NON SONO UNA SPIA

By lovewillkillus

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Quando la giovane agente Althea Kelley viene improvvisamente trasferita a Boston per una missione di spionagg... More

Anonima
Benvenuta a Boston
Guerra all'ultimo squat
Esclusa
Che panico
Rialzati, agente Kelley
Errore mio
Basta distrazioni
In piedi
Sta' attenta
Non male, agente Kelley
Concentrati
La festa è finita
Torna a casa
Ti tengo d'occhio
Voglio evaporare
I capi sono brutti
Blackout
Oltre l'armatura
Allontanati
Il giardino segreto
Troppe emozioni
Di male in peggio
Tempo scaduto
Il mio posto preferito
Dalla parte giusta
Distrarre e fuggire
Segreto
Sono fottuta
Matthew
Non è un gioco
Ghiaccio al sole
Piano C
Due passi
Arrabbiati
Gelato
Sconveniente
Ingenua
Bacetto
Seccatura
Momento di gloria
Insieme
Senza cuore
Tutto giusto
Scomodo
Non sono una spia

Inizia il gioco

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By lovewillkillus

Evan Royden mi ha baciata.
Ha baciato me.
E stiamo parlando proprio di quel signor Royden.
Il capo dipartimento contro la criminalità organizzata di Boston.
Il mio capo dipartimento.
Lo stesso uomo a cui parlo con estremo rispetto senza usare termini confidenziali mi ha appena tappato la bocca con le sue labbra.
E che labbra.

Dio, mi pare di sentirle ancora nonostante abbia interrotto il contatto da più di cinque minuti. Camminiamo l'uno accanto all'altro, senza fiatare. Con la differenza che io mi sento sul punto di cadere di faccia contro il suolo mentre lui è rilassato come se non avesse appena fatto assolutamente nulla di sconveniente.
Ha detto solo: «Andiamo a prendere un altro gelato», poi basta. Ma adesso ho bisogno di spiegazioni. Certezze. Concrete realtà.

Lo guardo di continuo per fargli capire con solo l'uso del pensiero che deve sbrigarsi a darmi spiegazioni.
Deve darmele tipo ora. Subito.
«Signor Royden»
«Darlene», mi prende in giro. Ha un sorrisetto sardonico stampato sulla faccia che mi fa imbestialire. Si diverte. Se ne sta in silenzio perché sta godendo tantissimo nel vedere la mia confusione.
«Perché?»
«Cioccolato fondente?», si ferma davanti alla gelateria e fa un cenno del capo in direzione della vetrina.

Incrocio le braccia al petto, frustrata dalla mia stessa ansia.
«Fragola», dico.
«D'accordo», si volta di spalle e va a prendere ciò che gli ho chiesto. Io mi godo ogni suo movimento. È elegante anche mentre ordina un cono. E mi ha baciata.
Solo il pensiero mi fa avvampare e premo le mani sulle guance per raffreddarle un po'. Non ci riesco.

Lo osservo e mi chiedo come faccia a riempire ogni stanza con grazia e virilità. È come se dentro quella gelateria ci fosse solo lui. Prende le banconote e le porge al cassiere con un sorriso, poi si gira a guardarmi e cammina verso di me con una sicurezza disarmante. Mi mette il cono tra le mani mentre mi chiedo se si sia mai sentito in imbarazzo per qualcosa in vita sua.

«Grazie», sussurro. Evito di ripensare al perché mi sia caduto dalle mani il gelato poco fa. «Adesso potrebbe spiegare?».
Si guarda intorno e annuisce, però non parla. Inizia a darmi delle spiegazioni solo quando siamo nella penombra, lontani da tutti. Camminiamo fianco a fianco e il mio braccio di tanto in tanto sfiora il suo mentre parla: «Non potrai passare più molto tempo alla centrale», mormora. «Matthew potrebbe seguirti o farti seguire da qualcuno, motivo per cui non potrai mettere piede alla centrale. Devi scordarti di essere un agente, Althea. Ho dato a Cristina una spiegazione da dare a tutti per la tua assenza. Domani dirà a tutti ciò che ha visto questa sera e i tuoi colleghi crederanno che tu sia stata trasferita per via della relazione con il capo dipartimento. Le relazioni tra dipendenti non sono consentite, specialmente quando c'è un rapporto gerarchico diretto. Crederanno che il tuo trasferimento sia stato un provvedimento disciplinare o una soluzione per consentirci di vivere la nostra relazione in tranquillità».
Ah.

