NON SONO UNA SPIA

Oleh lovewillkillus

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Quando la giovane agente Althea Kelley viene improvvisamente trasferita a Boston per una missione di spionagg... Lebih Banyak

Anonima
Benvenuta a Boston
Guerra all'ultimo squat
Esclusa
Che panico
Rialzati, agente Kelley
Errore mio
Basta distrazioni
In piedi
Sta' attenta
Non male, agente Kelley
La festa è finita
Torna a casa
Ti tengo d'occhio
Voglio evaporare
I capi sono brutti
Blackout
Oltre l'armatura
Allontanati
Il giardino segreto
Troppe emozioni
Di male in peggio
Tempo scaduto
Il mio posto preferito
Dalla parte giusta
Distrarre e fuggire
Segreto
Sono fottuta
Matthew
Non è un gioco
Ghiaccio al sole
Piano C
Due passi
Arrabbiati
Gelato
Inizia il gioco
Sconveniente
Ingenua
Bacetto
Seccatura
Momento di gloria
Insieme
Senza cuore
Tutto giusto
Scomodo
Non sono una spia

Concentrati

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Oleh lovewillkillus

Evan ha riunito l'intero team in sala riunioni. L'aria è carica di tensione perché ha già anticipato a tutti l'imminente missione che ci aspetta. Perfino Cristina pare in fibrillazione, seduta accanto al capo del dipartimento come un angioletto emozionato. Questa volta io ho preso posto in fondo alla sala, in piedi e lontana dal signor Royden. Mi è bastata la vicinanza sul furgone.

«Sapete bene del giro di prostituzione e droga che opera all'interno di un centro estetico», inizia e tutti annuiscono. Strano. Solo io sono venuta a conoscenza di tutto questo oggi. «Abbiamo motivo di credere che questa sera si terrà una festa in cui si verificheranno ancora una volta queste attività illecite. Il nostro obiettivo è quello di fare irruzione e mettere fine a queste attività».

Nessuno osa fiatare. Nemmeno io. Ho il cuore a mille.
Evan fa una pausa per assicurarsi di avere l'attenzione di tutti e ci guarda ad uno ad uno. Drizzo le spalle quando le sue iridi scure mi accarezzano velocemente il volto.

«Abbiamo un piano ben definito che ho suddiviso in più fasi. Fase numero uno: infiltrazione. Abbiamo bisogno di un infiltrato all'interno come cameriere», i suoi occhi corrono veloci su Cristina; «Agente Lorenz, sarai tu. Ti ho assicurato un ingresso insieme al personale di servizio. Ti forniremo una divisa da cameriera e un microfono nascosto. Dovrai mescolarti con il personale e i clienti. Cerca di raccogliere più informazioni possibili».

Lei sorride soddisfatta, fiera di essere stata nuovamente la prima scelta.
«Fase numero due: segnale d'ingresso. Quando avrai raccolto informazioni sufficienti, darai il segnale al team. Fase numero tre: irrompere. Dopo il segnale, entreremo tutti. Voglio un'azione compatta, coordinata. Invasione allo stato puro».
Proietta una mappa del centro estetico su un grande schermo, evidenziando i punti di ingresso e di uscita: «Dovremo essere veloci e silenziosi. Le misure di sicurezza saranno alte, quindi dobbiamo prestare la massima attenzione».

Cambia la slide sullo schermo, mostrando una decina di facce che ho già visto nel dossier: «Fase quattro: arresti. Arresteremo chiunque sia coinvolto nelle attività illegali. Abbiamo le foto dei sospetti principali, quindi non ci saranno errori», inizia a camminare per la stanza e si passa una mano sul mento. Emana una sicurezza e una calma disarmante. Come fa ad essere così tranquillo? «Intanto il team di supporto dovrà assicurarsi dell'evacuazione in sicurezza degli ospiti per poi portarli in centrale. Devono tutti essere sottoposti a interrogatorio per scoprire eventuali collaboratori o testimoni. Fase cinque: alla fine dell'operazione voglio un rapporto dettagliato per ulteriori azioni legali», detto questo, assegna ad ogni agente dei compiti specifici e mostra la mappa dell'edificio più e più volte, indicando tutte le possibili vie d'ingresso a partire dal retro fino al tetto.
Tutti saranno impegnati nella missione. Tutti tranne me.

Forse si è dimenticato della mia esistenza. Sgomito tra la folla di agenti e lo raggiungo: sta spiegando il piano ad un agente ed è talmente assorto che ho paura di interromperlo. Però devo farlo. Insomma, cosa accidenti dovrei fare io?
«Signore», bisbiglio. Continua a parlare. «Signore», riprovo a voce più alta e questa volta sospira in modo rumoroso e mi guarda in attesa di sentire ciò che ho da dire.
«Non mi ha detto qual è il mio ruolo in tutto questo»
«Non l'ho detto perché non ce l'hai, agente Kelley».
Cosa?

