Good Positions II

Por Margherita_Fossena

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🔴***Questa storia contiene linguaggio volgare e scene esplicite***🔞 Emma dovrà affrontare il ritorno alla I... Más

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
🔴Capitolo 11🔴
🔴Capitolo 12🔴
Capitolo 13
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22

Capitolo 14

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Por Margherita_Fossena

Il clima cambiò lasciando che il sole e il cielo azzurro spodestassero quei nuvoloni grigi che costantemente minacciavano di gettare pioggia sul campus. Le foglie riapparvero sugli alberi ombreggiando la fontana centrale e i tavolini del chiosco al centro della piazza, le margherite iniziarono a sbocciare nel prato e il vento gelido si placò riducendosi a una brezza leggera e rinfrescante. Ogni tanto la pioggia scendeva leggera, ma non era problematica per i frequentatori dell'università: bastava un cappotto o un capello per ripararsi senza il rischio di ammalarsi o arrivare nelle aule gocciolanti. 

Emma aveva preso l'abitudine di dormire con le finestre aperte, in modo che l'aria passasse anche attraverso i fori delle tapparelle. La sessione, per lei, era stata impegnativa e turbolenta, carica di infinite pause in cui comunque preferiva riposare sul letto che vedere i suoi amici per un caffè. Era riuscita a ottenere ottimi voti, gli stessi di cui era ghiotta la sua media e che le per anni le avevano fatto credere di valere qualcosa. Ma aveva già imparato la lezione: non informò i suoi genitori con la speranza che l'apprezzassero e fu contenta di sapere che, al contrario, i suoi amici le fecero le feste per la buona riuscita di quella sessione. Scrisse un veloce messaggio alla zia, quello che lei definiva di aggiornamento. Non si sentivano spesso, ma ogni tanto si scrivevano per sapere come stessero procedendo le cose. 

Emma mandò i saluti di Mattia anche se non vedeva l'amico da un po' poiché la zia chiedeva sempre di lui ed Emma voleva ringraziarla anche da parte sua per l'ospitalità e, in qualche modo, per far sentire ad Agnese che l'affetto fosse ricambiato da parte di entrambi. Tenne a mente di raccontare a Mattia che sua zia chiedeva di lui sapendo fosse cosa gradita. 

Era intenta in una lettura di piacere quando il cellulare le squillò e lesse il nome di Aurora sullo schermo. Rispose con un sorriso e un tono tranquillo, ma il suo volto cambiò notando la voce dell'amica. 

"Mattia mi ha chiesto di studiare insieme" le disse frettolosamente ed Emma chiuse immediatamente il libro perdendo il segno della sua lettura. 

"Cioè?" 

"Mi ha chiesto di vederci per un caffè, sono andata e mi ha chiesto di studiare insieme di pomeriggio, come faceva con te. Ha detto che questa sessione è stata tosta, ma se l'è cavata bene, ma che ha capito di studiare meglio quando ripassa gli appunti e ripete le lezioni insieme a qualcuno e quindi l'ha chiesto a me. Che faccio?" spiegò Aurora in fretta per poi restare in silenzio aspettando la risposta di Emma. 

La ragazza li, su due piedi, non seppe cosa rispondere e si prese del tempo per rispondere iniziando una serie di infiniti ragionamenti. Non riuscì a capire perché Mattia si fosse rivolto a lei anzichè continuare con Emma ed ebbe il terrore che lo avesse fatto per porre una distanza fra di loro. 

"Tu che vuoi fare?" rispose alla fine semplicemente aggrottando le sopracciglia. 

"Per me non è un problema" continuò a parlare la bionda "ma se per te lo è mi invento qualcosa e rifiuto."

"No, figurati" rispose Emma, anche se in fondo le dispiaceva quella dinamica "non penso che sia un problema. Però...grazie per avermelo detto. Ok. Va bene, si, certo" parlottava Emma sforzandosi di sembrare tranquilla alla sua amica. Pensò che, in realtà, se Aurora l'aveva subito avvisata, ancor prima di rispondere a lui, forse il marcio lo aveva visto anche lei. 