«Avrei dovuto spiegartelo prima, ma volevo che la tua reazione alla vista di Cristina fosse spontanea», continua. «Sarai al centro di un gossip e mi dispiace, ma è la soluzione migliore e più credibile. Soprattutto perché noi due passeremo del tempo insieme fuori dalla centrale e potrebbero vederci». 
Assaporo il gusto della fragola, ma tutto sembra cominciare a prendere un sapore amaro. Ecco perché mi ha baciata.
Domani tutti parleranno di me. Di noi.

«E a lei non dispiace?», chiedo. «Tutti parleranno alle sue spalle. Potrebbero mettere in discussione la sua imparzialità e la professionalità»
«Non m'importa», si stringe nelle spalle, infilando le mani dentro le tasche della giacca scura.
«Diranno che il capo dipartimento mostrava un'inopportuna attrazione per la nuova agente imbranata di New York durante le ore di lavoro».

La sua testa si inclina leggermente mentre una risata divertita fuoriesce dalle sue labbra incantate: «Questo lo dicono già, Darlene»
«Oppure diranno... Un attimo, cosa? Perché?».
Sorride ancora ed io mi sento persa. So di essere senza speranza, ma il mio cuore è un traditore.
«Perché mi ronzi sempre intorno», dice con una nota di malizia.
«Io?», mi scappa una risata nervosa. «Forse è il contrario, signor Royden. È lei a trovarsi sempre dove mi trovo io»
«Forse sono coincidenze», mormora. «O forse sono solo attratto dai luoghi in cui so di poterti trovare».
Nascondo l'improvviso rossore dietro il cono gelato.
Vorrei baciarlo di nuovo.
E poi ancora.
Come faccio a togliermelo dalla testa?

Cinque giorni dopo sono nella mia nuova casa, con la mia nuovissima identità. Mi chiamo Darlene Lewis, consulente d'immagine trasferita a Boston da tre mesi. Vivevo a New York, ma l'amore per il mio fidanzato Evan Morgan mi ha condotta fin qui. Ho già dei clienti e mi piace la nuova città, anche se la mia relazione va a rotoli.
Non ho fratelli né sorelle.

I miei genitori sono morti in un tragico incidente stradale quando avevo sedici anni e ho vissuto a casa di mia nonna finché anche lei non è morta. Sono sola. Le mie migliori amiche vivono a New York: si chiamano Lauren e Rachel.
Ho conosciuto il mio ragazzo quindici mesi fa. Lui era in vacanza a New York ed è scattata la scintilla mentre ero una sera a bere in un locale. Lui lavora in banca ed è così dedito al lavoro da metterlo sempre al primo posto.

Sono un'appassionata di moda e shopping: adoro scoprire nuove boutique di moda e tenermi aggiornata sulle ultime tendenze. Mi piace mantenere il mio corpo in forma e per questo mi alleno tre volte a settimana insieme al mio fidanzato.
Mi piace il teatro, frequento mostre d'arte ed eventi culturali.
Oh, mi piace anche cucinare e scoprire nuovi ristoranti e nuove ricette.

La mia nuova casa è stupenda: è tutto così lucido e moderno da sembrare un film di fantascienza. Ogni angolo è illuminato dalla luce naturale, come se il sole stesso avesse deciso di trasferirsi a casa mia. Il guardaroba è immenso. Un mondo di colori e tessuti pregiati. Aprire l'armadio è come entrare dentro una sfilata di moda. Ho anche un ufficio! Una larga scrivania, una sedia super comoda e una quantità industriale di riviste di moda.