Torna ai suoi affari e lo osservo mentre segna dei percorsi su una mappa, rivolgendosi praticamente a tutti tranne che a me. Sa che lo sto fissando.
«Signore», lo richiamo e questa volta i suoi occhi severi mi fanno zittire. Mi sento come se fossi stata investita da un vento gelido. Mi sembra di perdere la capacità di esprimermi, la voce soffocata dalla forza del suo sguardo. Mi guarda con una tale autorità che sembra impossibile sfidarlo.

Senza dire una parola mi fa un cenno della testa quasi impercettibile, invitandomi a tacere.
Mi sposto in un angolo della stanza finché non lascia tutti liberi di andare prima della missione. Io rimango immobile e accenno dei sorrisi ai miei colleghi che liberano la stanza in fretta, pieni di adrenalina per l'operazione che li aspetta.
Quando finalmente rimaniamo da soli, respiro profondamente cercando di trovare il coraggio di esprimere i miei pensieri.

«Hai altro da dirmi, agente Kelley?», raccoglie dei fogli sul tavolo e non mi degna di molta attenzione.
«Sì, signore», mi trema la voce. Forza, Althea. Puoi farcela. «Voglio partecipare alla missione».
Accenna un sorriso e scuote la testa, come se avessi appena detto qualcosa di assurdo: «Non sono stato abbastanza chiaro prima?», questa volta mi guarda. Siamo a circa due metri di distanza, ma la sala riunioni mi sembra improvvisamente stretta.

«Mi faccia entrare insieme a Cristina. Io sono già stata in quel centro estetico. Conosco l'edificio meglio di lei e posso esserle di aiuto nel raccogliere informazioni»
«Cristina non ha bisogno del tuo aiuto»
«Voglio partecipare», ripeto.
«Hai idea di quanto sia rischioso?»
«Sono disposta a correre il rischio», ribatto in fretta e muovo qualche passo in avanti.
Mi guarda a lungo, come se stesse valutando la mia proposta. Poi però scuote la testa e si avvicina alla porta: «No»
«Perché escludermi proprio adesso? Ho trovato l'indirizzo, sono venuta a conoscenza della festa di stasera e...», sobbalzo quando chiude la porta con uno scatto nervoso e accorcia le distanze tra noi due.

«Punto primo: sei stata coinvolta nelle operazioni precedenti perché tra tutti gli agenti della centrale tu sei quella che lo sembra di meno», comincia. «Punto secondo: non hai ancora abbastanza esperienza per far parte ad una missione del genere e non hai nemmeno ricevuto il giusto addestramento per affrontarla». Abbassa un po' la testa per guardarmi negli occhi: «Punto terzo: come capo del dipartimento, sono responsabile della sicurezza di tutti i membri del team e non voglio che una ragazzina dalle scarse capacità di prendere decisioni in maniera oggettiva metta a rischio l'integrità e la coesione del gruppo. Adesso sono stato abbastanza chiaro, agente Kelley?».
Deglutisco e trattengo la mia espressione amareggiata: «Sì, signore»

«Se proprio vuoi renderti utile resta sul furgone e prendi appunti per il rapporto finale»
«Va bene, signore», accetto l'incarico, nonostante non fosse esattamente ciò che speravo.
«Hai tre ore di tempo per prepararti», mi comunica, poi esce dalla stanza senza nessun cenno di saluto.
Vorrei prenderlo a pugni. Lo farei, se solo non rischiassi di perdere il lavoro e spezzarmi un braccio.

Nel tempo libero che mi è rimasto torno a casa e faccio una doccia veloce. Mangio un toast e mi avvio nuovamente in direzione della centrale. Mi scoppia la testa. Tra il corso di difesa, la missione al centro estetico e le spiegazioni del signor Royden il mio cervello è totalmente fuori uso.
Avrei dovuto prendere qualcosa per l'emicrania, accidenti.
Nel parcheggio della centrale sono già pronti tre furgoni scuri.

Evan è circondato da agenti e, con una lista in mano, assegna il veicolo ad ognuno di noi. Ovviamente il mio posto viene assegnato per ultimo, quando siamo tutti pronti per partire.
«Tu vieni con me», mi dice.
Lo seguo senza battere ciglio. Mi pulsano le tempie.
Prendo posto sul furgone e vedo Cristina, già travestita da cameriera. Evan si siede accanto a lei ed è difficile non notare il sorriso che le spunta sulle labbra. Lui le dice qualcosa indicando lo schermo di un pc, senza mai abbandonare i suoi modi da leader autoritario. Mi chiedo come si comporta fuori da questo ambiente, quando è libero di essere se stesso.