Emma scrisse al suo amico solo tre giorni dopo: avrebbe voluto sentirlo subito per indagare e fare chiarezza con lui e con la sua stessa mente, ma si frenò per non creare in lui dei dubbi e far crollare il suo piano in partenza. Gli propose di fare aperitivo inisieme; Mattia ridusse l'appuntamento ad un caffè. Emma accettò e si ritrovò a prepararsi con attenzione per uscire con lui. Infilò un paio di jeans scuri e una camicetta nera scollata, poi si truccò abbastanza e si spruzzò il suo profumo preferito. Indossò un capotto leggero e prese una piccola borsa elegante e griffata che riempì con il necessario per uscire: sigarette, portafoglio, tessera, fazzoletti e il rossetto che aveva usato per truccarsi nel caso avesse avuto bisogno di un ritocco.

Si rese conto che forse poteva essere esagerato acconciarsi e preoccuparsi così tanto per un caffè con Mattia, ma non gliene importava poiché ci teneva a rivederlo e sapeva che avrebbe anche dovuto accertarsi che fosse tutto apposto e che lui non ce l'avesse con lei.  A fine mese Emma avrebbe festeggiato il suo compleanno e contava di invitarlo, anzi, contava che lui la aiutasse ad organizzarlo come al solito. 

Arrivò al luogo stabilito con anticipo, però non gli scrisse nulla e semplicemente aspetto seduta al tavolino con lo scopo di tenere il posto.  

Mattia arrivò puntuale e si avvicinò a lei alle spalle per farle uno scherzo. Emma trasalì, si accorse di lui e lo insultò mentre lui rideva. 

"Congratulazioni per questa sessione" disse subito lui "sono contento che puoi partecipare al progetto di quel professore. Non ho presente chi sia però mi sembra una bella opportunità."

"Non insegna qua" spiegò meglio Emma "è sicuramente una bella opportunità. Spero davvero che mi prendano."

"Si, vedrai! Sei brava." 

Dopo seguì un silenzio lungo e teso. Emma si chiuse nelle sue spalle perché non sapeva come impostare la conversazione per arrivare a comprendere quale fosse il motivo della sua scelta nello studiare con Aurora. Non che ci fosse nulla di male, ma Emma era dispiaciuta e interessata a capire perchè lui non volesse studiare più con lei. Prese a pensare e ripensare scervellandosi per capire quale fosse un modo non sospetto per chiederlo, ma mentre era presa dai suoi ragionamenti contorti Mattia prese parola con un sorriso. 

"Che fai mercoledì?" chiese lui. 

Emma inarcò le sopracciglia confusa: "Che ne so. Che c'è da fare?"

"San Valentino" rispose Mattia ed Emma ridacchiò.

"Te che fai?"

"Io niente. Tu?" 

"Niente, te l'ho detto" poi lei scosse la testa "vuoi chiedermi un appuntamento romantico con una cenetta a lume di candela?" continuò sarcastica. 

"Ovviamente no!" rispose subito lui arricciando il naso "però non sarebbe male prenderci una pizza. Così non soffriamo la solitudine."

Emma non riuscì a trattenere una battutaccia: "Non hai nessuna da portare fuori? Controlla meglio la tua lista."

Mattia rise e scosse la testa negando: "Io volevo solo salvarti da una serata in cui piangeresti e andresti a dormire con gli occhi rossi e il naso che cola. Ma se questo programma ti piace di più chiedo ad Auri così salvo lei."

Emma si irrigidì: "Da quando fai l'eroe? Lascia perdere quella povera ragazza, ti subisco io."

Mattia si sporse verso di lei guardandola come un predatore guarda la sua preda prima di sbranarla, con tutta la consapevolezza di vincere la caccia: "Mercoledì fatti trovare pronta alla fontana. Poi ti passo l'orario appena scelgo il posto. Puntuale."

"Sei tu quello che arriva in ritardo" puntualizzò lei con un sorriso. 

"Mettiti qualcosa di pazzesco."

"Vuoi scegliermi anche la biancheria?"

Mattia le strizzò l'occhio, lasciò cadere il discorso senza rispondere. 


