La morale ha standard estetic...

By _Kit-Kat__

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Un errore,che porterà ad omicidio,che porterà alla rivelazione di un grande segreto di famiglia. Sempre se di... More

Premesse + cast
Prologo
Non proprio la tipica studentessa di Stanford (1)
Buon compleanno (2)
Odio le persone bionde (anche se sono biondo anch'io) (3)
Un damerino cerca di approcciare con me (4)
Non è tutto oro ciò che luccica (6)
Devo smetterla di dire tutto quello che mi passa per la testa (7)
La troietta del liceo (8)
Tipico di Arlene (9)
La principessa di papà (10)
Tre scheletri e un mucchio di carte vuote (11)
Per un re leone nascono almeno tre iene (12)
E alla fine mi sono data al gin (13)
L'avvocato,il matematico e hacker (14)
Siamo quello che avete creato (15)
La regina delle nevi (16)

Problemi di famiglia (5)

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By _Kit-Kat__

AIDEN


Torno al mio tavolo con più dubbi di prima. È lei,sono quasi sicuro fosse lei stamattina. Nonostante la netta differenza nell'abbigliamento,il viso ovale, gli occhi scuri,la stessa corporatura nascosta in dei vestiti oversize. Mi sono avvicinato,ho fatto il gentile e non ci ho ricavato niente.

Mckenzie continua a guardarmi ad intervalli irregolari. Si è ingelosita,non ne capisco il motivo,non che mi interessi,ho ben altri problemi in questo momento e portano tutti un solo nome. Ora sono esagerato,ma quella ragazza mi sta incassando davvero il cervello.

«Nessuno meglio di Aiden Lantz sa indossare un finto sorriso e farsi amiche le persone»
Così aveva detto Dawson quando siamo saliti in camera, per rassicurarmi,presumo. Falso,il migliore in queste cose è lui,sa farsi amico chiunque,ha un fascino particolare,alle persone Dawson piace subito ,anche se non parla. Non che questo duri molto.

Il mio migliore amico,a differenza mia,è anche amichevole e per nulla permaloso.

«Perchè parlavi con quella,prima?» sbotta Kenzi,a un certo punto,infastidita. «Eh,Aiden!»si vede che è fuori di sé,altrimenti non si sarebbe mai rivolta in questo modo a me.

«Dovevo chiederle delle cose» gli rispondo noncurante adettando una forchettata di petto di pollo.

«Ad Arlene la barbona che non parla con nessuno?» chiede in tono derisorio,adesso non si sta rivolgendo solo a me,ma a tutto il gruppo.

«Che tipa strana che è quella!» commenta una sua amica ridacchiando «Ma poi come si veste!» si aggiungono altri ragazzi.

Se sapessero come era conciata qualche ora fa non riderebbero più,anzi,la troverebbero attraente.Qualche disperato,magari,la pagherebbe per farsi calpestare con quel tacchi.

«La conosci?» indago subito.

«È la sorella di Lawrence» il cognome mi dice poco,mi sollecita il cervello ma niente di più. «Benjamin Lawrence,frequentiamo gli stessi corsi,ma è davvero una sfigata. Lasciala perdere.»

Ora ho presente,ci ho scambiato qualche parola,ma non è stato invitato al mio sottospecie compleanno. Avevo detto tre minuti tutti i giorni e con lui sono al massimo due.

«Non sei troppo grande per usare termini come "sfigata",Mackenzie? Non sei più al liceo»

Sarebbe un comportamento infantile anche per dei liceali,ma evito di dirlo. È già infuriata. Le le si tingono leggermente di rosso.Non so se per l'imbarazzo o l'ira «Volevo solo avvertirti,ma non trovavo altri termini per descriverla» risponde infine,dopo qualche secondo,con il suo solito tono altezzoso.

«Evita di parlarne e basta»

Mi alzo,salutando tutti,e torno in camera. Dawson è ancora lì,è da ieri sera che non torna a casa.Stamattina,intorno alle nove siamo andati a fare le denuncia,un oretta fa ha chiamato mia madre e tutto è precipitato.

