In My Veins.||In Revisione.

بواسطة lysblueeyes

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WWE FANFICTION ||COMPLETA|| Una vipera velenosa e spavalda. Ecco cos'era lui per gli altri, ma gli altri non... المزيد

1- Two Looks.
2-Revenge.
3-Confusion.
4-From The Beginning.
5- Another Time.
6- Unpredictable.
7-The Desire that i would not.
8-Beautiful Monster.
9-Nothing Like Us.
10-Simple Emotions.
11-On My Own.
12-Love Game.
13-I Want You Want Me.
14-Need Loony.
15-The Kisses Don't Lie.
16-I Love The Way You Hate Me.
17- Dance For Me, Sweet.
18-Young And Beautiful.
19-Light Eyes.
20-Little Me.
21- The End Is Where We Begin.
22-The Pain Of Love.
23-Falling Inside The Black.
25-Love Me Harder.
26-Sweet Poison.
27-Game Over.
28-The Night Of The False Heroes.
29-Runnin.
30-Set Fire To The Rain.
31-It's Not Over.
32- Love Is Not A Game.
33-Stay.
34-Let Me Love You.
35-Light.
36-Until The Day I Die, I Spill My Heart For You.
37-You're My Flashlight.
38-When I Look At You.
39-War Of Change.
40-In My Veins.
The End.

24-Who You Are.

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بواسطة lysblueeyes

'.. Queste notti mi raffreddano..
Accendi la strada a qualcosa di reale..
E salvami da me stesso..
Sto imparando a vedere..
Ho solo bisogno di sapere..
Ho cercato di trovare un modo per seppellire tutto il dolore..
Ma questi scheletri, questi scheletri..
Questi scheletri non dormono..
Mi hai dato la chiarezza..
E mi ha fatto vedere come liberarli questi scheletri..
Come posso dimenticare il passato,se mi perseguita ancora?
Quando ho detto tutto..
Ho preso il controllo di me..
E si è dimostrato che sono più di un braccio rotto..
Ho solo bisogno di sapere..
Ho cercato di trovare un modo per seppellire tutto il dolore..'

Il forte vento scompigliava i suoi capelli lasciati sciolti sulle spalle costringendola a rabbrividire ogni volta.
Si stringeva nel cappotto insieme a Saraya. Infreddolite se ne stavano in piedi a pochi metri dal bus della Wwe.

Gli atleti erano quasi tutti pronti, pochi mancavano e tra quei pochi c'era anche Randy.

Più volte Helena si era guardata intorno per controllare che fosse arrivato ma ogni singola volta rimaneva delusa non vedendolo arrivare.

Era arrabbiata e gli si leggeva in viso.
Non aveva di certo dimenticato che il giorno precedente l'aveva lasciata nel negozio senza una spiegazione o un motivo.
Se n'era andato e basta.

Se n'era andato con il vuoto negli occhi..
Se n'era andato trascinando con sé la sofferenza che aveva dentro..
Se n'era andato abbandonandola..

Ma la preoccupazione che le aveva lasciato addosso era tanta.
Il suo sguardo smarrito, quel ghiaccio... aveva giurato di vederci delle crepe in quella solida linea.

«Pensi ancora a lui?» le chiese Saraya facendola rinvenire. «Ha affondato i suoi canini affondo eh?» rise appena.

«É un'idiota.» affermó solamente stringendosi nel proprio cappotto, per nascondere quelle labbra che si mordevano nervosamente.

«Ma te ne sei innamorata.» sospiró. «Ormai é facile innamorarsi degli idioti.» spostó il suo sguardo su Colby che se ne stava da solo poggiato al bus con le sue cuffiette.

«Dovresti... provare a parlare con lui.» le disse. «Per quanto sia un idiota...con té é diverso..»

«Dovrei dirlo io a te.» sorrise. «Orton da quando ci sei tu si é calmato tanto, sai? So che ha persino rifiutato il lavoretto della gemella.»

Gli occhi di Helena si illuminarono nel sentire pronunciare quelle parole.
Il fatto che avesse rifiutato una con cui andava a letto da tempo solo da quando c'era lei le faceva più che piacere.

