Good Positions II

By Margherita_Fossena

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🔴***Questa storia contiene linguaggio volgare e scene esplicite***🔞 Emma dovrà affrontare il ritorno alla I... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
🔴Capitolo 11🔴
🔴Capitolo 12🔴
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22

Capitolo 18

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By Margherita_Fossena

Il sole era spuntato dalle nuvole ed il cielo era terso in quei giorni. Non avendo la disponibilità di vedersi cosi spesso con gli amici al di fuori delle lezioni, Emma aveva preso l'abitudine di studiare con loro all'aperto; spesso si portava gli appunti per studiare e sottolineare seduti sul prato rigorosamente all'ombra di qualche albero secolare, altre volte invece si portavano i loro computer usufruendo dei tavolini del chiosco e di un buon caffè. Ovviamente per lei, così come per Alessandro e Aurora, non erano le uniche sessioni di studio. Viola ed Edoardo spesso studiavano senza di loro, ma Emma aveva capito che era il loro modo per lasciare prima il gruppo per stare un po' da soli. L'assenza di Mattia aleggiava sul gruppo, ma agli amici non pesava così tanto come pesava a lei. La ragazza aspettava impaziente qualche aggiornamento, e ogni volta che aveva la possibilità di sentirsi con l'amico distante sperava che arrivasse l'attesa notizia del suo rientro al campus. Più ci sperava più non accadeva.

Una volta Viola si lasciò sfuggire una battuta: disse che rimpiangeva l'assenza di Mattia perché avevano una macchina in meno a disposizione per le loro serate fuori. Emma la fulminò con lo sguardo, ma seppe dentro di lei di non poter ribattere e preferì mantenere il silenzio. Furono innumerevoli le volte in cui Emma desiderò averlo al suo fianco anche solo per una passeggiata, per un pomeriggio di studi o per guardare un film distesi sul letto a commentare tra loro i protagonisti, la trama e il doppiaggio. 

Si ritrovò spesso a ripensare al loro finto appuntamento di San Valentino, a quanto lui si fosse impegnato per quella serata, a quanto si fosse divertita e, soprattutto, a quanto lui fosse stato dolce prima di salutarsi. Aveva sempre avuto un'opinione positiva di Mattia: era il classico cascamorto, certo, forse era anche ridicolo il modo in cui tentava di approcciarsi quando gli interessava una ragazza, ma in realtà era sempre stato un ottimo amico e, per quanto loro si divertissero a stuzzicarsi e prendersi in giro a vicenda, avevano un legame profondo e invidiabile. Emma provò un moto di fastidio nello stomaco al pensiero di Mattia che provava interesse nei confronti di una qualche sconosciuta e ripensò con astio alla ragazza che le aveva chiesto il suo numero durante la festa di Halloween. Le alleggerì la testa il pensiero che erano mesi e mesi che Mattia non aveva appuntamenti, che non si sentiva con qualcuno, che non conosceva nessuna. Allo stesso modo, però, tornò a ripensare a quando aveva scoperto il suo pigiama nello zaino. Riprese a chiedersi da chi avesse dormito o da chi sarebbe andando a dormire, per di più dicendole una bugia. Si rese conto presto che, in teoria, non erano assolutamente affari suoi, ma, contemporaneamente, si ritrovò a ragionarci su temendo che si trattasse dell'unica ragazza che gli aveva visto attorno, la stessa con cui l'aveva visto scambiarsi un saluto affettuoso.

Si consolò pensando che se lui avesse avuto una nuova fiamma glielo avrebbe sicuramente detto. Poi, come un fulmine è in grado di spezzare un albero, il pensiero che Mattia avrebbe potuto tenerglielo nascosto le spezzò la testa. Forse non si sentiva sicuro di confidarsi con lei per via dei rapporti avuti in Francia. Emma scosse la testa cercando di focalizzarsi su altro, non voleva assolutamente concentrarsi sul timore di aver rovinato il suo rapporto con lui per del banale sesso. Per lei non era stato banale, ovviamente, ma non c'era nulla tra loro ed Emma non volle condizionarsi ancora di più con le sue paranoie. Si chiese cosa avesse provato lui, ma sapeva che sarebbe rimasto un mistero perché non ne avrebbero mai parlato. Lei, almeno, non avrebbe mai approcciato quel discorso. Lasciò cadere quel pensiero e si impedì di tornarci su.