Il veicolo è gremito di agenti, ma si sente solo la voce di Evan mentre ripete ancora e ancora i dettagli dell'operazione. La tensione è palpabile e ogni agente ascolta con attenzione, tutti pronti a fare il proprio dovere. Vorrei essere una di loro.
Intanto Cristina sembra essere a suo agio, come sempre. Ogni tanto sorride a Evan in modo complice, rendendo chiaro a tutti che ha un rapporto speciale con il capo del dipartimento.
È forse lei il suo braccio destro? Agiscono sempre insieme come Bonnie e Clyde?

Evito di fissarli ancora e mi concentro sui miei colleghi: indossano tutti dei caschi robusti, resistenti agli urti. Hanno giubbotti antiproiettile, guanti protettivi e stivali. Alcuni agenti hanno degli scudi antisommossa mentre altri portano con sé dei bastoni telescopici per la difesa personale o per mantenere il controllo nella confusione.
Io indosso solo la mia divisa e ho con me un computer per gli appunti. Sarah sarebbe felice di vedermi in questa situazione: perfettamente al sicuro.

Quando arriviamo a destinazione Cristina scende dal furgone e tutti la salutiamo augurandole buona fortuna. Evan aiuta anche lei a scendere, poi inizia a prepararsi per la missione.
Non posso fare a meno di rimanere incatenata alla sua presenza magnetica, anche in questa situazione. Ho qualche problema nella testa, presumo. Sono scema.

Indossa già un paio di pantaloni neri e abbasso lo sguardo quando si libera della t-shirt per sostituirla con una camicia bianca, piena di tasche multiple per gli strumenti e gli accessori necessari. Il suo corpo atletico sembra ancora più potente con la divisa, e i muscoli delle braccia sono fin troppi visibili sotto il tessuto delle maniche lunghe.
Indossa il giubbotto antiproiettile in un gesto quasi automatico, come se lo indossasse tutti i giorni. Ogni suo movimento sembra calcolato e sicuro, ma al tempo stesso è aggraziato come un felino.

Per concludere si mette il casco protettivo che copre gran parte del suo volto e lascia visibile solo il suo sguardo tagliente. Sembra un gigante pronto a una guerra storica. La sua figura è intimidatoria e rassicurante al tempo stesso.
Sto sbavando? Spero di no.
Concentrati. Concentrati. Concentrati.
Su tre monitor intanto inizia a proiettarsi ciò che accade all'interno del centro estetico grazie ad una telecamera nascosta nella divisa di Cristina.

«È dentro», Evan si piega per osservare con minuziosa attenzione le immagini sullo schermo, un po' offuscate a causa della luce soffusa all'interno del centro estetico. Cristina si muove tra gli ospiti e si possono già intravedere diversi uomini presenti sul dossier e delle ragazze che si muovono tra di loro con eleganza. Musica morbida e voci sussurrate riempiono l'ambiente.

«Eccolo qui», Evan indica un punto sullo schermo dove un uomo sta parlando con delle ragazze: «Joseph Killigan. È lui la mente dietro a tutto questo. Prendi queste immagini», ordina a un agente al suo fianco.
Poi parla con Cristina attraverso un microfono: «Devi trovare Richard Davis», ma proprio mentre parla i monitor si oscurano e le spalle di Evan si contraggono a causa della tensione.

«Cristina», quasi ringhia. Nessun segnale.
«Agente Lorenz», riprova in modo più formale, poi batte un pugno contro la superficie in legno e fa tremare tutte le attrezzature. «Abbiamo perso il segnale», fulmina con lo sguardo l'agente che si è occupato delle apparecchiature digitali: «Perché abbiamo perso il segnale, Colin?». Non è una domanda vera e propria.
È più una terribile minaccia di morte.
Non vorrei essere Colin.

«Io non... Non lo so. Non capisco. Ho controllato tutto con precisione e...»
«Ripristina il segnale. Ora», sbotta Evan mentre Colin inizia a smanettare in modo frenetico per ristabilire il contatto.
Anche gli altri agenti si mobilitano per trovare una soluzione, ma Evan sta già pensando a qualcos'altro. Si toglie il casco e si passa nervosamente una mano tra i capelli corti, l'espressione assorta e concentrata. Poi si gira verso di me e sussulto: «Tu», dice. «Preparati. Devi infiltrarti come cameriera».
Oh, no.

Ciao a tutti!!
Sono tornataa 😍😍
Quanto sto amando aggiornare nuovamente i capitoli e leggere i vostri commenti.
Mi siete mancati 😭😭
Iniziamo a prepararci per la festa 🎉
Povera Althea, Evan la farà morire di crepa cuore 😂😂
Cosa ne pensate del piccolo scontro che hanno avuto?
E pensate che Althea riuscirà nella sua missione di infiltrata speciale? 😂
Aspetto i vostri pareri.
Un bacio grande
Sara ❤️

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