In un secondo il ricordo del giorno precedente le balenó nella mente.
Le loro labbra unite, quella maglietta che troppo in fretta era volata sul pavimento permettendole di ammirare ancora una volta il fisico scolpito di lui, il suo tocco e le sue carezze, i suoi baci e la sua maglietta che stava per andare a far compagnia all'altra.
L'interruzione...

Quella dannata interruzione che aveva rovinato tutto..

Diventó di colpo rossa e il cambio di colore per fortuna sfuggì alla mora accanto, troppo presa nel guardare i movimenti del bioro.
Ne approfittó e tolse subito quei pensieri dalla mente cercando di pensare a qualcos'altro o meglio a qualcun altro o sarebbe impazzita.

Si guardó per l'ennesima volta intorno ma di lui nessuna traccia. Sembrava essere sparito del tutto. Quando era tornata in federazione, lui non c'era, nessuno sapeva dov'era e persino John, Colby o Nick non sapevano dove fosse.
Stava davvero incominciando a preoccuparsi.
Da tempo non si preoccupava per una persona che non fosse se stessa, forse perché per anni era stata sola, completamente sola.
Solo lui era riuscito a colmare quel vuoto e si dannava per riuscire a capirne il motivo.

Un motivo che proveniva dal cuore..
Quel cuore che ormai era stato cosparso di veleno..
Lo stesso cuore che la costringeva ad aspettarlo..
Anche per sempre..


**

La testa girava pesantemente e un dolore lancinante lo stava torturando.
Aprì gli occhi cercando di focalizzare dove fosse e con piacere constató che si trovava a casa sua, sul suo divano.
Piano si sollevó a sedere con la testa tra le mani e spostando lo sguardo difronte a sé vide le quattro bottiglie di vodka vuote sul piccolo tavolino.
Sbuffó ricordando vagamente quello che aveva fatto dopo essere tornato a casa.

I mille pensieri estenuanti, i mille tormenti e i mille ricordi che non voleva.
Aveva preso il primo bicchiere con la convinzione che si sarebbe calmato ma quei forti ricordi non andavano via. Il suo volto restava ancora come un tormento nella sua testa che lo logorava ogni giorno di più.
E man mano beveva, man mano dimenticava. Questo era l'unico modo che aveva per dimenticare, per essere libero,l almeno finché non si fosse addormentato.

All'improvviso come un fulmine a ciel sereno il nome di Helena si fece prepotente nella sua mente.
L'aveva lasciata lì, non aveva avuto altra scelta.
Non voleva rischiare di crollare davanti a lei. L'avrebbe solo danneggiata con il suo passato, con quel suo gioco la stava danneggiando già abbastanza, non voleva aggiungere altro alla lista.

Si alzó lentamente, aveva bisogno di una doccia calda e di un'aspirina.
Era da tempo che non affogava i ricordi nell'alcool, in quel periodo era stato così preso dalla mora che quasi non ci aveva pensato.

Perché da una settimana a questa parte invece che un bicchiere di vodka, preferiva addormentarsi con lo sguardo deciso di lei...

Helena era l'unica che con la sua tenacia, la sua testardaggine e spavalderia come la sua aveva fatto scattare qualcosa in lui che non sentiva da molto, troppo tempo.
Forse un battito o forse due.
O semplicemente il cuore velenoso della vipera era ritornato a battere, senza che lui se ne rendesse conto.
Senza che potesse opporsi a quel vero e letale veleno che era l'amore di lei, lo stesso che provava anche lui anche se ancora doveva capirlo del tutto.

Si diresse in bagno ma prima che entrasse il suo cellulare cominció a suonare facendolo imprecare nervoso, lo prese e rispose senza guardare.

«Pronto?!» la sua voce risultó infastidita mentre con una mano si massaggiava la tempia.

«Amico sempre di buon umore, eh?» lo prese in giro John e Randy poté avvertire le risate di Colby e Nick. All'udito della vipera peró, non sfuggì la risata di una donna. «Stiamo per partire, quando hai intenzione di venire?»

