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By anonimass__

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Iris Persephone Reed, quando aveva 17 anni prepara il suo zaino e va via durante la notte, lasciando solo un... More

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By anonimass__

<E' già passata una settimana, quando intendi tornare?> dopo una settimana si è deciso a chiamarmi.

E' passata una settimana da quando sono tornata a New York, in questi giorni ho passato molto tempo con Julian, mi ha raccontato le cose più cruenti successe in questi otto anni.

Con Atena ho avuto modo di parlare, e avevo ragione. Lei non sapeva nulla di questo matrimonio, e neanche James. Ma ha detto che lo trova sexy, vorrebbe soltanto conoscerlo meglio prima di sposarlo.

Mio padre d'accordo con il signor Wolf, hanno deciso di passare letteralmente ogni giorno insieme, tutti i pranzi e tutte le cene, per far si che Atena e James si conoscano meglio. E che io faccia amicizia con i loro figli.

Perché mai dovrei farci amicizia?

<Non posso andarmene da un momento all'altro, non dopo essermi scusata del passato. Gli ho promesso che li avrei avvisati la prossima volta che intendo andarmene.>

<Ma hai una vita qui. Dovrai tornare prima o poi>

<Lo so. E lo sanno anche loro. >

<Bene, visto che domani è il giorno del ringraziamento, e sia io, che Igor e Ruby vogliamo passarlo con te, come negli ultimi otto anni, veniamo a New York. Prendiamo il primo volo. Entro questo pomeriggio dovremmo essere da te. E non voglio obbiezioni.> ecco fatto, adesso mi toccherà badare anche a loro.

<D'accordo.> borbotto e chiudo subito la chiamata.

Decido di scendere al piano di sotto a riferire a Cindy e a mamma che ci saranno tre persone in più nella cena di stasera e domani.

Indosso un jeans nero con una canottiera rossa e dei calzini neri. Mio padre ha già espresso il suo disappunto sui miei outfit, dice che sono grezzi.

Si accontenterebbe di vedermi con qualche abito da sera o qualsiasi cosa che sia elegante durante le cene, capelli sempre fatti e trucco impeccabile. "Non troverai mai marito se ti vesti come una grezza" queste sono state le sue parole.

Esco da camera mia e mentre vado verso le scale, qualcuno alle mie spalle mi posa qualcosa di umido tra il naso e la bocca, ma non ho neanche il tempo di contrattaccare che perdo i sensi e tutto si fa nero.

Trenta minuti dopo...

<Andiamo piccola Reed, credo sia il momento di svegliarsi> sento qualcuno parlare. La testa sta per esplodermi, mi fa male come se qualcuno mi avesse colpito.

Aspetta quella voce. No, non può essere.

Lentamente apro gli occhi, e la prima cosa che mi ritrovo davanti è la mia famiglia e i Wolf, ammanettati in delle sedie e dello scotch nella bocca difronte a me.

Cerco di muovere le mani, ma sento che sono ammanettate.

Sento un alito caldo nel collo <Ciao piccola Reed, quanto tempo> quella voce rauca. La riconoscerei ovunque.

Deve essere un incubo, devo svegliarmi subito.

Chiudo e riapro gli occhi ma è tutto come prima. Loro sono ancora legati davanti a me e lui è ancora dietro di me.

Ma cosa cazzo è successo? E' perché siamo tutti legati?

<Credi sia un incubo? Non lo è piccola Reed. Appena ho saputo che eri tornata a casa, mi è sembrato giusto venire a mantenere la mia promessa.> ridacchia come se tutto questo lo divertisse.

Ed è proprio così, lo diverte. Vedere mio padre, e tutti gli altri legati e lui è l'unico ad avere il comando.

<Dimmi, ti sono mancato?> la sua faccia si fa sempre più vicino al mio collo. Cazzo, mi sento mancare l'aria. Devi farcela Iris. Mi strattona <Rispondimi cazzo>

<No, non mi sei mancato per niente e allontana subito quella tua testa di cazzo dal mio collo.> sarà l'adrenalina ma vorrei distruggere le manette e spaccargli la faccia.

La sua risata si fa più acuta <Oh ma che coraggio. La nostra ultima conversazione la ricordo diversa. Otto anni fa ricordi? Tu piangevi e mi supplicavi di lasciarti stare. Ricordi quel momento? Il nostro momento?> cazzo.

Tutta la mia famiglia mi guardava tra lo sconvolto e l'incazzato. Mia madre, mia nonna e mia sorella piangevano, mio padre, mio nonno, Julian e John sono incazzati e confusi.

Adesso stanno scoprendo la verità, cazzo. La famiglia Wolf non emette un fiato. I miei occhi vagano tra loro, fermandosi ad Alexander, con lui in questa settimana non ho parlato di niente, oltre il saluto, ma al momento sembra incazzato come lo è la mia famiglia.

Lo capisco perché continuano a dimenarsi nelle loro sedie.

<State fermi, cazzo. Sto parlando con la mia piccola Reed.> urlò a loro, tornando a dare attenzione a me.

Continuava ad avvicinarsi ancora al mio viso, stavolta era davanti a me. Credo che voglia baciarmi, cazzo no.

Appena si è fatto più vicino <Allora, dimmi quanto ti sono mancato> come risposta tiro indietro la testa e lo colpisco in pieno viso con una testata.

La testa riprende a dolermi, ma alla vista del suo naso sanguinante provo sollievo. Non permetterò che faccia nessun giochetto, non davanti a tutti loro.

<Brutta troia, questo non dovevi farlo> urla e mi colpisce con un pugno. Comincio a sentire un sapore metallico nella bocca, segno che mi ha spaccato il labbro.