Si concentrava sui progetti che voleva presentare alla professoressa una volta ricevuto il responso dell'ultimo concorso, approfondiva le sue letture e le sue conoscenze di francese, in qualche modo tendeva a tenersi costantemente aggiornata su tutto quello che le interessava. Un giorno, Aurora passò da lei per aiutarla a ripetere un esonero che avrebbe dovuto affrontare oralmente qualche giorno dopo. La sua prestazione su perfetta, senza nessuna sbavatura negli argomenti, ne indecisione nelle parole o nel formulare le frasi. Ne fu estremamente soddisfatta.

"Dai, te la caverai alla grande, non ti preoccupare" le confermò la bionda con un sorriso.

"Detto da te fa un certo effetto."

"Ecco, allora tienilo a mente" ridacchiò l'altra stando allo scherzo. Le restituì il quaderno di appunti su cui aveva seguito i discorsi di Emma e la ragazza lo ripose nello zaino accanto al suo letto "comunque, in un certo senso, l'assenza di Mattia ti fa bene."

"Che significa?" domandò immediatamente, colpita da quella affermazione.

Aurora portò le mani avanti in segno di difesa: "Dico solo che ti stai concentrando tanto su te stessa e secondo me ti fa bene."

"E che c'entra Mattia?"

"Be', di solito quando c'è lui ti concentri più su di lui, tipo che lo aiuti a studiare e ti levi delle ore di studio. O che vai a vederlo agli allentamenti e salti il corso di francese."

"Non lo reputo prioritario...lo reputo solo...svantaggiato. E lo aiuto, poverino."

"Svantaggiato?" ripetè Aurora arricciando il naso con una smorfia divertita.

"Certo."

"Fai più bella figura se ammetti che ti sta a cuore e ci tieni. Sei una piccola crocerossina, ma ancora non lo sai."

"Ma quando mai, Auri! Non è assolutamente vero. Anche tu hai studiato con Alessandro e vi siete aiutati a vicenda, ma non c'è tutto questo significato filosofico e profondo dietro. Tra amici si fa, no?"

Aurora si alzò, si infilò il cappotto beige e prese la sua borsa. Si avviò in silenzio verso la porta e poi si rivolse a lei: "Io però con Alessandro non ci sono andata a letto, non ci ho passato le feste facendogli conoscere la parte di parentela che considero la mia vera famiglia e non mi preoccupo se passa il tempo con qualcuno che non sono io. Ti saluto!" concluse sorridendo e si chiuse la porta alle spalle lasciando Emma frastornata, infastidita e sola nella stanza. 

Le parole di Aurora parevano rimbombare fra le pareti e tornarle addosso come frecce, ma lei, come si era promessa e, in particolare imposta, non ci rifletté su. Recuperò gli appunti che aveva appena finito di ripetere alla sua amica e prese a spiegarli da sola, a voce alta davanti allo specchio.

Quella stessa sera, quando Emma aveva già cenato e indossato il pigiama, Edoardo le bussò alla porta. In un primo momento si preoccupò nel trovarselo di fronte che cercava di parlare con lei, poi si ricordò che era Edoardo e lui sapeva rendere misterioso e imprevedibile anche una sigaretta in compagnia.

"Posso entrare?" le domandò sulla soglia. Emma lo invitò e si fece da parte. Edoardo non si guardò attorno, puntò lo sguardo fisso su di lei, così insistentemente che lei faticò a mantenerlo.

"Che succede stavolta?"

"Mattia mi ha chiesto di dirti una cosa. L'ho sentito oggi al telefono e mi ha avvisato di non dire nulla a nessuno se non a te. Pare che sua madre abbia avuto un crollo che lo porterà a restare li ancora per un po'."

"Oddio...ma l'ultima volta che ci ho parlato mi ha assicurato che entrambi stavano meglio!" rifletté lei ad alta voce.