«Non aspettatemi.» affermó freddo al pensiero che la mora si stesse divertendo con loro. «Non vengo.»

«Avanti, Orton non fare il coglione e vieni.» provó a canzonarlo, anche se sapeva che ormai non c'era nulla da fare.

«Fottiti, Cena.» lo congedó semplicemente attaccando.

Era diventato improvvisamente nervoso.
Quella risata... che fosse la sua?
Di nuovo quella possessività nei confronti di Helena si stava impadronendo di lui, di nuovo quell'enorme fastidio che lo stava tormentando al solo pensiero che altri le stavano sorridendo, guardando o addirittura toccando.
Nervoso e di fretta si diresse sotto la doccia.

«Porca puttana, Orton!» imprecó contro se stesso difronte allo specchio. «Perché?! Perché lei e i suoi dannati occhi?!»

Con un gesto fulmineo si liberó della tuta e dei boxer, si infiló sotto la doccia e lasció che il getto d'acqua calda gli rilassasse tutti i muscoli.
Aveva bisogno solo di quello, di rilassarsi un pó.


**


«E così non viene?» Helena chiese per l'ennesima volta conferma all'eroe dei bambini che scosse la testa. «Eh va bene.»

John la guardó con un sorriso sincero,a veva capito sin dall'inizio che lei avrebbe scosso la vipera affondo, lo avrebbe colpito e l'unica che forse avrebbe potuto salvarlo dal suo mondo di profonda agonia era proprio lei.

Helena spostó lo sguardo su Saraya e Colby almeno loro avevano risolto non che avevano litigato per una cosa seria. Le solite discussioni stupide che provenivano dalla gelosia di entrambi e soprattutto dall'orgoglio che a Colby non mancava e Saraya odiava.
Nick sembrava felice, visto che avrebbe potuto vivere la sua vita tranquillamente circondato da donne come sempre senza dover fingere di uscire con l'antidiva.

E lei?
Lei aspettava una vipera che non accennava a raggiungerla..
Aspettava l'impossibile..
L'irraggiungibile..

«Non ti fasciare la testa prima di essertela rotta, Helena.» le sorrise Cena mostrando le fossette.

«Dici... dici che dovrei raggiungerlo?» chiese innocentemente, non sapeva perché si stava affidando a lui ma era l'unico che poteva aiutarla.

«Sai, Randy é molto misterioso e riservato... In più orgoglioso, fortemente arrogante e sicuro di sé.» le spiegó con una leggera risata.

«Questo é un si?» alzó un sopracciglio confusa dal suo lungo elenco di difetti.

«Decisamente.» annuì senza giri di parole. «Ti copro io con Paul e Stephanie tranquilla.»

«Ecco... io..» si guardó intorno indecisa sul da farsi. La voglia di andare da lui, schiaffeggiarlo per poi baciarlo lottava eternamente con la voglia di lasciarlo perdere.

«Non deve rischiare da solo...» la incitó. «Fagli capire che ci sei.» le pizzicó una guancia.

Diede un'ennesima occhiata a Saraya e a Colby, guardó Nick e poi lanció un ultimo sguardo a John.
Annuì.

Annuì convinta di raggiungerlo e sfogare la sua rabbia.
Annuì convinta di fare un passo verso di lui e i suoi sentimenti.
Annuì aspettandosi di trovare lui dall'altra parte a venirle incontro.

Corse verso la strada e si affrettó subito a prendere un taxi, diede al conducente l'indirizzo e si lasció cadere contro lo schienale dei sedili posteriori.

Mai era corsa dietro a qualcuno, doveva anche ammettere che peró mai aveva provato quello che provava per Randy per qualcun'altro.

Da quando lo aveva conosciuto la sua testa non faceva altro che essere in confusione.
Non faceva altro che pensare a lui e a quanto lo odiasse, non faceva altro che pensare a lui e a quando se n'era innamorata, proprio non lo capiva.
Sapeva solo che nell'esatto momento in cui le loro labbra si erano scontrate per la prima volta lei aveva sentito tramite quella lingue il veleno attraversarla e avvelenarla.
Non ne aveva più potuto farne a meno, anzi, ne aveva sempre più voglia, ne voleva sempre di più.