<Non hai idea di cosa farò appena mi sarò liberata> queste mie parole lo fecero eccitare ancora di più. Il suo sguardo si affilò e il suo sorrisetto. proprio come quella sera.

Crede di essere il predatore che ha appena catturato la sua preda.

<Credi che io abbia paura? Mi eccita sapere che vuoi ammazzarti. Proprio come quella sera. Avevi lo sguardo come adesso, ma appena ti ho chiuso in quello stanzino, hai iniziato a supplicarmi. Quindi vediamo, sono curioso di sapere cosa succederà. Scommetto la mia vita che si ripeterà la nostra magnifica sera, ci stai?> voleva davvero scommettere la sua vita liberandomi?

Era il momento giusto, dovevo liberarmi e ammazzarlo.

Non posso permettere che mi tocchi in quel modo, soprattutto non davanti a loro. <Bene, ci sto.> lui con un sorriso a trentadue denti, si mette dietro di me e mi libera dalle manette.

Fa sul serio. Crede che mi metterò a piangere e mi lascerò toccare da lui.

Mi alzo da quella sedia, mi massaggio i polsi ormai lividi e mi scrocchio il collo. <Sai Jones, sono passati un po' di anni non credi? Non avresti dovuto liberarmi con tale sicurezza.>

<Oh piccola Reed, ti conosco meglio di chiunque qua dentro. Ho ancora molto potere su di me. Se non ha significato niente la nostra serata passata insieme, allora perché sei andata via?> lo chiese beffeggiandomi, cosa che mi fece incazzare più di prima.

<Tu non sai niente.> dissi e mi avvicinai a lui colpendolo con un montante.

<In otto anni, mi sono allenata ogni giorno, senza sosta, così che quando ti avrei avuto davanti, ti avrei ucciso con le mie mani.> dico colpendolo di nuovo in viso.

Tutta la mia rabbia, la mia ira è appena uscita dopo otto anni che cercavo di contenerla e placarla.

Ora o mai più. Deve morire.

Mentre lo colpivo, gli assesto un altro montante che gli fa perdere l'equilibrio e cade per terra. Mi metto sopra di lui e continuo a colpirlo. Mi fermo un secondo per prendere aria <Che vuoi fare uccidermi? Non cancellerai cosa è successo tra noi. Sarò sempre il primo. E il primo non si scorda mai ricordalo sempre piccola Reed.>

<Non sono più la piccola Reed. Tu morirai> e colpisco.

<Mi hai stuprata.> urlo e colpisco.

<Mi hai lasciata lì> e colpisco.

<mi hai violata, mi hai spezzata.> colpisco.

<TU HAI UCCISO LA PICCOLA REED QUELLA SERA.> e colpisco ancora e ancora.

Ormai il suo viso era tutto ricoperto dal suo sangue, le mie mani erano cosparse dal suo sangue, e mi facevano male, ma la cosa che mi faceva più male era dentro.

Continuavo a urlare, a piangere e a colpirlo, è morto ma il dolore c'è sempre.

A fermarmi sono state quattro braccia, che mi accorgo essere due sconosciuti, forse collaboratori di Jones, così mi alzo, strattono le mie braccia dalle loro mani e comincio a colpirli. Uno di loro estrae un pugnale. Cerca di colpirmi ma riesco a parare il colpo.

Grazie agli allenamenti di Igor, riesco a tenergli testa. Riesco a fare lo sgambetto a quello più snello tra i due, e rimango solo io in piedi con quello con il pugnale.

Dopo aver parato vari colpi, riesce a causarmi un taglio nell'addome.

Stronzo.

Ma questo non mi ferma, riprendiamo a combattere e riesco a disarmarlo e a prendere io il pugnale. Riesco a colpirlo con un montante e appena è più stonato, gli conficco il pugnale nella gola.

Estraggo il pugnale e il sangue mi schizza in faccia.

Mi giro e torno da quello più snello che mi guardava come se fossi un mostro. Mi avvento su di lui, e cominciamo a combattere.

Riesce a colpirmi in viso, sento la pelle lacerarsi all'altezza dello zigomo. Sono stanca, dolorante e stufa. Mi avvento su di lui col pugnale e lo conficco nella carotide e lo ritiro fuori.

Con il fiatone, butto il pugnale per terra e mi giro a guardare il corpo pieno di sangue di Jones.

Ad interrompere quel mio trans, sono stati i mormori della mia famiglia.

Faccio un respiro profondo e vado a liberarli. Nel momento in cui sono tutti liberi, notavo le loro occhiate, ma succede qualcosa che mi ha sconvolto. Mio padre si avvicina a me, ma io non riuscendo a tenere lo sguardo per la prima volta, lo abbasso.

Ma lui, mette due dita sotto il mio mento alzandolo così che i nostri occhi si incrociano.

<Mi dispiace> sono state le sue parole e mi ha abbracciato.

Mi ha abbracciato. E mi ha chiesto scusa.

Scusa per cosa? Sapevo che lui si sarebbe incolpato di non avermi difeso, ma non avrebbe potuto, non è colpa sua.

Volevo urlarglielo. Ma non avevo forze. Le gambe hanno ceduto a mi sono accasciata per terra, ma lui non mi lasciava. E' rimasto a sostenermi anche mentre eravamo a terra. Nessuno si è avvicinato a noi. Neanche un membro della mia famiglia, perché sapevano quanto fosse difficile per mio padre un passo del genere.

Restammo così finché non mi addormentai tra le braccia di mio padre.

Spazio autrice:

Spero che vi stia piacendo.🥀🗡️

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