"Ed era così. Ma guarda qui" parlò lui. Tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans una pagina strappata da qualche quotidiano che Emma non conosceva e glielo porse. Emma lesse il titolo e ne rimase agghiacciata.

-Raele di nuovo padre? Sembrerebbe di si! Avvistati lui e la nuova fidanzata, la giovane soubrette Sarah Valone, in spiaggia e lei sfoggia il pancione con orgoglio!-

Sotto quel titolo agghiacciante la foto del padre di Mattia che teneva un braccio sul fianco della ragazza, di seguito una foto che li ritraeva mentre si scambiavano un bacio di spalle al paparazzo che l'aveva scattata, quella dopo ancora li ritraeva intenti a farsi un bagno. La ragazza era di profilo, con le mani intorno al collo del padre di Mattia, ma il pancione rubava la scena alla coppia innamorata. Purtroppo per Mattia e per la sua povera mamma, Emma dovette ammettere a se stessa che era davvero la raffigurazione di una coppia spensierata e colma dall'affetto l'uno per l'altra. Se la loro storia non avesse creato la distruzione attorno a loro sarebbe stato davvero un bell'amore e una bell'esempio da seguire. Probabilmente quello era il pensiero di tanti fan del calciatore o della soubrette che, non conoscendo i retroscena appieno, li vedevano stare bene. 

Emma lesse attentamente l'articolo di gossip e l'autore non nominava mai l'ex moglie o il figlio. Capì subito che entrambi si erano rifiutati di andare nei salotti a rilasciare interviste. Rivolse lo sguardo verso Edoardo e lo vide estremamente abbattuto. 

"Dovrei chiamarlo?" chiese in un sussurro. 

"Non adesso. Magari domani. Non so quanto vorrà parlarne, con me non ha aggiunto altro, ma magari con te si aprirà di più, non lo so."

Emma si fiondò sulla scrivania e accese lo schermo del suo pc. Gli fece cenno di raggiungerla e i due cercarono informazioni on-line per parecchio tempo. Emma voleva avere maggiori informazioni su quella ragazza, sul padre di Mattia, sulla loro storia. Voleva sapere cosa si dicesse della coppia, cosa ne pensasse il pubblico, quali articoli si trovassero in rete. L'unico articolo rilevante era di una giornalista che parlava del lato tossico delle relazioni di quel tipo, ma non risultava molto popolare tra le persone. I pochi che avevano commentato la notizia, però, fortunatamente si trovarono in accordo con l'autrice ed Emma ne su sollevata. 

"Che ne pensi?" chiese ad Edoardo e lui si allontanò da lei per andare a sedersi composto sul letto. 

Lui scosse la testa: "Non so cosa pensare. Ci sono tutti i presupposti legali per divorziare e rovinare quel viscido, ma penso che in questo momento quello che li stia rovinando sia tutto il resto. Mi spiace che lui sia lontano perchè non possiamo stargli vicino come vorremmo, ma fa bene a staccare e andare con la madre. Sono sicuro che quella donna ne uscirà più forte di prima e anche Mattia, certo, ma sarà dura."

Emma annuì, completamente d'accordo su tutto. Poi disse che avrebbe voluto chiamare Mattia il prima possibile.

"Non so se è la cosa giusta, ma se te la senti fallo. Avrà sicuramente bisogno gi supporto da parte di qualcuno di cui si fida."

"Ho il terrore che arrivi a sentirsi solo in questa robaccia...che è più grande di lui, di tutti."

"Ci sei tu e ci sono io. Possiamo dare il massimo e aiutarlo. Sono felice che lo abbia detto anche a te. All'inizio non voleva, diceva che non ti voleva mettere in mezzo e non voleva che ti preoccupassi, ma alla fine l'ho convinto."

"Mi fa piacere."

"Quando era venuto a dormire da me la situazione non era così grave e non c'era l'intenzione di tornare a casa...ma poi...ha dovuto per forza."

Emma sgranò gli occhi: era da Edoardo che Mattia aveva passato la notte, per confidarsi e ricevere supporto. Poi era passato da lei ed era tornato in camera sua. Avrebbe preferito saperlo prima per poter aiutare di più, ma adesso che conosceva bene i fatti era serena e volenterosa. 