Sobbalzó quando si accorse che il taxi si era fermato, voltó il capo e vide la villetta che regnava alla sua sinistra.
Sospiró nervosamente mordendo quelle labbra che tanto la vipera adorava.

Pagó l'autista e si affrettó a raggiungere quel cancello sempre aperto.
Sorrise quando attraversó quel grande, quasi immenso giardino ma non poté trattenere l'ansia che l'assalì non appena posó le dita sul campanello.

Da lì a pochi minuti lo avrebbe rivisto e aveva paura di quello che si sarebbe potuta trovare davanti.

Ignara che lui aspettava solo lei..



Randy era appena uscito dalla doccia, si era concesso qualche minuto in più, il mal di testa era per sua fortuna passato anche se la stanchezza la sentiva tutta.

Asciugava lentamente le goccioline che colavano sul suo petto prima che finivano col bagnare anche la tuta grigia che aveva indossato.
Si sentiva letteralmente uno schifo e quel fastidioso rumore del campanello di certo non lo fece sentire meglio.

Si diresse alla porta scocciato, pensava fosse Cena intento a fargli la solita paternale.

E invece quegli occhi glaciali incontrarono un paio del suo stesso colore.

Helena giuró di aver perso vari battiti non appena la figura possente di lui le si era mostrata, quel corpo non poteva essere vero.
Le risultó quasi illegale solo guardarlo, così distolse lo sguardo e posó gli occhi nei suoi.
Stanchi. Rossi.
Gli occhi del rettile sembravano spenti e senza vita.

«Ti sei persa, swee-..» non riuscì a continuare visto che si ritrovó le cinque dita di lei sbattute in faccia.

«No. Per tua sfortuna non mi sono persa!» lo spinse dentro chiudendosi la porta alle spalle. «Sei uno stronzo!»

Lui fece una smorfia infastidita a quel gesto, tuttavia le piaceva, le piaceva come lei aveva la forza e il coraggio di affrontarlo.

Stuzzicava la pazienza della vipera..

«Mi lasci da sola in un negozio senza una cazzo di spiegazione! Non ti fai vedere per il resto della giornata! E per di più non vieni nemmeno a far visita a quei poveri bambini!» gli urló contro notando l'ennesimo cambiamento dei suoi occhi. «Sono solo dei bambini, Randy!»

«Me ne frego di chi siano!» ribatté. «Io non prendo ordini da nessuno! Faccio quello che vogl-..» un altro schiaffo lo colpì in pieno viso facendolo questa volta, davvero innervosire.

Le afferró i polsi e la sbatté contro la porta.
La guardó infuriato, i suoi occhi sembravano tanto quelli di prima, freddi e distaccati mentre la scrutava con rabbia.

«Stai giocando troppo, Helena.» strinse la presa. «Potresti farti male.»

E quella frase colpì solo se stesso.
Consapevole che a giocare era lui, non altri.
Consapevole che chi si stava ferendo era lui e stava trascinando lei con sé.

«Sono dei bambini, Randy!» ripeté convinta. «Sono dei bambini che si aspettavano anche te! Il loro idolo! Sono bambini che rimarranno delusi quando non ti vedranno entrare in quella stanza!» urló ancora. «Ma forse tu non capisci cosa si prova..» lo guardó con delusione.

La pazienza della vipera era completamente saltata a quelle parole.
Lui capiva benissimo.
Lui aveva capito anche troppo.
Aveva capito quando non voleva.

«Sei tu quella a non capire!» urló spazientito facendola sobbalzare. «Sei tu che non sai nulla di me e di quanto io abbia sofferto! Sei tu quella che non capisce che quei bambini non mi fanno altro che male! Mi provocano solo dolore! Sei tu che non capisce cosa si prova a perderne uno!!» urló ancora.

Stanco di subire le sue accuse.
Stanco di tenersi tutto dentro. Stanco di lottare contro se stesso quando ormai non aveva più forze.
Stanco di tenersi dentro una verità che faceva troppo male..era troppo da sopportare.