Questa sera ho un appuntamento con Matthew Walsh.
Gli ho inviato l'indirizzo di casa mia e passerà a prendermi alle sette in punto. Dire che sono agitata è poco.
Tutto sta per iniziare. Non posso commettere errori.
Evan Royden, inoltre, è sommerso di lavoro ed è quasi sparito nel nulla.
Non lo vedo dalla sera in cui abbiamo mangiato insieme il gelato. Mi ha affidata ai suoi collaboratori e non si è più fatto vedere. Questo dovrebbe far capire al mio cervello che a lui non interessa di me se non per questioni lavorative, ma il mio cuore idiota batte sempre più forte quando penso a lui.

Soprattutto in questo momento perché il mio cellulare sta squillando e lampeggia il suo nome sul display. Mi muovo veloce sui miei tacchi e recupero il mio nuovo smartphone dal bancone chiaro della cucina. Respiro profondamente e spingo i capelli scuri dietro le spalle, come se Evan potesse vedermi.

«Signor Royden?»
«Sei pronta?», non mi saluta nemmeno. Che simpatico.
«Sì», confermo. «Ho anche avuto il tempo di farmi le onde ai capelli e cambiare outfit tre volte per poi tornare a rimettere un jeans e una camicia bianca». Cavolo. Sono nel panico. Sto parlando a vanvera. Spero non se ne accorga.

«Stai bene?».
Si è accorto di tutto.
«Certo», strillo. «Sto bene. Sono solo un po' agitata».
Lo sento sospirare dall'altro lato del telefono: «Mantieni la calma, okay? Sii solo te stessa. Andrà tutto a meraviglia»
«Grazie», mormoro, lo stomaco in subbuglio.
«E sii prudente»
«Sì, signore»
«Evita di rimanere da sola con lui in luoghi in cui potrebbe essere difficile raggiungerti», aggiunge.
Mi sembra quasi... Preoccupato per me? È in ansia per la missione?
Evan Royden ha forse dei sentimenti?

«Va bene»
«Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami»
«Grazie, signore», dalla finestra scorgo un'auto scura fermarsi davanti al cancello e mi si mozza il fiato in gola. «È qui», bisbiglio.
«Vai», ancora un sospiro seguito da un lungo silenzio. «Sta attenta»
«Sì»
«E vedi di tornare a casa sana e salva», riattacca senza aspettarsi una risposta. Io prendo la borsa e mi spruzzo ancora un po' di profumo sul collo prima di uscire per avviarmi verso l'oblio. Non so cosa mi attende.

L'unica cosa certa è che Matthew mi sta tenendo aperta la portiera ed io tremo quando parla: «Finalmente ci rivediamo», dice, la voce profonda e sensuale. 
Provo a dimenticarmi di ogni cosa che so sul suo conto.
Sorrido ed i suoi occhi nocciola sembrano ricambiare.
«Anche per me è un piacere rivederti», rimango bloccata davanti al suo corpo e adesso che è così vicino mi rendo conto di quanto sia alto e imponente. Potrebbe spezzarmi con un dito.
Non accadrà. Andrà tutto bene. Non pensarci.

«Prego», fa un cenno con la mano verso il sedile ed io prendo posto, seguendolo con lo sguardo mentre fa il giro della macchina ed entra nell'abitacolo. Il suo profumo avvolgente invade subito tutto lo spazio ed io comincio a sentirmi sempre più piccola e indifesa adesso che siamo insieme in un luogo così ristretto. Però non sembra minaccioso. Non con me.

Insomma, è un gigante con i capelli castani cortissimi e gli occhi troppo attenti, però è gentile. Fino ad ora. Mi auguro di non ricevere brutte sorprese.
«Spero tu abbia fame», dice.
«Molta», sono sincera. Anche se il mio stomaco comincia a chiudersi per via dell'agitazione.
«Bene», sorride furbo per poi scoccarmi una lunga occhiata. «Allora andiamo. Non voglio farti aspettare un minuto in più».
Inizia il gioco. E non posso più tornare indietro.

Buon pomeriggio!!
Eccomi tornata 😍
Come state?
Inizia il piano C! Finalmente 😍😍
Nel prossimo capitolo ci aspetta la cena con Matthew e aaaaltre cose. Tenetevi pronti👀😈
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo. Spero vi sia piaciuto.
Un bacio grande
Sara

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