E così Emma si ritrovò ad ammirarsi davanti allo specchio, fiera e soddisfatta dell'opera che era appena riuscita a compiere su se stessa. Aveva sistemato i capelli al meglio, lavandoli, coprendoli di profumo per poi renderli lisci con la piega. Aveva indossato un vestito nero che Emma sfoderava nelle occasioni speciali: era firmato, elegante, lussuoso e grintoso esattamente come lei. Era un abito corto e aderente che fasciava tutte le sue forme. Davanti era casto e semplice, sul retro aveva una profonda scollatura che arrivava fino alla fine della schiena. Si allacciava sul collo con una catenina d'argento che correva per tutta la lunghezza dello spacco nel tessuto poggiandosi sulla pelle nuda. Non indossò le sue solite calze a rete, preferì depilasi con cura e idratare le gambe con della crema profumata. Ai piedi un paio di tacchi semplici in finta pelle nera e lucida. Infilò il telefono nella borsetta griffata dopo aver impostato il silenzioso sapendo che non ne avrebbe avuto bisogno poiché non aveva parlato a nessuno di quell'appuntamento. All'orario che aveva stabilito con Mattia indossò il suo cappotto nero e scese per recarsi alla fontana. Mattia era già li. 

"Sei pazzesca" confermò lui non appena la vide. 

"Come avevi detto tu" sorrise lei. 

"Non avevo dubbi."

I due si infilarono nell'auto dell'amico che le aprì la portiera con un esagerato atteggiamento da cavaliere facendola ridere. Una volta dentro Mattia le prese la mano e la baciò mentre la guardava negli occhi: "Pronta per questo finto appuntamento?"

"Prontissima!" 

Il viaggio in auto fu lungo e, per la maggior parte del tempo, coronato da un silenzio colmo di tensione come se i due si stessero domandando tacitamente se stessero facendo la cosa giusta. Emma ne era sicura: si fidava di Mattia e lui aveva palesato lo scopo di quella serata, non aveva da temere che fosse un vero appuntamento. Mattia parcheggiò seguendo le direttive di un uomo in giacca e cravatta in piedi nel parcheggio. Fece scendere Emma tenendola per mano e lei si sentì mancare il fiato quando vide il ristorante che aveva scelto Mattia. Era una location al mare, illuminata dalla luce di lampadari moderni che pendevano dal soffitto. Si poteva vedere chiaramente l'interno perchè il posto era circondato da vetrate per poter vedere il mare. Dentro c'erano tavole tonde sparse nella sala, apparecchiate con tovaglie bianco perla e piatti tondi di ceramica fine. Emma prese sottobraccio il suo amico e si diressero verso l'ingresso dove li accolse il maître che controlloòla loro prenotazione con un sorriso smagliante e li condusse al tavolo che Mattia aveva riservato. Era una postazione intima, vicina il più possibile alle vetrate che davano sul mare calmo. Fuori era già buio e la notte si incontrava con le onde leggere che increspavano l'acqua mentre le luci artificiali ne illuminavano la superficie. Si accomodarono entrambi ed Emma si sistemò poggiando la sua borsa e il suo cappotto sullo schienale. 

"Questo posto è splendido..." parlò Emma con il naso all'insù, intendo ad ammirare i lampadari, le luci, i tavoli eleganti, i camerieri che si muovevano il sala co maestria e, soprattutto, il panorama fuori. Erano vicinissimi alla spiaggia, ma le onde del mare erano silenziose e il rumore era formato solo da posate, bicchieri, piatti e chiacchiere. Vicino a loro erano sedute due ragazze, con le mani intrecciate e gli sguardi innamorati. Erano entrambe vestite bene, con i capelli acconciati e un trucco che le abbelliva. Parlavano in una lingua che Emma non seppe riconoscere. Questo, però, le sollevò il morale dell'ansia. Avrebbero potuto parlare di qualsiasi cosa e le ragazze non avrebbero sentito ne capito nulla. 

"Davvero una fortuna trovare posto qui per San Valentino."

"Ti sei impegnato! Bravo!" fece Emma con un sorriso e mimando un applauso. Mattia arricciò il naso, poi si guardò intorno che nessuno li notasse e le fece velocemente un gestaccio facendola ridere. La serata si prospettava divertente, l'imbarazzo iniziale era quasi del tutto scemato. 

"Solo il meglio per il mio unico e solo tesoro!" parlò lui solenne e il tono di voce alto fece voltare distrattamente un paio di commensali verso di loro mentre Emma si nascondeva il viso con le mani e ridacchiava sotto i baffi. 

"Cretino, smettila!" intimò lei in un sussurro e lui alzò gli occhi al cielo, ma ridendo la assecondò. 

"Buonasera, signori" li interruppe un cameriere che arrivò da loro in completo, con un sorriso smagliante. Ad Emma parve che si presentò a loro con un leggerissimo inchino. 

"Salve" prese parola Mattia mentre Emma sorrise. 