Ed Helena in quel momento si sentì insignificante difronte a quelle parole che l'avevano immobilizzata.
Insignificante difronte a quegli occhi lucidi e arrabbiati.
Insignificante difronte a lui che aveva abbassato ogni sua barriera.

Con gli occhi iniettati di veleno, le mani che lasciarono i suoi polsi e si strinsero in due pugni, quel velo di lucido che la fece tremare e quelle labbra che si stendeveno in una smorfia infastidita e nervosa.

«C..come?..» ebbe la forza di chiedere balbettando. «Che... che dici?»

Lui si allontanó con un movimento brusco, non aveva fatto nemmeno caso alle parole che aveva usato.
Non sapeva nemmeno cosa lo aveva spinto a dirle.

Ed ora si ritrovava con i soliti occhi lucidi, la figura di lei sconvolta davanti ad essi e la consapevolezza di non poter tornare più indietro.

«Lascia... lascia perdere..» abbassó lo sguardo cercando di resistere al forte desiderio di rivelare ogni cosa. «Vattene, voglio restare da solo.» fece per allontanarsi.

«Cosa?! No!!» afferró il suo braccio per trattenerlo. «Non ti lascio da solo! Non dopo quello che hai detto!»

«E cosa vuoi, eh?!» si voltó a guardarla. «Cosa pretendi da me, Helena? Che ti racconti la mia vita?! Bene!» urló costringendola ad indietreggiare.

«Rand-..» provó a farlo calmare ma non cambió la situazione.
Non quella volta.
Il troppo dolore si stava impossessando delle sue parole.

E in quel momento lei in quegli occhi ci vedeva la vera sofferenza.
Quella che con cura la vipera aveva tenuto nascosta. Il ghiaccio si era completamente frantumato, nessun vetro, nessuna corazza copriva lui e i suoi occhi se possibile, ancor più azzurri, ancor più belli.
Ancor più vulnerabili..

«Sai cosa significa perdere un bambino?!» le chiese sprezzante. «Beh... io si! So cosa significa perderne uno! So cosa significa fidarsi della persona sbagliata! So cosa significa sudare per ottenere un qualcosa che ti viene strappato ancora prima di toccarlo! Ancora prima che sia tuo!» urló con rabbia afferrando i polsi di lei per intrappolarla di nuovo al muro.

«Ti... prego..» mormoró senza guardarlo negli occhi, non riusciva a reggerli. «Non...»

«Tutto per colpa sua!» la ignoró stringendo la presa su i suoi polsi. «Il giorno prima seduti su quel fottuto divano e il giorno dopo mi dice che ha ucciso nostro figlio! Tu sai cosa vuol dire, Helena?! Sai cosa si prova?!» le urló contro rimediandosi lievi singhiozzi da parte della ragazza che non riusciva a smettere di piangere.

Si sentiva tremendamente in colpa per averlo ridotto a quel punto. Era così curiosa di sapere che cosa lo avesse spinto ad allontanarsi il giorno prima, a non essere venuto in federazione per raggiungere l'orfanotrofio che lo aveva quasi costretto a raccontargli tutto.

Quelle parole facevano male a lei, figuriamoci a lui che le aveva vissute.
Un dolore troppo grande quello della vipera per poterlo contenere ancora.
Un dolore che gli annebbiava completamente la vista e quegli occhi non vedevano le lacrime della ragazza, avvertivano solo la forte rabbia e il desiderio di non vivere.

«RISPONDIMI!» le urló ancora stringendo la presa e pressando sul corpo di lei contro il muro, con il suo.

«..n..no..no..» pianse cercando di non crollare del tutto, non sapeva nemmeno come le gambe reggevano ancora il suo peso.

«Mi tormenta..» mormoró con più calma anche se i suoi occhi sembravano osservare il vuoto. «..nel bel mezzo della notte... sento la voce di un bambino... piange... provo a cercarlo ma lui non c'é da nessuna parte... un urlo... e poi il silenzio... il nulla..» si allontanó da lei di nuovo e le gambe di Helena si piegarono costringendola a scivolare sul pavimento in lacrime.