Si è scusata per ieri, per non aver chiamato,all'ultimo ha dovuto fare un turno in più all'ospedale. Pensavamo di chiamarmi dopo,con papà,ma alla fine lui si è addormentato e lei ha fatto troppo tardi,io dovevo essere già a letto.

Infine mi ha raccontato un fatto che ancora adesso mi lascia con l'amaro in bocca. Ieri notte qualcuno ha investito mia nonna paterna.
Non qualcuno. Io ho investito mia nonna paterna. Non l'avevo riconosciuta,era troppo buio e non la vedevo da un sacco di anni.

Dawson mi fissa.So di avere il volto completamente scuro.
«Ci stai ancora ripensando?»

Sbatto il pugno contro la scrivania. È un gesto irrazionale. Io non sono così,ma tutta questa situazione mi sta facendo impazzire. Il non avere il controllo ,per me, è destabilizzante.

«Che cazzo ci faceva quella donna alle due di notte in mezzo a una strada residenziale!» sbotto,nella mia frustrazione c'è anche un bisogno di risposte. Un ricordo mi torna alla mente,un rumore,le ruote della mia macchina che schiacciavano qualcosa.Non era un osso,anche se il suono poteva essere simile,era piccolo e tecnologico.

Non ne posso essere sicuro perché l'alcool annebbiava la mia mente,ma ricordo di aver sentito quel crack,perché è stato in quel momento che l'ho realizzato:avevo investito una persona.

«Demenza senile?»

«Non viveva nemmeno da queste parti!»

«Non parlare al passato. Tua madre ha detto che è in coma» Dawson lo dice con una tale leggerezza.Io mi chiedo come faccia. Mia madre mi ha dato la notizia tranquillissima,con una compostezza che solo lei poteva avere. .Era più dispiaciuta per non avermi richiamato ieri che per l'incidente della suocera. Azzarderei a dire che fosse sollevata.

Mio padre,manco a dirlo, è distrutto.
«Pensa che culo!»

«Preferivi fosse morta?»

Si.Si.Si.A quel punto non ci sarebbero state prove,e l'unico problema sarebbe stata quella ragazzina festaiola che potrebbe compromettere il mio alibi.Annuisco.

«Se si sveglia ê finita» sospiro,abbandonandomi nel letto.«Scopriranno tutto,che la macchina non è stata rubata,che qualcuno ha hackerato le telecamere. Finirò in carcere e mio padre mi ammazzerà»

«Ora stai parlando a vanvera» mi rimprovera.«Le persone anziane in coma tendono spesso a dimenticare gli eventi prima dell'incidente.Il colpo era forte?»

«Si,sono sorpreso sia viva»

Lo sento ridere.«Vedi la nonnina. Secondo me,se lo meritava comunque,chissà quanti regali di compleanno ha mancato»

«Parecchi»

«Bene. Conto saltando,lei non fa la denuncia e tu scali tutti i regali che non ti ha mai fatto»

Coglione. Mi giro guardando il soffitto.«Non ci resta che aspettare immagino»

Quando i miei occhi incontrano i suoi capisco che no,non dobbiamo necessariamente aspettare. Questa è l'espressione che più mi preoccupa e mi piace di Dawson. È quella di chi ha risolto il problema. «Tu sei religioso?»

Più o meno.È una domanda stupida la sua apparentemente,ma questo è il suo modo tipico di dirti la soluzione.Prenderla alla larga.
Succede quando il suo genio e il suo pagliaccio interiore si scontrano. «Parla e basta»

«Io sono religioso» mi rimbecca. Cazzata non è vero,lui crede che dio sia la più grande menzogna di tutto il nostro mondo. E la più vecchia.Un bisogno dell'uomo. Quando è ubriaco diventa il suo argomento preferito.

Faccio una smorfia,accetto tutto ma questo no.
«Ti sei convertito?»