"Stasera offriamo il menù della casa per San Valentino, ma vi porterò comunque il menù se volete dare un'occhiata. Quello speciale per questa sera è un menù degustazione fisso che comprende un primo, un secondo, un dolce e delle bollicine. Se volete ve lo posso spiegare io."

Mattia guardò Emma per un secondo, poi gli puntò sulle labbra un sorretto divertito: "Va bene quello di San Valentino, ma non ci dica cosa c'è. Ci piace rischiare."

Il cameriere sembrò confuso per un secondo, poi sorrise e annuì allontanandosi dal tavolo. 

"Così sarà più divertente."

"Certo, molto divertente pagare per qualcosa che forse non mangeremo."

"Sforzati di essere simpatica e gentile stasera. TI ho portata a cena fuori in un ristorante stupendo e sarà la tua unica occasione di essere seduta qui con un bellissimo ragazzo."

Emma alzò gli occhi al cielo e sorrise forzatamente per reggere il gioco all'amico. 

"Grazie" mormorò a denti stretti. 

"Figurati tesoro!"

Il cameriere tornò poco dopo con un'entrée di benvenuto e i due ringraziarono con un sorriso. Una cameriera seguì il collega e aprì per loro una bottiglia di spumante, la versò nel loro bicchieri con una mano su cui indossava un guanto nero e gli augurò una buona cena. 

"Un brindisi alla mio ragazzo" rise lei alzando il bicchiere. 

"Un brindisi alla fidanzata migliore che mi potesse capitare" rispose lui facendole l'occhiolino. 

Emma si arrese all'idea che niente di quel finto appuntamento sarebbe stato strano. Aveva passato ore a prepararsi, ma solo perchè sapeva che il posto sarebbe stato scelto bene, non perchè dovesse uscire con lui o perchè lui le aveva raccomandato di vestirsi bene. Era un vero finto appuntamento, due amici che scherzavano e brindavano alla loro amicizia, due ragazzi che il giorno dedicato all'amore si erano incontrati per cenare insieme e non soffrire la solitudine. Mattia nona aveva mai sofferto la solitudine e nemmeno lei, in realtà, me era stata un'idea carina ed Emma aveva apprezzato l'invito. 

Meglio uscire con un amico fidato il giorno degli innamorati che con un tizio che piace, ma magari non è l'uomo giusto. Meglio uscire con Mattia per finta e divertirsi. 

La serata, via via che le portate arrivavano al tavolo e i ragazzi chiacchieravano, prendeva una piega sempre più divertente e interessante. I due parlarono a lungo dello studio e Mattia non smetteva di congratularsi con lei per l'opportunità del nuovo progetto. Emma continuava a spiegare che non aveva vinto nulla e che era ancora in attesa delle graduatorie di selezione, ma lui, imperterrito le diceva di non preoccuparsi, le ripeteva che avrebbe vinto sicuramente, che era scontato. 

"Mi avrebbe fatto piacere che me lo annunciassi di persona, invece il caffè ho dovuto chiedertelo io. E anche a cena ho dovuto portarti io. E anche-"

"Ho capito, ho capito" fece un vago gesto con la mano lei "ti avrei invitato, ma pensavo avessi impegni con lo studio."

"Io?" ripose Mattia "io impegnato a studiare? Trova un'altra scusa, ti prego, o non riuscirò mai a perdonartelo" concluse fingendosi oltraggiato. 

Emma colse immediatamente l'occasione: "Non abbiamo più studiato insieme e pensavo studiasse da solo, lo giuro" mentì con un sorriso. 

"No, ho chiesto ad Aurora. Non volevo impegnarti a badare a me."

"Ah" si finse sorpresa, ma non troppo "e come sta andando?"

"Be', mi da quasi sempre buca. Quindi alla fine si, studio da solo."

"Allora avevo ragione io."

Mattia fece spallucce: "Forse, ma un caffè con te lo avrei preferito a studiare e tu lo sai."

"Guarda che potevi chiedermelo. Ti avrei dato una mano" ricominciò lei. 

"Te l'ho detto, pensato avessi da fare. Tra gli incontri con la professoressa, le lezioni, lo studio tuo e il nuovo progetto...non volevo aggiungerti l'impegno di stare con me" rispose lui abbassando leggermente la testa e concentrandosi sugli avanzi di carne nel suo piatto. 

"Ma smettila! Non è un impegno. Intendo, dovrei studiare comunque e anche tu. Non mi pesa unire le due cose."