«B..basta...non dire altro..» lo supplicó lei. «.. ti..ti prego, Randy..» singhiozzó tirando le ginocchia al petto.

«Pensi che serva a qualcosa dire basta?!» domandó con una smorfia stizzita. «Io l'ho urlato per anni eppure nulla é cambiato! Ogni notte lo sento! Ed ogni notte desidero di morire insieme a lui!!»

La mora lo sentì urlare e poi un forte rumore di pezzi di vetro le arrivó.
Alzó di scatto lo sguardo su di lui per costatare che stesse bene, per poi notare mille scheggie lungo il pavimento a pochi passi dalla vipera che preso dalla rabbia aveva lanciato una bottiglia contro il muro.

«Basta... per favore...» pianse. «..tu.. tu devi andare avanti.. per te.. per.. per lui..» alzó i suoi occhi in quelli di lui.

Per un attimo i loro occhi s'incontrarono e lui parve calmarsi.
Di colpó sbatté le palpebre velocemente per poi sentire i suoi singhiozzi, i suoi singhiozzi lacerargli l'anima.

Quello stato di trance parve essere passato..
I ricordi che prima lo stavano tormentandolo costringendolo ad urlare sembravano essersi placati e con loro la sua rabbia..
Sentiva solo le lacrime di lei forgorarlo..

«...mi dispiace..» mormoró nell'intento di calmarla ma Helena non riusciva a smettere. «Se non avessi fallito nel mio intento forse tu non staresti in questo stato..»

Si condannó per l'ennesima volta.
Diede di nuovo la colpa a quella vipera velenosa.
Quella vipera dannata e con una grande capacità di ferire le persone che amava..

«C.. che.. vuoi dire..?» chiese alzandosi a fatica, le gambe le tremavano senza una ragione ben precisa, forse per la paura che si era prepotentemente impossessata di lei.

«Lascia stare..» provo a tirarsi indietro nel vano tentativo che lei ascoltasse.

«N.. no! Ora.. ora tu parli!» alzó la voce, era arrivata a quel punto tanto valeva ascoltare il resto. «Qual'era il tuo intento, Randy?» aveva così paura.

Sospiró.
Sospiró ripensando a quanto fosse stato stupido a commettere un gesto simile.
Ripensó a quanto quella gli sembró l'unica soluzione per mettere fine ai suoi problemi e alle sue sofferenze.
A quanto quelle troppe pillole, quella droga, gli avevano fatto girare la testa all'istante, a quanto il pavimento fosse freddo e a quanto doveva la sua vita a John per averlo salvato.

«Non puoi capire quanto stessi male..» distolse lo sguardo. «Non puoi capire che quella mi sembró l'unica cosa giusta da fare..»

«N..non stai..» cercó il suo sguardo in lacrime. «...non stai dicendo sul serio.» portó le mani alla bocca.

«Prima della puntata di raw, era il 2006..» sospiró sedendosi sul divano con lo sguardo assente. «Credevo non mi avrebbero fatto nulla di più di un mal di testa.. forse ne presi troppe, forse avrei dovuto prenderne di più..» la guardo serio. «..un overdose... così la spiegarono i medici.»

Helena si sentì mancare l'aria.
Indietreggió di qualche passo scuotendo la testa, le lacrime ormai le avevano bagnato il viso da un bel pó lasciando delle scie nere sulle guance, gli occhi rossi e gonfi e le labbra ancor più rosse.
Era bella anche in quello stato, notó la vipera che nel vederla in quel modo si maledì mille volte al solo pensiero che lui ne era la causa.

«Non era quella la soluzione!» singhiozzó. «Non era quello che tuo figlio avrebbe voluto!»

Quelle parole lo centrarono in pieno..
Furono capaci di entrargli dentro e arrivare infondo a quell'anima dannata..

«Che cosa avrei dovuto fare? Eh?!» si alzó raggiungendola subito. «Mi tromentava! Capisci che lei ha abortito perché amava un altro e non voleva un figlio da me?! Lo capisci?»