Annuì ed Edoardo le posò una mano sulla spalla mentre si alzava: "Ti lascio parlare con lui. Se ne hai la possibilità distrailo un po'. Io esco con Viola, ma per qualsiasi cosa scrivimi, va bene?"

"Si, grazie." 

Non appena Edoardo ebbe chiuso al porta, Emma afferrò il suo cellulare e compose il numero di Mattia, che ricordava a memoria. Furono secondi di attesa interminabili scanditi dai ritmi fastidiosi delle telefonate in uscita, poi Mattia rispose: "Ehi..."

"Rae! Come stai?" chiese cercando di suonare più tranquilla possibile. 

"Siamo stati dall'avvocato, dal notaio, dal commercialista, da tutti quelli che ci possono consigliare. Mamma vuole sfilare tutto a quell'uomo, anche le mutande. Adesso non è più triste, è agguerrita e io non vedevo l'ora che arrivasse a questo punto. Ma io sono esausto...giuro, sono stanco da morire. Per fortuna sono maggiorenne e c'entro ben poco in questo schifo, ma è complicato."

"Almeno tua madre potrà fargliela pagare. Affidatevi a qualcuno di competente, mi raccomando."

"Assolutamente, sta anche andando da una psicologa..." rispose Mattia, poi prese una breve pausa "Tu invece come stai?"

"Io bene. Studio, mangio, bevo, dormo."

"Non guardi più film?" domandò il ragazzo con una risatina. 

"No, da sola non è divertente."

"Trovati un ragazzo" suggerì lui prendendola in giro. 

"Ew!" rispose subito Emma ridendo "non ci penso nemmeno!"

"Giusto, ti basto io. Appena torno recuperiamo un po' di roba. Roba seria però, non le commedie che si trovano in tv."

"Ma sono quelli i più belli da commentare insieme!" 

"Vero. Non vedo l'ora che tutti si aggiusti..."sospirò infine. 

"Vedrai che passerà, Rae, e andrà tutto per il meglio."

"Ogni tanto...vorrei non essere tornato a casa, ma so che è la cosa migliore."

"Rae...se vuoi torno su. Vengo e sto un po', non è un problema davvero."

"No, non preoccuparti, non c'è bisogno. Spero che a breve riesca a tornare io. Fammi solo una promessa" Emma restò in attesa con un silenzio che acconsentiva alla richiesta dall'amico "promettimi che quando torno mi aspetti, stiamo insieme e ci divertiamo. E poi promettimi che torneremo in Francia."

"Certo. Assolutamente si." 

E la telefonata proseguì serena da parte di entrambi. Qualche volta il malessere di Mattia riemergeva, ma Emma era in grado di tirarlo indietro e lasciare che il suo amico si distraesse. Si ritrovò delusa dal fatto che Mattia avesse rifiutato, per la seconda volta, di averla lì, ma rispettò il suo volere e continuò a chiacchierarci tranquillamente. La situazione, che pareva essersi sbloccata, in qualche modo rassicurava entrambi. Mattia ripete he sentiva la sua mancanza ed Emma ricambiò quel sentimento. Si ripeterono più volte che non vedevano l'ora di riabbracciarsi e stare insieme. Emma gli disse che una volta tornato, però, avrebbe dovuto rimettersi in carreggiata con gli studi e che lo avrebbe aiutato volentieri, lui rispose che non gliene importava. Non accennò a Jacopo, ne al discorso con Edoardo. Quando si fece tardi, Mattia la salutò per andare da sua madre ed Emma non protestò. Si lasciarono con un tenero e dolce saluto, lui disse che sarebbe tornato il prima possibile ed Emma rispose che ci sperava davvero. Si lasciarono controvoglia, ma con la promessa di sentirsi di più. 