Mattia prese l'ennesimo sorso di vino dal suo calice come per prendere coraggio: "Certo, così poi ci vediamo solo per studiare." 

"Infatti siamo a cena fuori" ridacchiò lei scuotendo la testa. 

"No, cioè si. Lascia stare..." si tirò indietro lui, poi la guardò come se non fosse appena successo nulla e le disse con un sorriso: "Per il tuo compleanno che fai?"

"Speravo mi aiutassi tu a decidere." 

"Ci penserò allora."

Dopo qualche momento, il loro cameriere tornò al tavolo, sparecchiò le portate precedenti e dopo aver domandato se andasse tutto bene si congedò annunciando che avrebbero presto portato i dolci. Mattia chiese un'altra bottiglia di vino e versò ciò che rimaneva della prima nel bicchiere di Emma. 

"Tu devi guidare" gli ricordò lei. 

"E tu devi imparare a chiudere il becco e goderti la vita. Non sono ubriaco! Non ancora almeno... e poi c'è una sorpresa dopo e voglio arrivarci vivo quindi sta' tranquilla." 

"Quale sorpresa?" 

"Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa. Un po' di pazienza!"

Emma gli lanciò uno sguardo scocciato e finì il vino che aveva nel suo bicchiere. 

I due si gustarono il dolce continuando a chiacchierare. Quando Mattia decise che era il momento della sorpresa si alzò, andò a pagare per entrambi, sotto qualche protesta di Emma, e le aprì la portiera per farla sedere in macchina. 

"La prossima volta paghi tu, oggi no. Non fare il broncio."

"La prossima volta quando?"

"Quando ti farà piacere invitarmi a cena invece che studiare insieme e basta."

Emma si voltò a guardarlo, ma lui aveva già fatto il giro dell'auto e si era infilato al posto di guida per fare le manovre necessarie e lasciare il parcheggiò e tornare indietro. 

Arrivarono al campus impiegando meno tempo che all'andata al ristorante, Mattia la fece scendere ed Emma si infilò il cappotto infreddolita. Lui le chiese il favore di attendere alla fontana rassicurandola che sarebbe arrivato presto, il tempo di prendere una cosa. 

Emma trattenne un sospiro perché la curiosità di sapere cosa avesse in mente lui era maggiore dello stress dell'attesa e si andò a sedere sul bordo della fontana facendo attenzione a non bagnarsi. Mattia arrivò in poco tempo, come aveva promesso, con le mani dietro la schiena e un sorriso dolce. 

"Eccomi" si annunciò, poi da dietro le sue spalle tirò fuori un mazzo di fiori e glielo porse. 

Emma restò incantata: nessuno aveva mai organizzato qualcosa di così tenero e meraviglioso per lei ed era contenta che avrebbe associato quel ricordo al suo amico. 

"Grazie...io...non so cosa dire."

Mattia ridacchiò e le porse il mazzo di fiori. Emma ne annusò il profumo e abbracciò Mattia, poi lui si sedette accanto a lei sulla fonata. 

"Si è fatto un po' tardi e domani ho una lezione obbligatoria sul presto. Ma prima di salutarci volevo concludere questa serata nel migliore dei modi per la mia finta fidanzata."

"Come sei romantico!" scherzò lei. 

Mattia le lasciò un bacio sulla fronte e la guardò meglio occhi. I suoi erano lucidi, aveva realmente bevuto troppo, ma Emma non ci diede peso perchè si era già persa nel suo sguardo.

"Se davvero ti trovi qualcun altro, un ragazzo serio intendo, dovrà fare cento volte quello che ho fatto io per te stasera. Perché quello è il minimo che si merita una ragazza come te."

Emma non seppe cosa rispondere e restò immobile, muta, con gli occhi fissi su di lui e la bocca semi aperta per lo stupore.

"Ti accompagno in camera?" domandò lui. 

Emma scosse la testa e ringraziò non sapendo cos'altro aggiungere. 

"Va bene. Ci vediamo. Buonanotte."

"Buonanotte" rispose lei ancora interdetta. Lo vide allontanarsi, accendersi una sigaretta e dirigersi verso il dormitorio maschile mentre lei rimase li, imbambolata e intontita da quel gesto carino e premuroso che non si sarebbe mai aspettata e che, ancor meno avrebbe potuto prevedere, le aveva fatto immensamente piacere. 


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