«Io credo nel dio denaro» ghigna scuotendo la testa,i capelli biondi,quasi bianchi,gli accarezzano le guance. «E il mio Dio può fare tutto,non ci sono preghiere o confessioni,o sveglie del cazzo la mattina presto ,e pasti saltati»

«Per un attimo ho pensato che la tua soluzione fosse andarmi a confessare in chiesa» confesso. Dawson mi guarda sconvolto,le labbre accartocciate dell'orrore.«Grazie»

«Ci sei arrivato?» Sbruffone.«Quale delle mille soluzioni hai pensato?Non ci resta che aspettare» mi fa il verso.«Coglione»

«Dobbiamo staccare la spina» mormorò,leggermente risentito. Mi sono sempre ritenuto razionale,eppure penso sia umano crollare in certe situazioni. Perché lui è così lucido?Sono io quello alla guida quando la situazione è critica.Ma forse questo ê troppo anche per me«Come ci riesci?»

«Perché è accaduto a me e non a te,se non sei coinvolto in prima persona è più facile» Concordo silenziosamente. «È come quando gioco a poker online,non gioco soldi veri,non sento la pressione psicologica,a volte punto tutto e non ho un cazzo. E vinco,ma se fossero dollari quelli? Ogni mossa sarebbe calcolata alla perfezione»

«Ho capito,impazziresti subito» Mi sciocca un'occhiataccia.Cambiamo argomento,ricevuto.«Quindi?»

«Aspettiamo una settimana o due,lo facciamo passare per una cosa naturale,inevitabile,e intanto organizziamo il tutto»

«Mia madre lavora in quell'ospedale,però.» gli ricordo,è il capo infermiera in un reparto.

«Meglio,avrai delle conoscenze,no?» scrollo le spalle. Non so chi vorrebbe entrare in una cosa del genere.«Qualcuno che vorrà guadagnare un mezzo milione di dollari per staccare una piccola presa senza far scattare alcun allarme ci sarà»

«Dei colleghi di mamma non credo»

Dawson si morde il labbro,è un gesto che facciamo spesso,non so chi l'abbia trasmesso a chi. I suoi occhi verdi sembrano quasi marroni adesso.
Resta in silenzio per un po',mi chiedo cosa pensi,poi finalmente riapre bocca. «Allora ci servirà l'aiuto di Nathan e un completo nero»

«Non puoi spendere mezzo milioni di dollari per me. Non lo posso accettare»

«Infatti,duecentomila saranno più che necessario»

«È,praticamente,la stessa cosa»

«No,perché questi me li ridarai,dobbiamo parlare con Oliver,ma sono abbastanza sicuro che per questo possiamo denunciare l'ospedale.E duecentomila il presidente per non fare causa all'ospedale te li da»

«Sei un grandissimo stronzo» borbotto.«Menomale non siamo imparentati. Comunque è un ottima idea,come ho fatto a non pensarci io»

«Dovrei dirlo io.Non sono io che pianifico di uccidere mia nonna» mi fa l'occhiolino.

«Ma se è il tuo sogno nel cassetto» replico ,immediatamente.«Quindi è fatta?»

«Ti ho detto che avrei pensato a tutto» si siede sul letto vicino a me. «E non sai com'è difficile farlo senza poter scrivere niente» mi da un colpo sulla gamba.«La sconosciuta allora?»

«Non te l'ho chiesto non te lo dico»

Conto i secondi di silenzio. Cinque. «No. Spiega»

«È il suo nome»

La nostra conversazione continua a ripercorrersi a momenti alterni nella mia mente,ed è passata solo un'ora. Occhi così innocenti e lingua velenosa. Strana combinazione.

Dawson scoppia a ridere.«Particolare.Mi piace già»

«A me no»

«Qualsiasi persona che riesca a prenderti per il culo ha tutta la mia stima» continua. «Allora c'è qualcuna che è immune al fascino del bello e rompipalle»

«Non sembrava conoscermi,comunque» oppure sapeva mentire molto bene,magari vuole incastrarmi o estorcermi qualcosa. Speriamo noi sia una di quelle paladine della giustizia,ma lo escluderei,ha parcheggiato nel posto per i disabili. E nonostante le premesse non mi sembra disabile.