Emma passò le ore successive a controllare ancora sul web articoli, foto, notizie e tutto ciò che potesse schiarirle le idee; prima di ossessionarsi controllò l'ora, impallidì e lasciò da parte il telefono per mettersi a dormire. Si rese presto conto che il sonno non arrivava, che non riusciva a estraniarsi da quella situazione. Decise che non avrebbe acceso il televisore perché le avrebbe fatto perdere completamente il sonno che già di per sé non c'era. Avrebbe avuto voglia di passeggiare per il campus e prendere un po' d'aria fresca godendo e beandosi della brezza notturna e dei colori cupi dell'ora, ma, nonostante sapeva che l'ambiente era controllato e sicuro, l'incontro con Jacopo l'aveva scossa e preferì aprire la finestra sperando che l'aria cambiasse. Si affacciò per godersi il panorama del campus coperto da un velo nero e da qualche stella che si poteva ammirare nel cielo. La fontana, abbastanza distante per non essere udita nel giorno, nel silenzio della notte rumoreggiava in lontananza. 

La IUR, con quell'atmosfera, era rilassante, leggera, quasi impercettibile. Era difficile pensare ai momenti in cui Emma si era persa fra i libri; più facile era ricordare le lezioni interessanti, il prato su cui si stendeva a leggere o studiare, i caffè colmi di chiacchiere e risate che aveva preso insieme agli amici, al piazzale dove attendeva che Mattia le aprisse la portiera dell'auto mentre le complimentava i vestiti con cui aveva scelto di uscire a far festa, ai pomeriggi a studiare insieme a lui o alle amiche, alla mensa in cui mangiavano insieme. 

Sospirò scuotendo la testa per scacciare quella classica malinconia nostalgica e iniziò a focalizzarsi su altro. Chiuse la finestra e si infilò sotto le lenzuola cercando di riprendere sonno. Fu una pessima nottata e la mattina dopo si alzò sentendosi più stanca di prima. Prese un caffè con Aurora che si lasciò scappare una smorfia quando la vide avvicinarsi a lei già seduta al tavolo: un misto fra preoccupazione e divertimento. 

"Tutto bene, Emma? Hai delle occhiaie che ti arrivano ai piedi" le disse scostando leggermente gli occhiali da sole dal naso come a voler controllare meglio.

"Nottataccia, non ho chiuso occhio" balbettò lei. 

"Come mai?"

"Ultimamente capita spesso. Non so perchè, sarà il cambio di stagione..." rispose Emma campando una scusa. 

"Magari sei stressata per lo studio."

Emma scosse la testa: "Non mi pare, in realtà."

"Magari..." Aurora sfoderò un sorriso beffardo e poi una risatina maliziosa "ti manca il messaggino di buonanotte di Mattia..."

Emma trasalì per la battuta superficiale dell'amica che, in qualche modo, la costrinse a comportarsi come fosse tutto nella norma. Aurora non conosceva la gravità della situazione, non comprendeva quanto il sentimento di mancanza che lei aveva per l'assenza del suo amico fosse sincero e profondo. Aveva ridotto tutto a sciocchezze, ma Emma non se la prese: dentro di lei sapeva che la bionda non aveva gli strumenti per capire. La ragazza cercò di non dare troppo nell'occhio e decise che non avrebbe reagito alla battuta. 

"Perchè ti sei fissata con questa storia?"

"Quale storia?" domandò Aurora continuando a scherzare. 

"Di me e Mattia. Non è successo niente" scosse la testa Emma ridacchiando per cercare di non portare tensione nel discorso. 

"Come no? E in Francia?"

"Abbiamo scopato, Auri, non abbiamo firmato un contratto di matrimonio!"

In quel momento il cameriere consegnò loro il vassoio con il loro ordine e le ragazze si accorsero che il ragazzo le avesse sentite. Cercarono di darsi un contegno ringraziando, poi scoppiarono a ridere per esorcizzare quella figuraccia. Emma avrebbe preferito sotterrarsi, ma alla fine di quella discussione sciocca ci tenne a ribadire che tra loro non c'era nessun sentimento: "Auri te lo giuro! Non c'è e non ci sarà mai." 

Aurora scoppiò a ridere annuendo con il capo e, pochi secondi dopo scuoteva la testa. Emma rise insieme a lei cercando di rimarcare la sua posizione, anche se Aurora aveva ragione e Mattia le mancava davvero. Per un secondo Emma ripensò a quanto aveva dormito bene con lui, subito dopo pensò di ridurre i caffè colpevolizzandolo per le sue nottate prive di sonno.


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