In quel momento Helena poté vedere tutta la vurnerabilità della vipera.
Tutto il veleno che aveva dentro tramite quella lacrima che coló dal suo occhio.

Perché quelle lacrime avvelenate lui non riuscì proprio a trattenerle..
Non riuscì a trattenere quel tormento che non gli lasciava pace da anni ormai..
Non riuscì a non far crollare del tutto quella muraglia che si era creato intorno per non rischiare di essere ferito ancora..
Per non rischiare che sul suo cuore colasse altro veleno..

Occhi troppo simili i loro per non capire solo con uno sguardo quanto si stessero amando in silenzio in quel momento.

Helena non perse altro tempo, si fiondó ad allacciargli le braccia al collo ed a stringerlo forte.
Subito il forte profumo di lui la colpì facendola sentire bene, nel posto giusto. Le sue braccia lo stringevano con la paura di perderlo.

E lui immerse il viso tra i suoi capelli castani, la strinse forte a sé sollevandola per sentirla ancor più vicina.
Per la prima volta dopo anni non desiderava altro.
Voleva solo stare lì, con lei tra le sue braccia.

Sarebbero potuti annegare in quel lago di veleno..

La vipera lentamente si lasció cadere sul divano con lei tra le braccia.
Si strinsero in silenzio per minuti che sembrarono eterni, solo i loro respiri encheggiavano nell'aria e dei leggeri singhiozzi che provenivano da Helena.

La mora non si era ancora calmata, quello che aveva passato Randy l'aveva del tutto sconvolta e il fatto che lui avesse tentato addirittura di togliersi la vita gli provocava un vuoto al petto che le faceva male, non riusciva a smettere di piangere.
E Randy le accarezzava la schiena per aiutarla a calmarsi, anche se sembrava inutile.

«Helena... ehy..» la distanzió dalla sua spalla sistemandosela meglio addosso. «Sai di essere brutta quando piangi, sweet?»

«Che... idiota!» diede lui uno schiaffo sul braccio con un lieve sorriso per poi ritornare di colpo seria. «Mi... mi dispiace.. per tutto..»

«Non é colpa tua.» le sistemó una ciocca dietro l'orecchio. «Guarda quanto trucco colato..» la rimproveró.

Voleva accantonare il discorso, non riusciva a parlarne ancora. Quello sfogo per lui era stato una liberazione ma aveva ancora i suoi scheletri nell'armadio, non aveva nessuna voglia di continuare a parlarne ed Helena lo capì.
Cercó di asciugarsi le lacrime e nel mentre notó la posizione in cui si trovano.
Avvampó all'istante tentando di nascondere l'imbarazzo, inutilmente.

La ragazza era praticamente a cavalcioni su di lui.
Lui che le accarezzava distrattamente le gambe facendola rabbrividire.
Tentó di alzarsi ma la presa della vipera si rafforzó trattenendola su di sé e spingendola ad abbracciarlo di nuovo.

«Rimani qui.» sussurró al suo orecchio stringendosi a lei. «...ti prego..»

Lei nascose un sorriso dolcissimo, lo strinse di più e rimasero lì.
Su quel divano abbracciati.

Un abbraccio che sapeva di eterno..
Un abbraccio che donava calore dentro..
Quel calore che attraversava la loro pelle e arriva al cuore..
Un abbraccio che avrebbe potuto tenerli uniti..
Uniti finché quel gioco lo avrebbe permesso..


****Nota Autrice****
Viperelle belle *-*-* (rima xD)
Ecco a voi un capitolo ricco di rivelazioni.
Alcune avevano già immaginato qualcosina,alcune pensavano ad altro xD
Chiedo scusa alle mie dolci sisters per averle trollate xD Vi amo lo sapete xD♡

Ritornando al capitolo..Randy si é sfogato ed ha raccontato ad Helena il suo segreto.
Io ho pianto,lo ammetto..*si nasconde*
Come andranno avanti le cose? Randy avrà altro da nascondere? E questa tanto attesa scommessa quando avrà fine? *-*

Non vi resta che continuare a leggere..*-*-*-*-*
A venerdì.*-*-*

-Un bacio,Lys.♡

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