<Chiamerei le pompe funebri>> gli rispondo e, prima che possa rimangiare ciò che ho detto, tutta la classe scoppia a ridere.

Ridono tutti, esclusa Chiara, ovviamente.

Lei si limita a incenerirmi con lo sguardo.

<<Sei un'idiota, Isabelle>> strilla dall'altra parte della palestra.

<<Okay, vedo che voi due non andate affatto d'accordo>> interviene il professore, indicando me e Andrea.

<<Vuole venire qualcun altro al posto di Isabelle?>> chiede rivolto alla classe.

Chiara alza la mano ancora prima che lui riesca a terminare la frase.

La fulmino con lo sguardo e lei in tutta risposta alza le spalle, guadagnandosi un'altra mia occhiataccia.

Raggiungo il resto della classe, che è seduto sul pavimento della palestra.

<<Non mi fai paura>> mi intimidisce Chiara.

<<Nemmeno tu>> le dico, cercando di restare il più calma possibile.

<<Mi hai portato via Andrea: me la paghi>> concludo, arrabbiatissima.

Chiara non ribatte e raggiunge in silenzio il professore di Educazione Fisica.

Ci illustra per filo e per segno come salvare, in questo caso, il suo ragazzo.

Devo ammettere che sono un tantino gelosa.

Solo un tantino?

Va bene, sono molto gelosa.

Il professore li rimanda entrambi a posto e riprende la sua spiegazione, facendo anche qualche commento sarcastico sulla scena alla quale abbiamo assistito.

Scoppiamo tutti a ridere, e Chiara, probabilmente per l'imbarazzo, perde l'equilibrio e cade proprio su Jacopo, il mio migliore amico.

Lui inizialmente sembra volerla prendere al volo, ma poi si scansa e la lascia cadere sul pavimento.

Cerco disperatamente di non scoppiare a ridere, ma sento che non riuscirò a trattenermi ancora per molto.

<<Va tutto bene?>> chiede Andrea a Chiara.

È molto preoccupato, invece noi altri tratteniamo a stento le risate.

<<Sì, sì, sto bene>> gli risponde Chiara.

Guardo Martina che sta ridendo come una scema, e a differenza mia non prova nemmeno a contenersi!

<<Mamma mia, Isabelle, sto piangendo!>> mi dice senza smettere di ridere, e, poiché la sua risata è davvero contagiosa, comincio a farlo anche io.

Non c'è modo migliore per iniziare un lungo anno scolastico, rifletto, e intanto Martina si asciuga le lacrime con la sua felpa bordeaux.

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