«Te l'ho detto,parlaci,scopri cosa sa e cosa non sa,rigila come ti pare,non sarai bravo a fare amicizie ,ma a manipolare le persone si»

«È difficile,ogni cosa che esce dalla sua bocca mi irrita»

«Cazzi tuoi» questo non me l'aspettavo. Mi sento un po' tradito. Mi aiuta a commetere un omicidio e poi mi lascia cosi? Ecco perché odio le persone. Sono stupide,agiscono senza logica. «Tra te e il completamente assolto,c'è lei.La prossima volta non urbiacarti se sei così schizzinoso»

Sospiro.Ha ragione.Non toccherò più alcool in vita mia .Forse solo il vino. Alla fine decidiamo di uscire,Dawson si annoia nel mio dormitorio, e la sua idea di andare alla concessionaria non sembra così male.Senza assicurazione o meno una macchina mi serve. I miei genitori non saranno contenti della fine dell'Audi,non so sia il caso di lasciarli nella loro ignoranza.

«Non è sospetto secondo te?» chiedo quando ormai stiamo per uscire dall'Università,intravedo il giardino da alcune finestre,è una bella giornata,delle persone si stanno rilassando sull'erba. «La nonna e poi la macchina»

«I tuoi mica sono investigatori» si imrboncia.«Io,personalmente,la chiamerei sfiga.Vuoi passare anche la?»

Il luogo dove ho preso in pieno la vecchietta. Annuisco,è meglio studiare la situazione. E poi voglio sapere dai vicini se hanno trovato qualcosa a terra di elettronico,anche se saranno tutte donne di mezz'età; la cosa più tecnologica che avranno sarà il telefono con la cornetta.

Usciamo,vicino alle scale che fuma una sigaretta, c'è la signorina melodrammatica. Una parte di me si complimenta per averla riconosciuta anche di spalle. L'altra si chiede perché la incontro sempre.

Il mio sguardo si incastra con quello del mio amico. È una comunicazione silenziosa. Incurva l'angolo della bocca in un sorrisetto all'insù. Poi,inaspettatamente,apre bocca e non si rivolge a me. «Ehilà,non te l'ho chiesto non te lo dico»

Arlene sobbalza,si gira di scatto confusa,forse spaventata. Il suo sguardo è fisso su quello del mio amico. Si chiederà cosa stia succedendo,me lo chiedo anch'io. Poi si fissa su di me.«Oh tu. Giusto»

«Io« confermo,con un tono meno amichevole di Dawson,ma più del suo.

«Non te l'hanno detto che fumare fa male?»
Dawson si avvicina mentre Arlene aggrotta le sopracciglia,la bocca leggermente spalancata. Mi sfugge una mezza risata. La sua espressione è esilarante

«Non te l'hanno detto che le opinioni non richieste non sono apprezzate?» risponde infine continuando ad aspirare.

«Le nostre opinioni sono sempre richieste» decidono di intervenire per qualche motivo,principalmente perché il suo sguardo è quello che avrei io se una mosca continuasse a girarmi intorno. Sarò arrogante,ma non mi piace questo modo di porsi. Mento anche,sono moltissime le occasioni in cui le opinioni di Dawson non sono richieste.

«E poi,io lo dicevo per te,mica vorrai rovinarti i polmoni»

Scrolla le spalle. «I miei polmoni o la mia salute mentale»

«Sempre se ne hai»

Sorride.Mi sta dando ragione.«Cerco di tutelare la poca che mi resta» la vedo prendere il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta e accenderlo. Lo spenge subito,una smorfia prende forma sul suo viso. Infine strofina la sigaretta sul muro in mattoni rossi,per poi buttarla a terra «Devo andare,se entro cinque minuti non sarò in biblioteca rincontrerete solo la mia testa, appesa in qualche aula come minaccia per gli studenti svogliati»

Se ne va lasciandoci soli. Raccolgo la sigaretta,sbuffando. Che incivile. «Almeno sappiamo che non è un ambientalista»

«Quando ha spento la sigaretta l'hai guardata come se volessi appenderla al muro» i suoi occhi brillano di divertimento con un misto di malizia.«E ancora non sappiamo chi sia»

«Arlene. Si chiama Arlene»

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